Quando una Santa si bagna i piedi

Santa Lucia si guardò esasperatamente attorno (giusto perché, essendo già in Cielo, non aveva la possibilità di alzar gli occhi verso alcunché).
“No, vabbeh. Ma così non è possibile!”.
Con un sospiro esasperato, si sollevò le sottane, si sedette su una nuvoletta, e si levò i calzini di lana che grondavano acqua da ogni fibra. “Mo’ la devon piantare, però…”.
Quando arrivò nella Rosa dei Beati – dove i Santi, a fine giornata, si danno appuntamento per un caffè (Lavazza) – la povera donna era grondante.
Gocciolava sulle nuvole.
Aveva l’acqua fino ai polpacci.
San Maturino, patrono degli idraulici, la squadrò con un misto di curiosità professionale e di velata commiserazione. Ma Santa Lucia era così stressata che non si accorse neanche del suo sguardo.

“Ma di nuovo?!”, esclamò la Vergine, allontanando le labbra dalla sua tazza di cappuccino.
Santa Lucia non rispose neanche e si lasciò affondare in una nuvola, gocciolando acqua dappertutto. “Io non ce la faccio più”, sussurrò all’esasperazione: “praticamente, passo tutto il tempo a mollo! Fra un po’ ammuffisco!”.
La Madonna, un po’ a disagio, accennò un sorriso di conforto.
San Maturino, invece, si schiarì la gola, professionalmente. “Scusa, Lucia. Ma di preciso, qual è il problema?”.

“Il problema è che sulla Terra…!”, iniziò Lucia in tono alquanto esasperato. Poi si ricordò che i Santi diventan tali proprio per dare il buon esempio al prossimo… e allora, cercò di calmarsi un poco.
Prese un respiro.
Ricominciò, più lentamente.
“Il problema”, spiegò paziente, fingendo una calma zen, “è che nell’ameno borgo di Villanova Mondovì… in provincia di Cuneo, in Piemonte…”.
“Uh, sì! Ho presente!”, intervenne Santa Caterina, facendosi subito attenta. “Sono la dedicataria della parrocchia. È mia giurisdizione. Cosa succede?”.
Ecco”, grugnì Lucia. “I tuoi parrocchiani (gente brava e devotissima, eh: non dico mica!), qualche tempo fa hanno avuto la geniale pensata di costruire un pilone in mio onore. ‘na cappellina. Un pilone votivo. Con affresco e statuetta e tutto quanto”.
Santa Caterina e San Maturino si scambiarono un’occhiata, senza capire.
“E qual è il problema, cara?”.
“Il problema”, ruggì Lucia, “è che hanno piazzato ‘sto pilone alla confluenza di due fiumi!!!”.
Ma allora è una fissazione!”, sbottò San Nicola, che fino a quel momento era rimasto zitto. “Nello stesso identico paese, a me avevan dedicato una cappella, tempo fa, che è stata rasa al suolo da un’alluvione!”.
Appunto!”, rincarò Lucia. “Io sono presa in mezzo fra il fiume Ellero e il Lurisia: tutte le volte che uno dei due esce dagli argini – e succede sempre, vi giuro: SEMPRE! – io finisco coi piedi a mollo! Ma vi sembra possibile??”.
La Madonna posò in grembo la tazza da cappuccino, aggrottando le sopracciglia. “In effetti, questi poveri figlioli mi sembrano avere qualche problema di edilizia”.
Lucia sospirò, sempre più affranta. “Mi verranno i reumatismi, di questo passo”.

Calò il silenzio.
San Giovanni Nepomuceno, imbarazzato, si schiarì la gola. “Io sarei il patrono contro i pericoli dei fiumi… ma capisci bene che non posso fare un miracolo ogni singola volta, per deviarti le alluvioni”.
“No, certo”. Lucia scosse la testa.
“Se vuoi ti presto un vestito asciutto e ti lavo questo dall’acqua sporca” si offrì Santa Caterina.
Lucia sospirò di nuovo. “Grazie, ma è tutto inutile. C’è l’ennesima alluvione in corso. Appena mi cambio i vestiti, si ribagnano”.
Caterina abbassò lo sguardo, afflitta; e la Comunione dei Santi tacque, per un lungo istante.
La Madonna si mordicchiò le labbra, pensierosa.
La Santa di Siena, invece, sembrava proprio dispiaciuta: probabilmente si sentiva responsabile delle azioni dei suoi parrocchiani; era visibilmente afflitta.
“Potresti provare ad apparire a una pastorella”, suggerì la Vergine, in tono propositivo.
“Scusa?”.
“No, dico. Una pastorella. O qualunque altra categoria professionale”, precisò velocemente: “è che a me stanno simpatiche le pastorelle, mi ricordano Betlemme. Ogni tanto appaio, e lascio loro qualche messaggio. Sono sempre molto contente, e ascoltano. Poi riferiscono”.
San Lucia aggrottò le sopracciglia, gocciolando acqua mista a fango. “Quindi, tu dici che…?”.

***

La pastorella sgranò gli occhi.

Sgranò gli occhi, ci perse diec’anni di vita, sentì il cuore che le esplodeva in petto, e si lasciò cadere in ginocchio.
Maria Vergine, madre adorata…”, sussurrò pianissimo con le mani giunte e tremolanti.
“Ehm. No”. Santa Lucia era visibilmente un po’ impacciata: non era molto abituata a fare apparizioni, in fin dei conti. “Non sono la Madonna. Mi spiace”.
“…”, fece la pastorella.
Lucia sventolò delicatamente il palmizio che teneva in mano, e spinse verso la pastorella, con la punta del piede, un piattino con due bulbi oculari.
Oh”.
“Eggià”.
Santa Lucia!!”.
Santa Lucia annuì, entusiasta, un po’ come quei VIP non troppo famosi quando vengono riconosciuti per strada.
Santa Lucia! Vergine benedetta!”. La pastorella sordomuta rifulse di gioia e scoppiò in lacrime: “io riesco a parlare!! Mi avete dato il dono della voce!”.
“Oh, sì. È stato un piacere”.
“Riesco a parlare!!”, gridò la pastorella. “Sento la vostra voce! Riesco a sentire!!”.
Santa Lucia si schiarì la gola, sorridendo con imbarazzo. “Ecco, appunto: il miracolo era funzionale alla piccola richiesta che sto per farti. Ascoltami bene, cara”.
La pastorella inginocchiata si mise sull’attenti. “Sì, dolce martire. Tutto quello che volete”.
“Aehm”, iniziò Lucia. “Innanzi tutto, ti faccio quelle richieste solite: comportati bene, segui il Vangelo, prega spesso il Signore, cura sempre la tua fede”.
La pastorella annuì, vigorosamente, ancora in lacrime.
“E secondariamente, fammi un favore. Tu adesso ti alzi di qui, molli le tue pecore ché ti garantisco che le guardo io, e scendi in paese”.
“Sì”, sussurrò la bimba, senza capire.
“Poi prendi qualcuno che abbia voce in capitolo – vedi tu chi scegliere – e gli dici che gli stai portando un messaggio da Santa Lucia. Ci siamo?”.
La ragazza sgranò gli occhi, schiacciata dal peso di quella responsabilità. “Va bene”.
“Il messaggio – stai bene attenta – è il seguente. Me lo spostate da qualche altra parte, ‘sto benedetto pilone votivo??”.
La pastorella sbatté le palpebre, senza capire. “Vi chiedo perdono. Ma in che senso?”.
Nel senso che è ammuffito!”, esclamò Santa Lucia. “Ma guardalo! C’ha la muffa! Non vedi? È tutto marcio!”.
La pastorella guardò il pilone, ancora sporco dal fango che aveva portato lì l’ultima alluvione, qualche giorno addietro.
In effetti, non aveva un grande aspetto.
“Se esistesse già la Soprintendenza Artistica, hai idea di quante ve ne direbbe? Avete un pilone votivo vecchio di secoli che versa in condizioni di degrado inesorabile! Questa zona si allaga ogni due per tre! La mia statua sta ammuffendo!”.
In nome del Signore…”, sussurrò la pastorella, attonita.
“Senti: ho parlato con San Nicola, che ha preso a cuore la mia situazione. Lui mi prospettava la seguente soluzione, ma io sono aperta a qualunque altra proposta basta che il mio pilone la smetta di bagnarsi i piedi. San Nicola mi diceva” – la pastorella deglutì, incredula – “che si potrebbe trasportare ‘sto pilone un po’ più in alto, in una cavità di quella parete rocciosa che si affaccia sulla valle. Vedi?”.
Santa Lucia l’indicò col dito, e la pastorella seguì con lo sguardo.
Annuì.
“Capito, mia cara?”.
La povera ragazza, incredula, annuì di nuovo.
“Mi fido di te. Mi raccomando. Sembrerà forse una scemenza; però, ci terrei parecchio”.
“Sì”.
“Grazie mille”.
“…grazie a voi!”.
Lucia sorrise, splendida. “Oh, non c’è di che, piccola cara. È stato un piacere. Se c’era una che si meritava un miracolo, quella eri proprio tu”.
“…”.
“Okay”.
“…okay…”.
“A questo punto, andrei”, disse Lucia. “Abbi pazienza, vorrei restare, ma c’è un bambino malato di congiuntivite a cui dovrei dare un’occhiata”.
“…no, no. Certo”. La ragazza era visibilmente scossa e pallida: ancora inginocchiata, lanciò un’occhiata incredula a Lucia.
La Santa le sorrise, scandendo a labiale un ultimo “grazie”. E poi, raccattato il piattino con gli occhi… soavissima, sparì.

***

Perché va bene tutto; ed io ci provo anche, ad esser seria.
Ma quando vado a leggermi la storia di un santuario, e scopro che

l’attuale chiesa è stata edificata in un certo luogo perché un giorno la Santa apparve a una pastorella sordomuta alla quale ridiede parola e udito, chiedendole di far trasportare il pilone in un luogo più sicuro dalle alluvioni

…beh: a me scappa da ridere!

A questo punto, sarebbe d’impatto un commento sulla crisi: bisogna stringer la cinghia, si cerca di risparmiare; chi, fino a qualche tempo fa, poteva permettersi il week-end al mare, adesso potrebbe forse optare per una più modesta scampagnata.
In realtà, mi piacerebbe parlarvi di turismo religioso perché mi rendo conto che, in effetti, c’è un piccolo patrimonio di santuari e di chiesette che non hanno niente da invidiare a mete turistiche famose… ma che spesso non conosciamo proprio! E allora, mi domandavo: in vista dell’estate, perché non divertirci a scoprire qualche mèta nuova?

Prendiamo, appunto, il Santuario di Santa Lucia.
A circa due chilometri da Villanova Mondovì, lungo la strada provinciale che unisce il paese a Roccaforte, il santuario sorge a quota 620 metri, accanto a una cava di roccia calcarea. (Quella stessa cava in cui, secondo la tradizione, una fradicia Santa Lucia chiese di trasportare il suo pilone). Trasformata successivamente in chiesa (una vera e propria chiesa! Una chiesa nella roccia!), la grotta si sviluppa per circa 75 metri nelle viscere del monte. Uscendo dalla grotta e percorrendo una rampa di scale, si accede a tutti gli altri locali, molto più “standard”, del santuario e del convento annesso.
E se passate da quelle parti e non sapete cosa fare… ecco qui alcuni spunti turistici per impiegare la giornata. Gli escursionisti troveranno pane per i loro denti… ma ce n’è per tutti i gusti!

4 risposte a "Quando una Santa si bagna i piedi"

  1. marinz

    davvero esilarante come hai raccontato la storia :o)
    Povera Santa Lucia … ma sto pensando: e tutte quelle statue sui fondali dei mari? Che poi la salsedine non è molto salutare se ti sta addosso … :o)
    Poveri santi del Paradiso

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    1. Lucyette

      Mah.
      Io mi son fatta l’idea che se una statua viene posta nel luogo in cui è stata pensata per esser posta, al Santo vada bene. Quando piazzano da qualche parte un “Cristo degli oceani”, secondo me lui è tutto contento ed è come se si godesse il bagno.
      D’altro canto non ho mai letto di cronache religiose in cui una Madonna della Neve si lamenta perché in montagna fa troppo freddo, o così via dicendo.

      Ma siccome le agiografie son piene di Santi e Madonne che si lamentano per alluvioni, incurie e muffe… secondo me, sono gli eventi non previsti che arrecano loro un gran fastidio :-PPPP
      Altrimenti non si spiega ;-PPPP

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