[Ma che sant’uomo!] Un problema di sovrappeso

San Colombano lanciò un’occhiata alla bilancia pesa-persone e sgranò gli occhi, costernato. “Incredibile”, sussurrò. “Non ho perso neanche un etto”.
Un confratello, che si stava lavando i denti a poca distanza, lanciò un’occhiata al Santo fondatore e aggrottò le sopracciglia. “Perché?” gli domandò, sputando nel lavandino: “eri a dieta?”.
Beh, okay: forse non c’erano di mezzo la bilancia pesa-persone e il lavandino, ma il concetto è quello. E San Colombano, all’epoca, si mordicchiò le labbra un po’ a disagio, prima di replicare “ma no… non proprio a dieta, insomma… è che è Quaresima…”.
“Ah, già”, commentò l’altro, sciacquando lo spazzolino sotto l’acqua. “E tu segui una dieta quaresimale assurda che ti auto-imponi perché vuoi strafare”.
San Colombano si strinse nelle spalle, e lanciò un’altra occhiata, timorosa, alla bilancia sotto ai suoi piedi. “Beh, ”, sussurro piano. “Cioè, insomma. In genere, dopo qualche settimana di Quaresima, avevo già perso un po’ di peso”.
Il confratello notò l’espressione perplessa, quasi angustiata, del suo Santo fondatore, e non riuscì a trattenere una risatina. “Il tempo passa, il corpo invecchia, il metabolismo rallenta… è l’inizio della fine, vecchio mio!”.
San Colombano sospirò con aria affranta e lanciò un’altra occhiata alla bilancia, un po’ depresso.

Passarono i giorni.
Passarono le settimane.
La Settimana Santa si avvicinava, inesorabilmente.
E a un certo punto, di prima mattina, San Colombano salì di nuovo sulla bilancia e si pesò, timorosamente.
“MA NON È POSSIBILE!”, lo sentì urlare costernato, fin dai dormitori. “Ho preso due chili!!”.
Lo stesso confratello che, la volta prima, si stava lavando i denti, inarcò le sopracciglia e gli lanciò uno sguardo di commiserazione. “Mannaggia”, commentò sarcastico. “Se incominci a metter su pancetta, potresti aver fatica a far conquiste galanti”.
“Ah – ah”, fece Colombano, lanciandogli un’occhiataccia. Poi tacque e tacque anche il confratello, e Colombano provò a scendere dalla bilancia e a risalire per essere sicuro che l’aggeggio non fosse rotto.
Pazzesco”, sussurrò alla fine, incredulo. “Due chili. Sono ingrassato”.
L’amico monaco rimase zitto per qualche secondo, poi decise di affrontare di petto la situazione: “no, scusa, ma seriamente. Che t’importa? Sei un monaco: mica devi far le gare di bellezza”.
Sono in sovrappeso!!” strillò San Colombano, puntando il dito sull’incolpevole bilancia. “Sono in sovrappeso!! Ed è Quaresima!!”.
“Evvabbeh”, sbuffò l’altro, senza capire.
“È Quaresima!! Sono quasi quaranta giorni che vado avanti a mangiare solo un piatto di minestra d’ortiche ogni giorno, tutti i santi giorni!! Ho così tanta fame che mi sbranerei un capretto vivo, e la bilancia mi dice che ho preso due chili?! Ma non è possibile!”.
“Evvabbeh”, ripeté l’altro.
“Non è per me: è una questione di logica!! Non è possibile ingrassare dopo che è un mese che fai la fame! C’è qualcosa che non va”.
“Evvabeh”, fece ancora l’altro.
“Delle due, l’una. O c’è qualcosa che non va nel mio corpo, e quindi son malato, o c’è qualcosa che non va nel refettorio, e quindi il confratello addetto alle cucine mi sta prendendo beatamente in giro”.
“…ah”, constatò l’altro.
San Colombano fece una smorfia, scese dalla bilancia, e si avviò a grandi passi verso il refettorio.

(Dove, per la cronaca, scoprì di aver ragione: il confratello addetto alla cucina, preoccupato che le privazioni alimentari di San Colombano potessero fiaccare il suo fisico ormai vecchio, aveva preso arbitrariamente la decisione di correre ai ripari. Il Santo s’era fissato che voleva mangiare, per tutta la Quaresima, solo una pestilenziale minestra di ortiche, per penitenza? Ebbene: il cuoco versava ogni giorno, nella minestra, una mestolata abbondante di latte grasso e nutriente, senza dirlo a anima viva. E San Colombano subodorò l’inganno proprio così: perché invece di smagrire, ingrassava come un porcello).

Pare che, fra i cibi penitenziali in voga fra i Santi, la minestra di ortiche fosse molto gettonata.
Leggo che, addirittura, un “santo” tibetano (buddhista?) di nome Milarepa si era cibato così a lungo di una minestra simile, che – a detta delle cronache – i capelli gli eran diventati verdi.
Ma, anche lasciando perdere i mistici tibetani, anche i Santi “nostrani” erano fan convinti della zuppa d’ortiche – che era un cibo quaresimale abbastanza in voga nei monasteri, anche perché questa è proprio la stagione giusta per cominciare a raccogliere la pianta.
A giudicare qui sotto che ho trovato grazie a Google, ‘sta sbobba mi sembra… aehm… particolarmente adatta a chi vuol fare penitenza… Ma può sempre darsi che invece sia gustosa, se vi piace il genere!!

Per tutti i coraggiosi amici che volessero provare, ecco qui la ricetta della sbobba di ortiche alla San Colombano, così come l’ho trovata su un vecchio libro.

Ingredienti per quattro persone:

1 tazzone di punte di ortica;
porri tritati q.b., a vostra discrezione, se volete un sapore più intenso;
2 tazze di latte caldo (o brodo vegetale) mischiati con un po’ d’acqua (San Colombano avrebbe usato solo l’acqua);
30 grammi di burro (San Colombano non l’avrebbe usato certamente);
50 grammi di fiocchi d’avena o di riso soffiato (San Colombano vi guarderebbe male);
sale, pepe, e prezzemolo per insaporire.

Raccogliete le ortiche a mani nude, così compirete una sorta di auto-flagellazione che vi aiuterà ad empatizzare con Gesù Cristo sofferente in croce. In alternativa, se proprio siete dei mollaccioni, usate dei guanti di lattice per raccoglierle.
Tenere da parte solamente le punte, quelle più di tenere, e sbollentatele assieme ai porri per due o tre minuti. Aggiungete il latte misto ad acqua, il burro, e quindi i fiocchi d’avena o il riso. Aggiustate di sale e pepe e fate bollire per una mezz’oretta; dopodiché, insaporite con il prezzemolo, e servite in tavola.

Aehm.
Tant’è.

Buon appetito?

P.S. E comunque, San Colombano, oltre a essere inventore di ripugnanti sbobbe di dubbio gusto, è anche stato l’inventore della colomba di Pasqua. O, quantomeno, così racconta la leggenda.
E siccome la trovo una leggenda originalissima, colgo l’occasione per ri-linkarvela. È carina: e la trovate qui!

15 risposte a "[Ma che sant’uomo!] Un problema di sovrappeso"

  1. Andrea

    senza mettere una data certa non è possibile sapere se la bilancia pesa persone c’era o no, sicuramente, se c’era, non era come quelle attuali elettroniche ma a stadera chissà!
    Noi emiliani, che in cucina siamo forti, utilizziamo le ortiche al posto degli spinaci per far diventare la sfoglia destinata alle lasagne (per il resto d’Italia pasticcio) verde, ebbene vanno colte tassativamente a mano nuda e non pungono affatto, le cime delle ortiche non sono urticanti, le foglie più scure, più grandi lo sono ma quelle giovani della cima no!

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  2. marinz

    Nel mantovano si mangiano gli spaghetti alle ortiche… è un po’ che non li mangio ma a ricordo non mi sembravano male.

    La storia di San Colombano è ricca di ricette e di invenzioni culinarie… forse per quello, a sud di Milano, uno dei migliori vini della zona è il San Colombano che prende il nome dalla frazione omonima.

    Un sorriso 🙂

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  3. Denise Cecilia S.

    Io di sancolombanesco conosco invece soltanto l’omonimo paese in provincia di Lodi.
    Magari c’entra.

    La storia è spassosa, tu riesci sempre a strapparmi (più di) un sorriso, donzella 🙂
    Sai che sto meditando di fare anch’io il digiuno?
    (Eh, non sarà una gran scoperta, qui dentro. Però non ho mai fatto un digiuno quaresimale, certo non in senso stretto. Perciò mi sa che mi limiterò al venerdì: è pur sempre un inizio!).

    ‘notte.

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  4. Berlicche

    La frittata di ortiche è buona.
    Lucyette, si usa anche da noi!
    Altro uso delle ortiche era pulire i bottiglioni di vino dai residui. Non è difficile raccoglierle senza pungersi, se si fa attenzione.

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  5. vogliadichiacchiere

    Ecco dov’era la ricetta. .. mi sono ricordata che dovevo fare una ricetta proprio stamattina, quando l’Uomodellamiavita si è messo a sarchiare l’ortica! 🙂
    Aspetto solo qualche giorno che ricrescano! 🙂

    Ciao, Fior

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