Il Rito di Scioglimento del Matrimonio Sacramentale

Il sacerdote si guardò attorno con aria circospetta, e poi si schiarì la gola. “Beh… in teoria, un modo ci sarebbe”.
Gli sposi di fronte a lui si scambiarono un’occhiata radiosa.
Il prete tossicchiò. “voglio dire: la Chiesa promuove l’indissolubilità del matrimonio, e mai in alcun modo potrà permettere ufficialmente a due coniugi di separarsi, per intrattenere una nuova unione. Però”, aggiunse piano, quasi in un sussurro, “mi rendo conto che nella vostra situazione… entrambi decisi a interrompere il matrimonio, entrambi decisi a contrarre una nuova unione, tutti e due di comune accordo…”.
Gli sposi annuirono vigorosamente, come a confermare la loro posizione.
“Quello che mi chiedete di fare è altamente irregolare”, sottolineò il prete. “Ma non è la prima volta che mi interpellate con questa richiesta, e vedo che siete determinati. E forse, una soluzione c’è”.
Seguirono alcuni secondi di silenzio, carichi di aspettativa.
“Cioè: una soluzione. ‘Soluzione’ è una parola grossa”, sussurrò il prete. “Diciamo, un modo per aggirare il problema. Altamente irregolare anch’esso. È una cosa che non va detta in giro. E vi costerà dei sacrifici. Però”, aggiunse dopo un altro silenzio a effetto, “grazie a questo escamotage sarà possibile celebrare nuove nozze, che in fondo è quello che volete. Siete pronti?”.
La coppia di sposi annuì entusiasticamente, incredula.
“Ripeto: vi costerà dei sacrifici”, sottolineò il prete, in tono duro. “Vi sentite pronti?”.
“Decisamente sì!”, risposerò all’unisono i due sposi. “E vi assicuriamo, padre: non lo saprà nessuno!”.
Il sacerdote fissò a lungo i due sposi e poi annuì, con un cenno del capo. “E dunque, sia”.

Un paio di giorni più tardi, i due sposi bussarono alla porta della canonica, come da accordi. Nel buio della notte – il sacerdote infatti aveva dato loro appuntamento ad ora tarda, per avere garanzia della massima discrezione – la coppia fu scortata fino ad una porticina che si apriva nel basamento del campanile. Senza dire una parola il sacerdote sparì oltre la porta, facendosi luce con una lampada ad olio mentre scendeva alcuni gradini.
Esitanti, gli sposi scesero dietro di lui, fino al ritrovarsi in quello che aveva tutta l’aria di essere una specie di ripostiglio per gli attrezzi.
Il sacerdote posò la lampada ad olio su uno sgabello, e con aria ieratica afferrò una vanga ed un rastrello. Poi si volse verso gli sposi, e con solennità glieli consegnò: la vanga alla moglie, il rastrello al marito.
Solo a quel punto parlò: “so che la cosa può sembrarvi strana, ma questo è l’occorrente per il Rito di Scioglimento del Matrimonio Sacramentale”.
Nell’oscurità della stanza, marito e moglie si scambiarono un altro sguardo, eccitati al solo sentir pronunciare quelle parole.
“Per ottenere lo scioglimento della loro unione, la coppia unita dal sacro vincolo matrimoniale deve compiere alcuni gesti rituali”, spiegò il sacerdote con solennità. “Prima comincia la sposa” – e qui lanciò alla donna un’occhiata seria, profonda. “La sposa prende la vanga, la stringe con tutta la sua forza, e successivamente la abbatte sul capo del marito”.
…scusi?”.
Il sacerdote non abbandonò neanche per un attimo il suo tono ieratico. “La sposa prende la vanga”, scandì lentamente, come quando dava una benedizione, “la stringe con tutta la sua forza, e successivamente la abbatte sul capo del marito”.
Gli sposi si lanciarono un’occhiata sgomenta. “…scusi padre, ma che senso ha?”.
“È il rito”.
“Tirare la vanga in testa a mio marito?”.
“Sì. Lo vuole il rito”.
“…ma io non capisco…”.
“La vanga è parte integrante della procedura. E la signora è pregata di colpire bello forte”.
La donna lanciò uno sguardo interdetto a suo marito, il quale, dal canto suo, la incoraggiò con un cenno di assenso. E allora la sposa guardò prima lui, poi il prete, poi ancora lui, e strinse i pugni sulla vanga. Tutto sommato non le fu nemmeno difficile abbatterla sulla testa del marito, visti e considerati tutti gli anni in cui lei aveva ingoiato sangue amaro mentre il marito sperperava i soldi andando a donne.
Lui si lasciò sfuggire un gemito soffocato nel momento in cui il manico della vanga cozzò sulla sua testa, ma fu solo un attimo.
“Ora”, salmodiò il sacerdote, per nulla impressionato, “il marito prenda il rastrello, lo stringa saldamente, e a sua volta lo abbatta sul capo della moglie”.
Gli sposi si scambiarono un altro sguardo sconcertato.
“…ma le faccio male…”, mormorò il marito.
“Il marito prenda il rastrello”, ripeté il sacerdote in tono d’imperio, “lo stringa saldamente, e a sua volta lo abbatta sul capo della moglie”.
“…ma non posso prendere a rastrellate una signora!”, protestò l’uomo, scandalizzato.
“Il marito prenda il rastrellate”, ripeté il sacerdote per la terza volta, “lo stringa saldamente, e a sua volta…”.
“Oooohh, basta così!”. E il marito, palesemente a disagio, afferrò il rastrello e lo fece calare (non troppo forte, invero) sulla testa di sua moglie.
Molto bene”, disse il prete. “E adesso, signori, il rituale prevede la ripetizione di questi gesti”.
Ancora una volta i due sposi si fissarono con sgomento, ma del resto il rito prevedeva quello, e loro si uniformarono. E così ripeterono i gesti rituali: una volta, due volte, tre volte, quattro volte.
Alla quinta volta la moglie urlò, quando vide che il manico della sua vanga si abbatteva sulla testa del marito lasciandosi dietro una piccola striscia di sangue.
Basta!”, gridò con le lacrime agli occhi. “Abbiamo già dato abbondantemente! Qual è il prossimo passaggio? Per quanto ancora deve andare avanti questa cosa?!”.
“Finché non muore uno dei due coniugi”, rispose quietamente il sacerdote.
Passarono alcuni secondi in cui i due sposi cercarono di immagazzinare l’informazione, e poi quattro occhi sconvolti si posarono sul prete, che con aria ieratica assisteva alla scena, un po’ in disparte.
Il sacerdote ricambiò lo sguardo degli sposi, con educata curiosità. “Che c’è?”, chiese in tono perplesso.
“Come sarebbe a dire, che c’è?”, tuonò il marito. “Ha appena detto…!”.
“Che il vincolo matrimoniale si scioglie alla morte di uno dei due coniugi”, concluse per lui il sacerdote, in tono di ovvietà. “Auspicabilmente dovrebbe trattarsi di morte naturale, ma io sono disposto a venirvi in contro e chiudere un occhio, e accettare pure l’omicidio. E già vi faccio un gran favore”.
Guardò i due sposi e sorrise gongolante, mentre loro, attoniti, si lasciavano cader di mano vanga e rastrello, e lo fissavano allucinati. E poi si mise a ridere proprio, e di gusto. “Perché, scusate? Come speravate di poter porre fine al vostro matrimonio, a meno di non ammazzarvi a vicenda? Vi pare forse che ci possano essere soluzioni alternative?”.
E rise ancora, di una risata divertita e grassa, fissando gli sposi e scuotendo il capo.

***

E questa, signori, non è una storiella di dubbio gusto che mi sono inventata lì per lì: questa, nel suo genere, è un pezzo di Storia. È un racconto con cui la mia nonna Angiolina era solita divertire mio padre quando lui era piccolo.
Eravamo all’inizio degli anni ’50 e il divorzio, in Italia, non c’era ancora; però, ogni tanto, giungevano dall’America notizie di varie star che si erano separate e poi risposate. E questa, suppergiù, era la reazione popolare alla notizia.

Eravamo all’inizio degli anni ’50, e la gente si divertiva a raccontare storielle come questa, ridacchiando sulla beffa subita dai due coniugi che scioccamente ambivano al divorzio.
Sorprendente come, a distanza di pochi decenni, la società sia cambiata così radicalmente. E questa storiella (che veniva raccontata a mio padre bambino, non ai chierici medievali!) ormai ci sembra uno strano relitto proveniente da chissà quali epoche remote…

2 risposte a "Il Rito di Scioglimento del Matrimonio Sacramentale"

  1. Anonimo

    Grazie, mi ha strappato un sorriso.
    Nel corpo del testo viene citato “rastrello” e poi, successivamente “randello”. Credo sia un refuso.
    maisterator
    ps chiedo che questo mio commento non sia reso pubblico.

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    1. Lucia

      …sulla “pubblcità” del commento poi ci siamo chiariti via mail: maisterator, gentilissimo, voleva segnalarmi il refuso privatamente pensando che ci fosse la moderazione ai commenti, ma qui non sono moderati e quindi il suo commento è andato subito in chiaro.
      No, lo specifico solo perché non sembri che io renda pubbliche delle cose che la gente mi ha chiesto di tener private… 😉

      Sul rastrello/randello: grazie mille, mi era proprio sfuggito! Ho corretto!
      …più che un refuso, a dir la verità è una svista: nella storiella originaria della mia bisnonna c’erano una vanga e un randello, e così io l’avevo scritta. Poi però ci ho ripensato e mi sono detta “mannò, cosa se ne fa un pretino di un randello nella canonica?”. E l’ho sostituito con un altro attrezzo agricolo più “plausibile”.
      Ma evidentemente mi ero dimenticata di correggerlo dappertutto… 😉

      Grazie!

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