Maria sollevò il coperchio, con un sorriso trattenuto che non riusciva però a nascondere la sua impazienza. E allora, il suo volto si illuminò di gioia e di sorpresa, mentre lei contemplava il piccolo ovetto candido che stava nella scatola, adagiato nel velluto.
“Un uovo di Pasqua! Grazie!!”.
Il marito scosse il capo, con quel sorrisetto compiaciuto che possono avere solo i mariti quando hanno la certezza di aver azzeccato il regalo giusto. “Non è un uovo di Pasqua”, commentò pacatamente. “È una matrioska”.
“Una matrio…?”. Maria Feodorovna, imperatrice delle Russie, sgranò gli occhi per la sorpresa; poi posò il suo sguardo sull’ovetto bianco, e notò la striscia d’oro in cui si univano le due metà del guscio. Le labbra si piegarono in un sorriso entusiasta: la zarina prese in mano in l’uovo, l’aprì, lanciò un’occhiata all’interno…
…e non riuscì a trattenere una risata. “Ha il tuorlo! Ma è fantastico!”.
Alessandro III Romanov si limitò a sorridere, con aria compiaciuta. In effetti, fra le mani di sua moglie si trovava ora una piccola sfera d’oro, che assomigliava proprio al tuorlo d’uovo.
La zarina rise ancora, ma il marito non si lasciò distrarre. “Andate avanti…”.
Con gli occhi che brillavano per il divertimento, Maria fece scorrere un dito lungo la sfera, fino a trovare la cerniera che teneva unite le due metà.
L’aprì.
E poi rise ancora, mentre scivolava fra le sue mani una gallinella d’oro.
“Ma è fantastico!”. E allora sollevò lo sguardo sul marito, e gli sorrise; e l’implacabile marito le fece cenno di andare avanti; spiegò “non è finita…”.
“Uh”.
Maria aprì anche la gallina, grazie a una cerniera inserita nella coda. E allora tacque, perché la cosa stava cominciando a farsi seria: all’interno della gallina, stava un minuscolo gioiello tempestato di diamanti. La zarina lo riconobbe subito: era la replica in miniatura della corona imperiale.
“Ma è bellissimo…”, ripeté.
“Andate ancora avanti”.
E allora, l’imperatrice aprì anche la corona: e adagiato al suo interno, come sorpresa finale, trovò ad attenderla un pendente di rubino. Splendido.
A quel punto, sollevò lo sguardo; e il marito la contemplò con quell’espressione di godimento puro che può avere solo un marito quando realizza che… sì: ha appena fatto a sua moglie il regalo più azzeccato della Storia.
“Permettetemi di aiutarvi ad indossarla”, le sorrise l’imperatore, accennando alla collana che la zarina teneva in mano. E la zarina lo guardò ancora, ed annuì… con quel sorriso di gratitudine di chi, in effetti, si è appena visto fare il regalo più azzeccato della Storia.

“Uovo con gallina” (1885), originariamente donato alla zarina Marija Fëdorovna, da collezione privata di Viktor Vekselberg. La corona di diamanti e il pendente di rubino sono oggi smarriti (probabilmente trafugati durante la Rivoluzione).
Correva l’anno 1885: era la domenica di Pasqua.
Che gli abitanti dell’Est Europa avessero l’abitudine di scambiarsi uova decorate nel giorno della Resurrezione, era cosa che si era già intuita dall’incontro coi nostri amici Hutzul, e con le loro buffe tradizioni in merito.
La cosa non comune era quella di nascondere una sorpresa all’interno dell’ovetto – anche perché, voglio dire, è già un’operazione che richiede una certa serie di abilità tecniche, se ci pensate.
Insomma: quello che rende veramente belle le nostre uova di Pasqua – a parte il cioccolato, ovvio – è stato di fatto portato alla celebrità (per non dire “inventato proprio”) in quel lontano 1885. Quando Alessandro Romanov, penultimo zar dell’immenso impero russo, commissionò un uovo-matrioska – un uovo-sorpresa, un uovo-di-Pasqua come ce lo aspetteremmo oggi – a un certo orafo di Mosca.
Questo orafo si chiamava… Peter Carl Fabergé.
Proprio così. Le uova Fabergé – che ormai, nell’immaginario collettivo, rappresentano un po’ “la Russia imperiale per eccellenza” – nascono, di fatto, come uova di Pasqua. Magari lo sapevate tutti e sono stata io l’unica a cascar giù dal pero: ma, personalmente, ero sempre stata abituata a considerare le uova Fabergé come una specie di prodotto tipico dell’Est Europa, assieme alle matrioske e al samovar e ai tesori del Cremlino, e non mi ero mai soffermata a pensare seriamente che… beh… le uova Fabergé sono appunto uova. Con una sorpresa dentro.
A far due più due, magari ci arrivava anche: ma io – non so voi – sono rimasta all’oscuro di questo retroscena per diversi, lunghi, anni.
Eppure, è proprio così che si è svolto il tutto.
Nel marzo dell’85 – anche per distrarre la zarina da una serie di tensioni politiche che l’avevano molto agitata – Alessandro III commissiona a Fabergé un gioiello molto speciale. Un uovo di Pasqua che non si limiti a essere carino, decorato, antisatanico, e così via dicendo: un uovo di Pasqua che sia anche in grado di stupire. Un uovo di Pasqua che abbia al suo interno una sorpresa, insomma.
La zarina fu così entusiasta del regalo che l’uovo di Pasqua con sorpresa diventò un vero e proprio must all’interno della famiglia Romanov: ne venne prodotto uno all’anno fino ai giorni della Rivoluzione…
…e l’usanza si consolidò. L’uovo Fabergé fu consacrato alla Storia; divenne simbolo della Russia imperiale e finì su cartoline, manuali turistici, e banchetti di souvenir.
Ma in realtà… tutto era nato come un uovo di Pasqua. Come un uovo decorato, per festeggiare la domenica in cui Gesù è risorto.
Talvolta, le radici cristiane d’Europa si diramano così in profondità, e in modo così vasto… da lasciare a bocca aperta!
giudig
Vai a dirlo a chi vuole disconoscerle queste radici, che sono intrise in ogni dove!. Bello il tuo post, mi è piaciuto assai! 😉
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Lucyette
Uh, io mi diverto tantissimo a scoprire (e a far vedere) fino a quanto vanno in profondità, invece… 🙂
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Daniele
Che bello ^^
Non conoscevo tutti i particolari, però sono oggetti abbastanza noti, qualcosa sapevo 🙂
Peccato che tante opere artistiche vadano perse per motivi spesso bizzarri, per esempio i tedeschi trafugarono molte cose in giro per l’Europa ai tempi della guerra, in altri casi fallirono nel tentativo… Razzie di guerra, o di altro tipo come nel caso del pendente.
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rosenuovomondo
In fondo i tuoi post sono sempre un po’ matrioske (si scrive così??? non so, perdonami se sbaglio) ti fanno vedere tante cose partendo da quella più evidente fino a quella più nascosta. Sai che li racconto a mo’ di storie a mia figlia diciottenne?
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