La Sirenetta e la sua anima immortale. I

Okay, faccio outing: detesto i cartoni Disney.
Detto da una che ha Belle come avatar, in effetti può far ridere: ma la realtà, ahimè, è questa. Alcuni film della Disney, semplicemente, mi danno l’orticaria.

Per carità: capiamoci. I classici Disney sono bellissimi, sono ben fatti, sono pieni di buoni sentimenti, hanno una colonna sonora spettacolare (in versione originale), sono degni di esser riguardati mille volte…
…però si basano su storie vere. Nel senso: la storia della Bella e la Bestia non se la sono inventati gli sceneggiatori Disney: è una fiaba preesistente, che gira da svariati secoli…
…e che generalmente è molto diversa dalla versione pateticamente edulcorata che propone la Disney di anno in anno, all’insegna del volemose bene e dei buoni sentimenti.
Ne abbiamo già parlato qui, e rimango della mia opinione: se il lupo mangia Cappuccetto Rosso e poi viene fatto a pezzi da un cacciatore per far uscire dalla pancia le sue vittime, la morale della storia deve rimanere quella, porcaccia la miseria. Non puoi dirmi che il lupo era vegetariano e quindi invita Cappuccetto Rosso a mangiar lui da Exki e vissero per sempre felici e contenti (NB Se non sapete cos’è Exki, beh: informatevi e provatelo, perché ne val la pena).

Se gli sceneggiatori Disney si fossero inventati storie originali da proiettare sul grande schermo… beh, niente da dire.
Ma invece hanno deciso, spesso, di basarsi su storie preesistenti: e hanno sconvolto la trama, sovvertito la morale, edulcorato la vicenda.
E questo mi dà un fastidio dell’accidenti, cavolo.

Il mio cartone preferito in assoluto, quand’ero piccola, era la storia della Sirenetta Ariel.
Ne andavo matta.
L’ho rivisto qualche anno fa, e m’è venuta l’orticaria: ai miei occhi di adulta (senza cuore), la sirenetta Ariel è sembra una deficiente patentata in piena ribellione adolescenziale, che mette a repentaglio la sua vita e l’intera sua famiglia solo perché le è venuta la fissazione di soddisfare un suo capriccio. Ovverosia, impalmare il perfetto sconosciuto che le ha mandato gli ormoni in circolo; dunque rinuncia a tutto quel che ha, pur di realizzare il suo nobile proposito… che è quello di riuscire a limonar con lui entro tre giorni, pena la dannazione eterna per lei ed il suo popolo. Come se non bastasse, ‘sta deficiente non viene nemmeno punita per le sue azioni, e anzi finisce tutto bene, con il papà che le fa pat-pat sulla testolina e le chiede scusa per la sua intransigenza, perché caspita, evidentemente la ragazzina aveva proprio fatto la scelta giusta, mettendo a repentaglio il mondo intero per soddisfare la sua fregola di quindicenne innamorata!
No comment.
Se penso che, da piccolina, avevo eletto Ariel a mio modello, mi sento quasi in imbarazzo.

Lo sapete che, da piccolissima, io sognavo di diventare come la principessa Ariel?
Avrei pagato per poter diventare come lei; per poter avere anche solo qualcosina in comune con lei.
Fate tesoro della mia esperienza e siate sempre molto precisi con i riferimenti bibliografici, quando supplicate il cielo di farvi diventare una qualche creatura mitologica: io volevo diventare come la Sirenetta della Disney, porcaccia la miseria; e in realtà sono diventata come la Sirenetta di Andersen, mannaggia a lui.

L’ho realizzato qualche anno fa, in una calda sera estiva. Eravamo in vacanza, eravamo al mare, e il mio piede mi doleva più del solito: perché il buco nel piede me lo sarò anche fatto diec’anni fa… ma un poco di fastidio, lo sento ancora adesso.
Era sera, eravamo al mare, e si pensava di andare a fare una passeggiata sul lungomare, fino al borgo. Ma io avevo male al piede, non potevo certo passeggiare: e quindi sono rimasta a casa, seduta sul balcone, a guardare la luna che si rifletteva sulle onde. Il mare ha schiumato contro gli scogli, io ho ripensato alla mia passione d’infanzia per le sirenette (e poi alla sirenetta di Andersen, di cui naturalmente avevo già letto la storia originale)…
… e così ho sorriso, colta di sorpresa, massaggiandomi piano il mio piede dolorante.
Anche nella fiaba di Andersen, in versione originale, la sirenetta ha un piede (due, per la verità) che le fa male ad ogni passo, in conseguenza del suo aver rinunciato alla coda da sirena. E insomma, ho realizzato in quel momento che i miei sogni d’infanzia si sono realizzati: almeno qualcosina in comune con la sirenetta, io ce l’ho.

L’avete mai letta, la fiaba della sirenetta?
Quella di Andersen, dico: non quell’arrangiamento immondo che è stato fatto dalla Disney, e che ha completamente offuscato lo splendore della storia.
La versione di Andersen è una storia meravigliosa, con una morale incredibilmente profonda e di gran significato.
E così bella che non esito a riproporvela qui, a mo’ di riflessione quaresimale. Siccome questo è il blog di Lucyette e non di Andersen, ho riscritto il testo con parole mie (e l’ho riassunto, più che altro)… ma non mi sto inventando niente, eh. Il concetto è questo.

***

In mezzo al mare, là dove l’acqua è azzurra come i petali di un fiordaliso ed è trasparente come il cristallo più puro… là, abitano le sirene.
Sono esseri bellissimi, d’incantevole splendore: i capelli lunghi delle sirenette si muovono sinuosi nelle correnti del mare, e la loro dolcissima voce è commovente e melodiosa. Le sirene vivono nel lusso, nello sfarzo, immerse nella gioia più pura e più totale: le loro case sono scolpite nell’ambra chiarissima; i loro corsetti sono fatti di conchiglie candide e di perle preziosissime.
Una cosa sola, potrebbero invidiarci le sirene: la nostra anima immortale.
Le sirene non hanno un’anima: vivono per trecento anni, in perfetta letizia ed allegria, e poi diventano schiuma del mare. E così scompaiono in una eternità senza fine, che le accompagnerà per sempre.
È per questo, che la natura ha reso le sirene così gioiose e belle. Possono vivere per trecento anni, e possono vivere vivendo al massimo. Dopo trecento anni, le aspetterà – nel vero senso della parola – un sonno eterno, senza più risveglio.

All’età di quindic’anni, le sirenette raggiungono la maggiore età: è consentito loro di nuotare fino alle superficie delle acque, per vedere coi loro occhi il mondo degli umani.
Un mondo straniero e esotico, senz’altro, che però non destava particolari curiosità nelle cinque figlie maggiori del Re dei Mari, che erano diventate maggiorenni già da qualche tempo.
Certo: il mondo degli uomini era bello. Era affascinante, nuotare fino a riva, ammirare le città, e guardare finalmente il sole. Ma il mondo subacqueo era mille volte più attraente, con le sue ricchezze coralline e le sue feste senza tempo!
Delle sei figlie del Re dei Mari, solo la più piccola era insolitamente attratta dalle terre in superficie. Mancavano solo pochi giorni al suo quindicesimo compleanno, e la ragazzina non vedeva l’ora di poter nuotare a riva. Impaziente e emozionata, nel giorno del suo quindicesimo compleanno si era preparata con tutte le attenzioni: sua nonna le aveva fatto indossare un prezioso corsetto di ostriche e di perle, e le aveva intrecciato i capelli in una corona di fiori candidi. “Sei bellissima”, aveva commentato la sirena, guardando amorevole la sua piccola nipote. “Sei una vera principessa; sei l’orgoglio del tuo casato”.

E la principessa, agghindata a festa, salì attraverso l’acqua, leggera come una bolla d’aria: quando affacciò la testa oltre le onde del mare, il sole era appena tramontato, e l’aria era mite e fresca.
C’era una grande nave con tre alberi, e tanti marinai seduti sui pennoni. C’era musica e c’erano canti; e man mano che scendeva la sera, si accendevano sulla nave tante luci colorate. C’erano mille uomini sul ponte, e in mezzo a loro c’era un giovane ragazzo con due occhi neri e dolci: era un principe – capì la sirenetta – e festeggiava i suoi sedic’anni, proprio quella sera.
Per questo, c’erano quei festeggiamenti!
Gli uomini ballavano sul ponte e si levarono dalla nave cento razzi che solcarono il cielo, esplodendo in mille fuochi d’artificio. La sirenetta non aveva mai cose di quel genere: grandi soli giravano tutt’intorno a lei, e bellissimi pesci di fuoco nuotavano veloci nella notte scura. Era tutto meraviglioso; ed era meraviglioso anche quel principe. Dava la mano a tutti, ridendo e sorridendo: e sembrava felice, e generoso, e grato

Poi, dal fondo del mare si udì un rombo. La nave prese velocità, le vele si spiegarono, le onde diventarono più alte; e, da lontano, si scorsero dei lampi. La sirenetta batté le mani, emozionata, mentre i marinai ammainavano le vele: l’acqua si alzò come grosse montagne nere che volevano rovesciarsi sull’albero maestro, e la nave si immerse, come un cigno, fra le onde. La sirenetta chiuse gli occhi, al massimo della gioia, godendosi quella giostra di onde che si alzavano e abbassavano. Ma i marinai sulla nave, incomprensibilmente, non erano della stessa sua opinione: l’imbarcazione scricchiolava terribilmente, le assi più fragili avevano già ceduto; l’albero maestro si spezzò in un colpo netto (come del resto la tradizione vuole che accada, quando una sirena è nei paraggi di una nave, N.d.R.). Il bastimento si piegò su un fianco, e l’acqua lo riempì: solo allora la sirenetta capì che gli umani erano in grave pericolo, e temette anch’essa di poter essere ferita.
La nave era ormai in pezzi, e i marinai se la cavavano come potevano: con lo sguardo, la sirenetta cercò il principe, e lo vide scomparire sotto le onde alte. Sorrise di gioia, progettando già di ospitarlo a casa sua, in fondo al mare… ma poi si ricordò che gli uomini hanno bisogno dell’aria, per poter vivere. E allora sgranò gli occhi, in una smorfia di terrore.
Il principe stava morendo!
La sirenetta nuotò fra le assi e i relitti della nave, senza pensare che avrebbero potuto schiacciarla; nuotò controcorrente fino a raggiungere il ragazzo, che stava perdendo le sue forze. Aveva già smesso di dibattersi, e gli occhi gli si chiusero: sarebbe di certo morto, se non fosse stato per la sirenetta. Lei gli tenne la testa sollevata fuori dall’acqua e si lasciò trasportare dalla corrente, tendendolo stretto a sé mentre i lampi chiari squarciavano le nubi.

Al mattino, il brutto tempo era passato. Gli occhi del principe erano chiusi, ma sembrava quasi che lui stesse dormendo. La sirena lo baciò sulla fronte e carezzò indietro i suoi capelli bagnati: lo guardò a lungo, lo baciò di nuovo, e desiderò ardentemente che continuasse a vivere. Poi vide davanti a sé la terra ferma e le montagne azzurre: lungo la costa si stendevano dei boschi verdi, e proprio davanti a lei si trovava una chiesa con un convento. Di fronte all’edificio, il mare disegnava una piccola insenatura, fino alla scogliera dove c’era sabbia bianca e soffice. La sirenetta nuotò fin lì con il suo principe, lo adagiò sulla sabbia, e si preoccupò che stesse bene. In quel momento suonarono le campane della grande chiesa bianca, e molte ragazze giovani uscirono nel giardino, a ridosso degli scogli.
Allora la sirenetta si ritirò nuotando; e, in disparte, rimase ad osservare. Non passò molto tempo, e una fanciulla si avvicinò: notò il naufrago, si spaventò moltissimo; corse a chiamare le sue compagne. La sirena vide una folla di ragazze attorniare il principe, e vide il principe tornare in vita grazie alle loro cure: e allora si rituffò nel mare, scomparendo fra le onde, e tornando dai suoi cari.

Ma il principe, nonostante tutto, restava sempre nei suoi pensieri. La sirenetta si confidò con le sue sorelle, e le sorelle le sorrisero pacate: una di loro sapeva chi fosse quel giovane; l’aveva già visto altre volte, a bordo della nave. Sapeva da dove veniva, e aveva già visto la sua reggia: una volta la guidò in superficie fino al palazzo principesco, dove il principe abitava.
La sirenetta nuotò fino alla reggia per molte sere; e ogni tanto, intravvide il suo bel principe. Nuotò assieme a lui, discosta, mentre lui faceva il bagno; per molte volte sentì i pescatori in mare parlare bene del principino. Fu felice di avergli salvato la vita, in quella notte.
Gli umani le piacevano ogni giorno di più, e di giorno in giorno li invidiava: loro potevano solcare il mare con le navi, arrampicarsi sui monti e fino al cielo… e poi, loro avevano un’anima immortale.
Avevano un’anima (capite?!), un’anima immortale: continuavano a vivere dopo la morte; dopo che il loro corpo si era fatto terra, salivano attraverso l’aria, fino al cielo.
“Nonna: perché noi sirene non abbiamo un anima?”, domandò un giorno la sirenetta, a bassa voce, guardando la sua nonna.
La nonna sembrò stupita: “noi abbiamo molto più di un’anima! Noi abbiamo una lunga vita, il benessere, lo sfarzo, la salute… Gli uomini sono fragili, e vivono pochissimo. Noi viviamo per trecento anni, senza sofferenze o malattie”.
La sirenetta sospirò, a capo chino. “Per poter essere come gli uomini e poi abitare nel mondo celeste, io darei tutti anni che mi restano da vivere…”.
La vecchia sgranò gli occhi, inorridita. “Non devi neanche pensarle, queste cose! Noi siamo molto più felici”, la rimproverò, “e stiamo meglio degli umani. Facciamo festa in ognuno dei trecento anni che possiamo vivere: così riposeremo volentieri, nella tomba”.
La sirenetta si morse le labbra rosse, amareggiata. “Non posso fare proprio nulla, per ottenere un’anima immortale?”.
La nonna scosse il capo; sembrava quasi divertita. “No”, le disse allegra. “Solo se un umano ti amasse più di suo padre e di sua madre, e se tu fossi l’unico suo pensiero e l’unico oggetto del suo amore, e se un prete mettesse la sua mano nella tua con un giuramento di fedeltà eterna, solo allora diventereste una cosa sola ed una carne sola”. E si strinse nelle spalle. “E allora, parte della sua anima entrerebbe nel tuo corpo e tu troveresti la felicità dei terrestri… ma naturalmente, questo non potrà mai succedere”, aggiunse in tono pratico, “e quindi, tanto vale non pensarci. Stiamo allegre, e godiamoci la vita! Questa sera, c’è il ballo a corte”.

Diamo modo alla sirenetta di prepararsi per il ballo: nel frattempo, vorrei che notaste che Andersen non s’è mai sognato di parlare di quella menata patetica del bacio del vero amore (aaaahhh! Orsacchiotti di peluche e cuoricini rossi e sviolinate in lontananza!): quello che ti salva è il matrimonio – un sacramento di fronte a Dio – e quelle idiozie patetiche alla pucci pucci smack smack smack… lasciamole ai filmetti per bambini (anzi: leviamole pure da lì, possibilmente).

In ogni caso, torniamo alla nostra storia: la sirenetta arrivò a palazzo vestita a festa, e danzò come non aveva mai danzato in tutta la sua vita. Cantò con la sua voce soave, e tutti le batterono le mani: il suo cuore si inondò di gioia, perché sapeva di avere la voce più bella di tutti i mari e di tutte le terre emerse. Ma subito dopo, tornò a pensare al mondo che c’era sopra di lei. Tornò a pensare al principe, e al dolore di non poter avere, come lui, un’anima immortale. Pensò al fatto che – era evidente – lei lo amava, più di suo padre e di sua madre. Pensò che era in lui che voleva riporre la felicità della sua vita, per guadagnare assieme a lui la salvezza eterna: uscì dal palazzo, si levò di dosso i vestiti lussuosi, pieni di perle e di coralli… e nuotò dalla strega nel mare, risoluta.

Non immaginatevi l’orrenda Ursula.
Nella vera storia, la strega cattiva non è poi così cattiva: più che altro, è un’aiutante. Non è che lo faccia apposta, a complicare la faccenda.
“Ti preparerò una bevanda”, disse prontamente la fattucchiera: “dovrai nuotare fino alla terra, salire sulla spiaggia, e berla stanotte, prima che sorga il sole. Allora, la tua coda si dividerà e si trasformerà in ciò che gli uomini chiamano ‘due gambe’. Soffrirai come se una spada affilata ti trapassasse: conserverai la tua andatura aggraziata, nessuna ballerina al mondo sarà migliore di te, ma soffrirai ad ogni passo. Se sei disposta a tutto questo, io ti aiuterò”.
“Sono disposta”, sussurrò la sirenetta, pensando al principe e alla sua anima immortale.
“Ma attenzione! Se non conquisterai l’amore del principe”, l’ammonì la strega, “non otterrai mai un’anima. Se lui non lascerà per te il suo padre e la sua madre; se lui non chiederà al prete di congiungere le vostre mani per farvi marito e moglie: se lui non ti sposerà, tu non avrai mai un’anima. E se lui dovesse sposare un’altra, il mattino dopo il matrimonio il tuo cuore si spezzerà, e tu morrai. Sarai schiuma del mare”.
La sirenetta deglutì. “Va bene”.
“… e c’è un’ultima cosa”, aggiunse la strega (che, a differenza di Ursula, non era una sadica spietata, e men che meno voleva conquistare il regno di Tritone). “Per preparare la pozione, ho bisogno del tuo sangue; e ho bisogno che tu rinunci a quello che hai di più prezioso, affinché la pozione faccia il suo effetto”.
“Che cosa…?”, incominciò la sirenetta, confusa.
La tua voce”. La strega la fissò negli occhi, e poi aggiunse: “tu possiedi la voce più bella tra tutti gli abitanti del mare… e forse speri anche, con quella, di sedurre l’uomo che tu ami. Ma se vuoi diventare una donna, la tua voce devi darla a me”.
La ragazzina sgranò gli occhi, sconcertata: “ma se tu mi prendi la voce, cosa mi resta?”.
“Come sarebbe, cosa ti resta?! Il tuo corpo, diamine!”. E la strega la guardò stranita, con l’aria di chiedersi se la ragazza ci fosse o ci facesse: “hai un fisico da urlo, un portamento da regina, e due occhi splendidi! Sarai la più bella creatura che abbia mai camminato sulla terra: con questi presupposti, ogni uomo cadrà ai tuoi piedi!”. E poi attaccò una tiritera degna di una femminista incarognita che ce l’ha con l’altro sesso: “tanto, gli uomini hanno una cosa sola, in testa; puoi capire cosa gliene importa, della buona conversazione, di fronte a un corpicino fremente come il tuo”. E bla, bla, bla: le solite vecchie storie che mi fanno ringraziare il cielo di esser nata donna (perché se fossi nata uomo, avrei già preso a sberle qualcheduna).

… e in ogni caso, la sirenetta disse sì.
Disse di sì, tremante, e quindi si tagliò la lingua: il suo sangue cadde a gocce nella pentola in cui il filtro ribolliva; e lei divenne muta, rinunciando d’improvviso a quanto di più caro avesse.
Prese la pozione, si allontanò: nuotò fino al castello di suo padre, e notò che le luci erano ormai spente. Realizzò in un istante che quella era l’ultima volta che vedeva la sua casa, e sembrò che il cuore le si spezzasse dal dolore: gettò con le dita mille baci verso al castello, carezzò con le sue mani i fiorellini del giardino… e poi salì in superficie, nuotando verso il sole.
Pensò a tutto quello a cui stava rinunciando, e si domandò chi glielo facesse fare.
Rispose a se stessa che lo faceva per amore; per amore, sì: e per guadagnare la vita eterna.
Lei voleva un’anima, voleva la salvezza: non voleva affatto, come quella deficiente di Ariel, l’opportunità di pomiciare entro tre giorni con un fustacchione sconosciuto.
E nuotò fino alla superficie, nuotò fino al castello del suo principe: e allora bevve il filtro infuocato, e fu come se una spada le avesse trafitto il corpo. Una sfitta lancinante; un dolore così improvviso da levarle il fiato. Avrebbe voluto urlare, ma capì in un secondo che non è un modo di dire, quando si dice che “ti mancano le forze”: e allora si concentrò per respirare, e il dolore andò più a fondo. Un sudore gelido le bagnò la schiena, e la sirenetta cominciò a tremare per i brividi: e allora reclinò il capo e si abbandonò sulla sabbia bianca, chiudendo gli occhi.
E a quel punto svenne, e giacque come morta.

Fine prima parte

12 risposte a "La Sirenetta e la sua anima immortale. I"

  1. Lucyette

    (Per i miei lettori che ci stessero prendendo per pazzi: io sono la reincarnazione di Seavessi. Non c'è altra spiegazione. Non è normale avere così tante somiglianze sotto tutti i punti di vista e poi scoprire addirittura che nel suo album di foto su FB ci sono foto di casa mia e che nel mio album di foto su FB ci sono foto di lei in mezzo alla folla – ci tengo a precisare che io Seavessi non ci conosciamo affatto, se non tramite il blog).
    Dunque siamo giunti a questa conclusione: io sono la reincarnazione di Seavessi. Già.
    Non è ben chiaro il motivo per cui Seavessi sia ancora viva, visto che in genere la gente muore prima di reincarnarsi, ma siamo giunte a questa conclusione. Seavessi in realtà è morta, ma non lo sa perché non ha ancora accettato il suo trapasso, un po' come Nicole Kidman in The Others.
    Quindi è una presenza spiritica che viene a infestare il mio blog. Sì. Io ne sono profondamente convinta, non c'è altra spiegazione.

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  2. Lucyette

    (Per i miei lettori che ci stessero prendendo per pazzi: io sono la reincarnazione di Seavessi. Non c'è altra spiegazione. Non è normale avere così tante somiglianze sotto tutti i punti di vista e poi scoprire addirittura che nel suo album di foto su FB ci sono foto di casa mia e che nel mio album di foto su FB ci sono foto di lei in mezzo alla folla – ci tengo a precisare che io Seavessi non ci conosciamo affatto, se non tramite il blog).
    Dunque siamo giunti a questa conclusione: io sono la reincarnazione di Seavessi. Già.
    Non è ben chiaro il motivo per cui Seavessi sia ancora viva, visto che in genere la gente muore prima di reincarnarsi, ma siamo giunte a questa conclusione. Seavessi in realtà è morta, ma non lo sa perché non ha ancora accettato il suo trapasso, un po' come Nicole Kidman in The Others.
    Quindi è una presenza spiritica che viene a infestare il mio blog. Sì. Io ne sono profondamente convinta, non c'è altra spiegazione.

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  3. utente anonimo

    Però, a me la sirenetta disney piace molto.

    Quando ero piccola ho letto la favola di andresen, speravo sempre che il principe si acorgesse di lei, ma non succedeva mai ^_^

    Così, lo ammetto, quando è uscito il cartone mi è piaciuto molto 😛

    Aerie

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  4. utente anonimo

    Però, a me la sirenetta disney piace molto.

    Quando ero piccola ho letto la favola di andresen, speravo sempre che il principe si acorgesse di lei, ma non succedeva mai ^_^

    Così, lo ammetto, quando è uscito il cartone mi è piaciuto molto 😛

    Aerie

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  5. berlic

    Quando stava per uscire il cartone Disney ero impaziente di vederlo perchè il character design di Ariel era evidentemente basato su Kitty Pride di Excalibur, un fumetto di supereroi decisamente bello e innovativo che stavo seguendo in quel periodo…

    …ma il film fu una delusione quasi completa. Belle musiche, ma animazioni approssimative e trama…Lucyette ne ha già parlato. 
    Quanto ce la contavano con la scena del veliero. Beh, confrontare con Akira dell'anno precedente…non c'era partita. Fu forse quando capii che la Disney ormai era veramente out…

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  6. berlic

    Quando stava per uscire il cartone Disney ero impaziente di vederlo perchè il character design di Ariel era evidentemente basato su Kitty Pride di Excalibur, un fumetto di supereroi decisamente bello e innovativo che stavo seguendo in quel periodo…

    …ma il film fu una delusione quasi completa. Belle musiche, ma animazioni approssimative e trama…Lucyette ne ha già parlato. 
    Quanto ce la contavano con la scena del veliero. Beh, confrontare con Akira dell'anno precedente…non c'era partita. Fu forse quando capii che la Disney ormai era veramente out…

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  7. Lucyette

    Aerie: beh, sì… se sogni il lieto fine romantico (perché il lieto fine spirituale c'è anche nell'altra versione, a dire il vero), il cartone Disney è perfetto 🙂

    Però non è vero che nella favola di Andersen il principe non si accorge mai di lei. La bacia pure!
    Anzi, io ho sempre trovato bellissimo questo dettaglio: il principe si accorge della sirenetta (anche perché la sirenetta è una donna innaturalmente splendida), e a un certo punto dice pure che, dovendo scegliere, ipoteticamente gli piacerebbe prendere lei, come sua sposa. Ma non lo fa, nonostante il fascino della ragazza e nonostante la sua palese disponibilità.
    Su Internet ho trovato il commento di una critica, Rosellen Brown, che spiega in questi termini l'ipossibilità del principe di sposare la sirenetta. La poverina "è privata della voce, quindi della sua personalità, quindi di se stessa. Rimane solo il suo aspetto, che è seducente ma non basta (agli occhi del principe, che ragiona nel lungo termine). Il solo fascino è del tutto insufficiente, se paragonato a una donna "completa" che può anche parlare. La sirenetta è solo un involucro bellissimo e innamorato, ma il suo amore rimane insoddisfatto".
    E' un po' La Bella e la Bestia al contrario, se la guardi da questo punto di vista.
    E il bello è che la strega del mare dice veramente alla sirenetta, nella versione di Andersen, che la voce non è poi così importante, perché basta un bel corpicino a sedurre un uomo: mentre invece poi vediamo che un corpicino non è affatto sufficiente. La bellezza, da sola, non basta (e la sirenetta, purtroppo, non ha la possibilità di mostrare anche il suo carattere).
    Questa fiaba è la rivincita degli uomini, è la dimostrazione che non pensano solo a quello, poveretti 😀

    Berlic… uh! Non sapevo niente né del fumetto, né di Akira… grazie per le informazioni!
    Sì, in effetti la colonna sonora del cartone è bella, hai ragione.
    A me piace un sacco Kiss the Girl, in versione originale: forse è una delle canzoni Disney meglio riuscite, a mio parere.

    Retiarius, Il Re Leone non mi tange minimamente: non è tratto da una fiaba vera

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  8. Pingback: La Sirenetta, (le Figlie dell’Aria), e l’anima immortale. II | Una penna spuntata

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