Lui entra nella libreria, si avvicina al bancone, e chiede al commesso una copia di Diritto NonSoCosa.
Il commesso annuisce, si dilegua nel retrobottega, e poco tempo dopo ritorna stringendo nelle mani un grosso librone perfettamente rilegato, che a occhio e croce sarà spesso sette- o ottocento pagine.
Mario fa una smorfia, sospira, e domanda: “senta… che Lei sappia, sono previsti aggiornamenti, entro due o tre mesi?”.
Il commesso, invece di stranirsi, si stringe nelle spalle: “direi di no… cioè: ci sarà la consueta ristampa l’anno prossimo, ma per adesso, che io sappia, non sono previsti aggiornamenti particolari”.
Il mio amico sospira, con aria patibolare, e si arrende. “Vabbeh, lo compero”. E mentre io, che sono rimasta educatamente in disparte, comincio seriamente a preoccuparsi circa la sua santità mentale, lui mi indica al commesso e ammicca. “Pensi: la signorina studia Storia Medievale. Si rende conto? Tutta roba che è già successa da mille anni, e che non cambia più”.
“Certa gente”, abbozza il commesso contemplandomi con totalizzante invidia, “ha proprio tutte le fortune”.
È stato solo in quel momento – al mio secondo anno di università – che ho conosciuto per la prima volta una amara realtà libraria.
Gli studiosi di Giurisprudenza, pore stelle, non hanno un testo fisso da studiare: una roba che te la studi così com’è al tuo primo anno di università, e rimane invariata in saecula saeculorum fino alla tua età pensionabile, ed anche oltre.
Ennò. Perché le leggi, giustamente, cambiano.
Si aggiornano, si modificano, ne vengono create di nuove: e dunque, può capitare che un testo acquistato – chessò – nel 2010, diventi osboleto nell’arco di una manciata d’anni.
Ciò è fonte di grande irritazione, per tutti quei poveri giurisprudenti che devono rifarsi la libreria ogni due o tre anni.
E ciò è fonte di grande frustrazione per tutte quelle bibliotecarie che lavorano in una biblioteca di legge. Perché va bene l’aggiornamento, va bene l’acquisto di libri nuovi… ma onestamente ti piange il cuore, a buttare via ogni anno centinaia e centinaia di tomi praticamente intonsi!
Cominci a pensare alle miserie del mondo, allo spreco di risorse, alla deforestazione dell’Amazzonia. I più volenterosi, a onor del vero, staccano le pagine di carta e le fanno riciclare; ma resta pur sempre la costosissima rilegatura, (che spesso è addirittura in pelle!), e che difficilmente potrà esser riciclata.
A meno che, naturalmente, non capiti nelle mani della signora Kathy Kelly, direttrice di una biblioteca specializzata in testi di leggi, nella città di Erie, in Pennsylvania.
Pensa che ti ripensa, pensa che ti ripensa, la povera signora Kathy stava disperatamente cercando di trovare un modo per riutilizzare tutte quelle copertine inservibili, che si trovava costretta a gettar via. E dire che erano copertine belle… e dire che erano tutte in perfetto stato…
La povera donna lanciò un’occhiata a una copia del West’s Federal Practice Digest (Fourth Edition), e trattenne a stento un moto di disperazione: era una copertina talmente curata che piangeva il cuore al pensiero di gettarla via! Ma poi, proprio carina: alcuni anni fa, la mamma della signora Kathy aveva una borsetta nella stessa deliziosa tonalità di blu…
Una borsetta?!
Detto. E fatto.
La signora Kathy, colta da illuminazione, ha preso in mano la copertina del West’s Federal Practice Digest, riccamente decorato in pelle… ed ha staccato la pelle.
Poi ha preso ago e filo, un po’ di stoffa, e tanta iniziativa… e ha cucito, artigianalmente, la sua prima borsa.
Una deliziosa borsetta azzurra, riciclata da un testo di legge ormai obsoleto.
L’iniziativa, inaspettatamente, ha avuto un gran successo. Nel suo tempo libero – approfittando degli istanti di quiete che riesce a ritagliarsi dal suo lavoro – la signora Kathy si porta a casa decine e decine di vecchi libri, ormai destinati al macero, e li ricicla nel modo più originale in assoluto. Ovverosia, ne fa borsette.
Borsette deliziose che (forse a sorpresa; o forse no), stanno avendo un enorme successo, fra gli appassionati del genere.
Pare che ormai, in Pennsylvania, sia cosa comune vedere una giovane avvocatessa che indossa orgogliosamente una bella copia di Diritto Commerciale; oppure – chessoio – un qualche giudice attempato, che infila il laptop in una custodia ricavata da un vecchio testo universitario.
Gli studenti di Giurisprudenza fanno a gara per poter avere una borsa di questo genere, e scherzarci con gli amici… e c’è addirittura chi ha commissionato un manufatto personalizzato, richiedendo esplicitamente che venisse lavorato a partire da quello o da quell’altro testo.
E così, grazie alle mani di Kathy Kelly, questi libri destinati al macero rivivono di nuova vita… e questa è, se posso esprimere un giudizio, una delle più belle forme di riciclaggio esistenti al mondo!
E voi, che ne pensate?
Vi piacerebbe, andare in giro con una borsetta à la Diritto Tributario?
Magari, ricavata proprio da quel manuale su cui avete preparato la testi di laurea, in quel giorno lontano di tanti, tanti anni fa?
P.S. Comunicazione di servizio: causa brevissima trasferta ligure, la nostra eroina sarà lontana dal computer fino a domenica sera, suppergiù.
Il post di sabato dovrebbe pubblicarsi automaticamente… e quanto a noi, ci si rilegge fra qualche giorno!
utente anonimo
ma che belle!!!
però io non potrei farle, viaggiavo a fotocopie…
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StellaSenna
Io con la legge non centro nulla.
Però mi piacciono un sacco…cioè, io la comprerei
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utente anonimo
Lodevole iniziativa, ma sinceramente mi paiono bruttine 😛
Sono solo femminili?
Sai che c'è un'azienda svizzera, la Freitag, che fa borse di tutti i tipo, anche per portare il pc o per l'università, realizzate solo con materiale riciclato proveniente da… camion!
Utilizzano camere d'aria, teli, cinture di sicurezza (per fare la tracolla!), e ogni borsa dovrebbe essere diversa dall'altra.
In realtà ne vedo proprio poche in giro, a parte che mi sembrano un po'dure come materiale, ma penso che costino tanto per essere delle borse di materiale riciclato.
Daniele
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Lucyette
Seavessi, potresti sempre far plastificare le fotocopie e poi lavorarci sopra… a quanto pare, la signora lavora anche su vinile e simili, "qualsiasi cosa purché non sia carta"… 😉
Ma vero che sono belle, Stella? A me piacciono!
Neanch'io c'entro niente con la legge, ma sono originali e hanno la particolarità di essere libri riciclati… io, una me la comprerei!
Daniele, no: ci sono anche borse maschili (tipo ventiquattr'ore o simili) o custodie per i computer… ce n'è per tutti i gusti 🙂
Uh! Non conoscevo questa azienda svizzera, ma in compenso mia zia (che lavora per i Vigili del Fuoco) una volta mi aveva passato un prototipo di tappetino per il mouse fatto di pneumatici riciclati. Non so bene come, ma pare che ne avessero dati un tot. a Vigili del Fuoco di Torino, forse a mo' di omaggio/betatest, non ne ho idea.
Per funzionare, funzionava. Aveva solo un vago odore di pneumatico che a me dava un po' di fastidio (soffro il mal d'auto, e mi basta un lieve odore di macchina per avvertire un po' di fastidio). Però funzionava bene! 🙂
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nihilalieno
Libri di legge come coccodrilli?
Io preferirei affrontare un coccodrillo, in effetti.
Mi evoca Terry Pratchett e la religione degli alberi, che afferma che se un albero si comporta bene, ma proprio bene, durante tutta la sua vita, si può reincarnare… in 500 rotoli di carta igienica.
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