Ché, quando si finisce in una città nuova, sconosciuta, e anche vagamente inquietante, e si entra da matricole in una Università enorme, sconosciuta, e anche vagamente inquietante (e per di più nella quale tutti gli studenti si conoscono già), è sempre un piacere fare nuove conoscenze.
Così gioisco, quando mi accorgo che la ragazza accanto alla quale sono seduta, per occupare il tempo in attesa dell’arrivo dei professori, sta scarabocchiando su un block notes quello che sembra proprio essere un mio ritratto. Ma che gentile, penso commossa: è un buon modo per stringere nuove amicizie, e già mi spiace essere una capra nel disegno e nelle arti manuali, per non poter ricambiare il gentile pensiero.
Così gioisco, quando mi accorgo che la ragazza accanto alla quale sono seduta, per occupare il tempo in attesa dell’arrivo dei professori, sta scarabocchiando su un block notes quello che sembra proprio essere un mio ritratto. Ma che gentile, penso commossa: è un buon modo per stringere nuove amicizie, e già mi spiace essere una capra nel disegno e nelle arti manuali, per non poter ricambiare il gentile pensiero.
Ad un certo punto il suo sguardo incrocia il mio. Mi sorride. Mi stringe la mano, fa per presentarsi, cordiale, e io gioisco: ma guarda, manco è iniziata la prima lezione e già ho conosciuto qualcuno!
"Ciao. Sono di Messina e sono lesbica. E tu?".
"Ehm… io no" è stata – giuro – l’unica cosa che, lì per lì, sono riuscita a rispondere.