Enzo Miccio, aka il Messo del Signore

Per tutte le signore in linea, dirò solamente quattro parole.
Wedding Planner. Enzo Miccio.

Per tutti gli altri lettori che sono appena sbarcati da un altro pianeta, altrimenti non si spiega, aggiungerò brevemente che il wedding planner Enzo Miccio è il famoso conduttore di un omonimo programma che va in onda, ormai da anni, su Real Time.
Dicasi “wedding planner” la figura professionale che, dietro congruo pagamento, si occupa di organizzare al posto tuo il matrimonio dei tuoi sogni: decorazioni, scelta del menù, consigli di stile, invio delle partecipazioni… e così via dicendo. Il programma su Real Time segue le avventure del nostro Enzo alle prese con l’organizzazione dei più entusiasmanti matrimoni. Ci sono menù da capogiro, vestiti principeschi, chiese decorate a festa, e cene pantagrueliche che vanno avanti fino a notte fonda.
È un programma molto amato, tutto sommato. È divertente, ti rilassa.

Oooohh, mamma”, ha esclamato la bimba di otto anni raggomitolata sul divano, sgranando i suoi occhioni azzurri. “Quando sarò grande, voglio avere un matrimonio esattamente come questo”.
La mamma ha sollevato la testa dall’asse da stiro, e ha lanciato una veloce occhiata allo schermo del televisore: una sposina di bianco vestita avanzava a passi lenti lungo la navata di una chiesa. “Ehm”, ha commentato la mamma. “Bene”.
“Sissì”, ha insistito la bambina. “Mi piace proprio. È bello”.
Dal televisore, le note della marcia nuziale hanno cominciato a diffondersi in tutto il salotto.
“Voglio proprio quelle decorazioni lì, e il prete vestito in quella maniera buffa ma elegante, e gli alberelli davanti alla chiesa, come li ha messi Enzo”.
La mamma ha cominciato a sudare copiosamente, ma ha dato la colpa al ferro da stiro.
“Guarda che bello! Tutte le belle candeline accese nella chiesa, mamma!”. La bambina sembrava veramente su di giri.
La mamma ha preso un respiro molto profondo, ha spento il ferro da stiro, e si è voltata a guardare sua figlia. “A dire la verità, Claudia”, ha detto molto cautamente… “a dire la verità, tu non ti sposerai in chiesa. Lo sai?”.
Claudia ha alternato lo sguardo da Enzo Miccio alla sua mamma, senza capire. “Come, no?”, ha sussurrato, visibilmente turbata.
“No, tesoro”, ha ripetuto la mamma, dolcemente. “Tu ti sposerai in Comune, come abbiamo fatto io e papà”.
Il papà, che fino a quel momento non aveva preso parte alla conversazione, è riemerso lentamente dal Corriere della Sera.
“Ma… ma come?”, ha balbettato Claudia. “E perché?”.
“Perché noi non siamo credenti, tesoro”, ha detto la mamma col dolcezza. “In chiesa, si sposa la gente che crede in Dio. Noi non ci crediamo, quindi non avrebbe senso, per noi, andare lì”.
Claudia ha aperto la bocca per parlare ma poi l’ha richiusa, non sapendo cosa dire. Ha guardato la mamma e poi ha guardato la televisione, dove gli sposini di Enzo Miccio si stavano scambiando le fedi al suono dell’organo. La mamma ha cominciato a sudar copiosamente, notando lo sguardo smarrito negli occhi di sua figlia.
“E perché noi non crediamo in Dio, mamma?”, ha pigolato Claudia.
Il papà si è prudentemente rituffato nel Corriere della Sera.
“Noi non crediamo in Dio… ehm… perché non ci crediamo, semplicemente”. La mamma ha cercato di farsi forza. “C’è gente che ci crede, e c’è gente che invece no. È un po’ come Niccolò, che quando perde un dente da latte crede che a portargli il regalo sia stato un topino, mentre noi invece crediamo che sia stata una fata. C’è chi crede al topino, c’è chi crede alla fata. C’è chi crede a Dio, c’è chi non ci crede”.
“…”.
La mamma ha deglutito, cercando di non perdere il self control.  “Ad esempio la tua amica Giovanna ci crede molto, a Dio; e anche tutta la sua famiglia! E non è che ci sia qualcuno che ha torto o qualcuno che ha ragione… o che noi siamo più intelligenti degli altri, o viceversa. È solo che qualcuno ci crede, e allora frequenta la chiesa…”. Ha sospirato. “E qualcun altro, no”.
Se avessero preso Claudia a padellate in testa, non avrebbe potuto sembrare più sconvolta. La verità talvolta è dura, quando ti cade addosso.
“E io non posso credere in Dio come fa Giovanna, allora?”, ha sussurrato.
La mamma ha improvvisamente avvertito l’impellente bisogno di sedersi. “Massì, tesoro”, ha replicato a voce bassa. “Se tu vorrai, certamente… se da grande deciderai che tu vuoi frequentare la chiesa, e fare tutte queste cose, certamente potrai farle. Come no”.
Riemergendo cautamente dal Corriere, il papà ha lanciato una lunga occhiata a sua moglie.
Sullo schermo del televisore, gli sposi ridevano felici attorniati dagli amici, sul sagrato.
“Penso che mi piacerebbe, frequentare la chiesa”, ha sentenziato Claudia, con convinzione.
Il papà ha lanciato un’altra occhiata a sua moglie, e sua moglie l’ha ricambiata.
“Ma certo”, ha replicato la mamma, sforzandosi di rimanere imperturbabile. “Quando sarai più grande, portai certamente scegliere…”.
“Beh: volendo, può farlo anche adesso”, ha pacatamente buttato lì il papà… che all’epoca, quando si era deciso di non battezzare la bambina, era quello meno convinto fra i due.
Enzo Miccio ha borbottato qualcosa dallo schermo del televisore, nel silenzio generale che era venuto a crearsi in casa.
“Voglio dire”, ha aggiunto il papà: “un giorno, può benissimo andare a tenere compagnia a Giovanna, se le fa piacere. Perché privarla di questa esperienza?”.
Ooohhh, sì!”, ha strillato Claudia. “Posso andare nella chiesa con Giovanna, mamma? Ti prego ti prego ti prego!! Voglio vedere una chiesa come quelle di Enzo! Con le spose! Per piacere, mamma!”.
La mamma ha lanciato un’altra occhiata al marito, continuando a sforzarsi di rimanere imperturbabile.
Il marito ha ricambiato l’occhiata, con nonchalance. “All’epoca, non avevamo deciso di non imporle una fede perché potesse scegliersene una per i fatti suoi, una volta cresciuta? Beh, direi che ci siamo”.
La mamma ha preso un profondo respiro, guardando prima il marito, e poi la figlia. “Molto bene, allora. Se davvero hai voglia di andare, Claudia, questa sera telefono alla mamma di Giovanna e le chiedo se puoi andare in chiesa con loro, questo week-end. Così vedi com’è una Messa”.
Claudia si è illuminata di immenso, come colpita dalla più pura luce solare. “Come le Messe degli sposi, mamma?!”.
Beh. Forse, un po’ meno sontuosa delle Messe degli sposi”, ha fatto la mamma, cautamente… “ma sempre una Messa è”.
Che bello…”, ha sussurrato Claudia.
Dall’altra parte dello schermo, gli sposini di Enzo Miccio tagliavano sorridenti una gigantesca torta nuziale.

***

Voi mi direte che le scale per il Paradiso spuntano nei posti più improbabili, ma difficilmente hanno a che vedere con l’entusiasmo di una bambina che vuole sposarsi con Enzo Miccio.
Ed in effetti, è anche a vero.
Fatto sta che Claudia, in questi ultimi sei mesi, si è divertita un sacco ad andare alla Messa per bambini, e a frequentare l’oratorio, e ad ascoltare il sacerdote che raccontava tutte le storie di Gesù… e adesso sta per iscriversi a catechismo, su sua esplicita richiesta.

“Se son rose, fioriranno”?

27 risposte a "Enzo Miccio, aka il Messo del Signore"

  1. dabogirl

    vie misteriose, senza dubbio, anche perchè Enzo Miccio SCHIFA nel modo più assoluto tutto quello che ha a che fare con la religione, lui è uno scenografo, e secondo me anche grazie a lui un sacco di cretinette si sposano in chiesa senza essere credenti, mentendo su qualsiasi cosa…
    e insomma si dà retta a quelli che fingono una religione sulla base della scenografia.
    sgrunt.
    brutto Enzo Miccio. Brutto.

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    1. Lucyette

      Premessa (che tu già conosci, ma magari altri no): io ODIO i matrimoni in cui la parte più importante è la scenografia e a nessuno gliene frega niente del sacramento; ODIO i matrimoni teatrali in grande stile, ODIO la scelta di sposarsi in chiesa solo perché è più bello, e tutta questa fissazione del matrimonio che va di moda in questi anni mi ha portata infine a detestare il matrimonio in sè – nel senso che, per quanto mi riguarda, il matrimonio dei miei sogni (odio anche questa frase :-D) dovrebbe tenersi in una normale chiesa senza decorazioni, senza troppe manfrine, e con non più di venti invitati a esser larghi. Trovo anche molto immorale spender tutti ‘sti soldi per una pagliacciata del genere; ho esperienza di una sposa che s’è affittata un intero castello per il pranzo di nozze e non è manco stata sfiorata dal pensiero di fare una offerta alla chiesa, anche solo 50 euro; niente.
      Vabbeh.

      Detto questo, e precisato che i matrimoni di Enzo Miccio sono molto carini e scenografici ma non son quelli che piacciono a me, e che insomma ti do ragione su tutto…
      …detto questo: ma sai che invece io non lo trovo così tanto malaccio, dal punto di vista del rapporto col sacro, Enzo Miccio?
      Cioè: è ovvio, lui è uno scenografo e non un direttore spirituale, e fin lì non ci piove. Però, in un paio di occasioni, ha mostrato in trasmissione di avere un approccio con il sacro che è quantomeno molto più rispettoso di quello mostrato da alcune spose con cui ho avuto la sfortuna di imbattermi.
      Ricordo che una volta spiegava che le decorazioni floreali in chiesa avrebbero dovuto essere un po’ “sottotono” rispetto ad altre occasioni perché in quel caso il matrimonio era celebrato in Quaresima; e già questa è un’attenzione che mi aveva colpita, perché alcuni fioristi se ne infischiano.
      Un’altra volta avevo letto da qualche parte una sua intervista in cui diceva di non apprezzare affatto quelle spose che, sposandosi in chiesa, scelgono un abito troppo scollato o troppo “nudo”, sostenendo che uno stile del genere va bene altrove ma andrebbe evitato in un luogo sacro. E anche quella, porca la miseria, è un’attenzione che manca completamente a un sacco di spose, a giudicare dal modo in cui talvolta si conciano per entrare in chiesa.

      Insomma: è ovvio che Enzo Miccio non è un direttore spirituale :-D, ma apprezzo il rispetto che ha mostrato talvolta di portare nei confronti della Chiesa e delle sue “regole”. Allo stato in cui siamo, secondo me è già molto, perché questo rispetto e questo riguardo mancano COMPLETAMENTE ad alcune coppie ai cui matrimoni ho avuto la sventura di assistere.

      (Poi, ripeto: concordo al 100% su tutto il tuo discorso; sono arrivata al punto in cui comincio irrazionalmente a diventare idrofoba appena qualcuno accenna a un matrimonio in una bella chiesa e con più di cinque invitati, vedi tu come sto messa… :-D)

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  2. Ilaria

    E’ meraviglioso… è questo che mi fa stare “tranquilla”; per quanto si cerchi di evitare la fede, Dio trova sempre nuovi modi per “farsi sentire”… perfino Enzo Miccio (chi l’avrebbe mai detto?). Anche se penso che ancora nessuno sia riuscito a battere l’uaar (li adoro) quando tappezzò gli autobus di Londra con manifesti con la parola GOD grande come un palazzo (anche se era per dire che Dio non esiste). Peccato che in Italia non glielo abbiano permesso, altrimenti qualche bella conversioncina ci sarebbe stata anche qui 😉
    Il problema sottolineato da Dabogirl è vero, ma qui entra in gioco il ruolo dei famosi corsi per fidanzati, di cui abbiamo discettato tempo fa!

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    1. Lucyette

      Mah, i corsi per fidanzati, da soli, non possono un granché: dovrebbe proprio esserci un cambiamento di mentalità generale, secondo me.
      Quando una coppia arriva ai corsi per fidanzati, evidentemente è già abbastanza decisa sulla via da percorrere, e il più delle volte ha già anche fissato data/chiesa/ristorante, ecc. Non penso che sia mai esistita la coppia di atei che decide di sposarsi in chiesa “perché è più bello”, e poi durante il corso per fidanzati viene fulminata sulla via di Damasco e si converte (o decide di mollar tutto e sposarsi in Comune). Vabbeh che le strade del Signore sono appunto infinite, ma penso che un fenomeno del genere non si sia verificato mai nella Storia dell’umanità 😀
      Poi gli chiedi nell’istruttoria come mai si sposano in chiesa e quelli ti rispondono sotto giuramento che per carità, loro sono cristiani, non riuscirebbero a concepire un matrimonio se non di fronte a Dio, mentre in realtà magari convivono da anni, c’han due figli, non mettono piede in chiesa da vent’anni e palesemente se ne infischiano del concetto cristiano di matrimonio, ma di fronte al prete fanno gli occhioni dolci e frequentano tutto il corso prematrimoniale scrupolosamente, e dicono “sissì, certo, è tutto quanto molto giusto”.
      E voglio dire: che gli fai, a questi?

      Dovrebbe, secondo me, esserci un cambiamento di mentalità, per cui il matrimonio in comune può essere altrettanto bello di quello in chiesa, la cerimonia può essere altrettanto emozionante e la location altrettanto suggestiva; e insomma bisognerebbe far passare il concetto che il matrimonio in comune non è un matrimonio di serie B, se tanto non sei credente e quindi non credi in Dio.
      Ad esempio, il comune di Torino mette a disposizione degli sposi un sacco di location altamente suggestive per celebrare il matrimonio, e io sono favorevolissima: ho visto matrimoni in Comune che si svolgevano in stanze talmente brutte da far cascar le braccia, roba che mi fa quasi sentir solidale a quelle povere disgraziate che dopo aver dato un’occhiata a quel locale sono velocemente scappate in chiesa… ma te credo!

      Poi, beh: c’è anche da tenere in conto che il matrimonio è il momento in cui tutti i parenti si sentono incomprensibilmente in diritto di dirti cosa fare e cosa non fare, e di organizzare la cerimonia al posto tuo. E quindi, capisco che un sacco di sposi decidano di sposarsi in chiesa giusto per dare il contentino alla nonna molto credente o alla mamma che insiste “perché è tradizione” (…e che – dettaglio non trascurabile – è anche quella che paga).
      Però, appunto, secondo me il problema è a monte. Un corso prematrimoniale non può fare miracoli, di fronte a una coppia adulta che ha già le idee molto chiare in testa, e che ha già preso una decisione. I fidanzati non credenti non dovrebbero manco arrivarci, ai corsi prematrimoniali – nel senso che dovrebbe passare il messaggio che il matrimonio in Comune è una scelta di tutto rispetto, verso la quale sarebbe logico indirizzarsi se non aderisci a un credo religioso.
      Ma tant’è…

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  3. Denise Cecilia S.

    Ah, io manco sapevo che è uno scenografo (sarà che di matrimoniesco mi fermo a seguire più che altro le trasmissioni sugli abiti). Pensavo fosse stilista! Comunque… sottoscrivo la tua soddisfazione nel notare – lo apprendo da te – che Miccio, certamente professionista di livello, ha la giusta attenzione per certi particolari. E con Ilaria gioisco per la ‘trovata’ del Signore… all’inizio, tanto era paradossale ed imbarazzante la storia, credevo l’avessi inventata per trarne una certa conclusione. Invece, se ho ben capito, è successa tale e quale alla figlia di tuoi conoscenti… giusto?
    (In realtà, lo confesso, mi stavo già preparando alla tirata contro i genitori. Mi son detta: ecco, non l’hanno battezzata con la ‘scusa’ che da grande sceglierà da sè, ma come minimo diranno che a quell’età non è ancora grande, e poi quando lo sarà di più ci saranno altre motivazioni per tenerla lontana dalla religione… ehm. Sì, faccio pensieri cattivi.
    E come sai, o almeno credo, trovo che i bambini siano immaturi ma non idioti, perciò possono ben avere le idee chiare su cosa vogliono e perché; anche se come ogni adulto possono talvolta cambiarle nel corso del tempo. Ecco, Claudia in ogni modo s’è spalancata un portone).

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    1. Lucyette

      Sissì, è una storia successa veramente 🙂
      Io in realtà non conosco questa famiglia, ma la storia mi è stata raccontata da una signora che conosce i genitori, e che sapendo della mia passione per Real Time ha pensato bene di regalarmi questa chicca 😀

      Quanto a Enzo Miccio: nonnò, credo anch’io che di base sia uno stilista; io lo definivo “scenografo” perché il suo lavoro come wedding planner è sostanzialmente… scenografico 😛 Insomma, cura l’allestimento della chiesa, del ristorante, si occupa delle decorazioni… diciamo che la maggior parte del suo lavoro consiste nel preparare una bella “scena”, ecco.
      Anche io in effetti preferisco guardare i programmi incentrati sui vestiti da sposa, benché io repella il 99% degli abiti da sposa in circolazione in questi tempi (che non solo non mi piacciono come stile, ma secondo me sono anche perfetti per esaltare tutti i difetti di una povera cristiana che non abbia un fisico da top model!). Però, anche Wedding Planner non mi dispiace, se ci capito davanti 🙂

      Quanto a Claudia… beh, sì certamente è una bambina: magari si scoccia fra qualche mese, o magari “regge” qualche anno e poi dice definitivamente addio alla fede come fanno tanti ragazzi, che poi non tornano più in chiesa.
      …o magari no, chissà 😉

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      1. Denise Cecilia S.

        Uhm… non c’entra nulla, e m’è venuto in mente perché ho letto la parola ‘fiabe’ nell’altra scheda aperta, ma per caso hai guardato la prima puntata di ‘Once upon a time’? Se dovessi seguirlo ci racconterai cosa ne pensi, nevvero? Eh? Eh?

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      2. Lucyette

        Sììììììì!! *____*
        L’ho vista e per adesso mi sta piacendo TANTISSIMO, promette di diventare uno dei miei telefilm preferiti in assoluto! Fantastico!
        Ehm… non so se racconterò cosa ne penso, per il semplice fatto che rischierei di sfigurare 😛 di fronte ai bellissimi post che sta pubblicando il Cappellaio Matto (l’ho già detto che adoro il suo blog?) a questo indirizzo. Un post per ogni puntata, con commento, curiosità, informazioni sulla fiaba di riferimento, ecc.
        Se vai a leggere il blog del Cappellaio, mi capirai: di fronte a tutto ‘sto ben di Dio splendidamente esposto, cos’altro potrei aggiungere? ;-D

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    1. Lucyette

      Mah, sai: se lasci fare tutto al wedding planner, e tu ti limiti a goderti la giornata e a sorridere in favore di camera… cioè: onestamente, non penso che per la sposa sia faticoso; anzi, credo che si senta molto coccolata (e ci mancherebbe altro, voglio dire).
      Io, ad esempio, penso che ce la farei benissimo, in termini di stress e fatica eccetera; però diciamo che i matrimoni in grande stile di Enzo incarnano perfettamente tutto ciò che io NON vorrei affatto in un matrimonio, quello sì 😀

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  4. rosenuovomondo

    Carissima avresti adorato il mio matrimonio che è avvenuto ormai ventiquattro anni fa. Io ho scelto attentamente la chiesa che era, è una piccola cappelletta dove la mia nonna mi portava ogni mattina, a piedi, al paesello, a pregare la Madonnina per tutta la mia famiglia.
    Così contro il volere di tutti mi sono sposata in una chiesetta che conteneva al massimo venti persone, un po’ cadente, molto fuori mano.
    Non mi interessava e non ho avuto vestito da sposa, grande pranzo, bomboniere e i fiori li ha sistemati mia zia, “perpetua” del parroco.
    Però ho scelto le letture, ho parlato col parroco e ho espresso i miei voti con la mente serena e sicura.
    Il matrimonio è una scelta la religione è deve essere una scelta. Quello che hai raccontato è una scelta spontanea di una bambina devo dire con una famiglia che l’ha rispettata profondamente

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    1. Lucyette

      Eh… Sì: l’avrei adorato, il tuo matrimonio 🙂
      Ma peraltro immagino che, così facendo, tu abbia anche speso molto meno di quanto spende mediamente una coppia per un matrimonio “normale”, di quelli con pranzone al ristorante, e cento invitati, ecc. Se c’è una cosa che non capisco, è come la gente sia disposta a spendere BARCATE DI SOLDI pur di fare il matrimonio in grande stile con decine e decine di ospiti – perché dai, non puoi realisticamente avere un centinaio di veri amici… e se anche ce li avessi non riusciresti comunque a goderti la festa in loro compagnia: c’hai così tanti invitati che hai appena il tempo di dire “ciao” a uno e già devi passare a far gli onori di casa all’altro.
      Davvero non capisco la dinamica per cui la gente possa spendere barcate di soldi pur di rovinarsi una festa invitando troppa gente, fra persone che a malapena possono esser definiti “conoscenti”, altro che amici.
      Boh?

      Hai tutta la mia stima per il tuo fantastico matrimonio, giuro! 🙂

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      1. Lucyette

        Eh, infatti. Il punto, per me, è proprio quello.
        (Cioè, vabbeh: il punto è anche che io sono una misantropa asociale e non mi piacciono le grandi compagnie, ma vabbeh :-D)
        Il punto è proprio quello: il matrimonio, per me, ha un valore che trascende DI MOLTO la semplice festa con gli amici. E’ un evento talmente grande, enorme, nella vita di una persona, che mi sembra veramente di sminuirlo, di non dargli la giusta importanza, ad affogarlo in una babele di invitati e bomboniere e torte multipiano e strascico di chiffon.

        Forse è abitudine, non so.
        Mia mamma è sempre stata molto attenta, in occasione di Cresime Comunioni ecc., a scindere molto bene l’aspetto “sacramento” dall’aspetto “oggi facciamo festa”. Né per il mio Battesimo né tantomeno per Comunione e Cresima io ho mai avuto feste e pranzi al ristorante: abbiamo invitato a casa i parenti più stretti, non più di sette-otto persone, e siamo stati in compagnia per un paio d’ore mangiando brioche e pizzette. Una cosa molto naturale, molto normale, proprio per far sì che il valore del sacramento che si era appena celebrato non andasse ad affogare in una babele di altre cose. Non necessariamente negative in sé; solo, distraenti.
        Ricordo che a un certo punto, durante la festicciola per la mia Cresima, io sono andata a chiudermi nella camera da letto dei miei genitori perché volevo starmene un po’ in pace a pensare a quello che mi era appena successo; per star coi parenti c’è sempre tempo.

        Ecco: per me, il matrimonio è un evento così GRANDE, così immenso, così importante nella vita di una persona, che merita di essere vissuto nello stesso identico modo. Se penso al giorno in cui io giuro di fronte a Dio (ma anche di fronte allo Stato, non cambia molto) di passare tutto il resto della mia vita con una persona (!!! Che passo immenso), io mi immagino in uno stato psicologico in cui… non so come spiegarmi: non dico che sarò in uno stato psicologico in cui non avrò voglia di festeggiare, ché sennò sembro una che va al patibolo ;-D, ma sicuramente sarò in uno stato psicologico in cui avrei di meglio da fare, avrei cose più importanti su cui concentrarmi, rispetto all’ansia di mostrare al fotografo il mio lato buono mentre taglio la torta multipiano in mezzo a una claque osannante di perfetti sconosciuti.

        Secondo me, il matrimonio è una cosa così totalizzante ed importante, che mi sembra quasi di sminuirla, di soffocarla in mezzo a tante altre cose inutili, a trattarla come se fosse solo una qualsiasi festa lussuosa per un diciottesimo compleanno. Il matrimonio è molto di più, non si può proprio mettere sullo stesso piano; e, secondo me, chi lo vive come te se lo gode anche molto di più, perché diventa una cosa molto più “intima” e molto più “sua”.
        Non so se è anche il tuo pensiero, ma… 🙂

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      2. Denise Cecilia S.

        Arrivo tardi, ma non importa.
        Lucy, credimi, io ho sempre o quasi ribadito che l’idea di matrimonio non aveva nulla a che spartire con me (e per un sacco di tempo è stato vero) eppure sottoscrivo ed avrei sottoscritto anche allora che di matrimonio non volevo sentir parlare ogni parola del tuo ultimo commento.
        Anche perché la mia motivazione stava nel fatto che il matrimonio non era un’opzione che ritenevo giusta per me, non nel disprezzo per il matrimonio. Anzi: a maggior ragione, proprio perché non lo sentivo una cosa mia ‘fin dentro le ossa’, ero (e sono) assolutamente decisa nell’affermare che la festa è collaterale e subordinata al matrimonio. Se lo supera nel catturare l’interesse della gente è out.

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  5. Naco

    Beh, scusa: c’è l’Illuminazione sulla via di Damasco, ci sono quelli che si convertivano giusto perché temevano la morte, quelli che lo fanno per la predicazione di qualcuno… possiamo definirle le nuove vie dell’era della televisione e di internet! XDDDD

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    1. Lucyette

      Ah, ma io infatti sono convinta che la televisione e internet (forse soprattutto internet, ché c’è la possibilità anche di un confronto) siano davvero dei nuovi (potenziali) mezzi di evangelizzazione… altroché! 😀
      Si vede che Dio si diverte ad aprirsi strade nei modi più impensati… 😉

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      1. Emilia

        Concordo in pieno!
        Auguro alla piccola un cammino serio, che non si fermi alle apparenze e vada sempre più in profondità.
        La sua storia mi fa pensare ad una di cui ho sentito raccontare da un mio amico. Un bambino, figlio di genitori non credenti, si sentiva molto attratto dalle “cose di Chiesa”, così ha chiesto il Battesimo all’età di undici anni. Durante l’adolescenza, il suo fervore si è parecchio affievolito. Un giorno, però, grosso modo quando stava frequentando l’università, ha avvertito il bisogno di ricominciare a pregare. Te la faccio breve: dopo aver molto “discernuto”, come dici tu, è entrato in Seminario e da poco è diventato sacerdote!

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  6. renata

    Enzo Miccio, nella sua originalità, ha il senso di una certa misura e buon gusto e stile. Ecco perché da dei consigli alle spose di rispetto verso la “chiesa”, che la gente comunemente ha totalmente perso, focalizzando solo lo “spettacolo” = fumo, dimenticando l’arrosto!
    La gente normalmente si preclude di andare a fondo nelle cose, prediligendo di vivere nella superficie perdendosi il gusto della vita.

    Complimenti per il blog ed i commenti, piacevoli ed interessanti!
    Buona domenica!

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    1. Lucyette

      Sì, è verissimo: certi atteggiamenti, ai matrimoni, non sono solamente una mancanza di rispetto nei confronti del luogo sacro in cui ci si trova, ma anche proprio una pura e semplice mancanza di stile
      Io son rimasta basita da un matrimonio in chiesa a cui ho assistito tempo fa. Invitati eE SPOSI (!) che si mettevano a chiacchierare durante l’omelia (che non era neanche lunga o noiosa!): così, allegri e sereni, come se niente fosse. E facevan proprio delle chiacchierate, eh!, non si limitavano a due paroline al volo.

      O__o

      Ma lasciamo pure perdere che eravamo nella casa del Signore e tutto quanto: ma se tu sei in una sala conferenze/aula universitaria/platea teatrale/vattelapesca e c’è qualcuno che sta parlando… ti viene in mente di metterti a chiacchierare con il vicino?? Ma non ti vergogni?!
      Questa non è mancanza di rispetto verso la Chiesa: è proprio maleducazione allo stato puro O__o

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  7. AlphaT

    Anche se sono introverso, penso che il matrimonio vada festeggiato come si deve; penso che con parenti ed amici chiunque possa arrivare tra gli 80 e i 100. Ahimè, son spese ed impegni e formalità assurde che si impilano. Il matrimonio programmaticamente con 12 invitati mi mette tristezza. Credo si possa fare senza esagerazioni in entrambi i sensi.

    Quello che proprio trovo odioso è il fatto che, sbrigata in 40 minuti la formalità religiosa, dopo interminabili preparativi ed attese, la giornata deve essere all’insegna del dimostrare che si tratta di qualcosa d’altro; ed ecco 20 minuti di foto in Chiesa, seguiti da 30 di trasferimento, un’altra ora ad attendere gli sposi che fanno foto in location appropriata; seguono altre 2 ore di pranzo solo per arrivare a terminare i primi. Poi, nell’attesa dei secondi “gli amici” escono ed impiegano 1 oretta e più a rendere l’auto degli sposi inservibile, con carta igienica, schiuma da barba, rami di alberi, e all’interno palloncini, palline di polistirolo, a volte anche erba… seguono ancora 1 ora o 2 di pranzo, con taglio torta e formalità varie (finora mi è stata risparmiata l’usanza del taglio della cravatta dello sposo, che credo sia in voga al sud), poi finalmente una mezzora a salutare conoscenti, un’altra mezzora abbondante a guardare lo sposo vestito da cerimonia che toglie il grosso dei pasticci dall’auto, rimonta una ruota, libera i sedili… tutti a commentare quanto è stata spiritosa la cosa. Perchè così uno ha la sensazione di aver davvero celebrato qualcosa, nella giornata, nello spirito goliardico… (Senza contare che gli sposi devono poi una volta arrivati a casa, eliminare altri scherzoni tipo pavimento coperto di bicchieri pieni d’acqua, e sveglie negli armadi puntate a diversi orari… che festa sarebbe senza…)

    E poi chiaramente c’è l’impegno di mesi di preparativi, corredato da spese notevoli…

    Ecco, credo che bisognerebbe istituire una nuova cerimonia. Dico davvero. Per parafrasare una classica frase della politica americana, scrivete al vostro vescovo!
    Ci vuole una cerimonia di “benedizione del matrimonio”. In cui, rigorosamente durante una messa, la Chiesa invita, con una benedizione sbrigativa, a festeggiare tutti assieme la coppia di sposi (seguono foto, pranzi…). Coppia che però si era già sposata in Chiesa, magari diversi anni prima, senza tanti fronzoli, e senza aspettare di avere i soldi per fare tutto.

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    1. Lucyette

      “Penso che con parenti ed amici chiunque possa arrivare tra gli 80 e i 100”

      Mah.
      Onestamente, contando tutti i miei parenti (genitori inclusi), io arrivo a sette persone. Se penso agli amici, in questo momento me ne vengono in mente tre che in effetti ci terrei ad avere al mio fianco quel giorno.
      Poi naturalmente ho decine di amici e di buoni conoscenti, con cui sono in ottimi rapporti e con cui mi fa piacere passare il tempo… ma non si tratta certo di persone che vorrei al mio fianco quel giorno perché altrimenti non sarebbe una festa. Tantopiù che dovrei pagare io (e pure tanto!) per dar da mangiare a questi (e ancora ancora…) e ai relativi accompagnatori (ma che scherziamo?). Se voglio passare del tempo con le mie amiche per festeggiare il mio matrimonio, ci troviamo un giorno in pizzeria e sicuramente ci divertiamo anche di più… perché sfido chiunque a godersi una serata in una sala strapiena di invitati, che manco si conoscono fra di loro, col caos del pranzo di nozze e col fotografo che vuole far le foto.
      Chiaramente la mia è anche una (inconscia) reazione a quello che, ormai, sono diventati i matrimoni oggi, e che tu ben descrivi: a nessuno gliene importa più niente della cerimonia religiosa, e tutto si focalizza sulla festa e sugli “accessori” (vestito fiori ecc.). La mia posizione è chiaramente anche una reazione a questi eccessi (anche se io lo penso davvero, voglio dire: non è solo una forma di protesta, è proprio che davvero io non riesco a pensare a più di dieci persone che mi farebbe piacere avere con me quel giorno).

      Gli scherzi.
      Ah!
      Tu sì che sfondi una porta aperta.
      Trovo che non ci sia niente di più DEMENZIALE e IDIOTA degli scherzi per il matrimonio (e per l’addio al nubilato/celibato). Una cosa VERGOGNOSA; roba che se io tornassi a casa dopo una giornata massacrante e mi ritrovassi con il pavimento pieno di bicchieri d’acqua, giuro che toglierei il saluto al deficiente che ha avuto ‘sta bella pensata: è una cosa che proprio non tollero.
      Devo dire che in Piemonte non ho mai visto fare scherzi al matrimonio (per l’addio al nubilato/celibato sì, ma è già diverso). Lì da te è proprio un’abitudine, invece? -__-

      Ma sai che in realtà studiavo (per un esame di Storia) che ‘sto comportamento demenziale ha in realtà, probabilmente, una ragione… antropologica?
      Magari nel nostro caso è solamente idiozia e voglia di seguir la moda; però, storicamente, quasi tutte le civiltà danno testimonianza di scherzi, anche abbastanza pesanti, che gli amici dello sposo fanno allo sposo a ridosso del matrimonio. Leggevo che si trattava di un modo “innocuo” di “sublimare” la “invidia” che gli altri uomini della comunità avvertivano nei confronti di chi stava per impalmarsi ‘na bella figliola. Da un certo punto di vista, si trattava di una “punizione” che toccava al nubendo per il fatto di aver “tolto dal mercato” una ragazza della comunità. Dall’altro canto, nel Medio Evo, si registra anche una sorta di “invidia” (in senso amichevole, affettuoso, e perlopiù inconscio) nei confronti di quell’amico che, a differenza tua, sta per scoprire le gioie dell’amor coniugale, e tu no.

      Insomma: ‘sti deficienti che fanno scherzi agli sposi pensano d’esser tanto spiritosi e cool… mentre invece, a detta degli storici, sotto sotto fanno così perché je rode :-DDD

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      1. AlphaT

        Sapevo di sfondare una porta aperta. Beh, sì, per certi è un’abitudine, dipende dall’ambiente degli amici. Questi momenti goliardoni, tipo ricoprire di cellophane l’auto e poi stare a vedere lo sposo che la libera, sono fra l’altro tra le parentesi più noiose della mia esistenza…

        Comunque non capisco il discorso sul numero degli invitati. Che di solito si espande perchè se inviti l’amico o il cugino, spesso reca seco moglie e figli… e qui sotto i 40, moltiplicato per 2, è difficile scenderci… anche perchè se inviti questo poi devi invitare anche quello… ma è anche vero che l’invitato dovrebbe fare un regalo proporzionato, quindi al netto non dovrebbe essere una spesa, no?
        E sul tuo caso, ad esempio, la zia che sperimenta pietanze esotiche, davvero preferiresti se ne stesse a casa? Mi sembra molto escludente. Capirei fossi costretta, ma potendo… specialmente se davvero i parenti non sono tanti!

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  8. Denise Cecilia S.

    Tanti o pochi – e per me, come per te, sono pochi – i parenti che ho, non li inviterei mai solo perché esistono.
    Come minimo devo avere con loro un rapporto – e non dico nemmeno significativo, toh – ma una conoscenza superficiale non dà alcuna ragione per aspettarsi o desiderare una partecipazione.
    Sempre che sia un matrimonio e non un’occasione di sfoggio dei propri contatti, agganci, del proprio status.

    Gli scherzi agli sposi (scherzi? a parte il fastidio, li trovo in genere divertimenti buoni per bambini senza fantasia nè gentilezza) li fanno spesso anche qui in zona Brescia.

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  9. Elena

    Ciao Lucia,
    ti seguo quasi dai tuoi esordi del blog con affetto, forse perché per molte cose mi rivedo in te.
    Be’ non proprio uguale uguale (percorsi di studio diversi, diverso modo di vivere il mare, la cucina, gli hobbies, la televisione che guardo proprio raramente…) però rivedo lo stesso atteggiamento un po’ manicheo di vivere la fede e le indicazioni della chiesa e la volontà di impegnarsi concretamente per essere parte attiva nella Chiesa.
    Di solito concordo sulle osservazioni che fai o che fanno i tuoi amici, questa volta, però, vorrei proporre un modo diverso di affrontare questa questione degli invitati al matrimonio.
    Condivido le vostre considerazioni sull’eccessivo sfarzo dei matrimoni che non trovo giusto (e francamente mi piace anche pochino) e che l’importante sia la celebrazione del sacramento.
    Però ritengo anche che il matrimonio non sia una cosa privata ma che sia importante per tutta la comunità.
    Non mi piacciono tanto i matrimonio io, lui, i testimoni e il sacerdote (magari su una spiaggia deserta) perché in quel momento Dio è presenza visibile negli sposi ed è una ricchezza per tutti.
    Inoltre io personalmente ho chiesto e chiedo a tutta la comunità di aiutarmi a sostenere il mio matrimonio: la coppia non deve essere lasciata sola, va aiutata nelle difficoltà e gli sposi a loro volta sono una ricchezza per le comunità.
    Mi deprimo tanto quando sento discorsi tipo “sai sembra che non vadano più d’accordo quei due…. devono esserci dei problemi…” tutti discorsi sussurrati perché guai a farsi sentire. Io sono dell’idea che, a costo di sembrare impiccioni, sia giusto proporsi per aiutarli, per parlarne e non aspettare che risolvano le cose da soli.
    Be’ forse sto andando fuori tema e ho già scritto troppo, scusa è la prima volta che commento e non conosco bene le regole 🙂
    Io e mio marito abbiamo voluto un matrimonio che fosse semplice: fiori di campo per l’altare, vestiti nuovi ma riutilizzabili (e riutilizzati in seguito più volte) e poi a piedi nel giardino della chiesa a fianco per una bicchierata con focacce, pizzette, torte salate fatte in casa con tutti gli invitati. E abbiamo invitato tutti quelli che conoscevamo e, ti assicuro, non per far vedere quanti amici abbiamo ma perché la signora anziana vicina di casa che ci ha benedetti tante volte vedendoci nel portone, le signore del “coro” della parrocchia a cui ho disperatamente cercato di insegnare due canti, i bambini che tenevamo al ricreatorio e i colleghi di università e quelli di lavoro…. insomma tutti fanno parte della nostra vita e a tutti loro abbiamo affidato l’incarico di sostenerci nel nostro matrimonio.
    Scusate la “lungaggine”, buona serata!
    Elena

    p.s.
    sto imparando ad essere un gocciolino più elastica e quindi mi impegno a pensare che, proprio perché è importante il sacramento, Dio è vivo e presente anche in mezzo ai matrimoni “da favola” e la luce di gioia degli sposi, ancorché adornati da mille pizzi nastri e gioielli, è sempre una grande testimonianza dell’Amore di Dio per l’uomo.

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  10. Pingback: Vasi vuoti « de libero arbitrio

  11. Emilia

    Dato che ormai ho finito per essere paragonata a Enzo Miccio perché cerco di organizzare i matrimoni dei miei conoscenti dal punto di vista liturgico (non riuscendoci sempre, perché mi scontro con le bizzarrie dei nubendi e con preti forse troppo accondiscendenti), mi sono riletta questo post.
    Che ne è stato poi di Claudia? Ormai dovrebbe avere sui diciott’anni, no?

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