Digiunare: come e quando?

A leggere certi documenti medievali, si trovano talvolta affermazioni tipo queste: “durante la Quaresima, si faccia digiuno” (sottinteso: si faccia digiuno tutti i giorni della Quaresima).

Ellamiseria…!

A rigor di logica, si potrebbe fare un ragionamento tipo “delle due l’una”: o qualcuno la sta sparando un po’ troppo grossa, oppure i cristiani medievali eran dei pazzi scatenati che puntavano all’autoestinzione. Tertium non datur.

In realtà, il termine “digiuno” indica un concetto abbastanza elastico (ad esempio, neanche oggi si è obbligatoriamente tenuti a digiunare per ventiquattr’ore di fila, nei giorni di digiuno. È possibile spezzare il digiuno con una modesta refezione; e questo non rende il digiuno meno valido, evidentemente).
Ebbene: gli antichi interpretavano il “digiuno” in una accezione che non è – ovviamente – “non toccare cibo per ventiquattr’ore”.
Ma quindi… quando e come digiunavano, ‘sti antichi?

Beh: innanzi tutto, c’erano dei giorni in cui il digiuno era proprio un digiuno integrale con la rinuncia totale al cibo: questo succedeva il Venerdì e il Sabato Santi. Testimonianze in tal senso si trovano nelle Costituzioni Apostoliche della fine del VI secolo, nonché negli scritti di un Santo che debbo citare per debito di riconoscenza perché c’entra con la mia tesi: Sant’Epifanio di Pavia. Oh yeah.

Ma, esclusi il Venerdì e il Sabato Santo che son giorni “forti” già a prescindere, come digiunavano ‘sti antichi?

Beh: digiunavano consumando un solo pasto al giorno, tenendo anche conto – mi pare ovvio – delle varie proibizioni alimentari per il tempo di Quaresima. Agli albori del Cristianesimo, il pasto principale veniva solitamente consumato al mattino, verso le undici: in tempo di Quaresima, i Cristiani posticipavano il pranzo a un certo punto del pomeriggio, e poi saltavano la cena. Prima e dopo pranzo, potevano consumare tutti i liquidi che desideravano: da qui, nascono ad esempio le famose birre forti di cui già dissi. Create con una ricetta che le rende particolarmente nutrienti, aiutavano il fedele a “tirare avanti” fino all’ora di pranzo.

Ma per l’appunto: qual era l’ora di pranzo?
Nel senso: posto i Cristiani posticipavano l’ora di pranzo e saltavano la cena… a che ora mangiavano, ‘sti poveretti?

Beh: dipende.
Secondo Graziano – autore, nel 1120, di una raccolta di nome di diritto canonico – il digiuno quotidiano dovrebbe durare fino ai Vespri (cioè, al tramonto). Una specie di Ramadan, di fatto.
In realtà, in quell’epoca, doveva essersi già consolidata l’abitudine di spezzare il digiuno con un unico pasto anticipato però alle tre del pomeriggio – che, oltre ad essere un’ora in cui si comincia effettivamente a sentir la fame, è anche l’ora in cui è morto Cristo. E dici poco.
All’epoca di San Tommaso, l’abitudine era ormai ben accetta e consolidata; e già alla fine del Duecento, alcuni teologi si esprimevano a favore di una ulteriore anticipazione del pranzo all’ora sesta (cioè, a mezzogiorno).
E così fu.

A tutto ciò seguì, peraltro, una sorta di “irrigidimento” nel rispetto del digiuno per quanto riguardava religiosi e chierici: in reazione alle “concessioni” via via accordate ai laici, le regole monastiche ribadivano con una certa insistenza l’importanza assoluta di osservare un buon digiuno. Come a dire “va bene che le norme generali si sono fatte un po’ più soft… ma non corriamo il rischio di sottovalutare il digiuno, mi raccomando!”.

In compenso, i laici ricevevano per l’appunto il permesso di anticipare a mezzogiorno l’unico pasto della giornata.
Fra grande giubilo e esultanza, i laici spezzavano il digiuno con un pranzetto a mezzogiorno… per poi arrivare a sera con lo stomaco che brontolava, e la spiacevole impressione di non averci fatto un grande affare. D’accordo che, mangiando a mezzogiorno, si poteva lavorare tutto il pomeriggio senza minimamente sentirsi deboli… però, checcaspita: andare a letto a stomaco vuoto (vuoto da dieci-dodic’ore!!) non era mica ‘sta gran cosa, oh. Gradualmente, si fece largo l’abitudine di calmare i morsi della fame, verso sera, con una piiiccola refezione aggiuntiva, a base di frutta, erbe e radici.
E poi – col passar del tempo – anche con un po’ di pane.

Vi devo dire come finisce la storia?
No: basta guardarsi attorno. Gradualmente, piano piano, con la stessa gradualità che ha accompagnato, nel corso di mille anni, tutti i processi che ho descritto sopra, la piccola refezione aggiuntiva, consumata di sera all’ora di cena, si trasforma… beh… in una cena vera e propria.
Insomma: da “digiuno” in senso stretto, con un unico pasto durante la giornata, si passò gradualmente a un pasto sempre più anticipato, che diventò un pasto così anticipato da abbisognare di una rinfornatina serale, che si tradusse in un pasto vero e proprio seguito da un altro pasto più leggero, che si trasformò alla fine in un pranzo in piena regola seguito da una cena in piena regola
…e insomma: gradualmente, si è arrivati al giorno d’oggi. In cui, per l’appunto, si mangia a pranzo e cena durante tutta la Quaresima, e gli unici giorni di digiuno “vero” sono di fatto due. A voler strafare, tre.

Ma io ho sempre trovato buffissimo pensare che… c’è stato un periodo, nella Storia dell’umanità, in cui i Cristiani facevano Quaresima… e i  Musulmani facevano il Ramadan… osservando esattamente le stesse norme!
O quantomeno, norme molto simili.

4 risposte a "Digiunare: come e quando?"

  1. ex 13nne statistico

    Scusa cara,

    Ma in tutto questo resoconto storico, anche molto interessante debbo dire, rimane un interrogativo di fondo.

    Ma per quale ragione tutti questi sotterfugi, queste .. permettimi una espressione goliardica.. prese per il culo ? Voglio dire.. che senso ha parlare di “birre forti” , digiuni fatti a mezza bocca, un pasto, un pasto e mezzo, la refezione di nascosto, le salsicce sotto banco ? Ma dico io .. se digiuno non é davvero, e non si puo’ fare, e d’altro canto si tratta di una cosa irragionevole, quanto meno sconsigliata e molto scomoda… etc etc .. che poi nemmeno tutti anche volendo possono fare a meno di non essere dei fachiri… ma dico io .. fatte tutte queste considerazioni .. perche’ prendersi in giro ?
    Alla fine della fiera questa del “digiuno truccato” e delle “birre forti” con salsiccia e delle refezioni etc etc.. mi pare una buffonata insopportabile. Evitate di prendere per i fondelli le persone, altrimenti diventate ridicoli esattamente come i musulmani che fanno il “digiuno” del ramadam .. ( di giorno) e poi si fanno la refezione notturna a base di cetrioli e mozzarella ( perche’ di notte nessuno da lassu’ ti guarda secondo loro col favore delle tenebre.) .. dai su.. piantatela con queste stronz… ehm .. stupidaggini anche voi e siate piu’ semplici, piu’ diretti e piu’ onesti con voi stessi e con gli altri.

    Tanti carissimi saluti

    🙂

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    1. Lucyette

      Ciao! 🙂
      Scusami se rispondo solo adesso: sono giorni pieni di impegni, ohimé! 🙂

      Dunque: innanzi tutto, premetto che capisco la tua osservazione. Io, per mio carattere, non ho particolari simpatie per quelli che “reinterpretano” in maniera elastica i precetti della Chiesa. Per capirci: se tu mangi carne nei venerdì di Quaresima, quando la Chiesa ti chiede esplicitamente e con forza di non farlo, non ci sono scuse che tengano al di fuor del “è vero, sono un debole: c’era questa fetta di salame, e non ho proprio resistito”. Tutto ciò per dire: in questi casi, che riguardano precetti e norme attualmente vigore, sono d’accordissimo con te.

      Il problema è che… in questo post, si parla di una lenta evoluzione che ha avuto luogo nel corso di due millenni.
      E’ vero, eh. E’ evidente che, rispetto al fervore dei primi secoli, le “richieste” della Chiesa in merito al digiuno si sono molto indebolite. Uno potrebbe anche dire che, rispetto ai cristiani dei primi secoli, noi moderni siamo degli “imbroglioni” o dei pappamolli.
      Che posso dirti?
      “E’ andata così”: cioè, penso sinceramente che non abbia neanche molto senso (ma neanche in prospettiva a putamente storica) mettersi a opinare su due millenni di evoluzione e di riforme all’interno della Chiesa. In prospettiva cattolica, uno potrebbe anche aggiungere che (cito il catechismo), le varie tradizioni “teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali nate nel corso del tempo nelle Chiese locali” sono “forme adatte ai diversi luoghi e alle diverse epoche. Alla luce della Tradizione apostolica queste «tradizioni» possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa”. Da un punto di vista cattolico, siamo a posto: tutto in regola. E’ lecito fare riforme (vedi ad es. il Concilio Vaticano II).

      Tornando a noi: naturalmente – e penso che questo sia un fattore che è stato tenuto in conto, durante tutti questi “riaggiustamenti” – il digiuno quaresimale non è mai stato una dieta fine a se stessa. Lo scopo non è mai stato, ovviamente, quello di tenersi al di sotto di un tot. di calorie perché altrimenti Dio si arrabbia: lo scopo è sempre quello di far penitenza e imporsi un po’ di auto-controllo. E non è detto che la dimensione penitenziale svanisca improvvisamente nel momento in cui il digiuno viene un po’ attenuato. (Anche se in effetti un “digiuno” in cui si mangia tecnicamente non è più “digiuno” ma un’altra cosa: a livello terminologico, capisco il senso di presa in giro :-P)

      Ti faccio il mio esempio concreto per esser più chiara: io, in Quaresima, non mangio dolci e non mangio carne. E’ vero che mangio a pranzo e cena (a differenza dei primi cristiani) e che mangio uova e latticini (a differenza dei cristiani medievali); in questo senso, la mia quaresima è senz’altro meno rigida della loro. Però, in tutta onestà, penso che neanche la mia sia poi così malaccio: nel senso che, comunque, la rinuncia a questi due alimenti, pur nella sua miseria, mi aiuta in ogni caso a tenerlo sempre bene a mente, che sono in Quaresima, che sto aspettando la Pasqua, che sto facendo penitenza, ecc. E l’importante, comunque, credo sia quello.

      Altro esempio: una mia amica ha deciso di fare il digiuno del mercoledì suggerito dalla Madonna di Medjugorje. Teoricamente, si tratterebbe di un digiuno a pane acqua, per tutti i mercoledì dell’anno.
      La mia amica, pora stella, banalmente non ce la fa, a digiunare a pane acqua tutti i mercoledì in saecula saeculorum amen: è una idea che le fa impressione anche da un punto di vista psicologico, la intimorisce e rischia quasi di farla desistere. Di conseguenza, la mia amica si regola così: per adesso, il mercoledì “salta” un pranzo digiunando a pane e acqua, ma poi la sera mangia normalmente. Questa prospettiva la riconforta, e l’aiuta a andare avanti col suo proposito.
      Si tratta di un sotterfugio? Mah, io non lo definirei così (anche se posso capire chi ha una visione un po’ più rigida della faccenda): dal mio punto di vista, “meglio così che non far niente”. (Io, ad esempio, per quanto riguarda il digiuno di Medjugorje, ahimé non faccio niente :-P)

      Perché, ripeto: nel digiuno quaresimale, il senso non è tanto quello di stare al di sotto di un tot. di calorie. Quello che conta è il sincero spirito di lutto, la consapevolezza che Dio è morto per i nostri peccati, e il desiderio di stargli vicino offrendogli il nostro misero fioretto. Quando c’è questo stato d’animo, il resto viene da sé. Ognuno, in coscienza e secondo le sue possibilità fisiche, decide quando, come e da che cosa digiunare.
      E’ senz’altro vero che gli antichi digiunavano con molto più fervore di noi; ma, come dice Diego, questo non vuol necessariamente dire che noi si ami Dio con meno fervore degli antichi. E’ che nel corso dei millenni sono cambiate le abitudini: queste innovazioni possono soddisfarci o no, (e al limite si può sempre decidere, a livello personale, di fare qualche sacrificio extra); ma troverei del tutto irrealistica (e assolutamente deleteria) una ipotetica proposta di ritornare alle regole per il digiuno del 50 dopo Cristo.

      Ho scritto uno sproloquio immenso (scusa!!), e non so nemmeno se sono riuscita a spiegarmi: in buona sostanza, secondo me, è importante per un buon cattolico rispettare le regole di astinenza ecc. così come sono imposte OGGI. Non mi sembra, da cattolica, di star prendendo in giro il prossimo nel momento in cui mi astengo solo dalla carne e non più da carne e uova, perché seicento anni fa la mia Chiesa ha legittimamente stabilito che si possono mangiar le uova (per fare un esempio stupido). Ricorrerei a penosi sotterfugi se mi inventassi una scusa per poter fare la scorpacciata il Venerdì Santo, quello sì: ma nel caso di prescrizioni che sono state regolarmente e legittimamente abolite quasi un millennio fa, da parte di (quelli che i cattolici riconoscono come) i successori di Pietro… voglio dire… per quale ragione dovremmo ostinarci tutti quanti a seguirle ancora? 😀

      Sarei assolutamente d’accordo con te se si parlasse di rilassatezza dei costumi da parte di Cattolici che, OGGI, cercano scuse per infischiarsene di quei precetti ATTUALMENTE prescritti dalla Chiesa. Ma se è la Chiesa a riformarsi, e queste riforme vengono scritte nere su bianco, e i fedeli si adeguano a queste riforme, allora personalmente non trovo che ci possa esser presa in giro, o mancanza di onestà 🙂

      (Ehm: a questo punto rileggerei il tutto e limerei le frasi e magari cercherei di essere più breve, ma devo scappare a Messa… quindi scusate per la prolissità e per eventuali errori!)

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  2. Diego

    Capita, sopratutto nelle storie d’amore, che ci si giuri per l’eternità delle cose bellissime, se non fosse impossibile anche la luna…
    poi ci si scontra con il vivere reale, la luna resta lì, e la storia d’amore dai cieli si abbassa e continua su un binario un po’ più terra terra… Non è che sia sparito l’amore, che non ci sia più niente…
    Così è la Quaresima, gli ideali sono altissimi, la forza per portarli avanti non c’è, allora (nei secoli, non credo che Lucia abbia fatto la panoramica di una quaresima) “si aggiustano” su un qualcosa di più fattibile… è vero, col rischio che sia troppo blando, ma questo dipende da persona a persona, non si può generalizzare. Cosa vuol dire? Che si ama di meno? Sono sicuro di no. Forse semplicemente che siamo fragili e non riusciamo a mantenere le promesse.
    Accidenti a me, io sono un debole, uno di quelli che la Quaresima non lo vede impegnato in “fioretti” gravosi, ma ci tengo che questo periodo anche per me non si confonda con gli altri, altrimenti sì sarebbe tutto piatto e una presa in giro. Per me stesso, non tanto davanti agli altri!
    Alla fine la mia Quaresima è questa: “Non posso prometterti la luna, ma ti voglio bene lo stesso, così come sono…”

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  3. Daniele

    Ah che discussione 😛 Mi ha fatto venire in mente una cosa… In tv una signora a quel programma che fa spesso dopo l’Angelus del Papa, ha dichiarato che oggi il digiuno è praticamente inutile, non ha più senso, ci sono altri tipi di penitenze oppure si può pensare di fare del bene invece di fare penitenza (non so se mi sono spiegato ahm).

    Cosa ne pensi di questa posizione Lucia?

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