Prendi una viuzza periferica del solingo quartiere, che si affacci su una strada non attraversabile.
Prendi un negozio – un piccolo negozio di quartiere – collocato nella viuzza più periferica del quartiere; e prendi una crisi economica, che fa ridurre i consumi dell’Italiano-medio: soprattutto nei costosi negozi di quartiere.
Prendi un assortimento di lussuosi bijoux e profumini agrumati e borsette a volant e make-up minerali, e schiaffalo sulla vetrina del piccolo, costoso, irraggiungibile, isolato, negozio di quartiere, rivenditore di beni sostanzialmente inutili in tempo di crisi economica, e astutamente ubicato in un quartiere in cui l’età media delle abitanti si aggira intorno ai settant’anni e passa.
E adesso, a cinque minuti dall’orario di chiusura, fai attraversare la soglia del negozio a una povera disgraziata senza mascara, che supplica “la prego, domani devo incontrare l’Importante Personalità In Visita e non ho uno straccio di trucco: mi affido a lei, mi renda presentabile!”.
E a questo punto, se vuoi, lancia un’occhiata alla negoziante.
Vedrai: s’illuminerà d’immenso.
E fu così che la nostra eroina salvò dal tracollo economico la profumiera di quartiere, buttando dalla finestra cinquanta euro per due e dicasi due prodotti, perché “eh lo so che è caro per un correttore, signorina, ma capisce, qui teniamo solo Chanel…”.
E soprattutto, fu così che la nostra eroina divenne orgogliosa possidente di uno splendido e costosissimo maquillage Chanel, collezione Bohemian Fantasy 2009, certificato, e messo a catalogo.
Per poi scoprire di trovarsi di gran lunga meglio coi suoi trucchi di sempre: comprati secoli fa, per pochi euro, all’Upim.