I miei cinque suggerimenti per il niubbo della Messa in Latino

Dicesi “niubbo”, nello slang internettiano, l’utente appena sbarcato su una comunità virtuale di cui non conosce né regole né consuetudini, e che, con volenterosa umiltà, mostra di volersi migliorare. Non a caso, “niubbio” è la storpiatura dell’inglese “newbie”.

Viste le domande seguite al mio ultimo post, mi è sembrato il caso di stilare un piccolissimo vademecum per tutti i potenziali niubbi della Messa in Latino.

Non siete mai andati a una Messa in forma straordinaria, e vorreste provare?
Vorreste provare ma non avete il coraggio, perché avete paura di far brutte figure?
Vorreste provare, avete il coraggio, ma concretamente non sapete dove/come/quando?

Al volo, ecco qui cinque suggerimenti molto terra-a-terra che, secondo me, potrebbero essere d’aiuto.

1) Per l’amor del cielo, assicurati di essere in buona compagnia!

Se la “buona compagnia” include un qualche amico, già frequentatore della Messa in Latino e desideroso di accompagnarti, questo senz’altro aiuta a rompere il ghiaccio. Io ho passato anni a corteggiare l’idea di una Messa in forma straordinaria, ma ho fatto il grande passo solo quando un mio amico mi ha detto “oh, io domani alle 9:00 sto a Messa in quella in chiesa là: ci andiamo assieme?”.

Ma la compagnia di un amico è solo un utile “di più”. Io in realtà vi suggerisco di controllare MOLTO MOLTO BENE che sia un compagno affidabile il sacerdote oltre la balaustra. Le Messe in forma straordinaria, tipicamente, sono officiate da tre tipi di persone:

a) bravi e santi sacerdoti dalle rette idee e dalla specchiata morale;
b) bravi sacerdoti dalla specchiata morale, che però purtroppo non sono in comunione con Roma;
c) sacerdoti svirgolati completamente fuori di testa, in completa rottura con Roma, proprio a livelli di scisma aperto.

Ecco, come dire. Cercate di accertarvi che il sacerdote che officia la vostra Messa appartenga alla tipologia A.

Se la Messa è officiata da un sacerdote diocesano, e/o appartenente a un istituto religioso degno di fiducia, e/o a una fraternità sacerdotale apertamente tradizionalista ma in comunione col Santo Padre (due esempi tra tutti: la Fraternità Sacerdotale San Pietro, o l’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote), dovreste stare in una botte di ferro.
Altri due esempi tra tutti: la Fraternità Sacerdotale San Pio X e l’Istituto Mater Bonii Consilii, sono, a vario titolo, in rottura con Roma. Io, alle loro Messe, proprio non ci andrei.

Detto ciò: vorreste trovare una Messa in forma straordinaria vicino a voi, ma non sapete dove? A questo indirizzo dovreste trovare un elenco abbastanza aggiornato. Evitate, se volete il mio consiglio, le Messe indicate con la freccettina gialla, che sono quelle officiate dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X.

2) Studia!

Magari voi siete meno scrupolosi di me; ma se, come me, siete Miss Perfettina, un pensiero che potrebbe mettervi fortemente a disagio è l’idea di andare a Messa in Latino per la prima volta, non saper come fare, e combinare qualche vergognoso pasticcio.
È per questa ragione che io vi consiglio fortemente (se non altro per la vostra serenità psicologica) di arrivare in chiesa… “preparati”. Per quanto la totalità delle chiese in cui tiene la Messa in Latino mettano gratuitamente a disposizione dei fedeli dei sussidii utili a seguire la liturgia, io vi consiglierei di arrivare già pronti, portando sottobraccio un messalino che avrete già consultato prima.

Personalmente, io mi sono trovata molto bene con il Messale Festivo Tradizionale “Summorum Pontificum” edito da Fede & Cultura: rispetto ad altri che ho sfogliato, ha il grandissimo merito di accompagnare il testo della Messa a indicazioni pratiche (“qui ci si inginocchia”; “qui ci si fa il segno della croce”).

3) Studia… ma senza troppa ansia

Sì, perché per tutti noi c’è stata una prima volta, e nessuno di noi frequentatori fissi se l’è dimenticato.
Se anche capitasse di fare pasticci; se anche capitasse di perdere il filo; se anche capitasse di restare in piedi quando tutti sono in ginocchio, o, peggio ancora, di restare in ginocchio e rendersi conto che tutti gli altri son già tornati in piedi da mo’… no panic.
Lo dico da frequentatrice ormai abituale: tutti, prima o poi, hanno sbagliato qualcosa; e c’è anche chi sbaglia di proposito (perché magari gli sembra una genialata stare in ginocchio durante il Vangelo, o altre bizzarrie del genere).
Se proprio vi sentite in imbarazzo all’idea di fare qualcosa di sbagliato, mettetevi nelle ultime file e studiate i movimenti degli altri: ma, davvero, è solo un timore vostro e nulla più.

4) Personalmente, suggerisco di cominciare da una Messa semplice

Ve lo spiego in soldoni, confidando che tanto leggerete meglio sul vostro messalino: le Messe in forma straordinaria possono essere di due tipi: semplice (o “Messa letta”) e solenne (o “Messa cantata”).
In buona sostanza, la Messa cantata viene, per l’appunto cantata; di norma, il sacerdote è accompagnato dal diacono e dal suddiacono, e, globalmente, l’atmosfera è molto più solenne.

Tantissimi siti si sperticano in lodi spassionate per la Messa solenne: se volete un grandioso primo impatto, andata a una Messa cantata, e allora sì che assaporerete davvero cosa vuol dire il sacro!
Meh.
Io amo le Messe solenni, ma non so se le suggerirei come primissimo impatto. Una Messa che viene in larga parte cantata (in Latino) (magari, anche da un coro a più voci) può commuovere fino alle lacrime, può far venire i brividi, può suscitare nei fedeli una specie di sindrome di Stendhal… ma può anche risultare un po’ dispersiva e difficile da seguire, soprattutto se è proprio la tua prima-prima-volta.

Io ho cominciato a frequentare la Messa in forma straordinaria ascoltando delle semplicissime “Messe lette”: il sacerdote parlava, io lo seguivo dal messalino, ascoltavo buona buona, ed è andata tanto bene così. Solo quando ho sentito di avere una certa dimestichezza con la struttura della Messa sono passata al livello superiore: Messe in canto, Messe solenni, Messe pontificali.
Ed è stato meraviglioso, e da brividi, e commovente fino alle lacrime – ma sospetto che non le avrei apprezzate così tanto, se non avessi già avuto modo di prendere dimestichezza con la Messa in Latino tout court.

Poi, oh, fate vobis. Per come sono fatta io, il mio suggerimento personale è questo.

5) Per le signore: nel dubbio, siate pronte a coprirvi i capelli

Il velo muliebre alla Messa in Latino è notoriamente una vexata quaestio: è un relitto del passato? È un rigurgito maschilista? È segno di vanità vezzosa? È davvero indispensabile?

Nel 2011, come prefetto della Signatura Apostolica, il Cardinal Burke rispondeva alla domanda di un fedele specificando:

Non viene chiesto alle donne di indossare un velo muliebre quando assistono alla Santa Messa nella forma ordinaria del rito romano. Ci si aspetta, tuttavia, che le donne che assistono alla Santa Messa secondo la forma straordinaria del rito romano siano a capo coperto, poiché era questa la pratica in vigore ai tempi del Missale Romanum del 1962. Non è, tuttavia un peccato, partecipare alla Santa Messa nella forma straordinaria a capo scoperto e senza indossare un velo.

Quindi, in sostanza: quello che vi mettete, o non vi mettete, in testa, sono fatti vostri. Sarebbe forse carino se le signore usassero la cortesia di venire tutte a capo coperto (non necessariamente da un velo, eh: va benissimo pure un berretto di lana), ma quello sta tutto alla vostra discrezione.
Io vi suggerisco di essere sempre pronte a coprirvi il capo, non tanto per una questione di coscienza, ma per una questione di… conformismo.

Conosco comunità in cui parte delle signore indossano il velo, parte delle signore non lo indossano affatto, parte delle signore lo indossano solo quando si ricordano di metterlo in borsa prima di uscir di casa… e quindi: come va, va. Conosco comunità in cui quasi tutte le signore vengono a Messa a capo scoperto, e le donne che indossano il velo sono una minoranza spesso risibile.
Però, conosco anche comunità in cui tutte le donne sono rigorosamente velate, e… beh: se siete voi le uniche a non avere niente in testa, correte seriamente il rischio di sentirvi un po’ fuori posto.
Just in case, almeno la prima volta, siate pronte a ogni evenienza.

Se siete della scuola “poca spesa, massima resa”, ho visto centinaia di ragazze usare a mo’ di velo una qualsiasi sciarpina autonnale di cotone, delle quali sono pieni tutti i nostri guardaroba.
Se vi scoccia andare in giro velate come la Madonna, siete fortunate ché stanno arrivando i primi freddi: un qualsiasi cappellino o berretto di lana sarebbe perfetto per coprire il capo senza farvi sembrare troppo bislacche.
Se invece siete delle fan dei veli muliebri e non vedete l’ora di indossarne finalmente uno: ce sono millemila, in vendita, e anche a pochi euro!
Se siete Romane o avete occasione di passare da Roma, a Borgo Pio ve ne tirano dietro a partire da 10-15 euro. Sennò, potete tranquillamente cercare su Internet, usando chiavi di ricerca come “mantilla” e “chapel veils”.
Verrete indirizzati su un sacco di e-shop statunitensi, perché lì la pratica di velarsi a Messa è molto più comune. Se volete fare acquisti in area UE per evitare spese di dogana, ci sono diversi siti inglesi (tipo questo, o questo) che hanno bellissime cosine.

***

Allora!
Che mi dite?
Queste dritte sono servite a qualcosa?

Naturalmente, se aveste altri dubbi… non avete che da chiedere!

8 risposte a "I miei cinque suggerimenti per il niubbo della Messa in Latino"

  1. Fabio Besostridon Fabio

    Ciao! Leggo sempre con piacere i tuoi post 🙂 Ti segnalo, nel volume “Il potere delle donne nella Chiesa. Giuditta, Chiara e le altre”, di Adriana Valerio (docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Napoli), una interessante spiegazione sull’affermazione di san Paolo a proposito delle donne a capo coperto nell’assemblea liturgica. In estrema sintesi, secondo Valerio la richiesta di Paolo serviva a garantire alle donne il riconoscimento della loro eguale dignità e il diritto di parlare (non di tacere!): una rivalutazione del velo da parte di una pugnace teologa “femminista” è certamente inusuale e degna di considerazione!

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  2. vogliadichiacchiere

    Sai che mi hai fatto venir voglia di partecipare a una di queste messe??? 🙂
    Magari senza messalino, per testare la mia memoria! 😉
    Il “velo” ce l’ho, sia il mio da bambina (bianco) sia quello di mia madre (nero), nella cassapanca da tanti anni. 🙂

    Ciao, Fior

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  3. Gabriele

    Ho letto con gusto questo post e il precedente (come tutti gli altri, d’altronde!) e mi chiedevo: nel caso in cui tu recitassi anche l’Ufficio divino, come ti comporteresti? La Liturgia delle ore standard o il Breviarium romanum? Posso chiederti un commento in merito?

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  4. Gabriele Simion

    ritengo che l’accostamento fra l’Istituto Mater Bonii Consilii e la Fraternità San Pio X sia abbastanza ingeneroso

    l’IMBC è un gruppo che ritiene l’attuale gerarchia di fatto nulla (la loro posizione in realtà è un po’ più complessa, ma non è il caso di parlarne qui), le ordinazioni con il rito postconciliare invalide e rifiuta totalmente qualsiasi comunione in sacris (e non solo) con qualsiasi ‘cattolico’ che non sia sedevacantista

    la FSSPX in generale ritiene comunque che i papi e i vescovi del post Concilio siano veri papi e vescovi (li commemora nel Canone e prega per loro durante vari atti liturgici), riconosce la validità dei sacramenti postconciliari e non rifiuta a prescindere di compiere gesti di comunione verso gli altri cattolici
    su quest’ultimo punto dipende tanto dai singoli preti: alcuni hanno un atteggiamento di chiusura, ma la gran parte ha un’atteggiamento che va dal ‘buon vicinato’ all’aperta collaborazione (tanto che una parte consistente dei sacerdoti diocesani che celebrano in Forma Straordinaria per imparare a farlo hanno chiesto l’aiuto dei loro sacerdoti)
    questo lo sa bene Papa Francesco, che quando era vescovo di Buenos Aires aveva un buon rapporto con loro, una volta gli ha letteralmente salvato il fondoschiena quando in governo voleva chiudergli il locale seminario scrivendo di suo pugno una lettera in cui diceva che erano parte della Chiesa Cattolica e durante il suo ministero petrino ha più volte dimostrato una cura pastorale verso di loro

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    1. Lucia

      No no, assolutamente: nemmeno io li metterei sullo stesso piano! Avevo sintetizzato dicendo che “a vario titolo” hanno posizioni di rottura 😉

      Conosco alcuni membri dell’Istituto Mater Boni Consilii (non ho mai frequentato quella realtà, ma casualmente mi è capitato, per ragioni di tutt’altro tipo, di venire a contatto con alcuni fedeli che ne fanno parte) e, da cattolica “papista” trovo irricevibili molte delle loro posizioni (e a dir poco bizzarre alcune altre 😅).

      La FSSPX ha, ovviamente, posizioni completamente diverse e molto meno di “rottura” (…per quanto… Ovviamente non si può giudicare tutta la Fraternità dalle posizioni di due-tre fedeli, ma diciamo che non conservo un gran ricordo delle conversazioni che ho avuto con alcuni di loro. Non stento a credere che da parte di alcuni ci sia collaborazione e stima verso gli “altri” cattolici, ma diciamo che non era decisamente il caso di quelli con cui mi è capitato di confrontarmi 🤣).

      Ma ovviamente sono due realtà completamente diverse e che partono proprio da idee di fondo completamente diverse, ci mancherebbe. Le accostavo unicamente per il fatto che (chi in un modo, chi nell’altro) nessuna delle due è in comunione col Papa e quindi le sconsiglio entrambe.
      Ecco, diciamo che le sconsiglio con due diverse gradazioni di pathos, quello sì 😅

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      1. Gabriele Simion

        la IMBC è sicuramente fuori dalla comunione con il Papa, e a loro si può applicare quanto detto da questo vecchio documento http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19830312_poenae-canonicae_it.html dato che uno dei vescovi ordinati, de Lausiers, di fatto è il padre della posizione teologica adottata dal gruppo e all’origine di tutte le loro consacrazioni

        nel caso della FSSPX la questione è più complessa: i documenti immediatamente successivi alle ordinazioni del 1988 parlano di chiaramente ‘atteggiamento scismatico’; successivamente si è passati a un più blando ‘non in piena comunione’, termine usato nei documenti ufficiali di Papa Francesco quando si riferisce a loro. addirittura nell’intervista a La Croix usò un termine ancora più blando: ‘cattolici in cammino verso la piena comunione’
        di fatto a livello locale molti vescovi avevano già un atteggiamento ‘non conflittuale’ con la FSSPX, per esempio concedendo l’uso di chiese per le loro celebrazioni (cosa che non si potrebbe fare, ma meglio così) e poi, dopo l’apertura con i matrimoni, trovando con i superiori della Fraternità un modo per regolare la questione (tra 30 e 40 diocesi statunitensi e almeno una italiana è successo)
        di fatto Francesco con i suoi gesti di attenzione pastorale vorrebbe incentivare una sorta di integrazione della FSSPX all’interno delle diocesi, visto che i colloqui tra i vertici sono stato un buco nell’acqua, viste le diffidenze fra le reciproche basi

        poi non nego che ci siano un certo numero di esaltati, tra preti che considerano la partecipazione al Novus Ordo come la partecipazione a una Santa Cena calvinista a persone con tendenze politiche un po’ ehm… discutibili. ma la FSSPX è una realtà complessa, con tante posizioni e visioni del mondo al suo interno, ergo…

        un’ultima cosa: il confine tra i tradizionalisti regolari e la FSSPX è molto più blanda di quello che si pensi. se vai a un grosso evento della Fraternità, tipo il pellegrinaggio Bevagna-Assisi, molti partecipanti sono ‘regolari’ o gente che frequenta entrambe le realtà. e molti tra i chierici Ecclesia Dei e i diocesani che celebrano con entrambe le forme hanno rapporti stretti con la FSSPX

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  5. Niubba

    Magari bisognerebbe seriamente indagare del perché la comunità fsspx sono in disarmonia con la chiesa postciliare, Magari a guardare bene pure la chiesa ufficiale qualche errore lo ha fatto e lo sta facendo adesso ancora di più…Nessuno ha fatto caso che le chiese e I seminari da dopo il 1962 si sono svuotate di anno in anno??

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    1. Lucia

      Ah, ma uno può guardare a tutti gli errori che vuole: nel corso della Storia, sono state adottate strategie poco felici mille volte e mille altre ancora, se ne potrebbe fare un lungo elenco 😀 Resta il fatto che, oggi come in passato, se uno (come singolo fedele) si pone come priorità quella di restare in comunione con Roma, pare problematica l’idea di affidare la propria cura d’anime a sacerdoti o gruppi che in piena comunione con Roma non sono, come è per alcune delle realtà che gravitano attorno all’ambiente cosiddetto tradizionalista. Suppongo che ogni singolo si sia le priorità che più gli paiono importanti, mettiamola così 😉

      P.S. Sui seminari nello specifico, io dico spesso che sono dell’idea che bisogni anche fare un discorso di tipo sociologico. Come dato di fatto oggettivo, storicamente, fino grossomodo agli anni ’40 i piccoli noviziati e i seminari minori erano anche il posto dove tanti genitori mandavano i figlioletti a studiare se non c’era una scuola superiore nel paesello, perché la retta era molto più bassa rispetto ai collegi. Parecchi entravano così e poi decidevano di rimanere, perché strada facendo scoprivano che quella vita non gli dispiaceva.
      Oggi ovviamente il percorso di discernimento vocazionale è molto diverso sia prima che durante la formazione in seminario/noviziato (e meno male, eh!). Ma io personalmente, lavorando sugli archivi di parecchi seminari/noviziati di inizio Novecento, mi sono fatta l’idea che se le vocazioni sono calate di molto ciò dipenda da molti fattori ivi compreso quello per cui è profondamente cambiato il percorso di discernimento vocazionale (ed è un fattore a cui io darei una certa rilevanza. Assieme ad altri, ovviamente).
      Così, giusto come nota a margine, ma è una considerazione che non manco mai di fare 😀

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