Dieci anni dopo

Esattamente dieci anni fa una ragazzina di diciassette anni, un po’ per gioco e un po’ per moda si avventurava nella blogosfera, presentandosi peraltro con il promettende esordio: “perché aprire un blog, quando non si ha nemmeno bene idea di cosa scriverci?”.
Dieci anni più tardi, quella ragazzina ormai diventata donna potrebbe anche azzardarla, una risposta, sul perché di questo spazio, e sul come questo blog – nato per gioco, un giovedì sera in cui evidentemente non c’era niente di meglio da fare – abbia profondissimamente segnato la sua vita.

Ma tutto sommato penso che non ve ne potrebbe importar di meno, di leggere una riposta di quel tenore… e quindi, ho pensato di festeggiare in modo diverso.
Tipo, fornendo qualche piccolo retroscena sulla storia di questo spazio.

Sotto il titolo di “Quadernetto d’appunti”, questo blog nasce, per l’appunto, il 10 maggio 2005.
L’idea di base non c’era era quella di usarlo come blog personale, dove raccontare qualche storiella sulla mia vita e sui miei hobby. In questa fase, la religione cattolica non era quasi mai menzionata su queste pagine (a meno che non servisse a raccontare qualche storiella sulla mia vita o sui miei hobby. Capitava, eh. Però, molto saltuariamente).
Ma… un blog cattolico impegnato? Uno spazio in cui condividere sistematicamente, metodicamente, intenzionalmente, contenuti cattolici? No, proprio no: quello non era mai stato nei miei progetti.

Tutto è cambiato il 24 gennaio 2009, quando Papa Benedetto XVI ha sentito l’esigenza di rivolgere un vero e proprio appello a tutti i ragazzi cattolici attivi online.
Ohibò. Chissà perché, ma mi sentivo vagamente tirata in ballo.

“Carissimi”, raccomandava il Papa, “sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! Nei primi tempi della Chiesa, gli Apostoli e i loro discepoli hanno portato la Buona Novella di Gesù nel mondo greco romano: come allora l’evangelizzazione, per essere fruttuosa, richiese l’attenta comprensione della cultura e dei costumi di quei popoli pagani nell’intento di toccarne le menti e i cuori, così ora l’annuncio di Cristo nel mondo delle nuove tecnologie suppone una loro approfondita conoscenza per un conseguente adeguato utilizzo. A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo “continente digitale”. […] Il Papa vi è accanto con la sua preghiera e con la sua benedizione”.

Lo sapete che io ho sempre avuto un debole per Benedetto… e dopo un appello tanto chiaro, come facevo a dirgli di no?

***

E quindi, okay: tiriamoci su le maniche, e proviamo a evangelizzare ‘sto continente digitale.
Ma come, concretamente?
Di blog dichiaratamente cattolici ne conoscevo e ne apprezzavo molti: Berlicche, Nihil Alieno, De Libero Arbitrio di ClaudioLXXXI… però, avevo l’impressione che non sarei riuscita ad imitare i loro modelli.
Ma poi, in fin dei conti, manco volevo, imitarli.
No: io dovevo trovare un modo per gestire un blog cattolico alla mia maniera – cioè, raccontando facezie inutili, curiosità storiche sconosciute ai più, e piccoli fatterelli buffi.
E fin lì, a livello concettuale, la cosa mi era ben chiara; ma, all’atto pratico, non è che avessi tante idee su come procedere…

Ebbene: passa qualche tempo, ed ecco, un bel giorno, capitarmi tra le mani un vecchio libro polveroso, ingiallito e mezzo scollato. All’epoca, come ben sanno i miei lettori di vecchia data, studiavo all’università per diventare una bibliotecaria storica: durante il mio tirocinio e le mie esercitazioni, m’è capitato tra le mani un po’ di tutto… fra cui, appunto, anche il librone di cui sopra.
Era un bel tomo intitolato Catechesi in esempi, pubblicato verso la metà degli anni ’50. Il sottotitolo recitava: pensieri religiosi e sentenze morali, fatti storici, scritturali e agiografici, allegorie, apologhi e similitudini, spunti per l’avvio di conferenze e discorsi.
In pratica, ‘sto coso era una raccolta di svariate centinaia di storielle a tema sacro raccolte in unico volume e indirizzate ai catechisti, casomai questi avessero voluto usarle come spunto per avviare una lezione.

Le premesse erano intriganti: mi sembrava valesse la pena di darci un’occhiata più da vicino.
E, in effetti, il mio senso senso non sbagliava – anche perché, oltre alla sterminata raccolta di aneddoti, il libro includeva anche una breve introduzione volta a spiegare in che modo raccontarli. In che modo raccontarli per trasmettere un messaggio cristiano, dico.
E guarda un po’, era esattamente quel tipo di consigli di cui io avevo bisogno…

***

Come si suol dire “tutto il resto, è Storia” – e, a questo punto, immaginerete anche come va a finire questo post. Ho recuperato il libro che vi dicevo, l’ho ripreso in mano, l’ho sfogliato fino alle pagine che mi avevano ispirata, e adesso ve le ripropongo (col permesso dei detentori del diritto d’autore).
Se questo blog ha preso la strada che ha preso, è in gran parte merito (o colpa?) delle indicazioni che ho ricavato dalla lettura di queste pagine – indicazioni che ho sempre tenuto a mente e che in questi anni ho cercato di seguire, chissà poi con quali risultati.

Dunque, ecco a voi le linee-guida per catechisti, educatori (…e blogger?) che, zitte zitte, “dalla sala delle macchine”, in tutti questi anni hanno tracciato il cammino del mio blog.
Da Catechesi in esempi di f. Remo di Gesù, con i più sentiti ringraziamenti da parte della sottoscritta.

***

Nessuno nega che ci troviamo in tempi nuovi, che il fanciullo odierno ha più vivo il sentimento che la ragione, che, se vogliamo penetrare nell’anima sua, dobbiamo bussare più alla porta dei sensi che a quella della ragione. Dice giustamente il Béguin: «Fate al ragazzo l’elogio della giustizia; egli resterà freddo. Raccontategli la parabola del profeta N a t h a n, dell’uomo ricco che ruba al povero l’unica pecorella per risparmiare le sue: egli proverà sdegno. Esaltategli la grandezza e la bellezza della carità: lo vedrete sbadigliare. Fategli conoscere invece, con una vivace descrizione, il gesto del S a m a r i t a n o; egli si commuoverà fino alle lacrime».
Nei Libri santi, le verità più elevate sono rese accessibili alla mente umana con immagini, similitudini, racconti. «Tutte le verità dommatiche e morali – nota Kelner – hanno fondamento sensibile nella Storia Sacra, dalla quale sorgono, in certa guisa, come la pianta dalla sua radice».
I racconti, poi, sono più efficaci delle similitudini e delle parabole, per la forza attrattiva e stimolante dell’esempio. Per questo Fénelon ha scritto: «Iddio, che ben conosce l’anima umana e le sue esigenze, ha posto la religione nei fatti, i quali, lungi dal sovraccaricare le menti semplici, le aiuano a comprendere e a ritenere le verità rivelate».
Così il Catechista ispirerà il santo timore di Dio, riferendo […] la sorte riservata al ribelle A s s a l o n n e, all’empio re A n t i o c o, all’inviato del re di Siria, E l i o d o r o…
Per suscitare il rimorso e il pentimento, si mostri E v a che versa lacrime inconsolabili dopo la disobbedienza a Dio o dopo il fratricidio di Caino; il re D a v i d che piange amaramente il suo peccato; la M a d d a l e n a singhiozzante ai piedi di Gesù…
Volete fare aborrire la bugia? Raccontate il castigo impressionante dato ad A n a n i a  e  S a f f i r a.
Volete inculcare l’obbedienza? Parlate del sacrificio d’I s a c c o; dell’assenso dato da M a r i a SS. nell’Incarnazione; della esecuzione immediata di ordini impartiti in sogno a S. G i u s e p p e…
[…] «Udendo tali cose – nota S. Agostino – i vostri discepoli, senza che voi lo diciate, non potranno fare a meno di amare di più Iddio».
D’altronde, i racconti sono sempre piaciuti, singolarmente ai fanciulli e al popolo. […]

LA SCELTA

I racconti non devono proporsi di divertire, ma servire all’intuizione delle verità morali, di appoggio e conferma alla dottrina che si vuole insegnare. Possono paragonarsi al companatico, che si aggiunge al cibo solo per invogliare a masticarlo e trangugiarlo.
Perciò i fatti siano scelti con intelligente eclettismo, e non siano troppo lunghi, perché non vengano confusi e dimenticati. Meglio un fatto bene scelto e bene raccontato, che più fatti appena accennati, o richiamati con parole generiche.
Conviene scegliere ciò che interessa e piace ai ragazzi delle varie età, e non quello che piace a noi, che abbiamo bisogni e gusti diversi.
Non si debbono proporre racconti superiori alla possibilità di comprensione dell’uditorio.
È opportuno evitare ciò ch’è pauroso o troppo fantastico e passionale, che susciterebbe interesse morboso […].
Non servirsi del pettegolezzo, della cronaca così nera e diseducatrice dei giornali odierni, né «usare la materia facilmente incandescente della politica di parte». […]
L’ARTE DI RACCONTARE
Il narrare bene è difficile; occorre vivacità, brevità e arte.
Ne sono spesso modelli insuperabili le nonne. Come mai, anche se analfabete, sanno raccontare fatti e favole in modo sì interessante da farsi ascoltare per ore e ore, anche se la narrazione è la stessa; mentre certe madri, pure istruite, non riescono a interessare i loro bimbi?
Può essere un dono naturale, ma è anche frutto di esperienza e di osservazione.
Ecco alcune norme pratiche da tener presenti nel raccontare:
Per far meglio comprendere e gustare un fatto è bene farne precedere il racconto dalla descrizione dell’ambiente in cui si svolse, e dalle cognizioni geografiche, storiche, folcloristiche; e non fermarsi per riferirle durante il racconto stesso. Così è opportuno presentare la Palestina sotto aspetti ben diversi, a seconda che si riferiscono fatti ivi accaduti al tempo di Abramo, di Mosè, di David, dei Profeti, di Gesù, degli Apostoli
Il fatto va raccontato con vivacità drammatica, come se avvenisse in quello stesso istante, e facendo parlare i personaggi con linguaggio diretto; così pure fanno istintivamente i bambini nel riferire cose udite.
Nel raccontare si evitino parentesi e lungaggini ingombranti, sempre noiose per i ragazzi. «Chi non sa limitarsi, non sa raccontare». Non bisogna omettere, però, i particolari e le circostanze utili alla migliore comprensione. […]
Quando si raccontano cose comiche e divertenti non bisogna ridere; il riso dev’essere sempre spontaneo, e non riflesso.
Finalmente, si tenga presente lo scopo da raggiungere con quella narrazione; perciò si facciano opportune riflessioni morali. Ma si presentino come spontaee e non studiate; ciò che suppone, naturalmente, una seria preparazione per coordinare e far risaltare le circostanze che meglio si presentano all’uopo.
Il De Amicis, l’indimenticabile autore del Cuore, si sforzava grandemente di apparire naturale nello stile; e diceva : – Io sudo dalla fatica, per far credere che non sudo, e che scrivo con naturalezza. –
DIDATTICA CATECHISTICA
Oltre ai racconti propriamente detti, ci sono altre forme di sano attivismo didattico che possono essere opportunamente valorizzate nell’insegnamento religioso, tenendo presenti alcuni norme.
Miracoli. Nel racconto dei miracoli, Gesù non deve apparire come un prestigiatore o un fachiro. […] Di norma, ai piccoli si raccontano pochi miracoli, ma si presentano bene, con tutti gli elementi che possono valorizzarli. «Il troppo storpia» dice un proverbio. La saturazione toglie importanza, originalità, interesse, e finisce col sottrarre quel certo carattere sacro. […]
Leggende. La leggenda è il racconto d’un fatto verosimile o anche storico, ma alternato dalla tradizione o dall’immaginazione popolare. Alcune leggende si prestano per illustrare in modo piacevole idee morali e religiose; e, quindi, possono interessare il Catechista.
[…] Per le leggende, e specialmente per quelle cristiane, devono usarsi cautele, per il pericolo che vengano confuse coi fatti autenticamente storici. Così, nei Vangeli apocrifi, ci sono graziosissime leggende; ma ve ne sono anche di irriverenti, o insinuanti errori gravi dal punto di vista dogmatico. […] Per questo motivo è bene non servirsi troppo delle leggende coi piccoli; mentre coi grandi possono usarsi anche proficuamente, avvertendo sempre, però, che non si tratta di fatti storici.
Novelle. Sono pure un ottimo sussidio occasionale. Se ne trovano nelle antologie scolastiche, in molte riviste. Le novelle debbono essere interessanti, morali, commoventi; e, possibilmente, aderenti alla vita dei giovani.
Facezie. Facezie e barzellette possono, in date circostanze, rasserenare gli spiriti, destare maggiore attenzione, provocare risa e ilarità benefiche, Occorre notare che «certi motti, arguti in sé, diventano viepiù arguti se bene applicati; come le gemme acquistano nuovo fulgore dall’anello in cui sono incastonate» (G. Strafforello).
Perciò, «le barzellette vanno raccontate con garbo. Nulla è più fastidioso di una barzelletta asmatica, che si trascina, procede a sbalzi, devia, si riprende, o, peggio, rimane arenata per l’amnesia o l’incapacità del narratore» (Corrado Castagna[…]).
Una parola fuori posto, una battuta anticipata o postposta, possono rovinare tutto l’effetto.  Un gioielliere, udita una barzelletta mal presentata, osservò ai presenti, indicando una raccolta di pietre preziose che faceva bella mostra di sé nella vetrina del negozio – Come diamante grezzo non c’è male; ma ai clienti noi offriamo solo perle lavorate – Id., ibid.) […]
PROSPETTIVE FECONDE
Tommaso nota che nel Battesimo Iddio c’infonde l’inclinazione a credere; ma le verità che formano l’oggetto della fede, le riceviamo per mezzo dell’udito: fides ex auditu (Rom., 10, 17)
Di qui la nobiltà della missione affidata a quanti debbono orientare con la parola le intelligenze verso la verità e le volontà verso il bene, in un tempo di tante aberrazioni di idee e di costumi. Ma sappiamo che la verità scaccia l’errore, come il sole snida le nottole dalle soffitte e dalle spelonche…
[…] Oggi le scuole di Stato sono organizzate meglio che per il passato; i metodi sono ispirati ai più moderni concetti della pedagogia e della psicologia, sostenuti da adeguati mezzi didattici. Se vogliamo conservare coi noi la gioventù, occorre che anche per l’insegnamento religioso si rinnovino i metodi e si moltiplichino i sussidi didattici realmente efficaci e graditi ai giovani.
Ora, «il fatto è il primo maestro che occorre dare ai fanciulli, essendo adatto ugualmente a divertirli, a istruirli, a formare il loro cuore e spirito, ad arricchire la memoria di una infinità di fatti piacevoli, quanto utili» (Rollin).
Pensiero confortante per i catechisti:
Iddio non è solo oggetto, ma anche soggetto nell’insegnamento religioso. Egli stesso insegna e opere nelle anime con la sua grazia.
Occorre, quindi, lavorare con serena fiducia in Dio, confortati dal pensiero che quel che si fa nel campo dell’apostolato, non andrà perduto nel tempo, e avrà ripercussioni ineffabili nell’eternità.
Perciò, nell’uso di questa copiosa raccolta di esempi, si tenga presente quanto dice S. Agostino, riassumendo tutta la didattica dei racconti: «Avendo sempre presente dinanzi agli occhi il divino amore come mèta, al quale dovete far convergere quanto dite, raccontate in modo che quelli a cui parlate, ascoltando credano, credendo sperino, e amino sperando”.
Al Dottore della Grazia fa eco Giambattista Vico, quando rivela ai banditori della divina Parola il segreto di ogni conquista spirituale:
«Ardete dell’Iddio che vi ha pieni!».

2 risposte a "Dieci anni dopo"

  1. marinz

    Sai che io ho aperto il blog il 19 maggio 2005?
    Era su splinder e poi, quando c’è stata la chiusura, ne ho aperto uno nuovo su wordpress, ma importando anche su questa piattaforma quello vecchio, in modo da non perderne la storia.

    Abbiamo 9 webgiorni di differenza :o)

    "Mi piace"

  2. Pingback: San Giovan Battista de La Salle eroga consigli ai blogger – Una penna spuntata

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