“E poi… e poi… tienti forte…”, e fece una pausa carica di suspance. “E poi… Eugenio mi ha chiesta in sposa!!”, annunciò con un gridolino, sventolando orgogliosamente la mano sinistra su cui svettava un brillozzo di tutto rispetto. O qualsiasi altra cosa utilizzassero nel Tardoantico al posto del brillozzo, in ogni modo.
Anatolia accennò un sorrisetto di circostanza, con l’aria tipica che hanno le amiche quando credono che tu abbia appena preso una solenne cantonata amorosa ma non sanno bene come dirtelo.
Vittoria colse lo sguardo, e si rabbuiò. “Che c’è? Non sei contenta?”.
“No! No!”, si affrettò Anatolia. “È solo che…”.
“Che?”.
Anatolia deglutì, cercando un modo diplomatico per dirlo. “Beh, è solo che… sai… è un pagano”.
Calò un breve silenzio, in cui Vittoria fissò l’amica e l’amica fissò con insistenza la frutta sul tavolo.
“E infatti: farò un’opera meritoria a Dio, convertendo lui e la sua famiglia”, osservò cautamente la ragazza.
Anatolia biascicò un “mh…” molto condiscendente e continuò a fissare con intensità il vassoio di frutta.
“Guarda che è pieno di donne cristiane che sono riuscite a convertire i loro mariti e a condurli a Dio”, insistette Vittoria.
“…sssì, non lo metto in dubbio…”. L’amica sospirò. “Però è anche pieno di altre donne, le cui storie non ti raccontano in Chiesa, che sono andate in spose a dei pagani, sono state impossibilitate a portare avanti la loro fede, e poi chissà che fine hanno fatto”.
Calò di nuovo il silenzio, e stavolta fu più lungo. Quando parlò, Vittoria aveva il tono rancoroso di quelle ragazze che avrebbero solo tanta voglia di condividere la loro gioia con qualcuno, e non capiscono perché la loro migliore amica non voglia prenderne parte. “E comunque, sai che la famiglia di Eugenio è molto vicina e molto amica a quella di Tito Aurelio, e che anche lui sta cercando moglie… Beh: Eugenio mi ha chiesto se conoscevo qualche giovane fidata da consigliare al suo amico, e io gli ho fatto il tuo nome. Credo che Tito Aurelio adesso sia di là a prendere accordi con i tuoi genitori”.
Ad Anatolia, per la sorpresa, andò di traverso la saliva, e la ragazza rischiò molto seriamente di strozzarsi.
“Non se ne parla proprio”, annunciò con voce stentorea il suo angelo custode, qualche ora più tardi.
All’epoca delle persecuzioni, pare che gli angeli custodi avessero l’abitudine di apparire frequentemente alle loro assistite per scambiarsi le impressioni e far due ciacole assieme a loro.
“Non se ne parla proprio! Chiaro? Nada! Zero assoluto! Non pensarci nemmeno! Scordatelo!”.
Anatolia alzò gli occhi al cielo, lasciandosi cadere sul triclinio. “Lo so. Non c’è bisogno che tu me lo ripeta. Non ci penso proprio, a sposare quello”.
“Ecco! Brava!”. Se un angelo potesse essere nervoso, beh, quello di Anatolia lo sarebbe stato. “Cioè, io posso immaginare tantissime ragioni per cui potrebbe venirti voglia di sposare quel tizio – è un buon partito – ma per l’amor di Dio non puoi, e…”.
“… e infatti io son contentissima di consacrare la mia verginità al Signore e di condurre una vita ritirata…”.
“… e tal proposito, eh-ehm, ti dispiacerebbe dare una mano al mio collega?”, tossicchiò l’angelo custode. Guardò un punto indefinito alla sua destra, e con un pop! apparve accanto a lui un secondo angelo, dall’aria sconsolata.
“Non è che potresti far ragionare anche Vittoria, per piacere?”, supplicò il secondo. “Io ci ho provato, giuro, ma ormai s’è fissata con la grande chance che le viene offerta, e di rifiutare il matrimonio non ne vuol neanche sentir parlare”.
Anatolia alternò uno sguardo perplesso, dal suo angelo custode a quello di Vittoria.
Sospirò.
Ci volle un bel po’ di tempo (e di risentimento, e di lacrime, e di “credevo tu fossi mia amica”, e di discernimento, e di ragionevolezza, e di preghiere, e di disperazione), ma alla fine Vittoria capitolò.
Scese a più miti consigli, capì che Eugenio aveva tante buoni doti tali da renderlo desiderabile come marito, ma che la tolleranza inter-religiosa decisamente non era una di queste… e insomma: con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore, decise di rompere il fidanzamento. La famiglia è ‘na roba bella ma non può venire prima di Dio – soprattutto se tuo marito ha tutta l’aria di volerti mandare a morte alla prima persecuzione anticristiana, se appena accenni a parlargli della tua fede.
E di conseguenza, Vittoria annullò il fidanzamento. Contestualmente, Anatolia le diede man forte e ne approfittò per dire che, no, di sposare Tito Aurelio non se ne parlava proprio.
I due giovanotti – come dire – non apprezzarono la svolta.
Correva l’anno 249.
L’Imperatore Decio stava per salire al potere, e da lì in poi sarebbero cominciati guai seri per tutti i Cristiani; tuttavia, in quel momento, sotto l’imperatore Filippo l’Arabo, i cristiani non se la passavano poi così tanto male. Anzi: se la passavano talmente bene che alcuni storici cristiani, qualche tempo dopo, avrebbero detto (sbagliando, probabilmente) che Filippo l’Arabo era un cristiano lui stesso, altrimenti non si spiega tutta questa tolleranza.
Il martirio delle due ragazze, di conseguenza, più che “martirio” nel vero senso della parola potrebbe essere giornalisticamente definito un tristo caso di “femminicidio” (uuuhh quanto segue l’attualità ‘sto blog: vedete, gente?, che lessico attuale?!).
Beh, sì, insomma: le due ragazze erano cristiane e non avevano intenzione di sposare due pagani; i cristiani se la passavan bene; non c’eran persecuzioni all’orizzonte… Vittoria ed Anatolia giocarono ad armi scoperte. Dissero: “caro Tito, caro Eugenio, voi siete due brave persone ma c’è un’incompatibilità religiosa fra di noi, e forse è meglio evitare”.
Eugenio e Tito, come accennavo sopra, non gradirono per niente.
Trovare altre due fidanzate, non sarebbe stato un problema – un po’ più problematica sarebbe stata la prospettiva di trovare altre due fidanzate così ben messe, con un patrimonio così invidiabile da non dover spartire con altri fratelli.
I due aspiranti sposi, col consenso dell’Imperatore (che nel frattempo era cambiato) ottennero la potestà legale sulle fanciulle, e poi, assicuratisi la loro eredità, le relegarono nei loro possedimenti.
Vittoria venne uccisa pochi giorni dopo; giusto il tempo di permettere al suo assassino di metter le mani sui suoi soldi. Anatolia, imprigionata in una cella, resistette un po’ di più, fece in tempo a convertire il suo carceriere, e poi fu martirizzata anch’essa.
La devozione popolare per le Sante Vittoria e Anatolia rappresenta un culto molto antico, radicato, (con alle spalle una vicenda biografica piuttosto verosimile e precisa – storicamente più attendibile di altre, aggiungo), particolarmente diffuso in Sardegna e in Lazio… e con questa considerazione avrei anche potuto concludere il post.
Sennonché.
Sennonché, a quanto pare, Sant’Anatolia, dal Paradiso, si è stufata di starsene su una nuvoletta con le mani in mano: ha pensato di fare uno dei suoi miracolucci per rendersi di nuovo partecipe delle vicende su questa terra. Ogni tanto capita, coi santi, no?
E ogni tanto capita pure che ci sian dei santi – come appunto sant’Anatolia – che decidono di pigliare una delle statue che i fedeli hanno dedicato loro, e poi cominciano a farci cose strane. Nello specifico, sant’Anatolia ha preso una sua statua… e ha fatto in modo che cominciasse a piangere.
Questa lacrimazione miracolosa avrebbe avuto inizio il 15 aprile 2012 nella chiesa di Sant’Anatolia in Borgorose, nei pressi di Rieti. Stando a quanto dice Google, le autorità diocesane stanno ancora indagando sul fenomeno per capire se possa veramente trattarsi di “miracolo” in senso stretto; fatto sta che il fenomeno ha avuto inizio nel bel mezzo di una celebrazione (ehm), alla presenza di molti testimoni, e lo stesso parroco ha confermato di aver visto coi suoi occhi la statua che lacrimava. Pare che peraltro la lacrimazione sia andata avanti per un bel po’; credo che la Curia stia ancora indagando (o, se è già giunta a una conclusione, io non ne ho trovato notizia).
Comunque: apparentemente, questa statua di Sant’Anatolia ha cominciato a piangere disperatamente, e ha pensato bene di farlo nel bel mezzo di una cerimonia religiosa molto affollata, con tanta gente riunita in chiesa…
…e di quale cerimonia si trattava, mi domanderete?
Si trattava di un matrimonio.
C’era un matrimonio in corso, e la statua s’è messa a piangere.
Lo sapete, sono ironica: non voglio certo mancar di rispetto ai Santi, io ci scherzo in maniera innocente.
Però.
Voglio dire.
Io mi auguro che quei due sposi non conoscessero, e successivamente non abbiano mai conosciuto, le vicende biografiche di Sant’Anatolia.
Perché se io mi immagino una Santa,
che non voleva sposarsi,
ha passato tutta la sua vita a dissuadere le sue amiche dal fare questo tristo passo,
è stata presa con l’inganno,
da uno che la voleva solo per i suoi soldi,
e che poi l’ha reclusa,
costretta a una lunga prigionia,
e infine assassinata,
e proprio in virtù di questo la Santa è diventata tale,
e adesso comincia a piangere calde lacrime di disperazione,
nel bel mezzo del mio matrimonio…
…beh…
…come dire?
Diciamo che è una di quelle cose che rendono meno barbosa la festa di nozze.
Ilaria
Esiste già una santa protettrice delle donne che subiscono violenze varie in famiglia o da fidanzati? Se no potrebbe essere proprio Santa Anatolia. Comunque sì… speriamo che quel matrimonio stia andando bene… con quelle lacrimose premesse…!
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Lucyette
Io ero convinta che fosse Margherita da Cortona, che per anni aveva convissuto da concubina con un tale, e poi alla morte di lui si è ritrovata sbattuta in mezzo alla strada dai “suoceri” che non la volevano in casa. Però apparentemente non è nominalmente la patrona contro le violenze domestiche, o almeno non lo dice nessu sito (eppure io ero così convinta…); è citata come patrona delle prostitute pentite.
(Assimilata alle prostitute perché si era data come concubina a un uomo che non era suo marito. Aaaahhh. Com’erano tranchat, un tempo :-P).
Comunque, pare che a proteggere i maritati male ci pensi un certo San Gendolfo… ohibò!
In effetti Vittoria e Anatolia potrebbero aiutarlo con una certa esperienza, a ben vedere… 😉
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vogliadichiacchiere
Mi pareva che la storia delle due martiri fosse nota . . . poi ho fatto un po’ di ricerca e ho scoperto che “il corpo della santa (Vittoria) fu prima portato nell’abbazia di Farfa, poi a Santa Vittoria in Matenano, nelle Marche.” 🙂
Devo avere per casa (tra le altre tante cose) un libricino che parla delle peripezie, in vita e in morte delle due amiche! 🙂
Sei bravissima a raccontarle! Ciao, Fior
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Lucyette
Grazie, Fior! 🙂
In effetti, da quanto leggo in giro, pare che queste Sante siano abbastanza famose e venerate, in Italia… boh?! Io non le avevo mai sentite nominare prima, e invece pare che altrove la devozione sia molto forte.
Forse è una devozione che si è sviluppata in maniera particolare nel centro-sud, perché qui non le avevo proprio mai mai mai sentite nominare, manco di striscio…
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vogliadichiacchiere
Se calcoli che Rieti è sulla via Salaria e che buona parte della zona delle Marche era sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Farfa, tutto diventa più semplice! 🙂
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Lucyette
😀
Essì, penso che si sia diffuso proprio attraverso queste vie… qui al Nord niente di niente!
Però qui abbiamo i Santi della Legione Tebea che voi non conoscete (e che non conosceva nemmeno il Papa, come ha detto una volta andando in visita al paesello di Bertone :-P). Siamo pari 😀
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