[4] Santa Barbara e il rametto

Allora: siete pronti?
Il khamié sta cuocendo, sui fornelli?
Se non avete niente di meglio da fare, aiutatemi a far rivivere questa vecchia tradizione: stringiamoci virtualmente tutti quanti, vicini vicini su un bel divano… e la sottoscritta, capofamiglia-facente-funzione (in-assenza-di-meglio), vi racconterà la leggenda di Santa Barbara.
Giusto per sapere come immaginarci il nostro pomeriggio virtuale, vi descrivo anche la scena: nel nostro salotto, è già stato fatto un bel presepe, e si spande nell’aria un buon profumo di cannella (in cucina, c’è il khamié che cuoce). Per chi ama il tè, c’è una tazza di tè caldo pronta per voi, da sorseggiare…
… e il capofamiglia (o il proprietario del blog, in questo caso), nel frattempo, a voce bassa incomincia a raccontare.

Ma che santa donna!

ovverosia

Tutto quello che non volevate sapere sui Santi,
e che men che meno avreste osato chiedere


Santa Barbara – bellissima ragazza – oltre ad essere una Santa era anche, per l’appunto, splendida. Era una di quelle donne naturalmente belle che ti fanno girare quando le incroci per strada. Era una di quelle ragazze così semplicemente, innocentemente belle che ti fanno pensare che fascino e onestà vadano sottobraccio, di tanto in tanto. Era una di quelle fanciulle così dolcemente e pacatamente splendide, che tutta la gioventù di Nicomedia la richiedeva, insistentemente, in sposa.
Barbara non aveva nessunissima intenzione di sposarsi: era cristiana e si era consacrata a Dio; ma questa è un’altra storia.
Più che altro, il papà di Barbara temeva (inutilmente) per la purezza della figlia: un fiore così prezioso rischiava d’essere sciupato, in mezzo a tutta quella folla di persone che facevano a gara per raccoglierlo. Non avendo ancora deciso a chi concedere, fra i moltissimi, la mano della giovane figliola, il padre di Barbara aveva dato ordine di far costruire per lei una alta, enorme, torre. E poi, come nelle fiabe di principesse, ci aveva chiuso dentro la sua figlia, purissima e incorrotta: il fatto di averla imprigionata nel bel mezzo di un bastione, gli dava buone speranza di conservarla effettivamente tale.

Nelle fiabe di principesse, a questo punto, arriva il principe azzurro a trarre in salvo l’infelice donzelletta.
Questa però è un’agiografia, e non una fiaba di Perrault: l’infelice donzelletta, in questa storia, se ne stava benissimo, lì nella sua torre! Forse si sentiva un po’ sola, vabbeh, ma in fin dei conti faceva vita da eremita: pregava tanto, meditava, gioiva delle piccole cose di ogni giorno… insomma, ci si era proprio affezionata, alla sua bella torricella.
E poi, insomma: non è che fosse sola. Suo padre voleva conservarla pura, non certo punirla in malo modo: le dame di compagnia venivano a trovarla ogni pomeriggio, Barbara poteva comunque comunicare con l’esterno; poteva addirittura dare ordini ai suoi servi.
Ad esempio, quella storia delle finestre.

La torre di Santa Barbara aveva due finestre.
Due grossi finestroni, eh! Bellini.
Però, a Barbara non piacevano: non gliene bastavano solamente due; lei, ne voleva addirittura un terzo.

La torre era sua, i servi erano a sua disposizione, e insomma diede ordine di far costruire un terzo vano. I servi, ubbidienti, fecero quello che era stato ordinato loro, senza porsi troppe domande: in effetti, fu solo il papà di Barbara a stupirsi un pochettino, quando passò davanti alla sua torre e notò che era spuntato dal nulla un terzo finestrone.
Che diamine stava combinando, la ragazza? Cosa doveva farsene, di quel terzo vano?
Stupito, il padre entrò nell’alta torre, e andò da sua figlia per chieder spiegazioni.

Ora: la solitudine è una bella cosa; ma, alla lunga, dà un po’ alla testa. La povera Barbara, a quanto pare, stava cominciando ad accusare i primi segni di squilibrio: perché, dovendo spiegare al padre le sue ragioni, cominciò ad arrovellarsi alla ricerca di una spiegazione sufficientemente valida.
“Volevo un loft più luminoso”?
“Seguivo le norme del Feng-Shui”?
“Sono una donna, e quindi son lunatica”?
No: Santa Barbara rispose, testualmente, “ho fatto mettere tre finestre perché in realtà, io son cristiana!”.

Se vi si è dipinto sulla testa un grosso punto di domanda, consolatevi: state avendo la stessa identica reazione che ebbe il papà di Barbara. La figlia, a quel punto, si giustificò con il seguente delirio la seguente spiegazione: le tre finestre rappresentavano la Trinità; una per il Padre, una per il Figlio, ed una per il Santo Spirito.
Se mia figlia mi fornisse una spiegazione simile, io comincerei seriamente ad allarmarmi. Comprensibilmente, lo fece anche il papà di Santa Barbara; ma lo fece, tuttavia, per ragioni un po’ diverse. Si era a Nicomedia, nel 290 dopo Cristo: essere Cristiani non era una cosa prudente, e nemmeno lecita, e nemmanco dignitosa. L’uomo aveva un buon nome da difendere, e non era assolutamente disposto a farselo infangare da sua figlia: quella svergognata doveva essere soppressa, prima che si spargesse la voce che il nobile Dioscuro allevava dei cristiani!

A malincuore lasciò Barbara a se stessa, e la rinchiuse nella torre.
E adesso sì, che l’esilio di Barbara divenne vera prigionia: niente più servi, niente più chiacchiere; niente più affetto, niente più doni. Barbara continuava a sopportare, con spirito cristiano, ma cominciava anche a farsi triste: sapeva che suo padre l’aveva denunciata, sapeva che di lì a poco sarebbe stata processata come cristiana; sapeva – quel che è peggio – di essere stata tradita da suo padre, l’uomo che teoricamente dovrebbe amarti sopra ogni cosa e non anteporre a te il suo onore…
Insomma: Barbara era una Santa; e qualcuno ha detto che sulle labbra dei Santi riluce sempre un bel sorriso.
Ma non è vero: ogni tanto, anche sui Santi si abbatte il peso della solitudine e della paura.
E così, Barbara cercava conforto in quel pochissimo che aveva: non aveva più amici, non aveva più affetti, non aveva più sogni da sognare…
…ma aveva un rametto di ciliegio – secco, e reciso dal suo albero – che aveva trovato un giorno in un angolino della cella, accatastato sulla legna da ardere.

Barbara ci si era affezionata, a quel rametto di ciliegio. Era secco, sembrava morto e inaridito, ma lei si era ostinata: voleva provarci, voleva provare a farlo vivere! Aveva raccolto un po’ di terra, l’aveva piantato nel terriccio morbido; l’aveva annaffiato, giorno dopo giorno, sacrificando un po’ dell’acqua che le veniva portata in un otre per dissetarsi.
Sembrava una impresa disperata; e lo era per davvero, probabilmente.
Ma anche Barbara era disperata, in quella cella: o quantomeno, rischiava di diventarlo. Prendersi cura di quel ramoscello – curarlo giorno e notte, nella speranza di dargli vita – fu, nel suo piccolo, l’unica cosa che la tenne ancorata alla realtà, impedendole di darsi al panico.

La mattina del 4 dicembre, il giorno stabilito per l’udienza, Santa Barbara si alzò dal letto, e pregò il Signore perché le desse la forza di affrontare il suo martirio.
E mentre si preparava alla sua morte, sentì il suo volto illuminarsi di un sorriso splendido: il suo sguardo era caduto sul rametto di ciliegio, che sprofondava fragile in quel mucchietto di terra smossa. Accudito giorno e notte dall’amore della Santa… il rametto di ciliegio, alla fine, era fiorito.

***

In Germania e nei paesi dell’Est, dove è particolarmente sentito il culto della Santa, questa tradizione vive ancora, ai giorni nostri. Il 4 di dicembre si va in giardino e si taglia un rametto di un albero da frutto. Poi lo si porta in casa, annaffiandolo ogni giorno e tenendolo in un luogo caldo e umido (ad esempio, la cucina).
Il rametto fiorirà; com’è fiorito il rametto della dolce Santa Barbara.

Se fiorirà entro il giorno di Natale, sarà un segno di buon auspicio per tutta la famiglia.
E se poi dovesse fiorire proprio il giorno di Natale, allora si potrà star sereni: l’anno entrante sarà di certo portentoso!

13 risposte a "[4] Santa Barbara e il rametto"

  1. Cappellai0Matto

    Ehi, tu! Posa quei biscotti al cioccolato che ne son rimasti pochi, eh! Avevo detto alla nostra cara Proprietaria del Blog di comprarne di più, ma lei no, eh! Tutta presa dal suo Khamiè! <Sbottando, tazza di tè fumante in mano, ritorna ad ascoltare la storia>

    Mi hai fatto venire in mente una filastrocca in siciliano che mia nonna recita puntualmente in questi giorni di festa, ogni anno. Una sorta di piccolo calendario dell'avvento per scandire i giorni fino a Natale:

    U quattru Santa Babbaredda.
    U sei Niculedda
    All’ottu Maria
    U tridici Lucia
    U venticincu lu Messia.

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  2. fiordicactus

    Vado subito a cercare un ciliegio! E spero che fiorisca, ho bisogno di buoni auspici! 

    A parte gli scherzi, mi piace Sata Barbara, anche perchè negli anni dell'adolescenza sono cresciuta in un paese dove c'è la "celebre" Chiesetta di Santa Barbara affrescata dl Lotto e dove il 4 dicembre c'è gran festa, essendoci nei paraggi le cave di marmo, tutti fanno festa e quel giorno, mio padre aveva un giorno in più di vacanza . . .

    http://www.fondazione-menarini.it/minuti/pdf/316%20Lorenzo%20Lotto%20e%20gli%20affreschi%20a%20Trescore.pdf

    Ciao! R

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  3. marinz

    Guarda che corri il rischio di trovarti la sala da té piena di rametti oggi pomeriggio :o)

    Ora mi hai incuriosito… vado a cercarmi perchè Santa Barbara è diventata la patrona degli artificieri e dei pompieri 😛

    Un sorriso :o)

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  4. Lucyette

    Cappellaio, ma lo sai che ieri notte (stanca, distrutta dopo una giornata di studio, esausta) ho letto il tuo commento prima di andare a dormire… e mi è stato di compagnia? 😀
    Bello, il calendarietto dell'Avvento in siciliano!
    E comunque… va beh, ho capito, torno a far biscotti: non pensavo che foste così ingordi!
    Dici che inauguro le formine di Natale?

    Fiordicactus, sai che questa cosa delle feste patronali mi ha sempre fatto sentir molto idiota? Noi a Torino festeggiamo San Giovanni, il 24 giugno, che può essere una festa "utile" per i lavoratori, ma che non ha mai minimamente influenzato i miei giorni di vacanza, siccome, per quella data, le scuole erano già chiuse comunque.
    Arrivata a Pavia, ho incominciato a sentirmi piuttosto scema di fronte allo spirito pratico dei Lombardi. Quei geniacci di Milanesi si son scelti come patrono Sant'Ambrogio (7 dicembre), al solo scopo (:-P) di poter fare il ponte con l'Immacolata; i Pavesi, per non essere da meno, hanno fatto la stessa identica cosa con San Siro (9 dicembre).
    Mi sono sentita molto stupida, io, col mio povero San Giovanni sperso in mezzo alla settimana… 😛

    Marinz: beh, ma poi ve li porterete a casa vostra, no?, 'sti rametti! Vorrete vedere se fioriscono, no? 🙂
    Ho dato un'occhiata anch'io: a parte che Santa Barbara è stata martirizzata col fuoco, pare che la vera ragione di questi suoi patronati sia la leggenda fiorita su suo padre. Subito dopo la morte di lei, un fulmine e/o fuoco enorme scende dal cielo e incenerisce il padre di Santa Barbara, come punizione celeste per il trattamento non proprio paterno riservato alla fanciulla. Da quel momento, Santa Barbara è stata considerata la patrona da invocare in caso di morte improvvisa (più improvvisa che esser colpiti da un fulmine…), e per estensione di tutti quei mestieri che purtroppo implicano il rischio di morte improvvisa: vigili del fuoco, pompieri, artificieri, minatori…
    Però, uhm, sospetto che ci sia anche qualcos'altro. Del resto Santa Barbara viene invocata contro tutto quello che esplode, e credo che questa particolarità vada attribuita a un aspetto più specifico della sua agiografia…
    … che adesso non posso andare a cercare perché sono già le 9:04 e io mi ero ripromessa "alle nove in punto vado a studiare", quindi sono già in ritardo, mi eclisso, CIAO!

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  5. marinz

    Sai che ho notato una cosa a cui non avevo mai fatto caso?
    Nel giardino di fronta a casa mia ci sono dei ciliegi selvatici ebbene alcuni rami sono fioriti nonostante il freddo e il brutto tempo dei giorni scorsi…. davvero strano e bello questo fatto

    Oltre quello sapevi che il deposito di munizioni all'interno di una caserma si chiama Santabarbara? :o)

    Un sorriso e buono studio

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  6. fiordicactus

    Anche nelle navi il deposito delle armi e della polvere da sparo per i cannoni . . . e se hai letto o hai visto libri/ e/o film come questo Primo comando (Master And Commander), lo sai . . . si chiaa Santa Barbara, dicono, dall'abitudine di mettere un'immagine della Santa martire sulla porta del locale a protezione . . .  Un po' come sulle porte delle stalle c'era l'immagine di Sant'Antonio!

    Ciao, R

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  7. Lucyette

    agapetos, scusami tu: avevo visto la tua domanda, ieri, ma mi ero dimenticata di risponderti 😛
    Per la frase… ruba, ruba tutto quel che vuoi! 😀
    Comastri ha scritto un bel libretto che si intitola "Maria" (ed. San Paolo): me l'avevano regalato per Natale lo scorso anno, anche se l'ho letto solo in questi giorni. Più che altro, è una raccolta di omelie che Comastri ha pronunciato nelle varie feste mariane… però sono molto belle, fanno riflettere! Nei prossimi giorni, metterò altri branetti 🙂

    Fiordicactus: beh, ancor oggi i vigili del fuoco fanno festa, nel giorno di Santa Barbara, in effetti! 🙂

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  8. Daniel19

    L'anno scorso mi è fiorita la pianta di mimosa in giardino il 24 dicembre, dici che vale lo stesso? 😛 Però misà di no, non è stato un anno entusiasmante noo :S

    Tre è il numero perfetto U_u siccome ho 2 finestre in camera ora ne farò costruire un'altra siii

    Però non si vedono più le immagini di questo blog O_O

    Daniele

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  9. Lucyette

    Magari sarebbe stato un anno ancora peggiore senza mimosa (consolati così!) 😛

    Sì, mannaggia, oggi è stata una giornata campale per la tecnologia: stamattina mi salta la corrente; quando mi torna la corrente, provo a collegarmi a Internet e scopro che ho problemi sulla linea; quando mi ripristinano la connessione, mi collego al blog e vedo che son sparite tutte le immagini… a quel punto ho sfiorato la crisi isterica, e ho seriamente  meditato di farmi Amish, in modo da non avere più certi problemi 😛 😛
    Adesso dovrebbe andare tutto bene 😉
    Va tutto bene, sì?

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