Nel presepio – Il Male

“Mamma! Voglio un malvivente!”.
“Un che cosa?”.
“Un malvivente!”.
Segue un lungo silenzio, gravido di terrore. “Lucia, piccina bella: ma non li fanno, i malviventi da presepe”.
“Ma come, no!”.
“Ehm, no. Per quale ragione al mondo dovrebbe esserci un malvivente nel presepio, scusa?”.
Breve istante di sconcerto, in cui una Lucia-in-età-d’asilo fissa sua mamma come se fosse un’idiota. “Perché i malviventi ci sono ovunque”, scandisco lentamente.
“Ossanto cielo. Lucia. Non nel presepio”.
“Ma come no!! Io voglio un malvivente!!”.
“Ma non…”.
Un malvivente!!”.
“Lucia, non lo troveremo mai…”.
UN MALVIVEEEEENTEEEE!!”.
E così, un bel giorno di metà dicembre, la mia povera mamma partì alla disperata ricerca di un malvivente da collocare nel presepio. Dopo lunghe disamine di fronte allo scaffale del supermercato, ci accordammo infine per la statuina di un etilista con la ceretta integrale (il che aggiunge effettivamente aberrazione a aberrazione): il malvivente di Betlemme.

Avevo quattro anni ed ero completamente idiota, vi verrà da dire.
E invece no: avevo quattro anni e stavo facendo sfoggio di una insolita intelligenza, ragazzi miei – perché il mio ragionamento non fa una piega.
Per quale ragione al mondo non dovrebbe esserci un malvivente all’interno del presepe? I malviventi sono ovunque: vuoi che a Betlemme quel giorno non ce ne fosse manco uno? Ma andiamo!!
A quattro anni di età, avevo curiosamente elaborato un elemento che, fino a qualche tempo addietro, giganteggiava giustamente in un qualsiasi presepio.
Il Male.

Andiamo, non fate quella faccia: vi stupisce pensare al Male nel giorno di Natale? Ma non diciamo stupidaggini: i racconti della natività di Cristo sono pieni di malvagità, signori. C’è una povera disgraziata che deve partorire in una stalla sporca perché nessuno si degna di darle asilo, nemmeno per una notte; c’è il potente della situazione che medita di uccidere il nuovo Re che è nato; c’è la strage degli innocenti, che è una cosa così agghiacciante che il giorno in cui se ne fa memoria – 28 dicembre – è stato universalmente considerato, almeno fino a inizio Novecento, come il giorno infausto per eccellenza…
per quale ragione al mondo il Male non dovrebbe trovare un po’ di spazio all’interno del presepio, visto che – di fatto – in quei giorni si è palesato eccome?

Per ragioni di spazio, principalmente.
Come ho già detto, fino a qualche decennio fa il presepio si allestiva quasi esclusivamente in chiesa. Prima del boom economico, diciamo che la famiglia-media non aveva tutta questa disponibilità economica per sperperare un bel po’ di soldi in una vasta collezione di statuette a tema che si espongono sì e no per venti giorni all’anno.
Il presepio, originariamente, si allestiva quasi esclusivamente in chiesa: e una chiesa, ovviamente, è più spaziosa di un salotto. Nel piccolo presepio che incastriamo a fatica fra libreria e televisore, è piuttosto comprensibile che si cerchi di concentrare la scena in quello che è il suo punto focale: la capanna con Gesù Bambino, e l’adorazione dei pastori. E anche molte chiese, gradualmente, si sono adeguate (ahimè) a questa moda (insulsa).

Ma se volessimo fare un presepio serio – come quelli, insomma, che si facevano una volta – dovremmo fare un presepio “a tappe”. Per capirci: in origine, il presepio non si cristallizzava solo sul momento della nascita di Gesù Bambino, ma raccontava tutta la storia della Natività – dall’annuncio dell’angelo a Maria, fino alla strage degli innocenti.
E allora che si vedevano tutti i momenti del Natale del Signore – malvagità compresa.

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In cerca di dimora (presepio Immanuel)

Certo, è ovvio: a meno di non smantellare il salotto e riarredarlo ad uso presepe, non possiamo ricreare opere monumentali di tal genere. Però, nella scenografia del nostro piccolo presepio, possiamo quantomeno mettere qualche accenno a quei simboli che ci ricordano che non fu – nemmeno quella notte – tutto quanto rose e fiori.

Prendiamo l’osteria.

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La porta chiusa (presepe Ulrich)

L’osteria, notoriamente, è quella che rifiuta asilo alla Madonna: l’oste non si muove a compassione neppure di fronte a una donna affaticata e incinta. A seconda dei casi, l’osteria può avere connotazioni più o meno pesantemente negative, fermo restando che non dovrebbe essere mai, e dico MAI, l’allegra locanda in cui si svolgono pittoresche scene di vita quotidiana.
La locanda dovrebbe essere sempre un elemento negativo: ad esempio può essere inserita sullo sfondo, con le porte sprangate – segno di chi ha rifiutato (l’alloggio a) Cristo. In alternativa, può essere una vera e propria ambientazione a sé stante attorno alla quale gravitano personaggi… poco raccomandabili: la prostituta (ce l’ho), l’avvinazzato (ce l’ho), la coppia dissoluta (mi manca). Talvolta – e soprattutto nei presepi napoletani – capita di vedere addirittura il diavolo seduto a tavola con i commensali: e d’altro canto – ahò! – il diavolo è una presenza tangibile e concreta, nel Vecchio Testamento e nei Vangeli. Perché ignorarlo?

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Il diavolo (Giuseppe Ercolano)

Altro simbolo del male, altrettanto luciferino, è il castello di Re Erode.
Lasciando perdere i presepi colossali in cui si allestiva la scena del banchetto di re Erode, circondato da odalische lascive e dalla subdola Erodiade, il famoso castello resta spesso sullo sfondo. È un elemento del paesaggio, che peraltro ricorre con una certa frequenza ancora ai giorni nostri. Sennonché, proprio come la locanda, anche il castello di Erode ha subìto una mutazione: da covo del male, spesso rappresentato diroccato e decadente (come il tempio pagano e come l’antro delle streghe, a simboleggiare che il male perde sempre ed è destinato alla rovina)… da covo del male decadente e diroccato, vi dicevo, è stato spesso trasformato in banale elemento del paesaggio. E quindi eccolo lì, splendente e perfettamente integro, a catturare l’attenzione dell’osservatore… perdendo un poco della sua natura.

Castello-Re-Erode

Il Castello di Re Erode (presepio di Roncaglia)

La colpa in realtà è nostra: “nostra” di noi moderni.
Diciamocelo, è un dato di fatto: recentemente, la sensibilità verso il male si è drasticamente attenuata. Se possiamo, evitiamo di pensarci: la morte è diventata un argomento tabù; il dolore fisico è aborrito in ogni sua forma; se appena provi a portare un bambino a un funerale, ti prendono per matto; e insomma, si cerca di ignorare il male. Di non pensarci proprio.
Poi magari accendi la televisione e ti ritrovi con una sparatoria in diretta all’ora di cena con morti ammazzati e sangue che schizza dappertutto: ma il Male vero fa paura. Lo si nasconde, soprattutto ai piccoli. E nessuna persona sana di mente, oggigiorno, sarebbe disposta a mettersi una Strage degli Innocenti nel grazioso presepio del salottino buono: perché una immagine di questo tipo ci fa giustamente orrore, fin nel midollo.

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Strage degli Innocenti al Sacro Monte di Varallo

E infatti, è proprio quello che dovrebbe suscitare.
Orrore. Raccapriccio. Disgusto misto a disagio.
Ieri sera ci siamo commossi a leggere la storia miracolosa del bimbetto di Stefania, ma qualcuno di voi si è domandato che fine ha fatto ‘sto bimbetto? Era un bambino maschio: ogni versione della leggenda lo precisa molto chiaramente, chissà perché. E sappiamo tutti quanti che fine hanno fatto, i bambini maschi di Betlemme…

Non ci avevate pensato, eh?
Ma è ovvio: non ci pensa più nessuno. In un’epoca in cui si tende a pensare al Natale come festa della gioia, in cui siamo tutti più buoni, a Natale puoi fare quello che non puoi fare mai, e così via dicendo… la presenza del Male, così massiccia, stona. Ci sembra quasi fuori posto.
E invece no: fino a qualche tempo fa, il Male era un elemento tangibile e ben evidente, nel presepio. In fin dei conti, aiutava il fedele a meditare sulla venuta di Cristo in terra: perché Gesù non si è incarnato per venire a fare il Cicciobello pacioccoso che fa ‘nghé dalla mangiatoia e rende tutti più felici.
Cioè: sì, anche; ed è giusto evidenziare l’atmosfera di gioia in questi giorni. Ma la presenza del Male, nel presepe, ci aiutava a meditare (anche) sul fine ultimo della venuta di Cristo in terra: e cioè venire per salvarci, fino a sacrificarsi morto ammazzato in croce.
Se ci dimentichiamo di questo “piccolo dettaglio”, rischiamo di… dimenticarci di un dettaglio non trascurabile, per l’appunto.

***

Non so voi ma io ce l’ho, qualche malvivente, nel presepe.
Ho un vecchiaccio ubriaco perso, ho un paio di altri ceffi che non vorrei incontrare in una strada buia di notte; e ho anche una ragazzotta che, ad occhio e croce, è una stimata professionista nel mestiere più vecchio del mondo.
E… caspita, io non lo trovo affatto strano: c’è anche la malavita e c’è anche il male, in questo mondo!

Non ci fosse stato bisogno di Redenzione, d’altro canto, Gesù poteva anche evitarsi la faticaccia di incarnarsi e dare origine al Natale, se ci pensate.
O no?

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Ubriaco (Presepio Landi)

20 risposte a "Nel presepio – Il Male"

  1. Diego

    Per prima cosa auguri… Buon onomastico!
    Poi… ti confermi sagace già dall’infanzia. Una quattrenne che chiede con insistenza alla mamma un malvivente per il presepio, o vive immersa nella criminalità, oppure è davvero perspicace.
    Per me il presepio è sempre stato oasi di pace, credo pilotata dal buonismo pubblicitario forse… Ma forse è proprio perchè il male abbonda che ci serve un argine felice…
    Mi piace questa lettura del male nel presepio. Grazie!

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    1. Lucyette

      Una quattrenne che chiede con insistenza alla mamma un malvivente per il presepio, o vive immersa nella criminalità, oppure è davvero perspicace

      ROTFL.
      Diego, tu non hai idea.
      E’ da due ore e mezza che rido a intermittenza ripensando a questo tuo commento, non riesco a smettere!!
      AIUTO!

      :-DDD

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  2. agapetós

    Giusto Lucia!!!! Gesù è venuto nel mondo per sanarlo dal male, e se ci scordiamo questo ‘dettaglio’ tutto diventa una melassa dolciastra e stucchevole.
    Del resto la Chiesa ha prontamente rimediato a questa tentazione ponendo il 26 e il 28 la memoria di due martìri.
    E… AUGURI!!!!!

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    1. Lucyette

      Grazie mille, Aga 😉

      Essì, è proprio vero: fra Santo Stefano e i Santi Innocenti, ci sarebbe di che meditare… peccato che in realtà questi due giorni non siano più un granché sentiti come “giorni in cui si fa memoria di un martirio”, ma…
      Comunque quello che scrivevo nel post è vero: per svariati secoli, il 28 dicembre è stato considerato il giorno nefasto per eccellenza – un po’ come il nostro venerdì 13, per capirci!

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  3. claudiolxxxi

    😀

    Sia noto a tutti che poco fa parlavo con Lucyette su skype e chiedevo “perchè non hai messo la foto della stimata professionista?”
    L. “perchè non ho una foto.”
    C. “Ah.”
    L. “Però se t’interessa ho qui la statuina dal vivo.”
    C. “Bene!”
    L. (rivolgendosi alla statuina) “prostituta, vieni qui un attimo, il mio fidanzato vuole un servizio!!!”

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  4. Cappellaio Matto

    Sinceramente?
    Uno dei post più belli, sì.
    Un tantino deprimente, ma sempre di Male si sta parlando, eh. u.u

    Purtroppo quest’anno ho ammazzato sia il castello di Erode che la taverna, ma vabbè. Sarà un Natale fatto di sola gioia! Ghgh.
    E poi, prendo appunti, inserisco anche il diavolo nella lista insieme al Caganer! Il prossimo anno devono esserci entrambi, che diamine.

    Per il resto…
    Uhm… Ti ricorda qualcuno?

    Un po’ vecchio, ormai.
    Ma ha servito con onore per molti anni, sì!

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  5. Stella

    Un giorno, forse, farò un presepe e allora ci metterò il male.
    Davvero è. Lo metto.
    Mi hai convinta, nel presepe, il male, ci va.

    ps. però a me il vecchio ubriacone sembra simpatico :))

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    1. Lucyette

      :-))

      Sì, il vecchietto ubriaco ha un’aria simpaticissima e in effetti io adoro le statuette di quella marca (sono una più bella dell’altra)… però, non so: sarà una sensibilità tutta mia particolare, ma trovo che ci siano poche cose più deprimenti al mondo di un vecchio che si ubriaca.
      Occielo: mi mettono tristezza già gli ubriachi giovani; ma un vecchio che deve ubriacarsi per passare la giornata… brr…

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  6. Ilaria

    Questo post è bellissimo (commento tardi perché mi sto leggendo a ritroso i post persi in questi giorni). All’inizio ho riso come una matta all’idea della piccola Lucyette – che tutti, penso, immaginiamo come una candida bambina – reclamante con insistenza “un malvivente” (denotando non solo un precoce acume teologico ma anche un lessico non da poco per quell’età). Alla fine non posso che essere d’accordo con le tue conclusioni; una delle cose che più mi colpisce di tanta arte dei secoli passati è proprio la non censura del male e degli aspetti più laidi della vita. Mi piacerebbe avere la statuina di Maria incinta, sai che forse non l’ho mai vista? E riguardo allo spazio per il presepe, ho appena scoperto che una collega – che tra l’altro non è credente ma è un’appassionata storica come te – ha una passione per i presepi, lei e suo marito ne hanno tantissimi, e addirittura hanno dedicato un’intera stanza della loro casa a UN solo presepio… visto il mio interesse mi ha promesso di invitarmi per vederlo, e se ci andrò non mancherò di riferti! Spero a questo punto sia di quelli che rappresentano le varie fasi della storia della Natività…

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