Fra i vincitori del mio quiz, Berlic è stato il primo a farmi sapere il suo Santo preferito. Ergo, è anche il primo che gode (?) del suo premio, in una nuova entusiasmante puntata di
Ma che sant’uomo!
ovverosia
Tutto quello che non volevate sapere sui Santi,
e che men che meno avreste osato chiedere
Dicesi “Legione Tebea” una valorosa coorte di circa mille soldati, originaria della Tebaide (appunto) e famosa in tutto l’Impero: grandi erano stati i suoi atti di valore, noti in tutto l’Oriente!
A dir la verità, ci sono forti tutti che la Legione Tebea sia mai esistita (o quantomeno, esistita nei termini descritti dalla tradizione agiografica). Ma facciamocelo andar bene per amor di discussione e andiamo avanti con la storia: una storia particolarissima, poiché (sorpresa!) i soldati della Legione erano cristiani per la maggior parte. Si dice addirittura che il capo della Legione, (san) Maurizio, non accettasse pagani fra le fila dei suoi uomini.
Nel 286, la Legione Tebea fu trasferita ai piedi delle Alpi, laddove si rendeva necessario un massiccio dispiegamento di forze allo scopo di frenare le incursioni dei Germani. Sotto il comando generale di Marco Aurelio Massimiano Erculeo, che condivideva con Diocleziano il titolo di imperatore, la Legione Tebea attraversò il passo del Gran San Bernardo e arrivò a Octodurum (l’odierna Martigny). Alla vigilia di un combattimento che s’annunciava, Massimiano ordinò ai soldati di offrire sacrifici agli dei per propiziarsi il loro favori; ma i soldati, in massa, rifiutarono, professando la loro fede nell’unico e vero Dio – quello cristiano.
Fu la strage.
Al comando del primicerius, i soldati dissidenti si allontanarono dal gruppo. Massimiano non la prese bene e mandò le sue truppe ad inseguirli: ordinò la flagellazione di quei disertori e comandò che fossero uccisi in modo crudo ed esemplare.
Alcuni morirono nell’arco di pochi giorni.
Alcuni, invece, riuscirono a scappare; e per scappar meglio, decisero di separarsi, sparpagliandosi su e giù per le vallate alpine. Celata la loro identità, si fecero una nuova vita, passando il tempo a evangelizzare i barbari e ad annunciar loro la venuta del Signore. Non c’è paesello alpino del Piemonte che non ricordi con affetto questo o quell’altro Santo, appartenuto alla Legione…
… e quello di cui intendo parlarvi oggi è – appunto – san Besso.
San Besso era un soldato, come già vi ho detto.
Un soldato cristiano, in fuga, e pure un po’ inguaiato.
Trovandosi inseguito da una sfilza di sicari, aveva pensato bene di deporre le sue armi e vestirsi da pastore, mescolandosi alla folla. Era andato in Val d’Aosta e aveva vissuto un po’ di tempo a Cogne, approfittandone per evangelizzarla; poi, timoroso di restar troppo a lungo nello stesso posto (i sicari romani erano sempre sulle sue tracce!) aveva deciso di spostarsi un po’, arrivando infine nelle valli del Piemonte.
Lì aveva (ri-)cominciato la sua vita da pastore: aveva annunciato Cristo, si era fatto benvolere, e aveva finalmente tirato un bel sospiro di sollievo: di soldati romani alle sue tracce, neanche l’ombra. Impossibile ma vero, forse avevano smesso di cercarlo!
Ringalluzzito da queste prospettive così allettanti, san Besso si dava con passione alla pastorizia.
Portava al pascolo le pecore; e vegliandole, pregava. Quando scendeva in paese, annunciava Cristo e la sua chiesa: i contadini lo apprezzavano, la gente lo stimava.
Di tanto in tanto, Besso rimediava pure un invito a cena: come ad esempio in quel giorno di mezzo agosto, quando il santo pastorello si era avviato, opportunamente allegro e affamato, verso la baita di due amici.
Gli anfitrioni gli avevano preparato un pranzo luculliano, con formaggi, latte fresco e vino rosso; il piatto forte, in ogni caso, era un immenso arrosto di montone. San Besso era estasiato, ma purtroppo era anche un santo: non so come succedano queste cose, ma capì immediatamente che l’arrosto di montone era fatto con la carne di un montone rubato.
San Besso era affamato, si capisce, ma soprattutto era un santo. Si schiarì la gola, un po’ a disagio, e osservò che non poteva mangiare un montone rubato. Cominciò anche a spiegare che il furto è offesa a Dio, oltre a essere un reato: esortò i ladri a pentirsi, e addirittura a rimborsare il derubato con un’adeguata somma di monete.
I due ladri, comprensibilmente, non la presero benissimo.
Avevano cercato di avvicinarsi a Besso perché il buon pastore era molto amato nel paese: un amico che era bene tenersi buono. Ma volevano un amico, per l’appunto, non certo uno scocciatore che facesse loro il predicozzo!
Si irritarono, lo insultarono, e pensaron bene d’ammazzarlo: in fin dei conti, lui li aveva smascherati; avrebbe potuto denunciarli, o ricattarli, a quel punto!
Cosicché, lo corcarono di botte, lo stordirono e, legatolo come un salame, lo buttaron giù da un precipizio, senza tanti complimenti.
“Povero San Besso, paladino dell’onestà!”, starete pensando adesso voi lettori. “L’hanno ucciso ingiustamente, solo perché aveva denunciato un furto!”.
Macché.
San Besso si salvò miracolosamente, essendo un santo.
Precipitò in volo lungo un precipizio di rocce acuminate, e incredibilmente atterrò sull’erba senza manco farsi un graffio.
In fin dei conti era un santo, lo capite.
Il santo pastore si guardò attorno, commosso e sconcertato. Era atterrato sul prato morbido; l’erba fresca lo abbracciava tutt’intorno. Vivo e vegeto, ma pur sempre ancora incaprettato, si guardò attorno e sentì sgorgare dai suoi occhi lacrime incredule di pura gioia. A pochi metri da lui, se ne stava un gruppetto di viandanti: cavalli, pentoloni; un fuoco acceso, tende…
San Besso chiuse gli occhi, e con tutto il cuore rese grazie a Dio. “Mio Signore, sii lodato per la tua grande misericordia: mi hai concesso di scampare alla morte, e di capitare in mezzo a uomini generosi che di certo mi aiuterann…”.
“Ehi! Ma quello lì non è il cristiano?”.
San Besso smise di pregare, e aprì cautamente un occhio.
“Sissì! È il cristiano che dicevano di aver visto a Cogne! Quel Besso!”.
San Besso aprì anche l’altro occhio, ed annuì raggiante.
“Il disertore che avevamo avuto ordine di catturare!”, gridò un soldato, che era appena uscito dalla tenda del suo accampamento militare e si era trovato giusto giusto sotto ai piedi, stordito e incaprettato, il criminale che aveva avuto l’ordine di abbattere.
San Besso aggrottò le sopracciglia, un po’ perplesso.
Il soldato romano ridacchiò, comprensibilmente incredulo. “Era da anni che lo inseguivamo: e finalmente, eccocelo!!”.
La morale di questa storia, io credo, è: se siete in una giornata no, pensate alla morte di san Besso.
Se vi ha appena mollato la ragazza, se il capo vi ha licenziato, se siete stati bocciati a quell’esame, se avete l’impressione che la legge di Murphy regoli la vostra vita: pensate a san Besso, e vi tornerà il sorriso.
Per quanto possiate essere jellati, c’è sempre chi sta peggio.
altarf
Quando si dice: dalla padella nella brace. Povero san Besso.
Ornella
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nihilalieno
San Maurizio è un mio santo. Patrono del paese dove sono cresciuta, ovviamente in Val di Susa.
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nihilalieno
San Maurizio è un mio santo. Patrono del paese dove sono cresciuta, ovviamente in Val di Susa.
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Daniel19
Poveraccio oh!
Tra l'altro conosco un po'quella zona, anche Martigny ci sono stato diverse volte quindi confermo che è proprio impossibile salvarsi da un precipizio acuminato, quindi già solo per questo mi è simpatico 😛
Daniele
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Daniel19
Poveraccio oh!
Tra l'altro conosco un po'quella zona, anche Martigny ci sono stato diverse volte quindi confermo che è proprio impossibile salvarsi da un precipizio acuminato, quindi già solo per questo mi è simpatico 😛
Daniele
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Lucyette
Ornella: sì, pover'uomo
Nihil, Vedete? Nelle vallate del Piemonte, tutti conoscono la Legione Tebea!!
Daniele: in effetti, ora che ci penso, mi vengono in mente un sacco di storie di Santi/di miracoli locali (cioè delle vallate piemontesi), in cui s'è qualcuno che cade da un precipizio e si salva miracolosamente.
E ci sarà un motivo 😉
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Lucyette
Ornella: sì, pover'uomo
Nihil, Vedete? Nelle vallate del Piemonte, tutti conoscono la Legione Tebea!!
Daniele: in effetti, ora che ci penso, mi vengono in mente un sacco di storie di Santi/di miracoli locali (cioè delle vallate piemontesi), in cui s'è qualcuno che cade da un precipizio e si salva miracolosamente.
E ci sarà un motivo 😉
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nihilalieno
Segnalo la bella fanciulla che per salvarsi da dei soldatacci, si buttò giù dalla Sagra di san Michele e atterrò miracolosamente illesa. Dopodichè, per mostrare la dinamica del fatto a degli increduli compaesani, si buttò di sotto una seconda volta, sfracellandosi.
In parole povere, i miracoli accadono, ma meglio non far conto solo su quelli…
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nihilalieno
Segnalo la bella fanciulla che per salvarsi da dei soldatacci, si buttò giù dalla Sagra di san Michele e atterrò miracolosamente illesa. Dopodichè, per mostrare la dinamica del fatto a degli increduli compaesani, si buttò di sotto una seconda volta, sfracellandosi.
In parole povere, i miracoli accadono, ma meglio non far conto solo su quelli…
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Lucyette
In realtà, qua avevo ipotizzato una spiegazione alternativa per il gesto folle della ragazza, Nihil…
_____________________
Io, però, vorrei proporvi una seconda interpretazione, che mi sembra ugualmente attendibile: la bell’Alda, dopo essere salita in cima alla Sacra [per la seconda volta]… molto più semplicemente, aveva dato un’occhiata alla scalinata che avrebbe dovuto percorrere per ridiscendere. E, in una scelta del tutto condivisibile, di fronte a quella visio horribilis aveva comprensibilmente optato per il suicidio.
La scalinata della Sacra di San Michele, che in questa foto sembra molto meno peggio di quanto non sia davvero, è la cosa più ripida, scoscesa, e vertiginosa che mi sia mai capitato di vedere in tutta la mia vita.
Quando vai in visita alla Sacra, la guida turistica ti spiega che quella roba lì si chiama “lo scalone dei morti” – perché, a suo dire, nelle mura laterali venivano inumati i monaci defunti, secondo l’usanza medievale.
Secondo me, si chiama “scalone dei morti” per una causa molto più evidente (se non ti arpioni al mancorrente, sei un uomo morto); ma soprattutto, io mi sento di giustificare pienamente il gesto della bell’Alda.
Portatemi ancora una volta sulla cima di quella scala terrificante, e nemmeno io garantisco di poter rispondere delle mie azioni.
_____________________
Secondo me, è una teoria plausibile. Tu non trovi?
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Lucyette
In realtà, qua avevo ipotizzato una spiegazione alternativa per il gesto folle della ragazza, Nihil…
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Io, però, vorrei proporvi una seconda interpretazione, che mi sembra ugualmente attendibile: la bell’Alda, dopo essere salita in cima alla Sacra [per la seconda volta]… molto più semplicemente, aveva dato un’occhiata alla scalinata che avrebbe dovuto percorrere per ridiscendere. E, in una scelta del tutto condivisibile, di fronte a quella visio horribilis aveva comprensibilmente optato per il suicidio.
La scalinata della Sacra di San Michele, che in questa foto sembra molto meno peggio di quanto non sia davvero, è la cosa più ripida, scoscesa, e vertiginosa che mi sia mai capitato di vedere in tutta la mia vita.
Quando vai in visita alla Sacra, la guida turistica ti spiega che quella roba lì si chiama “lo scalone dei morti” – perché, a suo dire, nelle mura laterali venivano inumati i monaci defunti, secondo l’usanza medievale.
Secondo me, si chiama “scalone dei morti” per una causa molto più evidente (se non ti arpioni al mancorrente, sei un uomo morto); ma soprattutto, io mi sento di giustificare pienamente il gesto della bell’Alda.
Portatemi ancora una volta sulla cima di quella scala terrificante, e nemmeno io garantisco di poter rispondere delle mie azioni.
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Secondo me, è una teoria plausibile. Tu non trovi?
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berlic
Suvvia, Lucyette! La faccio tutti gli anni da un bel numero di anni, il Venerdì Santo. Dopo avere scalato la montagna da S.Ambrogio, per quanto scoscesa sai che l'arrivo è solo due rampe più in là, e non ti sembra più così ripida…
La parte di val Soana dove sorge il santuario di S.Besso è particolarmente scoscesa; e in effetti se cominci a cadere ci sono buone probabilità che dalla cima arrivi direttamente al fondo. Il veterinario della valle mi ha raccontato che tale sorte ebbe una mandria di vacche, spaventata da un temporale, e se da fuori parevano intatte dentro erano marmellata.
Nota: appena oltre un valico – percorribile con buone gambe – c'è appunto Cogne.
Grazie del santo!!!
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berlic
Suvvia, Lucyette! La faccio tutti gli anni da un bel numero di anni, il Venerdì Santo. Dopo avere scalato la montagna da S.Ambrogio, per quanto scoscesa sai che l'arrivo è solo due rampe più in là, e non ti sembra più così ripida…
La parte di val Soana dove sorge il santuario di S.Besso è particolarmente scoscesa; e in effetti se cominci a cadere ci sono buone probabilità che dalla cima arrivi direttamente al fondo. Il veterinario della valle mi ha raccontato che tale sorte ebbe una mandria di vacche, spaventata da un temporale, e se da fuori parevano intatte dentro erano marmellata.
Nota: appena oltre un valico – percorribile con buone gambe – c'è appunto Cogne.
Grazie del santo!!!
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Lucyette
Ma davvero, Cogne è subito lì? O mannaggia, devo ripassarmi un po' di geografia locale…
Per lo scalone della sacra… mah… sarà per una serie di circostanze, ma io davvero ne son rimasta impressionata. Sarà che soffro moltissimo di vertigini, sarà che la prima (e ultima…) volta che ho fatto quella scala ero sotto l'effetto di un farmaco contro il mal d'auto che mi dava problemi alla vista (mi rendeva difficile vedere in profondità, il che non è bello quando devi scendere da una scala ripida); sarà che la deficiente che mi accompagnava, invece di capire che io mi stavo sentendo oggettivamente male, mi metteva fretta "e non fare la bambina"…
Saranno i brutti ricordi legati a quel momento, ma giuro che io ci ho letteralmente fatto gli incubi per qualche anno, sulla scala della Sacra :-S
Sicuramente è un problema mio: sono rimasta traumatizzata da un misto di tenera età + stordimento farmacologico + vergogna suscitata da una professoressa deficiente… ma se dovessi ritornare alla Sacra di San Michele, penso seriamente che mi verrebbe un po' di tachicardia!
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Lucyette
Ma davvero, Cogne è subito lì? O mannaggia, devo ripassarmi un po' di geografia locale…
Per lo scalone della sacra… mah… sarà per una serie di circostanze, ma io davvero ne son rimasta impressionata. Sarà che soffro moltissimo di vertigini, sarà che la prima (e ultima…) volta che ho fatto quella scala ero sotto l'effetto di un farmaco contro il mal d'auto che mi dava problemi alla vista (mi rendeva difficile vedere in profondità, il che non è bello quando devi scendere da una scala ripida); sarà che la deficiente che mi accompagnava, invece di capire che io mi stavo sentendo oggettivamente male, mi metteva fretta "e non fare la bambina"…
Saranno i brutti ricordi legati a quel momento, ma giuro che io ci ho letteralmente fatto gli incubi per qualche anno, sulla scala della Sacra :-S
Sicuramente è un problema mio: sono rimasta traumatizzata da un misto di tenera età + stordimento farmacologico + vergogna suscitata da una professoressa deficiente… ma se dovessi ritornare alla Sacra di San Michele, penso seriamente che mi verrebbe un po' di tachicardia!
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Valsoana
Tu sei pazza, questa storia è completamente inventata
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Lucia
😅
Ma se ne parla persino Wikipedia!
Per dire: non si può nemmeno dire che sia una leggenda poco nota, anzi! 😛
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