Cinque modi per diventare gli storici di noi stessi (giocherellando un po’)

Per chi non lo sapesse, io sono un’archivista. Per quanto io abbia lavorato prevalentemente su archivi ecclesiastici, mi è ovviamente capitato di “mettere mano” ad archivi di famiglia o di singoli individui. E mentre scorrono sotto le mie dita lettere d’amore ingiallite, album di vacanze all’estero con indicazione precisa di dove-come-quando, vecchie fotografie in bianco e nero che ritraggono bimbetti biondi e boccolosi nei loro calzoncini anni ’30… puntualmente mi sciolgo dalla commozione e puntualmente mi immalinconisco, pensando che tutto questo è stato, e verosimilmente non sarà più.

Pensateci: quale nostro ricordo verrà consegnato alla Storia, e cosa lasceremo in eredità ai nostri posteri?
Una impressionante quantità di selfie che intasano ogni giorno Facebook e Instagram, e che son così comodi da consultare online che nessuno si prende più la briga di stampare.
Centinaia di migliaia di conversazioni su Whatsapp, destinate a sparire dopo un po’ di tempo alla disattivazione del nostro numero.
Quando va bene un sacco di mail, magari bellissime e argomentate… ma quanti ragazzi del 2100 riusciranno realisticamente a risalire alla corrispondenza del nonno e della bisnonna, se nessuno si prende la briga di fare qualcosa per consegnargliela?
Con tutta questa sovrabbondanza di informazioni c’è il rischio molto concreto che le cose più importanti si perdano, nel lungo periodo – vuoi perché sommerse nella marea di #OOTD, vuoi perché “massì, ce le ho tutte qui nella chiavetta”… e dov’è finita la chiavetta?
E dov’è finita la porta floppy che mi servirebbe per scoprire cos’è contenuto in quel floppy anni ’90 che ho trovato in soffitta?

È per questo che io sono particolarmente attenta a mettere da parte qualcosa che possa parlare di me anche in un futuro lontano. Dopo alcuni anni di spensierato all digital, sto cominciando a cercare dei piccoli stratagemmi per far sì che non tutta la mia vita sia custodita all’interno di un volubile flusso di bytes.
Questi sono alcuni dei miei stratagemmi preferiti, che condivido con voi con una certa speranzosità. Anche perché riescono a far diventare un gioco questo processo di… conservazione della memoria.

Draw My Life: il libro 9788868219857_0_0_300_80

Se seguite qualche youtuber, sicuramente ricorderete la moda che aveva impazzato su Internet qualche tempo fa: armati di un gessetto e di una lavagnetta, gli youtuber più famosi raccontavano ai fan la loro vita… disegnandola sull’ardesia. Il libretto (circa 200 pagine al costo di 12 euro) offre anche a noialtri la possibilità di fare altrettanto, e cioè di raccontarci attraverso schizzi e fumetti.
Chiaramente il libro non è un album da disegno e basta, ma per ognuna delle 200 pagine ti “suggerisce” un argomento da trattare: disegnati qui nel giorno del tuo matrimonio; disegnati qui col taglio di capelli più assurdo tra quelli che hai sperimentato da ragazzino…
Per chi è bravino (e/o comunque si diverte) a disegnare, questo è un must che sarà un dolcissimo ricordo da tramandare ai propri figli. Per chi non è eccellente nel disegno (tipo me), nulla vieta che, vicino a uno schizzo al volo, ci si prenda lo spazio per scrivere due righe su questo o quel periodo della tua vita…

Nonna, raccontami nonna-raccontami

Questo è secondo me un regalo dolcissimo… e la pensano come me svariate migliaia di persone in giro per l’Italia, calcolando che il volume, pubblicato a maggio 2013, è già arrivato alla decima ristampa (!).
Nonna raccontami è stato il modello 1, ma il successo straordinario ha spinto l’editore a curare altri volumetti destinati a nonni, mamme, babbi, e chi più ne ha più ne metta. L’idea vincente è quella di consegnare a [inserisci  nome di un anziano parente a cui ti lega grande vincolo di affetto] un quadernetto graziosamente confezionato che aiuterà il vecchietto a far fluire i suoi ricordi, e a raccontarli con semplicità.
“Nonna, mi racconti il tuo primo giorno di scuola?”. “Nonna, mi racconti come hai conosciuto il nonno?”. Tante piccole domande, lievi e delicate, in una operazione forse un po’ malinconica (visti i sottintesi del chiedere a un anziano di mettere per iscritto le sue memorie)… ma tanto, tanto dolce e piena di affetto.

Per ricapitolare: la casa editrice Sarnus pubblica quadernetti di questo tipo indirizzati a nonna, nonno, babbo e mamma, più un quaderno in cui i neo-genitori sono invitati ad appuntare le tappe fondamentali della gravidanza e della prima infanzia di ogni figliolo. Esiste anche un quaderno da compilare in proprio, con spunti per raccontare i propri anni di scuola.

Lettere per quando sarai grande lettere-per-quando-sarai-grande

Anche di questo taccuino esistono alcune varianti: Lettere a me stesso per quando sarò grande, Lettere alla mamma, Lettere al papà, Lettere al proprio amore, Lettere da aprire in occasione di
Ma se consegnare alla propria sposa nel giorno del matrimonio un plico di lettere da aprire [al primo anniversario / alla nascita del primo figlio / etc] è un’operazione da far sciogliere il cuore ma tutto sommato poco utile ai fini di conservare la memoria, l’idea di un genitore che giorno dopo giorno si mette a tavolino per scrivere lettere indirizzate al suo bambino quando sarà grande… beh: è commovente mica poco! E sufficientemente “proiettata in là nel tempo” da soddisfare i criteri con cui sto componendo questo elenco.

Il mio albero genealogico il-mio-albero-genealogico-libro

Questo, l’ho scoperto un giorno alla Feltrinelli curiosando nel settore “ragazzi”. ‘nsomma, secondo me siamo ai limiti del malposizionamento: se avete a casa un figlio liceale con un certo interesse per la Storia, COMPRATE QUESTO LIBRO E FATEVI FELICI ASSIEME. Ma se non in questo caso, io non definirei il libro una pubblicazione per ragazzi: a dire il vero, è una lettura tosta mica poco!
Il volume ti insegna a ricostruire l’albero genealogico di famiglia: ma non l’albero genealogico che ti fanno fare in terza elementare e che arriva tutt’al più a citare i nomi dei bisnonni. No no: questo libro ti da tutti gli strumenti per avviare una ricerca genealogica in piena regola: ti parla di registri comunali, di status animarum, di libri dei Battesimi; ti spiega come usare tutte le risorse messe a disposizione online e come muoversi per risalire il più possibile indietro con le generazioni…
Il bello, è che lo fa con toni lievi e incoraggianti, con un sacco di immagini, e con un linguaggio che ti fa apparire la ricostruzione dell’albero genealogico come una entusiasmante sfida possibile.
(Il che, per la cronaca, è vero. Soprattutto se la vostra famiglia è rimasta più o meno stabile in una certa area geografica, è semplice  – probabilmente molto più semplice di quanto immaginiate – ricostruire la storia dei propri antenati).

Ovviamente, incluso nel libro c’è anche un albero genealogico vuoto, da compilare via via che scoprite qualcosa in più sulla vostra Storia.

Tu, io e le cose meravigliose che ci sono successe mr-wonderful-album-insieme-fino-alla-fine-del-mondo

Tra le blogger, gli album di Mr. Wonderful sono la moda del momento e io supinamente mi sono fatta contagiare. Il fatto gli è che questo marchio confeziona prodottini deliziosamente deliziosi, palesemente pensati per un pubblico femminile intorno ai trenta… ma oh, così cariiiiini!
Consegnate a una persona di fiducia la vostra carta di credito, andate sul sito di Mr. Wonderful e perdetevi tra le sue mille creazioni (che includono tazze, ombrelli, cover e chi più ne ha più ne metta). Ai fini di questo post, io voglio suggerirvi la selezione di album fotografici, che oltre alla carineria hanno un merito non da poco: hanno lo spazio per scrivere didascalie alle foto.
Anzi, ti costringono a scrivere le didascalie alle foto, perché ovviamente sarebbe antiestetico incollare la foto lasciando vuota la vignetta fumettosa predisposta per la didascalia: quindi ti forzano la mano e ti obbligano a scrivere almeno due righe per ogni immagine. “Era la prima volta che guidavo la macchina dopo aver preso la patente!”, “Qui eravamo all’abbazia di Staffarda in una gita primaverile”.

Ovviamente per fare ‘sta cosa non c’è bisogno di questo specifico album, basterebbe un qualsiasi fotolibro che consenta di aggiungere il testo… però sarebbe da fare. Anche solo due note al volo. E insisto perché sono consapevole che è la cosa che si fa di meno: supperggiù dagli anni ‘6o in poi, hanno smesso di farlo persino i protagonisti dei miei polverosi archivi (guadagnandosi tanti di quegli accidenti degli archivisti e degli storici…).
Eppure, la memoria è labile addirittura per noi, non solo per i posteri: e se già stiamo spendendo soldi per far stampare il nostro fotolibro… perché non divertirci ad aggiungere qualche nota di contorno, che ha ottime chance di farci sorridere quando, tra dieci o vent’anni, riprenderemo in mano in volume?

4 risposte a "Cinque modi per diventare gli storici di noi stessi (giocherellando un po’)"

  1. marinz

    interessante… mia moglie, ogni anno, sceglie le foto più belle di instagram della nostra vita di “coppia” e fa stampare un libro 🙂

    nota tecnica: i floppy anni 90 non li puoi più leggere… si sono smagnetizzati. Quindi anche se trovi una “porta” in un pc difficilmente riusciresti a ricavare qualche informazione. Vale anche per i cd, dvd e naturalmente per le penne usb (hanno una lunga durata ma non credo ventennale)

    un sorriso 🙂

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    1. Lucia

      Eh, la cosa bella di queste pubblicazioni secondo me è proprio che ti guidano man mano. Devi solo riempire una paginetta per rispondere alla domanda che ti viene posta in apertura, non hai l’horror vacui del foglio bianco e del doverci scrivere sopra la tua intera autobiografia.
      Però, pian pianino, passo passo e senza accorgertene, con questi libretti riesci davvero a raccontarla, di fatto 🙂

      Dai dai, prova!!
      E fammi sapere 😀

      E se ti servono consigli, ovviamente io son qua 😉

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