La (non del tutto) vera storia dei vampiri umani del Missouri

Distretto di polizia, Kansas City, 1890.
La stufa sbuffa nel commissariato, l’odore di carbone ristagna nell’aria e l’orologio ticchetta indolente alla parete. È una mattina come tante, con la neve che si scioglie in pozze sporche e i cavalli che sbattono gli zoccoli nella poltiglia in strada. Sul tavolo del sergente Marran si ammucchiano circolari, multe non pagate e un paio di lettere della Humane Society, l’ufficio cittadino incaricato di proteggere, in quest’ordine, gli animali e i minorenni, in un’epoca storica in cui peraltro nessuno si scandalizza se il capofamiglia prende a nerbate il cane o i figli.

Marran sbuffa, afferrando la prima busta e passandola al tagliacarte: sarà l’ennesima segnalazione di qualche randagio da consegnare all’accalappiacani o giù di lì. Non che qualcuno s’aspetti qualcosa di diverso dall’Humane Society, un agglomerato di burocrazia senza scopo tranne quello di dar lavoro a dei funzionari evidentemente raccomandati che vengono pagati dalla municipalità per scaldar la sedia otto ore al giorno.

L’agente dà una scorsa alla lettera e la trova accompagnata da due righe di introduzione firmate da Huckett, il capoufficio della Humane Society: spiega di voler portare all’attenzione della polizia una segnalazione arrivata al suo ufficio da parte di un certo George West. Marran sbadiglia preventivamente, posa il biglietto di Huckett e passa alla lettera di West… che suona esattamente così:

Mister Huckett,
Vi è una faccenda che ritengo debba esser portata alla Vostra attenzione senza indugio, poiché non si addice a una comunità civile tollerare simili usanze. Abita vicino a me un certo John Wrinkle, coi suoi due figlioli. Egli è malato da tempo, e la mente gli si è offuscata a causa di una qualche strana religione. La sua figlia Minnie ha tredici anni; il maschio, John, ne ha undici.
Pare che il signor Wrinkle abbia sentito dire che, ai macelli, vi siano persone che bevono il sangue degli animali appena uccisi per riguadagnare la salute; e, interpretando le Scritture a modo suo, sostiene che la Bibbia predichi la necessità che i sani si sacrifichino a vantaggio degli infermi.
Ebbene, costui ha preso l’abitudine di tagliare le vene alla figlia e al figlio e di bere il loro sangue fino a quando i ragazzini non perdono coscienza. La cosa è risaputa nel vicinato, e se non vi porrete rimedio Voi per primi, temo che i vicini, mossi da sdegno, decideranno presto di fare giustizia da sé.
Wrinkle abita in un piccolo podere ai limiti della città.

Con tutto il rispetto,

Vostro devotissimo,
George West

Post scriptum: mandate degli agenti.

Marran sgrana gli occhi e ha bisogno di rileggere due volte per essere sicuro di aver capito bene.
Oh boia. Questa non è la solita denuncia di un randagio da consegnare all’accalappiacani.

***

Il sole è a mezzogiorno, quando Marran e i suoi agenti partono per la periferia della città, dove le casupole fatiscenti dei contadini si mescolano agli edifici di recente costruzione voluti dalla municipalità per accogliere le famiglie povere. La soffiata di questo George West non gli pare del tutto inverosimile: Wrinkle non sarebbe certo il primo pazzo che legge la Bibbia in modo suo, e in quelle zone povere di soldi e di cultura è facile che la fede scivoli in superstizione. Per di più, di contadini che bevono il sangue dei loro animali è pieno il mondo: si dice che faccia bene e che sia il migliore dei ricostituenti, e – a quanto ne sa Marran – persino qualche medico di campagna suggerisce questa terapia ai suoi pazienti. Che il macello cittadino sia invaso da tizi macilenti che succhiano il sangue ai maiali appena uccisi: beh, quella sì, sarebbe una novità inconsueta. E che ci sia un pazzo che opta per l’home-made pretendendo di dissanguare i figli… beh, questo sarebbe così assurdo da non poter essere creduto vero, se non fosse che, quando Marran scende dalla carrozza, tutti gli indizi sembrano portare nella direzione esattamente opposta.

La gente del posto si affaccia dalle finestre, guarda ansiosamente le divise degli agenti di polizia, brontola tra i denti qualcosa che suona tipo “era anche ora” e ha il sottinteso di “potevate pure svegliarvi un po’ prima, deficienti”. Qualcuno si avvicina a Marran e gli indica la casa dei Wrinkle; raccomanda di stare attenti, supplica di fare qualcosa per mettere in salvo quei poveri fanciulli le cui disgrazie straziano il cuore di tutto il vicinato. E Marran, dopo aver preso un sospiro profondo, entra.

La casa è una baracca annerita dal fumo, senza vetri alle finestre e fredda come un ghiacciaio. Dentro, silenzio tombale. Marran trova due bambini rachitici che lo guardano immobili con quattro occhioni sgranati. Nella stanza aleggia un odore dolciastro che sembra una via di mezzo tra il sangue e il brodo di verdure, e nel letto c’è un uomo emaciato, gli occhi lucidi di febbre, che tossisce come un turco e si mette a sedere a fatica sul materasso quando si rende conto di avere ospiti.

Quell’uomo è Wrinkle, che ovviamente nega di aver fatto alcunché di male ai suoi figli. Lo negano anche i bambini, che di fronte alle domande di Marran scuotono la testolina e ripetono sdegnati che no, il loro papà non farebbe mai loro del male! Parole vuote e probabilmente concordate a tavolino, che comunque si scontrano contro l’evidenza dei fatti: quando Marran ordina ai bambini di scoprirsi le braccia, le trova segnate da un mosaico di cicatrici in corrispondenza delle vene. Poco da discutere: i piccini sono stati salassati per davvero, e chissà quante volte.

Wrinkle, messo di fronte all’innegabile, reagisce. Dice di aver letto nella Bibbia che «la vita è nel sangue» (Genesi 9,4, comunica a un perplesso Marran) e che l’esempio di Gesù in croce insegna che ogni buon cristiano dovrebbe essere pronto a donare la vita per amore. I suoi figli gli stanno solo donando un po’ della loro – un po’ del loro sangue – e lo fanno volentieri, di buon grado, perché lo amano. I bambini annuiscono vigorosamente, prendendo le difese del babbo, e a Marran sembra di essere finito dritto dritto in uno di quei romanzacci di vampiri che in quegli anni invadono le librerie. Non vuole sentir storie: porta via i bambini quella sera stessa, affidandoli alle cure dell’orfanotrofio locale (che non sarà proprio una meraviglia, ma almeno non ti dissangua vivo); Wrinkle resta nel suo letto, molto lietamente abbandonato nel suo destino, e Marran torna al distretto con la netta sensazione di aver messo il piede in un pantano che non finisce lì.

Nei giorni successivi, infatti, l’inchiesta si allarga. Salta fuori il nome di Silas Wilcox, un predicatore itinerante che, circa un anno prima, aveva iniziato a radunare attorno a sé un gruppetto di varia umanità dolente composto da contadini, vedove e disoccupati cui aveva dato il nome altisonante di “Samaritani”. Ai suoi seguaci, Wilcox predicava la bontà, la carità, la necessità di prendersi cura dei malati; all’inizio – dicono i testimoni e i fuoriusciti – non sembrava esserci niente di male, anzi: la sua era una forma di pietismo rurale su base evangelica, che alimentava anche una lodevole solidarietà tra i membri di quel movimento. Ma, dopo qualche mese, le cose avevano cominciato a prendere una strana piega: Wilcox aveva maturato una strana ossessione per il sangue, che considerava il miglior farmaco in commercio, panacea per tutti i mali; e agli infermi che si rivolgevano al suo gruppo di preghiera alla ricerca di aiuto, suggeriva di berne in quantità industriali.

Di nuovo: una teoria medica un po’ strampalata, ma non del tutto campata per aria. All’epoca, c’era molta gente convinta che bere il sangue facesse bene. E sì, i medici di una certa levatura nicchiavano di fronte a questa pratica, che non ritenevano poi così efficace (anzi), ma dopotutto ognuno è libero di bersi le schifezze che vuole, e a ben guardare la gastronomia è piena di piatti tipo il sanguinaccio.

Ma bastava un passo falso – tipo un predicatore fanatico o un malato pronto a tutto – perché la lancetta si spostasse da “tizi strambi” a “tizi disturbati”: e pareva proprio che, a Kansas City, questo passaggio fosse stato fatto. I racconti dei testimoni parlavano di una cosca di uomini e donne che si introducevano nottetempo nel mattatoio cittadino per pregare attorno alle carcasse appena macellate per poi suggere il sangue che gocciolava sul pavimento. Ma l’orrore non si fermava lì: a un certo punto – a detta dei testimoni – Wilcox si era ammalato di tubercolosi, e il progressivo aggravarsi della malattia aveva reso evidente che il sangue di maiale non bastava più a guarirlo. Il predicatore aveva chiamato a sé la sua discepola prediletta, una certa Nancy Dixon, ingiungendole di tagliarsi le vene per lui se davvero lo aveva caro e se davvero amava il Vangelo. Senza neanche battere ciglio, Nancy aveva obbedito e Wilcox aveva iniziato a succhiare il sangue ancora caldo che il cuore le pompava in corpo: dopo quel primo (ma non ultimo) drink, Wilcox aveva iniziato a sentirsi meglio (e Nancy era sopravvissuta. Pronta a ricaricarsi e a farsi bere di nuovo alla prima occasione utile. Ce ne furono molte).

Era stato l’inizio della fine. Da quel giorno, i Samaritani erano diventati una specie di setta di vampiri fanatici religiosi che ogni settimana si riunivano per pregare, per predicare cose sempre più folli e, soprattutto, per bere sangue umano, spesso proveniente dal corpo di stangone grulle (ma assai prestanti) che erano stati circuite da Wilcox proprio al fine di «nutrire della loro vita i loro fratelli più deboli».

A quanto pare, a Kansas City tutti lo sapevano ma nessuno ne parlava apertamente, divisi tra il timore di attirar l’attenzione di quegli squilibrati e il “vivi e lascia vivere” di chi, tutto sommato, non aveva alcun interesse a intromettersi nello strano menage di gruppo di quegli strambi che sembravano ben felici di farsi bere vicendevolmente. Chissà per quanto sarebbe andata avanti questa storia se Wrinkle non avesse oltrepassato il limite invalicabile del socialmente accettabile iniziando a succhiare il sangue di due ragazzini troppo piccoli per essere davvero consenzienti o per ribellarsi: la denuncia dei vicini di casa aveva portato alla luce quel vespaio… e tutto il resto è Storia.

***

Nell’autunno del 1890, la storia arriva all’attenzione della stampa e il caso esplode. I quotidiani ribattezzano i Samaritani con l’appellativo seducente di «la setta dei vampiri umani del Missouri» e la storia finisce sulle prime pagine di tutti i quotidiani facendosi strada fino al New York Times, che ne dà notizia il 30 novembre di quell’anno in toni mezzo scandalistici e mezzo scandalizzati.

E un po’ di scandalo, in effetti, era anche giustificato, alla luce delle sconfortanti conclusioni cui era giunta la polizia di Kansas City dopo approfondite (e pur volenterose) indagini: sì, questi Samaritani erano senz’altro degli squilibrati, ma tecnicamente non stavano facendo niente di illegale. Non esisteva alcuna legge che vietasse a un individuo di far bere a terzi il suo sangue, né di bere il sangue che gli veniva volontariamente offerto. Se qualcuno fosse morto, allora sì, sarebbe stato reato: ma (purtroppo o per fortuna) i Samaritani erano ben attenti a non dissanguare a morte le loro vittime. Nel caso del folle Wrinkle, che si beveva il sangue dei figli minorenni, il tribunale aveva ravvisato i margini per sottrarre i due bambini alla custodia paterna, ma altro non si poteva fare. La polizia, con somma frustrazione, doveva ammettere di avere le mani legate.

E così finisce (?) la triste storia dei vampiri samaritani e delle loro disgustose pratiche: e anzi, dobbiamo onestamente ammettere che parlare di “fine” equivale a fare una scelta lessicale già ottimistica, ché nessuno ha realmente idea di come e quando si sia conclusa davvero questa storia. Incapaci e incapacitate a intervenire, le autorità scelsero semplicemente di disinteressarsene. Speriamo solo che, dopo il caso Wrinkle, i vampiri umani del Missouri abbiano imparato la lezione limitandosi a suggere da vittime adulte e consenzienti, e che i malcapitati che venivano adescati a questo scopo fossero davvero in grado di dare un consenso vagamente informato.

Speriamo.

***

Tutto quello che avete appena letto è assolutamente vero (ché non vi racconto fole) e, al tempo stesso, è completamente falso.

È vero nel senso che mi sono inventata niente: il New York Times (e altri quotidiani minori) parlano davvero di questa storia fornendo tutti i dettagli che ho riportato: date, nomi, lettere, persino dialoghi. Ma il fatto che una storia finisca sui giornali non vuol necessariamente dire che sia vera: e infatti, la vicenda dei vampiri umani del Missouri è (fino a prova contraria) da considerarsi totalmente falsa, dal momento che di questo fantomatico Silas Wilcox e dei suoi adepti non esiste traccia in alcun registro civile, parrocchiale, penale. Non un atto pubblico, non un singolo documento, nemmanco un atto di nascita (o di morte) a nome di Silas Wilcox o dei suoi sodali. Non una denuncia di effrazione da parte dei mattatoi di Kansas City, non un fascicolo di tribunale per decretare l’adottabilità dei due ragazzini sottratti a Wrinkle: il nulla assoluto; un silenzio assordante attorno a una storia che, se fosse vera, avrebbe ben dovuto produrre un minimo di tracce, oltre a un cumulo di articoli di giornale.

Insomma, agli storici pare quasi certo che il caso dei vampiri umani del Missouri fosse una montatura giornalistica, né più né meno: una di quelle storie costruite a tavolino per vendere copie e aumentare la tiratura, facendo leva sulle paure morali dei lettori.

Ed è qui che la storia, seppur falsa, si fa interessante: perché – se anche i Samaritani non sono mai esistiti – le ragioni per cui la gente credette che potessero esistere davvero dicono moltissimo dell’America di fine secolo. Il Paese era in piena febbre religiosa: ogni mese nasceva un nuovo profeta, un nuovo culto, una nuova fantasmagorica ricetta per salvarsi l’anima (e magari pure il corpo). Profeti, taumaturghi, mesmeristi e medium si contendevano un vasto pubblico di umanità dolente pronta a gettarsi nelle braccia dello strambo che predicava più forte e nel modo più convincente; e la stampa, non appena aveva notizia di uno di loro, si adoperava per trasformarli in mostri (spesso, esagerando pure rispetto alla verità dei fatti. Ma mettere in guardia la popolazione non fa mai danno, no? E vendere qualche copia in più non è mica male, no?).

E, nel racconto dei vampiri samaritani, ritroviamo tutti gli ingredienti classici di ogni moral panic che si rispetti: il predicatore/ideologo fanatico, il padre abusivo, gli innocenti fantoli da salvare, il vicino perbene che decide di fare la cosa giusta e denuncia, una fiducia verso le autorità che si rivela ingenua e immotivata, l’agente di polizia che vorrebbe fare ma si ritrova le mani legate, le autorità che si dimostrano miopi di fronte al problema (se non proprio conniventi, in altri casi).
Sembra un romanzo.
E proprio perché sembra un romanzo, funziona dannatamente bene: mutatis mutandis, è lo stesso plot che ritroveremo nel satanic panic degli anni Ottanta (ne parlo, tra le altre cose, nel mio libro su Halloween), ma anche nel movimento contemporaneo di QAnon o in molti dei dibattiti social che variamente scoppiano attorno alla necessità di salvare i pargoli dalle oscure trame dei collusi che vogliono far loro del male.

Di tutto questo parlerò domani – sabato 25, alle ore 18:00 – sui canali social della dottoressa Laura Zaccaro, psicologa, che già da un po’ si diverte a riflettere con me di queste strane storie. Perché c’è un motivo se le storie di paura ci piacciono così tanto, e se i moral panic hanno sempre così tanta presa sulla popolazione, dai tempi delle streghe assassine in poi. (Pure sulla caccia alle streghe, per inciso, ho scritto un libro). E in un periodo in cui apri Facebook e vedi gli strilli di mamme inquiete che dicono che mangiare un biscotto a forma di jack-o’-lantern equivale a cantare un osanna a Satana, forse non farà male ragionare un po’ su questi temi. Anzi.


Per approfondire:

Joseph P. Laycock, The Penguin Book of Cults (Penguin, 2025)

8 risposte a "La (non del tutto) vera storia dei vampiri umani del Missouri"

  1. Avatar di silviatico

    silviatico

    Leggendoti anch’io ero arrivato a Qanon, ma anche al movimento Maga che sta dietro a Trump con tutta quella umanità strampalata che diede l’assalto a Capitol Hill. Ma mi viene in mente pure la pizza connetion: ossia la setta di pedofili antropofagi di cui avrebbero fatto parte i Clinton, Obama, Soros e tanti altri democratici.
    Bell’articolo, grazie

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      Eh beh, la grossa parte degli stranoni che hanno dato l’assalto a Capitol Hill erano, oggettivamente, esponenti di QAnon (è proprio emerso come dato di fatto dalle indagini). QAnon ha tante sotto-categorie, una delle quali ricomprende anche le fasce, diciamo, più eccentriche 😅 ed estremiste del movimento MAGA. Infatti Trump, tutte le volte che viene interpellato su QAnon, è sempre piuttosto diplomatico e attento a non prenderne apertamente le distanze.

      Ricordo distintamente un’intervista che gli era stata fatta, mi pare durante la sua seconda campagna elettorale (quella durante la presidenza Biden, insomma), e che purtroppo non sto riuscendo a trovare online da nessuna parte. Era ambientata di sera in un giardino, casomai qualcuno la trovasse. Comunque, la giornalista gli chiedeva cosa ne pensasse del movimento di QAnon e Trump rispondeva, in sostanza, che non ne sapeva molto e non era ben informato (seee), ma che da quello che sapeva erano volenterosi cittadini che cercano di proteggere i bambini indifesi, e se l’intento è quello è di sicuro un bene.

      Era una risposta che mi aveva colpito, perché, appunto… è proprio da manuale del moral panic, potrebbe attagliarsi benissimo a mille altri movimenti di fanatici pazzi in giro per la Storia 😅

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  2. Avatar di ac-comandante

    ac-comandante

    Beh, dei Samaritans esistono, ma sono britannici, sono un ente caritativo… ed esistono solo dal 1953!

    No, su quel che hanno combinato “il tinto” e i suoi seguaci non posso pronunciarmi, o il PC prende fuoco!

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      Esistono anche le Samaritan Sisters che sono una famiglia di suore indiane. Anni fa ne ho conosciute alcune molto bene, e infatti ridacchiavo molto a leggere di questi Samaritani fanatici religiosi 😂

      Loro non sono suore-vampiro, lo gggiuro!

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  3. Avatar di Francesca

    Francesca

    la registrazione con la dott.ssa Zaccaro sarà caricata anche sul canale youtube? – ché poi vi ascolterei MOLTO volentieri con calma. Spero di sì perché non utilizzo gli altri social… a meno che facebook non sia “parzialmente aperto” anche ai non iscritti, come la tua pagina.

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      Ma naturalmente sì!

      Eccola qui, e mi viene anche da dire che se questo taglio ti interessa, avrai da divertirti nei prossimi mesi. C’è tutta l’idea di organizzarne anche altre, di chiacchierate tra me e Laura 😉

      Grazie mille per l’interessamento, intanto! E… buon ascolto!

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      1. Avatar di Francesca

        Francesca

        Grazie ! Vi avevo poi già trovate su youtube quel giorno anche se non ho potuto seguirvi live. Nelle ore successive tra tarda serata e mattinata ho ascoltato la conversazione per bene (quando era ancora in sezione live). Moltooooo interessante. Non è esattamente “il mio campo” di temi psicologici / sociologici ma… Diciamo che – oltre ad essere interessata alla psicologia / psichiatria a 360° (eccetto la forense in senso stretto) – ci trovo delle attinenze e “collateralità” con quello che invece ho approfondito io in tanti anni, per interesse prima e poi per esigenza di una certa “urgenza” pure. Sono tra le persone che devono molto a queste scienze. …Per essere più chiara ma rimanendo nel generale, affermo con sicurezza che certe conoscenze (applicate alle relazioni interpersonali) sono in grado di salvarti la vita, sia metaforicamente che realmente (cioè fisicamente) nei casi più gravi.

        [ e infatti 😁… mentre parlavate aggiungevo di mio alcune ipotesi (di altre possibili dinamiche psicologiche) che avete “tralasciato” riguardo a quel caso incredibile, che non conoscevo. Chiarisco: il tralasciamento è perché non sarebbe stato in tema, non certo perché la dr Laura ne sappia meno di me!!!! ]

        Insomma: qualunque angolazione mi interessa, anche perché si parla necessariamente di diversi “sistemi” coesistenti e comunicanti, sia in psicologia che in sociologia. Come già detto in passato su questi schermi, gli studi e le ricerche presenti “dall’altra parte dello stagno” sembrano essersi approfonditi e sviluppati davvero in molte direzioni, in modo eccellente… E non è per niente escluso che eventi di vasta portata come quelli che avete descritto siano stati uno dei fattori che hanno spinto la ricerca.

        Concludo dicendo che 1) per me, la vostra conversazione conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) la necessità di interdisciplinarietà 2) controllando le date dei fatti che avete raccontato (e la pubblicazione del libro ad opera dei protagonisti) e facendo una veloce chattata di verifica con un sistema di AI, un mio commento è anche questo: negli stessi anni, per altre vie di ricerca secondo un altro filone (complementare?) in psicologia / psichiatria , sempre in territorio americano, si cominciava a prendere coscienza di altre realtà, all’inizio meno appariscenti, oggi diventate diagnosi abbastanza precise. Come se… (mia opinione) in quel periodo ci fosse stato da una parte lo spazio per quel fenomeno appariscente di psicosi di massa (o roba del genere) , e allo stesso tempo un sottobosco di altre condizioni psicologiche molto diffuse ma assolutamente quasi invisibili, se non a qualche pioniere e attento osservatore.

        Ecco. Credo che adesso sia evidente (casomai non lo fosse stato 😅 ) quanto m’interessano i diversi topic che andrete a proporre nel vostro futuro programma.

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  4. Avatar di Francesca

    Francesca

    Topic interessante. Come consumatrice di contenuti youtube devo dire che – soprattutto considerando gli algoritmi (ai quali sono super grata per ciò che mi hanno fatto trovare/scoprire in questi ultimi anni) “regolati” sui miei “gusti” – resta comunque impressionante il materiale “fuori di testa” che riesce a raggiungermi attraverso collegamenti “trasversali” . Non ho i termini tecnici per dare queste definizioni, ma appunto è sufficiente un piccolissimo punto di contatto psicologico per ritrovarsi davanti strane proposte collegate in qualche modo a ciò che uno stava seguendo “di suo”. Se poi a tutto questo si aggiungono i canali sponsorizzati “ad hoc”… Per alcuni dico ok posso capire perché questi credono che io potrei acquistare xyz, ma per tanti altri rimango basìta e mi chiedo “come cavolo ti passa per la testa artificiale che mi possa interessare ‘sta roba??”.

    Ritornando alla storia di culti / sette e complottismi… Il mio modesto parere è che i “grupponi” definibili sotto qualche Nome Preciso siano presenti sì. Però… Tuttavia mi pare di poter osservare molto di più la tendenza di alcune singole idee “a priori” che come ondate (più o meno lunghe) si impongono fortemente e trasversalmente. Voglio dire: anche cose stranissime, ideologie pazzesche. Che uno facilmente dice ok tollero perché il 95% del discorso va bene… Vorrai mica fare la pignola?

    in effetti, il discorso è complesso. E le osservazioni di psicologi (e psichiatri) sempre gradite

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