Primavera 1927. Dalle pagine di Vita Diocesana, la pubblicazione periodica della Diocesi di Pavia, il Vescovo esprime aperte perplessità circa i sacerdoti à la Don Matteo.
(E per altre, uhm, delucidazioni in merito, si veda questa vecchia discussione: qua)
Nihil
Ehi! Se pigi “qua” dice “pagina non trovata”. Io voglio sapere cosa aveva il Vescovo contro le biciclette dei preti! Mi serve per par condicio, visto che so cosa ha la Madre generale contro le bici delle suore…
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Lucia
:-O
Ma come, non trovata?! Io la vedo!
Comunque in realtà non era un approfondimento sulle fisime del vescovo, ma una intervista al (papà?) di Fiordicactus circa quanto ricordasse dell’uso della bicicletta all’epoca:
Per quello che riguarda i preti, lui si ricorda che (fine anni ’30/anni ’40 e ’50) solo i preti giovani avevano la bici, da donna e la usavano sia in campagna che in città! 😉
Per quello che riguarda la popolazione in generale, chi appena poteva aveva la bici, almeno la metà degli lavoratori uomini andavano in bici, estate e inverno, poi c’era chi andava in tram . . . un mio zio si faceva tutti i giorni andata e ritorno da Bg a Ponte San Pietro, la morosa da Villa d’Almè a Ponte San Pietro. 🙂
Non ricorda di aver sentito di divieti, a parte quello di non andare al cinema o a teatro . . . unica deroga, su richiesta, poter assistere alle prove generali dell’Opera! 🙂
Secondo me il divieto (che non so se fosse solo diocesano, o esteso a tutte le diocesi) era per una questione di compostezza. Magari anche di non voler ostentare il lusso (LOL), come se la bicicletta fosse un accessorio costoso: io ho letto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare, circa i religiosi che ardivano possedere un orologio…
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