Il terremoto delle Ceneri e i villaggi fantasma della Liguria

Se vi trovate dalle parti di Sanremo e avete voglia di fare qualcosa di diverso dal solito, prendetevi un giorno e raggiungete il borgo di Bussana Vecchia.
Se ci andate in alta stagione (id est, da aprile a settembre circa) avrete l’occasione di viverlo come “borgo degli artisti”: intorno agli anni ’60, il paese è stato okkupato da una collettiva di artisti che ancor oggi lo usano come gigantesco studio e museo a cielo aperto.
Se ci andate in inverno, quando gli artisti sono in vacanza e/o comunque non espongono per la strada, avrete l’affascinante chance di visitare un vero e proprio villaggio fantasma (da far invidia ai ruderi medievali tanto cari al romanticismo inglese!) con una storia molto speciale…

bussana1

Era l’alba di un mercoledì, ed era il mercoledì delle ceneri.
Il cielo limpido, senza nemmeno una nuvola, aveva cominciato a rischiararsi da pochi minuti; il venticello lieve era d’un tepore piacevolmente primaverile; il mare, calmissimo e con una marea insolitamente bassa, come racconteranno alcuni testimoni.
Nelle case, le mamme lottavano per tirare giù dal letto i bambini insonnoliti; nelle strade, i primi lavoratori cominciavano ad avviarsi nei campi o verso la chiesa. Nelle sacrestie, i sacerdoti si stavano preparando per la prima funzione del mattino, quella delle 6:30, ottima per tutti i lavoratori che desideravano ricevere il loro pugnetto di cenere prima di dedicarsi agli impegni della giornata. In alcune chiese, il sacro rito era iniziato addirittura alle 6, e una ordinata fila di fedeli si avvicinava a capo chino verso l’altare mentre il sacerdote sussurrava loro “ricordati che sei polvere, e polvere ritornerai”.

E poi, un boato. Un fremito lunghissimo, che sostava per qualche secondo e poi riprendeva, come avrebbero scritto i testimoni: un fracasso come mai se n’erano uditi prima in quel piccolo spicchio di mondo; urla, ragli di bestiame; scricchiolii, crepe sui muri. Erano le 6:22 del 23 febbraio 1887 e un terremoto di magnitudo 6.5 radeva letteralmente al suolo buona parte dell’Imperiese.

Scrive Domenico Capponi, testimone dei fatti:

Mattina bellissima quella del 23 febbraio decorso. Il cielo era sereno: sol quinci e quindi vedeansi vagare per l’azzurro del firmamento alcune nuvolette, indorate dei primi raggi del sole, che era solo spuntar dell’orizzonte.
Mite e fresco spirava il venticello, e facea tremolare le foglie degli aranci, degli olivi, delle palme che meravigliosamente vegetano in quel vero Eden Ligure che si estende fra Savona e Ventimiglia.
Il popolo, per tempissimo alzatosi, era già, o s’incamminava, alla Chiesa di Dio, per ricevere dalla mano del ministro del santuario le sacre ceneri, e sentirsi ripetere quelle tremende parole, cui purtroppo sì poco si pensa: Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris.
Seco stesso, il buon popolo andava dicendo: che bella giornata oggi…..
Ahimè!
Alle ore 6 e 22 minuti si comincia a sentire un forte e cupo rombo, accompagnato da sollevamento del suolo e susseguito immediatamente da terribile scuotimento via più crescente in senso ondulatorio, che durò oltre 12 secondi; e, sostato quanto può sostare un respiro, ecco s’ode un terribile sussulto, e il sussulto è accompagnato da movimenti vorticosi. Il rumore somiglia a fracasso di pesantissimo treno ferroviario che, spinto a tutta velocità, passi sotto una galleria, e vada di mano in mano aumentando.

Rincara un cronista del quotidiano di Genova:

Era un rumore sordo come quello d’un treno in moto, pareva di trovarsi in un carrozzone di ferrovie lanciato a gran corsa. In quel punto l’ululato dei cani, il muggito del bestiame e le strida dei gallinacci, fatti presagi del brutto avvenimento,  crescevano il terrore nella gente sbigottita.

E così proseguiva Domenico Capponi:

Nelle case, insieme si urtano i mobili, sbattono le porte e le finestre, suonano i campanelli, scricchiolano le travi ed i tetti, si fendono le mura, si spezzano le chiavi di sostegno delle case, delle chiese, crollano i palazzi, i tetti dei templi, gli abituri dell’operaio.

Ricorda Calvini, un altro tra i presenti:

La  sabbia  saltava  sulla  spiaggia  del  mare  come  sopra  ad  una  lastra  metallica  in  vibrazione. […] Le ondulazioni  degli  edifici  furono  tali  che  le  campane  sui  campanili  di  molte  chiese  e  i  campanelli  appesi  alle  porte delle  case o nell’interno  delle  chiese suonarono più colpi.

E mentre ogni paese e ogni città veniva invaso da

una  folla  fuggente di  madri mezzo vestite che  portavano seco i loro bambini

suona particolarmente straziante il dettaglio dei campanili delle chiese che suonano da soli.

campanile-bussana

Anche perché, se il terremoto avesse avuto luogo in qualsiasi altro giorno, o in qualsiasi altro momento di quel giorno, giorno, le sue conseguenze sarebbero state sì disastrose… ma, probabilmente, meno traumatiche.
E invece no. Perché quando la terra cominciò a muoversi erano le sei e mezza del mattino; perché era il Mercoledì delle Ceneri, perché quello era esattamente l’orario in cui tante chiese erano strapiene di fedeli andati alla prima funzione del mattino…
…e così, centinaia di persone, stipate in chiese enormi, antiche, e dalle volte delicate, andarono incontro alla morte proprio sotto i mattoni di quell’edificio sacro; proprio pochi secondi dopo l’essersi sentiti ripetere “ricordati che devi morire”.

chiesa-sventrata-bussana

Il caso più eclatante fu Bajardo: il soffitto della chiesa parrocchiale crollò di colpo durante la scossa, uccidendo 224 persone in pochi secondi.
Ma sarebbe difficile stimare il numero preciso di persone che, in giro per i vari paesi della riviera, non riuscirono a mettersi al riparo per tempo, in questa o quella chiesa (o nel tragitto da casa alla medesima).
Fu una mattanza, in cui la violenza del terremoto in sé fu aggravata dalla caratteristica architettura rivierasca, tanto apprezzata da chi ama i carrugi liguri… ma tanto pericolosa in queste circostanze. Mercalli in persona, commentando i danni causati dall’evento sismico, imputò gran parte della distruzione alle

volte in muratura, molto usate in Liguria anche ai piani superiori, le quali furono le prime a crollare danneggiando anche i muri laterali per la spinta esercitata sopra di essi; tanto che si può ritenere che il 90 per cento delle vittime nelle case, e tutte assolutamente quelle nelle chiese, perirono sotto la rovina di volte troppo vaste e mal costrutte.

Mettici poi

l’altezza esagerata delle case sproporzionata allo spessore dei muri ed alle fondamenta, specialmente per l’aggiunta di nuovi piani ad edifici già vecchi e mal sicuri

e

la poca omogeneità di costruzione, per cui al momento della scossa, oscillando le diverse parti con notevole dissincronismo, più facilmente si staccarono e si sfascinarono

e davvero si stavano ponendo i presupposti per una tragedia, che forse non è rimasta nella memoria collettiva alla pari del terremoto di Messina solo perché il sisma del 1908, abbattendosi su un’area più densamente abitata, fece ovviamente un maggior numero di vittime.
Ma nel terremoto della Liguria, stiamo parlando di interi e interi paesi completamente rasi al suolo e ridotti a cumuli di macerie.

bussana-macerie

Come la cronaca tristemente ci insegna, a terremoti così disastrosi seguono spesso altre scosse, anche non lievi. Il continuo tremare della terra causò vere e proprie ondate di panico nella popolazione, che per giorni (!), nel freddo inverno ligure, dormì all’addiaccio in capanne di fortuna, o addirittura all’interno delle piccole barche a remi. Fiumane di terremotati si riversavano verso le stazioni della linea ferroviaria per cercare di allontanarsi il più possibile; la situazione era così drammatica che il governo stanziò in emergenza un piano pro-terremotati che stupisce per l’intensità degli interventi e per l’estensione dell’area geografica giudicata bisognosa di assistenza: un enorme triangolo che abbracciava le province di Imperia, Genova e Cuneo.

bussana-archi

In una linea d’azione che forse sarebbe il caso di rispolverare, il governo non intervenne in maniera particolarmente invasiva a sostegno dei terremotati. Più che altro, si limitò a stanziare fondi: ognuno li usasse come riteneva più opportuno, portando avanti gli interventi che la situazione specifica di ogni paese suggeriva più utili e più urgenti.

Da qui, ebbe origine un curioso, tetro, affascinante fenomeno che ancor oggi emoziona il turista che si avventuri nella Liguria di Ponente. E cioè, la nascita di borghi medievali fantasma.

bussana-facciata

Dobbiamo capire che il terremoto arrivava in un’epoca storica in cui il mondo stava cambiando vorticosamente. Se fino a qualche tempo prima un paesino arroccato nel roccioso entroterra ligure poteva sopravvivere tutto sommato abbastanza bene, in un clima di autarchia, a fine ‘800 tutto stava cambiando. L’avvento della rete ferroviaria, della corrente elettrica e di nuove tecniche industriali per produrre e lavorare rendeva necessaria, per ogni paesello che volesse continuare a prosperare, una radicale modernizzazione delle infrastrutture.

Per conosce un po’ la Liguria di Ponente: pensate a certi deliziosi borghi abbarbicati nei monti boscosi dell’entroterra – roba che sembra di stare in piena montagna, non a pochi passi dal mare. Paeselli come questi non avevano alcuna chance di reggere alle vorticose rivoluzioni del mondo moderno, isolati com’erano da linee ferroviarie, strade asfaltate, linee del telegrafo e centrali elettriche.

E a un certo punto questi paesi vennero rasi al suolo da un terremoto..
E il governò stanziò fondi ingenti per i terremotati.
E la linea ferroviaria era così vicina, un po’ più a valle; e il mare così pieno di sirene tanto invitanti.

bussana-vicolo

Il caso di Bussana – completamente abbandonata da ogni singolo abitante e ricostruita ex novo a valle come nuova cittadina autonoma – è unico nel suo genere, ma solo per entità: al di là di questo episodio macroscopico, furono tantissimi gli antichi borghi liguri che usufruirono delle sovvenzioni governative costruendo delle “New Town” al di fuori del centro storico.
E così, mentre le cittadine liguri si sviluppavano più a valle – vicine al mare, alle linee ferroviarie e alle grandi vie di comunicazione – interi borghi medievali venivano abbandonati a se stessi nei boschi dell’entroterra.

Il tempo è stato clemente con loro, e non li ha rovinati più di quando non avesse già fatto il terremoto. Il fascino di questi antichi villaggi fantasma ha anche ottenuto che in epoca recente alcuni di questi ruderi venissero messi in sicurezza e aperti alle visite dei turisti.

E le visite in effetti non mancano, e suggerisco anche a voi non farvi scappare la chance.
Camminare per le vie di un villaggio fantasma – possibilmente da soli, nel silenzio, in bassa stagione – è un’esperienza che non si fa tutte le volte. E farlo conoscendo la storia che sta dietro a quei ruderi, e farlo pensando alle circostanze in cui tanti innocenti hanno perso la vita… è anche cosa di un certo impatto. Tra tutti i memento mori che io abbia mai sperimentato, è forse quello migliore.

bussana-angioletto

I Bussanesi si diedero appuntamento per l’ultima volta nella loro antica città durante la Domenica delle Palme del 1894. Erano passati sette anni e una Quaresima dal terremoto che aveva distrutto le loro case.
Dopo un’ultima cerimonia in memoria dei morti, si allontanarono processionalmente dal loro paese (oggi noto come “Bussana Vecchia”) per insediarsi nel nuovo (oggi noto come “Bussana Nuova”) cantando coralmente l’inno In Exitu Israel de Aegypto.

15 risposte a "Il terremoto delle Ceneri e i villaggi fantasma della Liguria"

    1. Lucia

      Ma che belle, grazie!!
      Non le conoscevo – e, a dirla tutta, in Liguria non ho mai visto ex voto dell’evento. E dire che quella zona della Liguria la conosco bene, ma… niente, mai notato nulla del genere nelle mie passeggiate.

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  1. vogliadichiacchiere

    Quando la domenica del 30 ottobre, sono andata a messa dopo la famosa scossa . . . ogni tanto, uno sguardo ai lampadari appesi ce lo davo e come me, molte persone . . . la paura che potesse arrivare una scossa mentre si era tutti in chiesa (anche se da poco restaurata) era tanta.
    Ci son ben 3 chiese (e siamo sulla Costa a circa 40 Km dall’epicentro) che sono ancora chiuse per lesioni gravi.
    Bellissimo questo post, bellissima la tua ricostruzione storica! Come sempre! 🙂

    Ciao, Fior

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    1. Lucia

      Lo davamo noi uno sguardo ai lampadari appesi in chiesa il 30 ottobre, Fior – e noi eravamo a Roma, non oso nemmeno pensare come vi siate sentiti voi… il pensiero da parte nostra c’era eccome, e persino il sacerdote aveva fatto una battuta in proposito prima di iniziare l’omelia.

      Mamma mia…

      Lì come va, per la cronaca? Chiese chiuse a parte, la quotidianità com’è? Tutto ok o ci sono stati altri danni che rimangono?

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      1. vogliadichiacchiere

        Qui non è molto problematico, siamo a 40 (e più) Km (in linea d’aria) dai punti interessati ai terremoti, sentiamo solo la “coda” di quelli più forti. Sappiamo che ci sono molti “ospiti” negli alberghi, Due bimbi in classe del PiccoloLord sono di Accumuli. Certo, la scossa di dicembre, benché solo la coda, ha fatto prendere parecchia paura a tutti (sempre perché ci si aspetta la “seconda” scossa, che a detta degli esperti, dovrebbe essere la più forte), scuole evacuate, mamme/zie/nonne (e la controparte maschile) che andavano a riprendere i bambini (nel caso di una scossa mortale, almeno, si muore insieme???). Uffici aperti al pubblico che si sono svuotati in un amen. 🙂
        Mi accorgo che, malgrado qualcuno sia davvero terrorizzato anche qua (di solito chi vive ai piani alti), molti si stanno “giapponesizzando”, ma. ripeto, noi siamo ben lontani dai luoghi in cui, di solito, nascono i terremoti. 😉
        È deprimente vedere e sentire che la gente che di solito scendeva a villeggiare su questi lidi ha paura a venire a fare le vacanze di 10/15 giorni. Ascoli, città romana/medievale, con architettura lombarda e con (a due passi, nel territorio di quello che ora è un paese fantasma) terme romane e cimitero longobardo (pare che sia uno dei più grandi e con tombe ricche e ben conservate (peccato i reperti stiano quasi tutti a Roma)! 🙂

        Ciao, Fior

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    1. Lucia

      Proprio quello 😛

      Copiaincollando da Wikipedia: Il termine inglese kudos deriva dal greco antico κῦδος col significato originario di “gloria”, fama, “rinomanza”, acquisita soprattutto in guerra, implicando, quindi, un riconoscimento pubblico positivo per le proprie azioni. Il termine è di uso comune in vari ambiti lessicali nei paesi anglofoni: nell’inglese britannico indica “la pubblica ammirazione che una persona riceve come risultato di una particolare conquista o posizione nella società”, mentre nell’inglese americano indica “la lode, l’ammirazione, e la fama ricevuti per un risultato”.

      Io l’ho visto usare spessa anche su Internet, sia da anglofoni sia da italiani 🙂

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  2. alegenoa

    Io sono stato a Balestrino, un paesino fantasma più recente ma per via di franosità della collina. Purtroppo era già chiuso l’accesso al pubblico. Dal paese vecchio si vede però una bruttissima chiesetta moderna del paese nuovo…

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    1. Lucia

      Oh: Balestrino-paese-fantasma mi manca.
      Bussana invece è particolarmente suggestiva proprio perché è possibile passeggiare tra i ruderi, gli unici posti in cui non si può oltrepassare il cancello sono proprio le due chiese (probabilmente, troppo “grosse” per essere visitabili in condizioni non di sicurezza.

      Certo che la Liguria offre davvero panorami non comuni. Da qualche anno cerco di scoprire anche questi posti dell’entroterra invece di concentrarmi sempre e solo sul lungomare, e… davvero è un tesoro (poco conosciuto)!

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