Il Grande Quiz per Ognissanti. Le risposte!

Non mi perdo in molti preamboli, essendo questo post – come al solito – lunghissimo.
Ma insomma: avete partecipato al mio quiz sui Santi? Siete curiosi di conoscere le risposte esatte?
Benissimo, signori! Allora… cominciate a leggere!

***

Uno. Forse non tutti sanno che il papà di Joseph Ratzinger, di professione, era un poliziotto. Di conseguenza – come ci racconta Georg Ratzinger, il fratello del Papa, in quel fantastico libretto autobiografico che non cesserò mai di raccomandarvi – tutta la famiglia Ratzinger nutriva una particolare devozione nei confronti di San Disma, nome con cui è popolarmente noto “il Buon Ladrone”.
Il Buon Ladrone – il criminale crocifisso affianco a Gesù, che poi si pente e ottiene la promessa di essere accolto nel Regno dei Cieli – veniva considerato (e lo è tutt’ora) il Santo da invocare per la redenzione dei criminali. La famiglia Ratzinger lo pregava ogni giorno, devotamente: in parte perché proteggesse il papà dai pericoli del suo mestiere, e in parte perché portasse alla conversione tutti quei criminali che il signor Ratzinger doveva gettare in gattabuia, ahilui.

Risposta corretta alla domanda numero uno: B. La famiglia Ratzinger nutriva una particolare devozione per San Disma.

Due. Per chi non conoscesse San Leonardo Murialdo: è un sacerdote torinese (1828 – 1900) che si iscrive a buon diritto in quella categoria tutta subalpina dei cosiddetti “Santi sociali”. Si tratta di quei Santi che, nell’affollata Torino di metà Ottocento, si danno da fare per la cura dei poveri, dei miseri, degli orfani, dei bisognosi.
Un nome per tutti: don Bosco.
San Leonardo – che peraltro era amico intimo del suo collega e concittadino fondatore dei Salesiani – è, fra le altre cose, fondatore di una Congregazione tutt’ora esistente, popolarmente conosciuta come dei “Giuseppini del Murialdo”.
Eppure, questo sant’uomo non è sempre stato un Santo. Nella sua giovinezza, il buon Leonardo aveva vissuto un periodo di forte sbandamento, ammettendo egli stesso di aver infranto mortalmente tutti i dieci comandamenti, “ad eccezione forse del terzo, del nono e del decimo”.
Tant’è.

Risposa corretta alla domanda numero due: B. Il Murialdo ne ha combinate di tutti i colori, ma non ha mai saltato una Messa né ha mai desiderato peccaminosamente la donna o la roba d’altri.

Tre. È molto difficile, per me, parlare di questa cosa.
Infatti non ne parlerò. Non farò commenti.
Mi limiterò a riportare le precise parole di suor Marie Luis Martin, sorella maggiore di Santa Teresa di Lisieux. Che, ricordando le mattine di Natale in famiglia, scriveva che

la cosa più divertente era scoprire [fra i regali di Natale] le bellissime bambole che […] aspettavano pazientemente l’arrivo delle loro mamme. La cosa più divertente in assoluto fu quando Thérèse adocchiò la sua bambola e buttò da un lato tutto quello che aveva in mano, per volare verso di lei.
Sfortunatamente, la gioia della maternità non durò a lungo, e, dopo aver fatto conoscenza con la sua amorosa figlioletta, lei fece dietrofront lasciandola lì dov’era.
Due giorni dopo, stufa della sua bambola, le ruppe la puta dei piedi, le tolse un braccio, e io pensai: le sofferenze di questa povera bambola stanno per avere fine. Ma mi sbagliavo: quando Thérèse l’ebbe uccisa del tutto, organizzò il suo funerale. Davvero. Il funerale di una bambola. E non era neanche la prima volta che Thérèse organizzava funerali per le sue bambole.

Non credo di voler commentare.

Risposta corretta alla domanda numero tre: C. Santa Teresa di Lisieux era una serial killer di bambolotti!! E l’hanno pure canonizzata?!?

Quattro. Il Servo di Dio Alberto di Milano, conosciuto al secolo come Enrico Beretta, non ha svolto un ruolo particolarmente attivo nelle vicende che hanno condotto sua sorella Gianna al sacrificio estremo. Ma c’aveva anche le sue ragioni, povera stella: che io sappia, mentre Gianna affrontava la sua ultima gravidanza, lui si trovava dall’altra parte del pianeta, impegnato nel suo ruolo di padre missionario.
Come spiegava ottimamente sul suo blog la nostra Emilia,

Enrico Beretta, uno dei fratelli di Gianna, dopo essersi laureato in Medicina entrò fra i Frati Minori Cappuccini e assunse il nome di padre Alberto. Fu missionario in Brasile, dove fondò lebbrosari e ospedali; la stessa Gianna, prima di conoscere l’ingegner Pietro, pensava che Dio la volesse medico missionario al fianco del fratello, come scrivevo qui. Tra l’altro, il miracolo per la sua beatificazione avvenne proprio in un ospedale dove operava padre Alberto, il cui processo canonico è iniziato nel 2008 in Diocesi di Bergamo.

Risposta corretta alla domanda numero quattro: D. Non c’è che dire: i genitori di Santa Gianna Beretta Molla hanno fatto un gran bel lavoro, con i loro figli!

Cinque. Per provare che non vi prendo in giro – e anche per farvi assaggiare un po’ del mio pane quotidiano – vi pubblico direttamente una fotografia di un antico Registro delle Messe conservato nell’archivio in cui lavoro. Toh:

A scorrere con lo sguardo le varie registrazioni, noterete che in quel mese (maggio 1855, appunto) erano state celebrate alcune Messe pro populo, alcune Messe per i defunti, una Messa in onore di San Giovanni Nepomuceno nel giorno della sua nascita al cielo… e poi, la Messa per la Solennità dell’Immacolata Concezione, appunto. Era esattamente il 20 maggio 1855.
La cosa, sotto sotto, aveva anche una sua logica. L’Ineffabilis Deus era stata scritta l’8 dicembre del 1854: a Pavia, le copie del documento, corredate da un commento del vescovo di allora, avevano cominciato a circolare verso febbraio. Per ovvie cause di forza maggiore, non era stato possibile festeggiare l’Immacolata Concezione l’8 dicembre, nel giorno in cui il dogma era stato promulgato… e, di conseguenza, il vescovo di Pavia aveva deciso di “rimediare” con un giorno di festa, apposta, da celebrarsi straordinariamente nel mese di maggio.
La scelta era ricaduta sulla domenica 20… e quindi: tant’è.

Risposta corretta alla domanda numero cinque: C. A Pavia, la prima festa dell’Immacolata Concezione è stata celebrata il 20 maggio (con fluttuazioni di una settimana per le chiese del pieno centro e le chiese del contado).

Sei. Aehm. Se la mia povera nonna non fosse morta all’improvviso costringendomi a fare armi e bagagli in fretta e furia per tornare a Torino il più presto possibile, avrei anche avuto cura di copiarvi un bel capitoletto da un mio saggio sul Medio Evo che spiegava chiaramente, e dettagliatamente, questa cosa.
Disgraziatamente mia nonna è al camposanto, io sono a Torino, e il saggio dimenticato è rimasto a Pavia… quindi dovrete accontentarvi di una mia spiegazione, più confusionaria.

Allora: nel 325, il Concilio di Nicea fissa una regola ben chiara per il calcolo della Pasqua – la Pasqua cade nella domenica successiva alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera.
Per evitare che la Chiesa mondiale si facesse cogliere alla sprovvista dall’arrivo della luna piena, o peggio ancora non accorgesse che era Pasqua perché, in quei giorni, il cielo era nuvoloso, si era saggiamente deciso di architettare un modo per calcolare in anticipo la data della Pasqua, secondo una regola matematica predefinita.
Questa regola si basava sul calcolo dell’epatta, una cosa che, per gli astronomi, permette di calcolare il numero dei giorni trascorso dall’ultima luna nuova. L’epatta si usa ancora adesso; ma nel Medio Evo, quando si usava ancora il calendario giuliano, si assumeva (sbagliando) che i valori dell’epatta si ripetessero precisi identici una volta ogni 19 anni.

A questo punto io comincio a far confusione e il mio saggio sul Medio Evo che giace dimentico a Pavia sarebbe veramente di grande aiuto.

Comunque: tenendo conto di questo ciclo (errato) di 19 anni, che sosteneva che ogni 19 anni le lunazioni cominciassero a ripetersi esattamente identiche nella stessa data…
E tenendo conto del ciclo solare, in base a cui si è osservato (questa volta sì, a ragione) che ogni 28 anni i giorni della settimana cominciano a ripetersi esattamente identici nella stessa data.
E tenendo conto del ciclo indizionale, che è molto più prosaicamente un periodo di tempo che si ripete ogni 15 anni e che è stato utilizzato lungo tutto il corso del Medio Evo per datare i documenti…

allora, gli astronomi sono stati in grado di identificare una sorta di anno 0 della storia della Terra, in cui sia il ciclo lunare, sia il ciclo solare, sia il ciclo indizionale, avevano tutti e tre contemporaneamente un valore pari a 0 (sì, insomma: cominciavano tutti quell’anno).

E tale anno è… il 4713 avanti Cristo!!

Ebbene sì: 4713 a.C. Sono peggio del MIUR, che prepara i test di ammissione all’università e ci piazza dentro delle domande in cui, per colpa di un refuso, tutte le risposte sono sbagliate. Ahimè: ho sbagliato a digitare un numero, e al posto di “4713” ho scritto “4613”. Quando me ne sono accorta era troppo tardi per correggere, perché qualcuno aveva già risposto.
Vabbeh.
Mea culpa.
Ve la abbuono e la calcolo giusta a tutti.

By the way, anche le altre risposte proposte potevano esser plausibili. Il 5509 e il 3761 a.C. sono le date in cui è tradizionalmente fissato l’inizio del mondo, rispettivamente da parte dei Bizantini e degli Ebrei. Il 3 a.C. invece è la data su cui si basano i medievisti per calcolare le indizioni di cui ho detto sopra, perché proprio nel 3 a.C. iniziava uno di questi cicli indizionali.

Risposta corretta alla domanda numero sei… nessuna! Quantomeno non lavoro al MIUR, e non dipende dai miei refusi il futuro professionale di qualche povero innocente.

Sette. Una pagina dedicata ad Ida Barelli sul sito di Azione Cattolica ci spiega che la nostra amica “nasce il 1 dicembre 1882 in una famiglia della laboriosa borghesia milanese. Non è educata ai valori religiosi”, aggiunge un po’ eufemisticamente.
Sarebbe meglio dire: i genitori di Ida sono due mangiapreti incalliti come se ne trovano pochi: fossero vissuti ai nostri giorni, sarebbero probabilmente diventati attivisti UAAR. Immaginate un po’ il dolore della povera Ida nel trovarsi di fronte a cotanti genitori.
Prega, la nostra Armida. Prega molto, supplicando il Signore di voler convertire la sua famiglia.
E in effetti, le sue preghiere sembrano essere esaudite: la mamma di Ida, molto lentamente, si riavvicina alla fede. Ida è entusiasta, e presuppone che presto o tardi il Signore le farà dono anche della conversione dell’amato padre.
Quando il papà muore improvvisamente, di una malattia fulminante, senza essersi convertito e senza men che meno aver ricevuto i conforti cristiani, per la povera Ida è un vero e proprio shock.
La sua fede non viene meno, ma Ida si sente come tradita da quel Dio che aveva pregato tanto, e che l’aveva in qualche modo “illusa” senza poi concederle la grazia su cui lei contava.
Tanto forte sarà lo shock e il senso di rabbia e di frustrazione che, per alcune settimane, Ida rifiuterà di accostarsi all’Eucarestia.

Risposta corretta alla domanda numero sette: B. In fin dei conti, come puoi accogliere dentro di te una persona con cui, sotto sotto, in quel momento ce l’hai a morte?

Otto. La Beata Pina Suriano aveva un sogno, nella vita: quello di farsi suora.
Disgraziatamente, pareva proprio che questo sogno fosse destinato a non concretizzarsi. Prima l’opposizione della famiglia; poi, ottenuto il permesso dai genitori, il rifiuto inaspettato da parte di un Ordine che l’aveva accolta “in prova”: a causa di un piccolissimo problema di salute, che a Pina era sempre sembrato insignificante ma che invece alla Madre Superiora era apparso ben più grave, la Congregazione aveva “respinto” l’aspirante-novizia. Meglio che rimanesse a casa, le avevano detto con dispiacere. O magari poteva cercarsi un altro Ordine, magari di quelli in cui le suore non sono impegnate costantemente con lavori fisici.
Ma onestamente: una postulante così giovane, e già così piena di acciacchi… mhm

Pina c’era rimasta molto male – anche perché, a dirla tuta, lei non si sentiva ammalata. Fosse stata costretta a letto in un mare di dolore, allora sarebbe stato più facile accettar questo rifiuto. Ma così… dal nulla…
“Se la tua volontà è che io rimanga laica, Signore”, aveva sussurrato Pina un giorno, “concedimi almeno che si aggravi la mia malattia. Sarebbe tutto più facile da accettare, così, per me”.
E il Signore, a quanto pare, ha deciso di esaudire la preghiera della sua serva. In Pina si manifestarono i primi disturbi di una violentissima artrite reumatica che, unita a un difetto cardiaco, la portò alla morte nell’arco di due anni.

Risposta corretta alla domanda numero otto: A. Pina Suriano supplicava Dio di farla ammalare!

Nove. Ci sono di quelle tragedie che, quando colpiscono una famiglia reale, appaiono improvvisamente ancor più gravi e più sinistre. Il tifo che contagia le due giovani figlie del Re d’Italia, riducendole in fin di vita… beh: è una di queste.
Correva l’anno 1923, e tutta Italia stava col fiato sospeso pregando per la guarigione di Mafalda e di Giovanna, principesse di Savoia. Assistite notte e giorno da due monache di Santa Chiara, anche le principesse pregavano per la propria salvezza. E Giovanna, in particolar modo – influenzata dal carisma delle suore che aveva affianco – aveva fatto un voto… molto particolare. In caso di guarigione, aveva promesso solennemente, sarebbe diventata una figlia devota di San Francesco. E si sarebbe sposata a Assisi, nella sua chiesa.

“Bel sacrificio”, commenterebbe qualcuno un po’ ironicamente: “è una delle location più splendide d’Italia…!”.
Ma l’amore verso San Francesco provato da Giovanna di Savoia era, in realtà, sincero e profondo, al di là delle battute.

Qui, in un video tratto dall’archivio LUCE, potete osservare qualche stralcio del royal wedding fra Giovanna di Savoia e Boris III di Bulgaria.
William e Kate so’ niente al confronto, veh?

Risposta corretta alla domanda numero nove: A. Giovanna di Savoia destò un po’ di scalpore con la sua scelta di sposarsi a Assisi, e non nella grande Roma (o nella patria di suo marito).

Dieci. E per concludere… Teresio Olivelli era in una crisi esistenziale profonda, quando era tornato – stremato – dalla campagna di Russia. L’orrore dei lutti, il futuro incerto, il dolore per le perdite, il disorientamento in campo politico…
Non era un momento facile.
Fu presumibilmente con vere lacrime di gioia, che Teresio venne raggiunto da una notizia che, in qualche modo, rimetteva a posto tutti i tasselli della sua esistenza, indicandogli quale strada percorrere nel suo futuro. Mentre si trovava in quarantena al confine con l’Italia, il nostro Olivelli ricevette la notizia che gli cambiò la vita: aveva vinto il concorso per un posto da direttore nel Collegio Ghislieri di Pavia, residenza universitaria prestigiosissima fondata da Papa Pio V… e ancor oggi esistente, sulle rive del Ticino.

Non c’è che dire: il buon Dio, quando ci si mette, sa come raddrizzarti una giornata!

Risposta corretta alla domanda numero dieci: A. Teresio Olivelli diventò il direttore del Collegio Ghislieri, in cui peraltro aveva anche studiato da giovane.

***

Ne consegue che, se non ho sbagliato a fare il calcoli, il vincitore di questo quiz è Diego, con un risultato finale di 6 punti + 1 (in cui l’1 è il punto che ho abbuonato a tutti, causa risposta sbagliata sul calcolo della Pasqua). Correggetemi se sbaglio…
Ma nel frattempo: complimenti a Diego, che da oggi ha diritto ad un Ma che Sant’uomo! personalizzato, dedicato al Santo che gli sta più simpatico, che è patrono del suo lavoro, che lo incuriosisce maggiormente… o insomma: al Santo che sceglierà.
A tutti gli altri, un grosso “grazie”per aver partecipato… e a tutti voi – vincitori e vinti – un augurio di vero cuore per una buona festa di Ognissanti!

19 risposte a "Il Grande Quiz per Ognissanti. Le risposte!"

      1. Lucyette

        Ullà!
        Non sapevo! Cioè, pensavo che il quinto riguardasse solo omicidio aborto eutanasia suicidio & co., e che le altre forme di violenza fossero la violazione di un qualche altro comandamento. Invece leggo che persino il peccato di scandalo ricade sotto il quinto comandamento… wow!! Io sono una grande fan (:-D) del peccato di scandalo, nessuno ci pensa più e invece secondo me è una fra le cose più gravi che si possan fare.

        Grazie! 🙂
        (Anche a nome di Murialdo, a cui magari gli rodeva anche un po’ esser considerato automaticamente un omicida… ;-P)

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  1. Emilia

    Mi sento veramente un verme: pensavo di saperle quasi tutte, invece ne ho azzeccate solo due, esclusa quella abbuonata! Se non fossi stata certa che l’Olivelli ha partecipato alla campagna di Russia (o se tu non l’avessi menzionata nell’alternativa) avrei risposto correttamente solo ad una.
    Grazie infinite per aver ripreso la mia motivazione per la domanda 4 e aggiungo un’altra curiosità: Enrico Beretta assunse “Alberto Maria” come nome di religione proprio in onore dei suoi defunti genitori.

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  2. Diego

    Non ci credo!
    ho letto le risposte non ricordando assolutamente quelle che avevo dato io… figurati con che cognizione di causa le avevo date…
    tra l’altro è anche la seconda volta che vinco… la prima avevi fatto un sant’uomo personalizzato sul mio nome e avevi scelto il veggente di Gudalupe.
    Oggi ti dò il nome di mio papà: Luigi.
    Senza impegno ovviamente. La mia labile memoria mi impedisce di ricordare se ne hai già fatto uno, ma in ogni caso, visto che è più un regalo che un premio, lascio scegliere a te… grazie mille della sorpresa!

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  3. AlphaT

    3 su 9… risultato compatibile statisticamente con l’avere sparato a caso…
    Comunque contesto 🙂 la domanda 1. Dai! Avevo escluso automaticamente Dysmas perchè è famoso, e invece dici esplicitamente che quello giusto avrebbe dovuto essere uno poco noto!

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    1. Lucyette

      San Disma è famoso?! Ma davvero? :-O
      Tutte le volte che l’ho nominato con qualcuno, mi son vista fare tanto d’occhi… cioè: ovviamente è famoso il personaggio evangelico, ma pochissimi fra i miei conoscenti sanno che “si chiamava” Disma.
      Ma perché, voi (tutti) lo sapevate? Tutti quanti? :-O
      Sarebbe interessante a livello sociologico, ‘sta cosa 😛

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  4. Daniele

    Ora che ho letto che Disma era il ladrone mi è venuto in mente dove avevo già sentito quel nome >.<
    Ho dato solo due risposte esatte 😛 Un disastro direi, mi consola soltanto il fatto che ho saputo rispondere alla 5 pensando che in effetti non poteva che essere nel mese di Maggio 🙂
    Complimenti a Diego 🙂

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  5. ClaudioLXXXI

    Aiuto.
    Sono vittima di un’ingiustizia.

    Secondo Lucyette, io avrei fatto ZERO punti. Zero, dico, 0, [ Ø ].
    Ho protestato, facendole notare che almeno la prima l’avevo azzeccata, quella di San Disma. Un punticino lo porto a casa.
    Sfortunatamente, per mia distrazione, ho scritto “A” invece di “B”. Però non ci sono dubbi sul senso della mia risposta, perché subito dopo ho motivato con “Metto San Disma che, se non ricordo male, è il ladro pentito crocifisso assieme a Cristo”.
    Ecco. Ho solo sbagliato una lettera.

    Purtroppo, e con quella crudele inflessibilità da giuspositivista teutonico-torinese che la caratterizza, Lucyette si rifiuta di riconoscere la mia protesta. Per lei, se ho scritto 1 A, la risposta è 1 A, anche se non c’è dubbio che intendessi 1 B.
    Non è giusto.

    Bene, se lei fa la kelseniana, io farò il marxista: mi appello al tribunale del popolo (dei commentatori) per ribaltare il verdetto!
    Giustizia proletaria!
    A chi date ragione, a me o a lei?!?

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    1. Lucyette

      >.>

      Ma scusate, eh, amici commentatori.
      Voi siete al famoso quiz televisivo con Gerry Scotti. Gerry vi fa una domanda: a quale Santo era devoto Ratzinger da piccolo? A Sant’Ulrico, B San Disma, ecc. ecc. Voi vi mettete a fare tutta una appassionante prolusione su San Disma, e poi alla fine dite che la vostra risposta definitiva è la A. Gerry vi domanda: la accendiamo? Voi dite di sì e l’accendete.
      >.>
      Ora io vi domando: ma quale notaio sulla faccia del pianeta vi darebbe per buona la risposta, se formalmente avete dato la risposta sbagliata? 😀

      (E comunque, Claudio, suvvia, non hai fatto 0 punti… hai fatto 0 punti + 1, c’era anche la domanda sulla Pasqua che ho dato buona a tutti per colpa di un errore mio… :-D)

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      1. ago86

        Entrambi siete vittima di un errore di digitazione: Claudio ha sbagliato una lettera, Lucia un numero. Dato che Lucia ha abbuonato a tutti i commentatori la risposta che lei ha scritto erroneamente, per par condicio anche Claudio deve avere abbuonata la sua risposta su san Disma. Così ho deciso, l’udienza è tolta.

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  6. Lucia

    …e di Teresio Olivelli, citato nel quiz, la Congregazione per le Cause dei Santi ha testé approvato le virtù eroiche. Un passo in più verso la beatificazione!
    Go Teresio, go!

    😉 😉

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