Edit del gennaio 2023 per aggiungere: a distanza di tredici anni (!) da questo vecchio articolo, sono tornata sul tema con maggior accuratezza, quindi suggerirei decisamente di leggere qua, se siete interessati:
È vero che la Chiesa consentiva di bere cioccolata calda nei giorni di digiuno?
***
Come tutti sanno, liquidum non frangit.
Ovverosia, le bevande non spezzano il digiuno ecclesiastico: se il Venerdì Santo ti vien voglia di una bella pizza rinforzata, sarebbe meglio trattenersi; ma se hai sete e vuoi berti un bicchier d’acqua… non c’è assolutamente alcun problema.
Gli uomini di Chiesa, non essendo dei cretini, hanno da sempre approfittato di questa “concessione”, per sopportare al meglio i giorni di digiuno. Se liquidum non frangit e io devo comunque lavorare, tanto vale bere un liquido vagamente energizzante. Così non vado in ipoglicemia mentre sto spaccando legna, voglio dire.
Nel Medio Evo, ad esempio, i monaci hanno incominciato a produrre birra rinforzata, per sopportare al meglio il tempo di digiuno. Avete presente le birre forti (quelle scure, più corpose)? Bene: sono state inventate come bevanda ipercalorica che permettesse ai monaci di digiunare senza indebolirsi troppo. Niente pasti luculliani, nei giorni di digiuno, ma liquidum non frangit: con un sorso di birra non spezzi il tuo digiuno… e nel contempo immagazzini le energie.
Per tutto il Medio Evo, insomma, era perfettamente chiaro, quali nutrienti fosse consentito assumere, nei giorni di digiuno. Una vera e propria mappa mentale di tutti i cibi leciti, che abbracciava ogni singola sostanza commestibile presente sul mondo conosciuto (con dispute teologiche anche molto affascinanti, tipo: indubbiamente la carne è vietata, durante la Quaresima, e si mangia il pesce; ma i castori, che son mammiferi, e che nuotano nell’acqua, van considerati carne, o pesce?). (Sventuratamente, non credo si sia mai giunti a una risposta univoca).
Ma tutt’un tratto, arriva il 1492. Finisce il Medio Evo, comincia l’Età Moderna, Colombo scopre l’America…
… e in America, effettivamente, scopre un sacco di cibi nuovi, che pongono inedite domande ai religiosi del Cinquecento. Quei nuovi cibi strani che arrivan dall’America, cosa sono? Come bisogna rapportarsi a questi cibi, nei giorni di digiuno?
Vediamo un po’…
Patate. Sono un cibo. Spezzano il digiuno.
Pomodori. Sono un cibo. Spezzano il digiuno.
Mais. Senz’altro cibo. Spezza il digiuno.
Cioccolata. Cibo. Spezza il dig…
Lo spezza?
Ne siamo certi?
Se pensiamo ai nostri Magnum Algida, la risposta ci sembra più che ovvia: certamente sì, una torta alla Nutella è un cibo.
Ma a fine Cinquecento, quando il cacao cominciava a diffondersi in tutto il Vecchio Mondo, non esistevano ancora le barrette di cioccolato. Il cacao veniva consumato liquido, a mo’ di cioccolata calda (o meglio ancora: era una specie di tisana ai semi di cacao)… e quindi: è un cibo, o un liquido?
La questione non è da poco: la moda europea ha trasformato il cioccolato in una splendida bevanda, ma gli Indios, nelle Americhe, consumano il cacao come un vero e proprio cibo. Dunque la cioccolata è una bevanda, ma ha come ingrediente principale il cacao, che a quanto pare è un alimento… cosa deve fare, a questo punto, un buon cristiano? È moralmente lecito, bere cioccolata nei giorni di digiuno, o è meglio accontentarsi delle birre forti dei frati medievali?
Non prendetemi per scema: il problema si è posto per davvero. Tant’è vero che, nel 1636, l’erudito spagnolo Antonio de Léon Pinelo pubblica un corposo studio in 238 pagine, circa l’annosa Questione morale se il cioccolato rompa il digiuno ecclesiastico.
La risposta è “no”, a detta di Pinelo (nato e cresciuto in America Latina, e quindi persona informata sui fatti): la cioccolata liquida è senz’altro una bevanda, e quindi il suo consumo in modica quantità (precisamente, mezza oncia) non infrange la regola del digiuno, nemmeno nei giorni di Quaresima.
Però ne fa perdere il merito ascetico, aggiunge Pinelo un po’ prudentemente: il cioccolato è talmente buono, che berlo è una lieve debolezza…
Juan De Cardenas, dal canto suo, è invece contrario all’assunzione: i suoi studi medici lo portano a sostenere che il cioccolato sia proprio un alimento, sebbene in forma liquida – l’evidenza dei fatti dimostra che il cacao è molto nutriente. Troppo, per essere “bevanda”.
Sulla questione si riflette anche il tipico contrasto secolare tra gesuiti e domenicani: molto possibilisti i primi; molto rigidi i secondi. Il cardinal Francesco Maria Brancaccio, a fine Seicento, si sbilancia a favore del dolcissimo cacao; subito viene rintuzzato da agostiniani e frati di San Domenico, che invitano anzi ad astenersi in toto: non perché la cioccolata sia un alimento in forma liquida, ma perché è troppo cara. Coi soldi risparmiati, si faccia un po’ di carità: evitare lussi inutili è proprio il minimo, in tempo di Quaresima…
Ribatte un gesuita, con un cavillo… piuttosto gesuitico: gli Indios in America usano il cacao come vero e proprio cibo; ma allora, perché i coloni si fanno arrivare dall’Africa schiavi neri, quando potrebbero trovarne abbondanza tra il popolo locale? Evidentemente gli Indios non hanno le forze sufficienti per lavorare con quella stessa intensità desiderata dai coloni, e dunque sono deboli, e dunque il cioccolato non è poi così nutriente per davvero…
… insomma, la polemica si è incartata nei cavilli, e per fortuna è ai suoi ultimi sprazzi: di lì a qualche tempo, la questione annosa sarà accantonata a favore di tematiche più urgenti…
… e insomma: agite secondo coscienza, se vi vien voglia di farvi un Ciobar nei giorni di digiuno.
utente anonimo
Comunque la ricetta su internet si trova, se sia buono uguale… non credo.
Bene bene, la prossima quaresima convinco i miei a bere solo ciobar
Daniele
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altarf
Cara Lucyette, sei grande, questo post sul bicerin è un capolavoro!Qualcuno mi aveva già chiarito che le bevande in Quaresima non rompono il digiuno.Sinceramente troverei poco serio fare penitenza evitando la braciola e poi sorbirsi un bel bicchiere di cioccolata!Pure i frati , poi, dalli con la birra ! Si vede che ai tempi non usava l'alcool test! Sarebbe comodo digiunare e rimpinzarsi di birra scura al doppio malto: una vera sofferenza !!Ciao e grazie di questi gustosissimi post. Che voglia di cioccolata mi hai fatto venire…Ornella
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utente anonimo
Mi hai fatto venire una voglia!!!In autunno organizzo un viaggio a Torino con annesso bicerin ;-)Aerie
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shinykida
hhmmm..che voglia di assaggiare il bicerin…peròio con il mio cervellino si è fermato a questo fatto: mangiavano i castori?!?chiara
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StellaSenna
ecco…adesso lo voglio provare…e io che mi ero appena messa adieta ferrea
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Lucyette
Daniele: sì, in realtà il bicerin si trova anche in molti altri bar di Torino, in tante varianti diverse che comunque sono molto simili a quella "ufficiale"… però quella di piazza della Consolata è veramente unica :-DOrnella, io concordo con te e trovo che sia piuttosto folle, digiunare, se poi vai a berti cioccolata calda e tè e così via dicendo… però, a parziale giustificazione dei Medievali, credo che loro prendessero il digiuno molto più sul serio. Non ne sono certissima, ma credo che, almeno nei monasteri, digiunassero per tutta la Quaresima, (ovviamente nella forma di "unico piccolo pasto da consumare nell'arco di una giornata")… quindi effettivamente è anche comprensibile, che si siano inventati una birra forte, per tirare avanti! Quaranta giorni di questo regime alimentare, in effetti, devono essere pesanti…(Più che altro, sto cercando di immaginare questi monaci completamente a digiuno che vanno avanti a scolarsi boccali di birra forte… :-S)Aerie, Stella: evvai! :-DLo ammetto: questi post mi sono stati commissionati dal Comune di Torino, che voleva attirare nuovi turisti :-PPPChiara, e perché no? 😀 In effetti, sospetto che mangiassero più o meno qualsiasi cosa fosse commestibile… 😉
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Darthy
Diavolo! Avessi saputo dell'esistenza del Bicerin quando sono stata in gita a Torino con la scuola… mannaggia, chissà quando mi ricapita adesso. Però cavolo, mi hai messo così tanta voglia di assaggiarlo che partirei alla volta di Torino seduta stante…
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Nacochan
Cominciamo con il dire che il digiuno l'ho sempre considerata una presa per i fondelli. Innanzi tutto perché non è non mangiando qualcosa che alla fine ottieni il Paradiso, ma sono ben altre le cose che dovrebbero contare per un buon cristiano. E poi, essenzialmente perché le cose imposte non servono mai a niente, fuguriamoci in 'sto caso – come i tuoi esempi hanno appunto dimostrato.Quindi, a prescindere dal fatto che se una persona mi viene a rompere con la storia del digiuno, oltre a mandarla male di mio, posso appellarmi a questi illustri esempi che una studiosa di storia medievale non deve solo conoscere, ma anche applicare per amor di storia, una considerazione mi viene da fare: il mondo, come si gira e si volta, non cambia. Perché, certamente, la questione della cioccolata se è bevanda o meno, è importante. No, fondamentale. Tutte le guerre che c'erano nel Seicento, la gente che, come al solito, moriva di fame, di carestie, di peste e quant'altro… effettivamente, dietro una simile domanda esistenziale, cadono e perdono importanza.E alla fine, anche oggi, a ben vedere, le cose non sono affatto cambiate.Sì, son filosofica stasera!
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utente anonimo
Nanochan non ha tutti i torti anzi 😛
Io interpreto il digiuno a mio modo: cerco di rinunciare a qualcosa a cui tengo, anche una piccola cosa, se va bene meglio, se nn va amen, tra le tante cose penso sia il peccato minore proprio
Daniele
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altarf
Be' con i fraticelli medioevali abbiamo un po' scherzato: immagino che con una bella birra scura si possa fare penitenza in perfetta…letizia !Tuttavia non sarei così drastica come Nachocan che rifiuta in toto l'idea del digiuno. Anche in altre religioni- credenze l'astenersi dal cibo è considerata una via per avvicinarsi al divino, come se il corpo, privo del nutrimento abbondante, affinasse la sua sensibilità al mondo non visibile. Per i cristiani credo, c'è qualcosa di più. Anche Gesù ha digiunato prima di iniziare a predicare, e nella Bibbia, nel pericolo si prega e si digiuna prima di affrontare i nemici .Carissimi saluti a tutti Ornella
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Cappellai0Matto
Si mormora che, alla morte di Pio VII, il cardinare Sala, da gran parte degli altri cardinali inizialmente scelto (Spirito Santo a parte) per succedere sul trono pontificio, si vide strappar di mano la tiara proprio a causa di una tazza di cioccolato. Doh.Si continua a mormorare, infatti, che in piena ondata di austerità e richiamo all'intransigenza da parte della Chiesa, il suddetto cardinale osò, durante uno dei tempora d'autunno (il 17 settembre del 1823), stando ad un paio di testimoni, consumare una tazza di cioccolato (probabilmente era dello stesso parere del tuo Pinelo). Il sostegno gli fu prontamente tolto ed i voti passarono a terzi.Bell'aneddoto che mi hai fatto venir in mente u.uSul bicerin, che dire?Leggendo questo blog si ha, ormai, una lista di pietanze da provare. Io i nomi le eventuali ricette le segno, eh. Difficile pescare però qualcuno tanto paziente da poi metterle in pratica… u.u
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