L’Entierro de la Sardina: quando il Carnevale trascolora in Quaresima

Avete presente quando vi si guasta il freezer mentre siete in ferie, e tornando dalle vacanze venite accolti da un odore allucinante di cibo putrefatto?
Ecco: grazie al cielo, a me non è mai capitato, ma ai miei genitori sì. In quell’occasione, i vicini di casa si erano spaventati a morte perché, sentendo l’odore che si spandeva sul pianerottolo e realizzando che nessuno rispondeva al citofono, avevano seriamente temuto che a spargere quel tanfo fossero i cadaveri dei padroni di casa.

Per dire.

Ecco: se il freezer dei miei genitori aveva provocato tutto quell’odore, immaginate un po’ cosa dovette essere quell’intero bastimento pieno di sardine marce che, in un leggendario momento imprecisato del XVIII secolo, si trovò a stazionare nel porto di Madrid ammorbando tutto il quartiere.

Il pesce (pesce sotto sale, in gran quantità) era stato fatto arrivare a Madrid in previsione della Quaresima, per volontà di re Carlo III. Funzionava così da tempo immemore: nell’ultimo giorno di Carnevale, un carico di sardine arrivava via fiume nel centro della città Madrid, pronto per esser rivenduto a tutti i commercianti che ne avevano bisogno (ed erano tantissimi, ovviamente. All’epoca, come ben si sa, ci si asteneva dalla carne per tutta la durata della Quaresima).
Ma quell’anno, evidentemente, c’era stato qualcosa che era andato sorto. Il bastimento era arrivato a Madrid con un carico che puzzava da far schifo, così tanto che le autorità ebbero a temere che tutto quell’ammasso di pesce in via di putrefazione potesse essere focolaio di epidemia, o comunque attirare insetti.

Fu Carlo III in persona a prendere la situazione in mano: il carico di sardine andava distrutto immediatamente, per scongiurare il rischio di catastrofi (e comunque, per liberare la città da ‘sto tanfo schifoso che ammorbava il quartiere portuale.

Si decise a malincuore di sotterrare il carico di pesce marcio; e lo si fece con la morte nel cuore, tra la costernazione popolare. Ché la Quaresima è già abbastanza dura di per sé, con il divieto di mangiar carne… ma se ci aggiungi anche la rinuncia al pesce (perché il carico su cui contavi è andato a male, e quello successivo chissà quando potrà arrivare)… beh: allora è uno strazio puro.

Quell’anno, il martedì grasso fu carico di frustrazione e di sconcerto. Le casse di pesce che, ad una ad una, venivano inumate nella terra umida bastarono a far tremare le vene e il polsi alla gente di Madrid, togliendo loro ogni voglia di festeggiare. Un memento mori più efficace di quello non s’era visto mai a memoria d’uomo.

Ancor oggi, in Spagna, nella sera del martedì grasso o nelle prime ore del mercoledì delle ceneri, molte comunità si dedicano alla suggestiva cerimonia dell’Entierro de la Sardina.
In un ultimo guizzo di Carnevale (ma è un guizzo lugubre, che fa venire i brividi) si snoda lungo le vie della città la mesta processione di un gruppo di personaggi integralmente vestiti a lutto, che seguono una bara, singhiozzando a voce alta. Il corteo funebre si ferma, i singhiozzi disperati crescono d’intensità; e, a quel punto, tutta la popolazione si unisce per l’ultimo saluto al caro estinto. E cioè, al pupazzo di una sardina – che viene sepolta nel pianto generale (o alternativamente, prende fuoco, in una cerimonia di cremazione indubbiamente più scenografica).

I roghi rituali sono una caratteristica di molti Carnevali, da est a ovest dell’Europa. Evidentemente, costituiscono un auspicio di rinascita e rinnovamento: là dove le fiamme, ardendo, distruggono tutto ciò che è vecchio e logoro, si crea terra fertile per una rinascita ricca di nuovi progetti e di nuovi obiettivi, a primavera.

Ma la reinterpretazione madrilena di questi roghi di fine inverno è del tutto particolare. Sotto alla patina giocosa di una cerimonia funebre in onore di una sardina morta, il Carnevale spagnolo riesce a far rivivere le atmosfere dolceamare che un tempo dovevano davvero accompagnare le ultime ore del Martedì grasso. In quel momento di lutto scherzoso e di allegra disperazione collettiva, doveva vivere un tempo la consapevolezza che davvero c’era ormai ben poco da ridere. Di lì a poco sarebbe iniziata la Quaresima, con tutta la sua forza, portando con sé tutto quell’apparato di penitenze e di mortificazione che un tempo rendevano realmente pesante quei quaranta giorni dell’anno. E il Carnevale madrileno si concludeva (e si conclude) con un presagio molto forte e molto chiaro della Quaresima che si avvicina, mentre – in un clima di pianto e disperazione – il fantoccio a forma di sardina viene sepolto in terra. Oppure, ancor più simbolicamente, si trasforma in cenere.

Dettaglio da “Entierro de la Sardina” di Francisco Goya

2 risposte a "L’Entierro de la Sardina: quando il Carnevale trascolora in Quaresima"

  1. Andrea

    noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo, non può essere, tonnellate di pesce marcito; un vero delitto; risultano indagini per scoprire chi ha di fatto sbagliato mandando in malora tutto quel pesce? A qualcuno è stato tirato il collo per la grave colpa di non aver saputo ben conservarlo? un vero delitto contro l’umanità!

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  2. marinz

    4 settimane fa ho dovuto svuotare un freezer pieno di roba “putrefatta” :o(
    Quindi so perfettamente di quello che parli :oP

    Però è carina l’idea del rogo della sardina… si fa in tante parti altri riti “propiziatori”, come il rogo di Sant’Antonio o della “vecchia”, per celebrare la fine di un periodo e sperare in qualcosa di buono per quello che inizia… anche in questo caso è il ricordo di qualcosa di brutto e si spera che la quaresima non sia tanto triste come al tempo di Carlo III

    Un sorriso 🙂

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