Ma a questo punto uno potrebbe chiedersi: sì, okay tutte le belle cose che ci hai detto ieri… ma, concretamente, la gente come si convertiva?
Oh, beh: questo è pane per i miei denti. È pieno il martirologio di Santi che non vedon l’ora di raccontare la propria storia…
***
Ma che sant’uomo!
ovverosia
Tutto quello che non volevate sapere sui Santi,
e men che meno avreste osato chiedere
Basilide non riusciva a staccare gli occhi da lei.
Era bellissima.
Ma non “bellissima” nel senso di “wà, che bella donna” (cioè, sì, anche: era carina, ma di certo non era questo il punto). Era bellissima per il suo sorriso, per il suo contegno, per quella luce serena nei suoi occhi: era bellissima nel suo incedere, nel cantare lodi a Dio, nello stringere la mano di sua madre mentre entrambe si avviavano al martirio.
Basilide sapeva quali supplizi attendevano quelle due cristiane, e sapeva che senz’altro lo sapevano anche loro. Ed era sorprendente, straziante, incredibile, meraviglioso, poter toccare con mano la serenità di quella fanciulla (avrà avuto vent’anni, o anche meno), mentre si avviava serenamente verso una morte delle più atroci.
Il soldato fissò i suoi calzari e irrigidì la mascella, cercando di conservare il suo atteggiamento marziale. Strinse il pugno attorno alla sua daga e si sforzò di rimanere impassibile, mentre scortava le due prigioniere verso il luogo dell’esecuzione.
E poi, avvenne tutto così rapidamente.
Dalla folla assiepata ai lati della strada, qualcuno prese un sasso e lo tirò addosso alle prigioniere. La pietra colpì la madre della fanciulla, una anziana donna di nome Marcella, che interruppe il suo canto di lode a Dio e cominciò a sanguinare. La ragazza si chinò su di lei, sussurrò qualcosa con dolcezza; le accarezzò la ferita, – e, oh!, quand’era bella, quant’era bella e santa e coraggiosa – e dalla folla si levarono altre mani piene di sassi, e qualcuno cominciò a urlare insulti volgari e pesantissimi in direzione della fanciulla.
Basilide, che pure era abituato a queste manifestazioni di odio verso i suoi prigionieri, non ci vide più. Ordinò ai suoi soldati di far allontanare quei facinorosi, alzò la voce e minacciò di terribili ritorsioni chiunque avesse osato muovere ancora la mano, o la lingua, contro le sue prigioniere. Le scortò personalmente fino al luogo dell’esecuzione, fremente per lo sdegno e con una strana ed allarmante stretta alla bocca dello stomaco.
Fu solo quando furono arrivati al patibolo, che gli sguardi del soldato e della ragazza si incrociarono per la prima volta.
Lui si chinò su di lei, per scioglierle i lacci che le avevano tenuto legate le mani lungo il tragitto. Lei lo guardò silenziosamente, puntò i suoi occhi in quelli di lui, e poi accennò un sorriso pieno di gratitudine e di fede. “Grazie per averci difese dalla folla, prima. Sei una persona buona, soldato. Quando sarò giunta al Suo cospetto, intercederò presso il Signore Nostro Dio per la tua salvezza”. E gli sorrise ancora, splendida.
Basilide si affrettò a fare quello che doveva, e si schiarì la gola. “Ah. Sì. Ehm. Grazie”, abbozzò in fretta.
E poi si allontanò lasciando che i suoi soldati facessero quello per cui erano pagati. Guardò ostinatamente da un’altra parte, mentre il canto delle due cristiane si mescolava alle loro urla di dolore… per poi tacere.
***
E poi venne la notte, e poi sorse il mattino: e poi così ancora per due volte. Erano ormai passati tre giorni pieni, dal momento del martirio; e Basilide, smesse le sue insegne di soldato, si coricò nel suo letto e sprofondò la testa nel cuscino.
Sobbalzò improvvisamente, quando dal nulla, nella sua mente, udì chiara e distinta una voce dolce e femminile che gli diceva, amorevolmente, “ciao”.
“Oh dei!”, sobbalzò il soldato.
Come la luce che comincia gradualmente a farsi largo man mano che ci si avvicina all’uscita di una galleria, allo stesso modo la figura lieve della martire apparse improvvisamente di fronte a lui, emergendo dalle tenebre. Nel suo sogno, Basilide cominciò a sudar freddo: era un Romano, attaccato alla tradizione degli antenati – sapeva perfettamente che un morto che ti appare in sogno non lo fa semplicemente per farti un saluto.
“Ciao”, ripeté la ragazza.
“…ciao?”, tentò Basilide. Aveva la salivazione azzerata dalla paura.
“Il mio nome è Potamiena”, sussurrò la fanciulla.
“…”, Basilide preferì non commentare.
“Ho parlato di te al Signore Nostro Onnipotente”, continuò la fanciulla, raggiante. Era come trasfigurata: era ancor più splendida. “Gli ho detto che sei un uomo buono. Gli ho detto che sei stato un uomo generoso e pio, con me e con la mamma. L’ho implorato e supplicato. Ed Egli ha acconsentito ad accordarti la Sua salvezza”.
“…ah”, esalò Basilide. “Beh, graz…”. Poi un orribile sospetto cominciò ad affacciarsi alla sua mente: “no, aspetta”, domandò con una certa angoscia. “Precisamente, cosa intende il tuo dio con ‘accordarmi la Sua salvezza’?”.
“Oooohhh. Vedrai, mio caro amico. Sarà tutto così splendido. È come quando ti innamori, e il tuo cuore è annientato dalla bellezza di servire Dio e di onorarl…”.
“CHECCOSA?!”, squittì Basilde. “No! NO! Tu starai scherzando! Io non voglio convertirmi!”.
“Ma è…”.
“Hai presente cosa t’hanno fatto, a’ bella? Ti hanno presa a sassate in testa! Ti hanno cosparsa di pece bollente! Ti hanno fatta bollire viva! Ma ti sembra che io c’abbia voglia di andare incontro a una cosa del genere?! No! Non scherziamo! Torna dal tuo dannato dio e digli che lo ringrazio ma non ci penso proprio, e…”.
Ma Dio, quando si incaponisce, può diventare alquanto insistente.
C.S. Lewis, ripercorrendo i tormenti interiori che lo avevano portato alla sua conversione, amava definirsi come “il convertito più disperato e più riluttante d’Inghilterra”.
Il povero Basilide si sentì probabilmente come il convertito più disperato e riluttante dell’Impero Romano, in quell’indimenticabile mattina in cui aprì gli occhi, e… beh, sì. Capì di essersi innamorato di Dio.
E al cuore, come si sa, difficilmente si comanda.
***
E poi venne la notte, e poi sorse il mattino, e Basilide fece le sue cose riuscendo a malapena a convivere con l’angoscia che gli provocava la consapevolezza del suo nuovo stato.
Poi si mise a letto, pianse tutte le sue lacrime, sprofondò del sonno, e ta-da-da-daaan!, ecco di nuovo davanti ai suoi occhi la Santa Martire col nome strano.
Con tutta la simpatia cristiana per la sua (sigh!) correligionaria, Basilide la guardò malissimo.
“Buon soldato”, sussurrò la ragazza: e sembrava sinceramente dispiaciuta. “Ma tu… soffri”.
“Ma tu guarda che strano”, ruggì Basilide in tono sarcastico: “infatti ieri sera ero stato proprio entusiasta alla prospettiva di andare incontro a una conversione, il Signore mi è testimone…”.
Potamiena inclinò da un lato la testolina, si mordicchiò il labbro inferiore. “Credo che dipenda dal tuo lavoro, buon soldato. Sei stato purtroppo costretto a fare tante di quelle cose orribili, a noi cristiani. Adesso sai bene quello che ti aspetta, e hai il terrore che tutto questo accada anche a te”.
“Eh”, grugnì il Romano.
“Ma non temere, mio buon soldato”, riprese la ragazza illuminandosi della più pura luce solare. “Capisco il terrore che ti attanaglia, e implorerò il Signore affinché ponga fine alle tue sofferenze”.
Basilide si sentì stringere lo stomaco. “No, aspetta: precisamente cosa intendi, con porre fine alle mie soff…?”.
Potamiena gli sorrise, e nel sogno lo abbracciò fortissimo. “Non temere, soldato. Molto presto sarai al mio fianco, e godrai della più pura gioia”.
E i Santi, come si sa, tendono a mantenere le loro promesse.
Tutto accadde molto velocemente: la convocazione dei soldati l’indomani mattina, l’ordine di sacrificare all’Imperatore, come routine. Il sospiro di rassegnazione di Basilide, un disperato sguardo al cielo; la consapevolezza di non poter tradire – non poter tradire – il suo nuovo, meraviglioso Amore.
La professione di fede, poi la condanna.
E, sarà stata la forza della disperazione, sarà stata la tensione mista a adrenalina… ma Basilide era felice, si sentiva quasi elettrizzato, mentre urlava al mondo il suo essere cristiano.
Un minuto di raccoglimento in onore di San Basilide, quel povero Cristo di convertito che… se ne stava tanto bene, prima che la Comunione di Santi assumesse quella fastidiosa abitudine di prenderlo sotto la sua ala protettrice per garantirgli la Gioia Eterna.
So’ cavoli amari, quando succede.
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