Il miracolo di Caedmon, che cantò la gloria del Signore

Se foste un party planner d’età anglosassone incaricato di preparare un ricevimento d’una certa classe per un monastero (magari perché arriva un ospite importante, magari semplicemente perché è Natale), quale elemento non potrebbe mancare nell’evento che state organizzando?
Ovviamente, cibo in abbondanza, locali riscaldati e una liturgia solenne. Ma c’è un’altra cosa che non dovrebbe mancare – e cioè, l’arpa.

L’arpa era fondamentale, all’epoca, per intrattenere gli invitati con quella pratica che gli storici chiamano oggi il passing the harp. Vale a dire: dopo la cena, felici e satolli, gli ospiti si radunavano tutti assieme in una grande sala e, a turno, si passavano di mano in mano l’arpa (in realtà, più simile a ciò che oggi chiameremmo “lira”) che era stata messa a disposizione per la serata. Chi riceveva l’arpa, con essa riceveva l’onere e l’onore di cantare per tutti gli altri: una prece, se voleva; in alternativa, una storia in versi. Spesso, a quanto ci dicono le fonti, i convenuti sceglievano storie che non erano in sé cristiane, anzi erano tratte dalla mitologia di quelle terre, e tuttavia ben s’attagliavano a fornire insegnamenti morali, se presentate bene.

Insomma, si trattava di feste di un certo livello, rese piacevoli anche e soprattutto dalla vivacità culturale che sapevano spronare tra i convenuti. Proprio per quella ragione, sant’Hilda aveva esitato a lungo prima di far giungere il suo invito alla festa anche a quel pover’uomo di Caedmon, il bovaro mezzo instupidito dagli anni che era stato assunto da qualche tempo per badare agli animali del monastero.

Nulla di personale contro di lui, anzi. Il buon vecchio Caedmon era certamente un uomo dal cuore d’oro, volenteroso e disponibile come pochi altri al mondo. Solo che, appunto, era ignorante come una capra scema. Vale a dire che era totalmente illetterato, incapace anche solo di siglare documenti con il suo nome; un uomo dalla mente abbrutita dalla monotonia di una vita di stenti (e, diciamolo pure, da un’ignoranza abissale).

Nei monasteri dell’epoca, il ‘personale dipendente’ composto dai laici che lavoravano per l’abbazia era ritenuto parte della familia della comunità religiosa. Se i monaci e le monache si consideravano tra di loro fratelli, i laici che lavoravano nelle loro tenute sarebbero stati probabilmente assimilati a lontani cugini di incerto grado. Insomma, quel tipo di ‘parenti’ che è normale (anzi doveroso) invitare a festa in occasione delle ricorrenze più importanti.
Ed era una cosa che sant’Hilda aveva sempre fatto, e con gran piacere piacere…
…ma invitare Caedmon? Che davvero?

A conti fatti, la badessa di Whitby non era mica tanto convinta che fosse una buona idea. Lei – donna dal sangue nobile e dalla raffinata erudizione – profondeva sempre la massima cura nell’organizzare ricevimenti di classe, dal ricco e vivace tenore culturale. Realisticamente, quante erano le chance che quel povero bovaro dalle vesti lise e dalla lingua aggrovigliata dall’ignoranza e dalla balbuzie potesse divertirsi a una festa di quel tipo, catapultato in una situazione così lontana dal suo normale modo di vivere?
Dopo mille ripensamenti ed esitazioni, Hilda decise comunque di estendere l’invito, (“al massimo non viene”). Dopo tutto, ci sarebbe stato da mangiare in abbondanza.

Purtroppo, la pia donna dovette amaramente rendersi conto che non sempre una pancia piena compensa il peso d’una umiliazione pubblica. Il povero Caedmon, che fin dal primo istante aveva mostrato di sentirsi incredibilmente fuori luogo in mezzo a quella conventicola di intellettuali, a metà serata finì con lo scappare letteralmente via dal monastero, con le lacrime agli occhi e le guance rosse per l’imbarazzo. Uno degli ospiti, dopo preso in mano l’arpa per cantare la più soave ed elaborata prece del suo repertorio, l’aveva passata al pover’uomo con un gran sorriso incoraggiante. E a nulla era servito lo schernirsi del bovaro, il suo “no, no”, “davvero, non è il caso”: con benevola ostinazione, gli ospiti avevano insistito e insistito ancora per sentire qualche verso da parte dell’anziano. Loro, probabilmente, credevano ingenuamente che a quel timido vecchietto servisse solo un po’ di sprone; Caedmon, invece, si era sentito una nullità ignorante messo alla berlina dalla gente studiata. E così era scappato, letteralmente, dandosela a gambe con le lacrime agli occhi.

È un dettaglio che viene descritto da Beda il Venerabile nella sua Historia ecclesiastica gentis Anglorum; e io non mi stancherò mai di sottolineare lo squisito livello di empatia e di introspezione che era così dolcemente tipico del cristianesimo celtico dei primi secoli.
E dunque, Caedmon fuggì nella notte, tornando dalle vacche e accoccolandosi nella stalla in mezzo a loro sul suo giaciglio fatto di fieno e panno liso. E singhiozzò per l’umiliazione fino a quando non si sentì sprofondare nel sonno: perché lui era ben consapevole di essere ignorante, ma quanto avrebbe voluto invece non esserlo! Era ben consapevole d’essere solo un vecchio bovaro, ma quanto invidiava la vita santa e benedetta dei monaci che con tanta riverenza spiava di lontano!

Ed ecco, proprio mentre Caedmon sentiva finalmente le palpebre appesantirsi sugli occhi bagnati di pianto, un uomo splendente di luce apparve davanti a lui (o forse era solo un sogno?) e sorridendogli con grazia ineffabile gli ordinò di mettersi a sedere e di cantare del momento in Dio creò tutte le cose e il mondo prese forma.
Caedmon gemette dentro di sé (per quanto ancora, l’umiliazione di quella serata si sarebbe ostinato a perseguitarlo, persino in sogno?) ma l’uomo splendente di luce sorrise e gli posò una mano sulla spalla. E poi, con tono che non ammetteva repliche, ordinò “canta”.
E allora Caedmon aprì la bocca per cantare. E, miracolo!, si rese conto che le rime e le armonie prendevano forma nella sua mente senza nemmeno che lui capisse come. La metrica più soave dettava il ritmo in cui si muoveva la sua lingua che s’era improvvisamente sciolta, e vocaboli di cui neppure conosceva il significato affioravano da soli nella sua mente, inanellati in mille figure retoriche delle più soavi che nemmeno avrebbe saputo spiegare a parole.

Quella notte Caedmon cantò a lungo, e il mattino dopo fu atterrito nel rendersi conto che quel dono non era stato infuso in lui per il breve tempo d’un sogno. Il sole era già alto nel cielo e Caedmon era ancora in grado di poetare, con la stessa grazia del più grande dei bardi e del più invidiabile dei cantori.
Confuso, stupito e turbato, più inquieto che onorato dal prodigio di cui era stato oggetto, il vecchio sentì il bisogno di andare a confidarsi con il suo diretto superiore, l’uomo che coordinava tutte le attività della cascina annessa al monastero. E quello, senza troppi complimenti, lo spedì dritto dritto nello studio della badessa, nella convinzione che al suo bovaro fosse successo nella notte qualcosa di sicuramente soprannaturale, che aveva bisogno d’esser indagato con cautela.

E così sant’Hilda, badessa di Whitby si trovò a faccia a faccia con il buon vecchio pastore – e restò a bocca aperta nel rendersi conto del prodigio che il Signore (indubitabilmente!) aveva voluto operare in lui.
La cosa sorprendente non era tanto la struggente bellezza dei versi di Caedmon, così precisi e delicati da toccare il cuore. La cosa veramente sorprendente era rendersi conto di come Caedmon avesse ricevuto il dono di poetare nella lingua locale, utilizzando le forme metriche tipiche della poesia del luogo.
Vale a dire: l’anziano pastore era in grado di creare inni cristiani (e pieni di struggente incanto), ma non a partire dalla metrica classica e dalle strutture della poesia latina. Come si confà a un uomo del popolo in cui la grazia divina ha voluto infondere doni celesti, Caedmon adattava al messaggio evangelico le forme poetiche tipiche delle sue terre. E lo faceva in modo così commovente da far venire le lacrime agli occhi e da far danzare il cuore.

Correva l’anno 680, suppergiù. Sant’Hilda, consapevole del fatto che i miracoli del cielo non avvengono mai senza una ragione, propose a Caedmon di diventare immediatamente un monaco e di entrare a far parte del suo monastero (che, come spesso accadeva all’epoca nelle isole britanniche, aveva due rami distinti: uno maschile e uno femminile). Con le lacrime agli occhi, l’anziano accettò e fu proprio nelle vesti di monaco che finì i suoi giorni, trascorrendo il resto della sua vita a comporre inni d’una bellezza che raramente trova pari.

Ancor oggi, Caedmon viene ricordato come “il primo poeta inglese della Storia”, anche se sarebbe indubbiamente più corretto descriverlo come “il primo autore a noi noto per aver composto poesia cristiana in lingua inglese e adottando lo stile e le forme metriche tipiche della cultura celtica precristiana”. Che, in fin dei conti, è anche un elogio più completo.
Di lui, oltre alla leggenda narrata da Beda il Venerabile, sopravvive oggi il Caedmon’s Hymn. Chi volesse, lo potrà ascoltare in questo video (che entra nel vivo a partire dal minuto 1:30, dopo un sunto della storia che già vi ho raccontato).

In copertina: ciò che sopravvive oggi dell’Abbazia di Whitby, in uno scatto di Tim Hill per Pixnio

20 risposte a "Il miracolo di Caedmon, che cantò la gloria del Signore"

  1. Francesca

    Cosa è accaduto a Jesse?
    … Stavo per commentare, o meglio, mi stavo chiedendo se fosse il caso di commentare sotto l’articolo (bellissimo)… perché non sapevo come dirti/dirvi che non era proprio un’idea “nuovissima”… Ad esempio io stessa – proprio dagli anni preCovid come catechista – avrei un caso americano e un caso italiano da proporre… Non so se per caso Alessandra aveva qualcosa a che fare col caso italiano, e allora sì: probabilmente rientrerebbe tra i primi casi italiani ad aver avuto l’idea…
    Giusto per correttezza nei confronti di chi l’ha proposto in precedenza, magari un cenno… (fermo restando che indubbiamente il lavoro dell’artista-artigiana sarà sempre migliore di altri).

    Se vuoi qualche link te lo invio…

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    1. Lucia

      A Jesse è successo che non ha dato retta al mio comando di autopubblicarsi questa sera a tarda sera, dando tempo a me e ad Alessandra di sistemare prima le altre cose su Instagram. L’insubordinato aveva fretta di apparire e si è autopubblicato prima del previsto, ma io l’ho ricacciato nel limbo dove merita di stare ancora un po’ 😂 anche perché il post era visibilmente ancora incompleto alla fine!
      Fra poco torna 😜 Scherzi a parte non so cosa gli fosse preso, possibile che l’orologio interno del blog si sia tarato su un fuso orario diverso da quello italiano 🤔

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      1. Francesca

        Beh…
        A proposito dell’insubordinazione 😊 può essere che si fosse stancato… dopo secoli che gli facevano spuntare fuori robe dappertutto negli orari più impensati… Una piccola vendetta, porello 😇

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      1. Francesca

        No, no, a quanto pare non ti manca neanche quello. Ho guardato in velocità ma ho visto che Mamme e Mogli per Vocazione ce l’hai proprio là. Quello era il caso italiano che ricordavo di aver scaricato anch’io.
        Invece, tra gli americani avevo appreso qualche anno fa di questa tradizione da lei, la vlogger Heather – A Catholic Mom’s Life

        Anche se ne hai già una nutrita lista nel tuo articolo, aggiungo quello che la suddetta proponeva: un bel libro del 2010… quindi insomma è già da un po’ che circola la bella idea…
        Metto il link “promozionale” che trovo lì… Non so se entra… Boh, proviamo

        Alla fine, non è che… viene fuori che pure questa “tradizione” (anche se con cotante giustificazioni iconografiche cattoliche) l’abbiamo “rubata” ai Protestanti come per le ormai famose Candele dell’Avvento… ?
        Comunque idea strepitosa, in ogni caso.

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          1. Lucia

            Come hai fatto a far uscire la foto?! 😳
            Ma non è solo la foto, ti visualizza persino le prime pagine di testo! E’ bellissimo, voglio farlo anch’io, insegnami questo prodigio 😳😂

            Uh, sì certo, il calendario dell’Avvento delle Mogli e mamme per vocazione!
            Sì, lo conoscevo e l’avevo linkato, bellissimo 🙂 In questo momento, mentre scrivevo, ero focalizzata sulle iniziative di tipo commerciale (libri, sussidi stampati etc) e non pensavo a quello perché l’avevano distribuito gratuitamente. L’incasellavo in una categoria di prodotto diversa 😉

            Per il resto: ma sai che ho il sospetto che la risposta sia sì, e che effettivamente l’albero di Jesse sia più diffuso tra i protestanti che tra i cattolici? Non mi stupirebbe nemmeno, a dire il vero: obiettivamente, i protestanti tendono ad avere una conoscenza molto più dettagliata e un’attenzione decisamente più forte riguardo ai personaggi dell’Antico Testamento… antenati di Gesù inclusi, forse.

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          2. Francesca

            Non è che scherzi? Io sono proprio ignorante su ‘ste robe: ho preso il link promozionale da sotto il video di Heather… E infatti c’è pure l’opzione “buy”… A dir la verità avevo provato a prendere il “link semplice” da amazon ma non me lo dava… E allora ho copiaincollato l’unica cosa che avevo. Presumo che sia una tecnologia di amazon… Cioè se fornisce il link promozionale ad un vlogger (per dargli la percentuale sulle vendite) … solo quello ti esce, se l’hai preso da lì.
            Però potresti provare a prendere tu il “link puro” andando su amazon… E vedere se ti fa la stessa cosa.

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          3. Lucia

            Ma io linko costantemente su questo post dei libri presenti su Amazon… eppure, no, questa cosa non me l’ha mai fatta! 👀

            D’accordo dare qualche privilegio ai blogger che hanno l’affiliazione, ma se fossi al posto di Amazon la metterei a disposizione di chiunque, questa tecnologia! Alla fine è un vantaggio per chiunque veda il link (e dunque anche per Amazon): vuoi mettere, la comodità di poter sfogliare l’anteprima senza nemmeno dover cliccare sul link? :-O

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          4. Francesca

            Risolto l’enigma 😁
            Praticamente i libri che hanno la Preview su Amazon ce l’avranno anche dovunque li linkerai… A quanto pare.
            Magari prova anche tu così abbiamo la definitiva prova provata

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          5. Lucia

            FUNZIONA! 😲😲😲
            Ma dev’essere una novità di questi ultimi tempi, non mi è mai capitato prima! E dire che di libri in formato ebook, con annessa Preview, ne avevo anche linkati in passato!

            Vabbeh, comunque il libro di Pastoreau è in offerta in questi giorni a 5,99 e li vale tutti. Ne approfitto per segnalarlo 😂

            E grazie per avermi fatto scoprire questa meraviglia!

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          6. Francesca

            Giusto per info & studio. Ho provato sul mio blog, piattaforma Blogger. E non funziona! Quindi probabilmente la cosa è più complicata: o c’è un accordo tra Amazon e alcune piattaforme web, oppure alcuni sistemi sono “dotati” per ricevere certe tecnologie e altri no. Oppure i “modelli di blog” all’interno degli stessi sistemi. Ad esempio io optai per un modello ipersemplificato gratuito… che nella sezione commenti non ti dà neanche il normale “link linkato” 😭 😂 …figuriamoci il libro fotografato con la preview incorporata 😁

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  2. Pingback: Di come sant’Hilda tramutò in pietra i serpenti (e finì col trovare spazio nei libri di Paleontologia) – Una penna spuntata

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