[Pillole di Storia] L’editto di Tessalonica

Teodosio era nato a Segovia, in Spagna, da un alto generale in carriera. Dopo essersi distinto fra i militari dell’esercito, aveva preso una specie di “congedo” per ritornare nella sua patria, e lì aveva sposato la devota Elia Flaccilla, cattolicissima come il marito (e tutt’ora venerata come Santa dalle Chiese Ortodosse).
Alla morte di Valente, il neo-Imperatore Graziano l’aveva richiamato al fronte; i suoi successi militari fecero sì che Teodosio fosse acclamato Imperatore delle terre orientali, il 19 gennaio 379.

La situazione politica dell’Impero era riassumibile con un solo aggettivo – “pietosa” – con i barbari che premevano ai confini e con un’economia interna pressoché in ginocchio. Ma non mi soffermerei più di tanto sulla triste sorte dell’Impero (tanto, lo sappiamo tutti che fine ha fatto); più che altro, mi concentrerei su quell’argomento che ci interessa… e cioè, sulla questione religiosa.

Quando Teodosio divenne Imperatore, e fu incaricato di governare su tutti i territori a Oriente, dovette essere per lui un discreto shock rendersi conto di quale vespaio litigioso rappresentassero, da quelle parti, le varie comunità cristiane.
Vedete? Ormai, nella parte occidentale, la questione dottrinale s’era in pratica già risolta. Il “partito” cattolico, quello che professava il credo di Nicea, era decisamente in maggioranza; se stiamo parlando di sedi episcopali di una certa importanza, ormai ce n’era solo più una governata dagli ariani: Milano. Giusto qualche anno prima, l’ariano era morto, ed era stato eletto vescovo al suo posto un certo Sant’Ambrogio… diciamo che, da un punto di vista dottrinale, l’Occidente era abbastanza compatto.

In Oriente, invece, le cose erano decisamente più complicate. La presenza ariana era massiccia e molti fedeli erano sinceramente in crisi, non avendo la più pallida idea di quale delle “due campane” dicesse il giusto. Perdipiù, questo continuo contrasto fra cattolici ed ariani si traduceva anche in un clima di tensione e di violenze, con esponenti dell’uno o dell’altro partito che si mettevano a mazzolar per strada i loro nemici eretici.
Era evidentemente una situazione intollerabile, anche per una banale ragione di ordine pubblico. Era ormai piuttosto chiaro che ‘sti attacabrighe dei cristiani non si sarebbero mai messi d’accordo fra loro in modo pacifico; e così, il 27 febbraio dell’anno 380, Teosodio scelse di correre ai ripari.
Si trovava, in quel momento, nella città di Tessalonica: un centro importante che era già stato sede imperiale sotto Galerio. Di lì a poco tempo, il novello Imperatore avrebbe fatto una visita alla grande Costantinopoli, una città che non conosceva, ma di cui aveva sentito dire… tutto il peggio. Nel senso, che per l’appunto, pareva che ultimamente, nelle strade di Costantinopoli, la questione religiosa fosse esplosa con tutta la sua violenza.
“Non c’ho voglia che il mio corteo imperiale debba farsi largo in mezzo a cattolici e ariani che si prendono a mattonate in testa”, pensò Teodosio; e quindi, nel febbraio dell’80, emanò quel famoso editto… passato alla storia come “editto di Tessalonica”.

Editto al popolo della città di Costantinopoli.
Noi vogliamo che tutti i popoli retti dalla moderazione della nostra clemenza restino fedeli a quella religione che la tradizione afferma sia stata trasmessa ai Romani dal divino apostolo Pietro, e che a partire da lui è insegnata fino ad oggi, ed è seguita dal pontefice Damaso, e da Pietro vescovo di Alessandria, uomo di santità apostolica. Noi crediamo, secondo la disciplina apostolica e la dottrina evangelica, una sola divinità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, sotto una pari maestà e sotto la pia Trinità.
Ordiniamo che il nome di “cristiani cattolici” abbracci tutti coloro che seguono questa legge, mentre stabiliamo che gli altri, pazzi e insensati, sopportino l’infamia legata al dogma ereticale, e ordiniamo che le loro conventicole non possano ricevere il nome di chiese.

Messa così, se ci fate caso, non è nemmeno che l’editto di Tessalonica fosse stato pensato per avere quella portata dirompente che gli diamo oggi, quando lo affianchiamo all’editto di Milano su tutti i libri di scuola.
Di per sé, era un editto di portata locale, limitato alla città di Costantinopoli e tutt’al più alle altre città d’Oriente: non è che Teodosio abbia detto, in questa sede, “il Cristianesimo è la religione di Stato e tutte le altre fedi sono bandite”. Ma quando mai.
Tutt’al più, aveva tracciato una linea di confine fra quelli che potevano definirsi a ragion veduta “cristiani cattolici” e quelli che invece dovevano esser considerati “eretici”. Si trattava, quello sì, di una significativa innovazione (salvo singole persecuzioni anti-ariane o anti-cattoliche, non era mai esistito fino a quel momento un vero e proprio strumento di legge contro le dottrine eretiche); ma nulla più.
La cosa veramente significativa di questo editto, se vogliamo, è che Teodosio, per la prima volta in assoluto nella Storia della Chiesa, stabiliva quale religione potesse essere detta “legale” usando come criterio argomentazioni dogmatiche, e non più mere questioni di natura politica o sociale. Insomma: con l’editto di Tessalonica, l’Imperatore Teodosio imponeva la sua scelta di fede come l’unica degna di esser considerata tale. E questa, in effetti, era un’innovazione destinata a cambiar la Storia.

Un’innovazione che cominciava in sordina, quasi in punta di piedi, in un misero editto destinato alla città di Costantinopoli…
…ma che avrebbe poi avuto delle pesanti conseguenze, negli anni successivi.

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