Cinque decorazioni di Natale fai-da-te, in diretta dai Natali semplici dei secoli passati

Le spese di quest’anno folle sono state così alte che è già tanto esser riusciti a metter qualcosa sotto l’albero, figuriamoci se vi avanzano i soldi per rifare a nuovo tutte le decorazioni?
O alternativamente: come mezza Italia, siete chiusi in casa febbricitanti a causa del Virus-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e non sapete come impiegare questi pomeriggi forzosamente vuoti che pensavate di riempire con passeggiate ai mercatini e visite ai parenti?

Ghe pensi mi, miei cari lettori: perché quelle che stiamo per vivere non sono certo le festività più sfidanti della Storia; e, nel corso dei secoli, i nostri antenati hanno avuto ampiamente modo di perfezionare quell’antica arte di cavarsela con poco. E dunque, ecco a voi un rapido excursus sulle cinque decorazioni di Natale più semplici della Storia: corredate da note storiche, ovviamente, perché sennò cosa ci sto a fare?, ma anche da agevoli tutorial casomai vi pungesse vaghezza di provare a realizzarle per davvero.

La stella moraviana

Avete presente quegli orribili sgorb oggettini pieni di affetto che le sante manine dei vostri pargoli confezionano per voi alla scuola d’infanzia, sotto lo sguardo vigile dei maestri? Ecco: vi consolerà sapere che i famigerati lavoretti di Natale sono sempre esistiti, anche se gli insegnanti di una volta dovevano essere dei visionari pieni di coraggio – non si limitavano a smembrare mollette e collezionare rotoli di carta igienica da colorare, ma costringevano i giovani scolari a sperimentare tecniche ben più elaborate. È questo il caso della “stella moraviana”, quella complessa decorazione in 3D raffigurante l’astro di Betlemme che irraggia il mondo di luce salvifica.

Ebbene: potrebbe forse stupirvi venire a sapere che la stella moraviana è un lavoretto di Natale in piena regola. A inventarlo nel 1850 per i suoi giovani scolari fu un maestro di scuola tedesco, che gestiva nella città di Niesky un collegio sovvenzionato dai Fratelli Boemi, un gruppo cristiano originatosi a metà ‘400 a partire dal movimento hussita e poi unitosi alle Chiese protestanti a seguito della riforma Luterana. E, nel collegio che li preparava a diventare i missionari del futuro, i giovani boemi passavano l’intero mese di novembre a confezionare pazientemente queste complesse decorazioni in 3D, che presto – come sempre accade per le mode – cominciarono a ornare anche le case di quei fedeli che non avevano figli iscritti in quella scuola.

Nel 1850, un ex-alunno del collegio (che non era diventato un missionario, bensì un imprenditore con un buon naso per gli affari) decise di darsi alla produzione commerciale di quelle stelle fondando una piccola fabbrica nei pressi di Herrnhut. Il suo nome era Pieter Verbeek: e sotto la sua guida esperta, le piccole stelle moraviane fatte in carta si trasformarono presto in vere e proprie lanterne in vetro da appendere al soffitto come lampadari, per un sicuro effetto wow. Ma, in origine, le stelle moraviane erano una decorazione alla portata di chiunque, a patto che s’avesse un minimo di manualità: e per chi avesse il desiderio di riprodurne una, ecco qui un tutorial. Vi servirà solo cartoncino!

Chirstingle

Se le prestazioni artistiche dei Fratelli Boemi dovessero farvi venire l’ansia da prestazione: beh, non è che tutti i loro pupilli fossero dei piccoli Leonardo in erba. Grossomodo nello stesso periodo in cui gli scolari della Germania sfornavano i capolavori di cui sopra, i loro correligionari che vivevano in area anglosassone (vale a dire: in Labrador e in Gran Bretagna) deliziavano (?) i loro genitori con lavoretti artistici dalle pretese nettamente inferiori. Sto parlando del Christingle, una decorazione natalizia creata a partire da una arancia (in Europa) o una mela (in Canada).  Nel frutto, decorato con con un nastrino rosso, è conficcata una candelina accesa: tutt’intorno al lume, disposti a raggiera, se ne stanno dei pezzetti di frutta candita infilati in lunghi stecchini.

Diciamolo pure: ‘sto Christingle non si può vedere; eppure, ha un significato da non buttar via. Il suo simbolismo veniva utilizzato per offrire agli scolaretti più piccoli una breve catechesi sul Natale: l’arancia (o la mela) simboleggia il mondo, e la candela accesa è ovviamente Gesù che lo irradia di luce. Il candore della candela richiama la purezza dell’agnello, e il nastrino rosso allude al sangue che egli sarà chiamato a versare. Quanto ai canditi… beh: quelli testimoniano la gioia e la dolcezza di cui è piena la vita cristiana.

Definirlo “bruttarello” equivale a fargli un complimento, ma ecco qui il tutorial per chi volesse provare a perfezionarlo.

Calenigg

E diciamo pure che, con ogni probabilità, il Christingle altro non è che la versione evangelizzata d’un talismano portafortuna che veniva prodotto nelle isole britanniche fin dalla prima età moderna e che (diciamocelo) ben poco aveva di cristiano. Così pagano da portare forse nel suo stesso nome un’eco alle calende romane cui probabilmente si richiamava, il Calenigg era l’immancabile decorazione di Capodanno nelle case dei contadini gallesi. Lo si otteneva a partire da una mela infilzata su tre lunghi stecchini, che le fungevano da “gambe”; il frutto veniva decorato con mandorle e chiodi di garofano conficcati nella buccia e, privato del torsolo, si trasformava in un portacandele pericolosamente poco stabile.

Svolgeva la stessa funzione apotropaica che noi Italiani attribuiamo alle lenticchie di Capodanno: si riteneva che ricevere in omaggio una di queste decorazioni portasse fortuna e prosperità… a patto che il Calenigg venisse donato al fortunato ricevente in quel breve lasso di tempo compreso tra l’alba e il mezzogiorno del 1° gennaio. Ahinoi, i suoi poteri magici erano limitati (il surplus di fortuna sarebbe durato solo fintantoché il Calenigg restava in casa: una volta marcita la mela, tutto sarebbe tornato alla situazione di partenza), ma ehi… sempre meglio che niente!

Parol

Se vivi in un posto come le Filippine, non è così immediato trovare un modo per addobbare la propria casa in pieno stile natalizio. Di pini e di agrifogli, non è che ce ne siano moltissimi nella zona di Manila; e quand’anche si dovesse pensare di importarli appositamente… beh, stonerebbero con l’ambiente, diciamocelo pure.

E così, il folklore filippino ha sviluppato attraverso i secoli delle decorazioni natalizie del tutto particolari, che reinterpretano quelle care al mondo occidentale ma lo fanno in chiave inedita. Entro la metà del XIX secolo, era diventata consuetudine decorare le case con delle allegre lanterne di carta dai colori accesi ispirate al mondo della natura (pesci, frutta, soli…). Nel 1908, questa tradizione si standardizza in forme un po’ più tradizionali grazie all’inventiva di un commerciante di Bacolor, che costruisce ed espone nelle vetrine del suo negozio delle grandi lanterne in 3D aventi la forma d’una stella a cinque punte, rese sgargianti dalla sottile carta giapponese che faceva filtrare in trasparenza la luce della candelina accesa. Da quel momento, le stelle di carta colorata sono diventate una tradizione immancabile del Natale di Manila: i più abili le riproducono secondo il modello originale, che permette di inserire una candelina all’interno; chi non ha le abilità o il tempo necessari per un lavoro così elaborato, si limita a inserire stelle colorate all’interno di ghirlande di carta provviste di pendagli (che a me ricordano tantissimo degli acchiappasogni con un pentacolo dentro, altro che decorazioni di Natale… ma ehi, ognuno la vede a modo suo!).

Qui, per i più ardimentosi, un tutorial per creare un parol in versione standard.

Farolitos

A dimostrazione del fatto che basta davvero poco per far risplendere tutt’intorno la magia del Natale, ecco a voi i farolitos in diretta dall’inverno messicano. Si tratta, letteralmente, di sacchetti del pane che vengono riempiti di sabbia e posati sui marciapiedi, sui balconi e lungo le scale degli edifici pubblici. All’interno del sacchetto, ben conficcato nella sabbia, c’è un lumino acceso che fa brillare la sua luce in trasparenza. Fine. Il farolito è tutto qua: eppure, non è stupendo nella sua modestia?
Queste decorazioni nascono nel XVI secolo come versione ‘povera’ e popolare delle lanterne cinesi con cui la nobiltà spagnola adornava le sue finestre nel periodo di Natale (…spagnoli in Messico che utilizzano oggettistica cinese? Ebbene sì, visto che la Spagna aveva frequenti rapporti con l’Oriente: alla faccia della globalizzazione del Terzo Millennio). All’epoca, queste piccole lanterne venivano create a partire da carta di recupero arrotolata su se stessa a formare un cono; nel XIX secolo, si diffonde l’abitudine di utilizzare allo scopo i sacchetti del pane, facilmente reperibili e senza dubbio economici (oltre che dotati di una certa uniformità che compiace lo sguardo). Nel suo complesso, il risultato è sorprendentemente buono se teniamo conto del fatto che stiamo parlando d’una decorazione creata in così poco tempo e a partire da materiali così umili.

Qui sotto, un tutorial per crearne una versione un po’ più elaborata… ma onestamente, è davvero il caso di strafare? C’è così tanta poesia natalizia, in questa luminosa semplicità.


Per approfondire: William D. Crump, The Christmas Encyclopedia, McFarland & Company (2013)

9 risposte a "Cinque decorazioni di Natale fai-da-te, in diretta dai Natali semplici dei secoli passati"

  1. Avatar di Francesca

    Francesca

    “come mezza Italia, siete chiusi in casa febbricitanti a causa del Virus-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”

    Credo di avertelo scritto qui sul blog almeno in un’altra occasione, riguardo ad altri argomenti (e comunque l’ho pensato un sacco di volte leggendo i tuoi articoli) :
    Aaaahhhh, finalmente una che lo dice!

    Al momento, grazie a Dio, non sono chiusa in casa, ma di gente ko a causa dell’Innominato (a volte nominato dopo test ordinato dal dottore) 😂 ce n’è tanta in giro… A onor del vero, diamo atto che in qualche servizio giornalistico di qualche tivù locale, per la durata massima di 2 minuti su 24H di programmazione, c’è l’intervista a qualche Direttore Sanitario che lo nomina – spiegando anche il preoccupante meeting molto affollato dei pazienti al Pronto Soccorso alle prese con influenza, parainfluenza e Innominato.

    Per il resto, …
    i miei preferiti sono i sacchetti del pane 💛 anche se non ho mai provato a farli… E anche se mi domando quanti di essi si autodistruggeranno cioè andranno a fuoco durante l’utilizzo… Però mi piacciono 😇 🌟✨

    "Mi piace"

      1. Avatar di Lucia Graziano

        Lucia Graziano

        Sì beh, per le scuole, poi, è il dramma nel dramma. Io ho una amica che è maestra elementare e mi racconta scene veramente surreali, con bambini trascinati a scuola più morti che vivi imbottiti di farmaci e visibilmente sofferenti, perché i genitori non sanno dove altro lasciarli dovendo (giustamente eh) andare a lavorare.

        Per carità, capisco anche i genitori eh, il problema è concreto. Però certo che così è uno strazio, uno stillicidio e un serpente che si morde la coda…

        Piace a 1 persona

    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      🙄

      A me periodicamente arrivano sul cellulare gli articoli di giornale che danno conto dei bollettini settimanali (per la cronaca: 60.440 nuovi casi e 425 nuovi morti nell’ultima settimana), sicuramente perché l’algoritmo di Google ha capito che l’argomento mi interessa e quindi continua gentilmente a propormi tutte le notizie sul tema. Ma, per dire: le informazioni ci sono e sono così facilmente reperibili che il mio cellulare me le sputa fuori di sua spontanea iniziativa. Se uno volesse seguire l’andamento dei contagi (e vedere che sono molto in crescita e magari farsi due conti – o due tamponi – prima di andare al cenone di Natale coi nonni ottuagenari) potrebbe farlo molto agevolmente. Ma Harry Potter ci ha insegnato che se evitiamo di nominare Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato lui sparisce nel nulla e tutti vivono felici e contenti… no?

      (Che poi, ovviamente, mica c’è solo quello eh. Fosse pure che hai “solo” il raffreddore o l’influenza, ma te pare che me lo devi venire ad attaccare per principio presentandoti alle cene pre-natalizie imbottito di aspirina, perché tanto che vuoi che sia? Ma io non lo so, a me pare che dopo tre anni di pandemia si sia rincretinita pure della gente che fino al 2019 non avrebbe mai fatto ‘ste cose 😅)

      I sacchetti del pane sono deliziosi, sì! Suppongo che vadano creati solo in quei posti dove non tira un filo di vento che sia uno, perché sennò…
      (Ma pure i parols, per dire. Tutta ‘sta carta sottile con delle fiamme vive all’interno… non ho idea di come sia la circolazione dei venti in Messico o nelle Filippine, ma mi vien da dire che davvero sono decorazioni che arrivano da aree geografiche con un clima visibilmente diverso dalla nostra)

      Piace a 1 persona

  2. Avatar di Sconosciuto

    Anonimo

    😱 coincidenza proprio ieri ho visto che in una piazza della mia città hanno montato una stella moraviana (di cui ovviamente ignoravo il nome) gigante e super luccicante…circa 5 metri di diametro! Molto bella…e arrivi tu a spiegarmi la sua origine. Provo a guardare il tutorial per capire se riesco a riprodurla.
    Invece a scuola da mio figlio hanno realizzato tante decorazioni simili ai parol, senza fiamma ovviamente per fortuna!
    Anche a me piacciono i semplici farolitos.
    Buon Natale Lucia 🙂
    Elena

    "Mi piace"

  3. Avatar di ac-comandante

    ac-comandante

    Stelle moraviane le avevo come decorazione su una catena di luci (ancora a 220 V!) ma poi si erano bruciate le lampadine e forse una stella su 20 era stata tenuta ma, dopo la morte di mio padre, è sparita anche quella. Peccato: da sperimentatore elettronico “in sonno”, a ficcarci dentro un LED ad alta luminosità, magari multicolore e con la logica di pilotaggio esterna, sarebbe stata niente male.
    Purtroppo quella catena si è bruciata (1976) prima che iniziassi a sperimentare con l’elettronica (1979 ma per progetti in autonomia 1985/86).
    Forse per il prossimo anno provo a fare una stella moraviana di circa 20 cm in plexiglas smerigliato e con più LED dentro per metterla in cima all’albero (io sono cristiano evangelico valdese, faccio solo l’albero). Ci vorrà un buon seghetto, una buona colla e tanta pazienza, direi che mi conviene iniziare a settembre per averla pronta ai primi di dicembre.

    Come sperimentatore elettronico mi sono definto “in sonno”, come i massoni che non fanno più attività di loggia, perchè ormai a fare sperimentazioni elettroniche sono rimasti solo radioamatori, audiofili e fermodellisti: anche se faccio parte dell’ultima categoria, ben poche occasioni di sperimentare ho. Adesso ho in progetto p.es. una “piattaforma girevole a settore con binario a due scartamenti”, ma prima devo costruire l’apparato, poi il circuito per farlo muovere correttamente! Per capirci, è una cosa così:

    Solo con un binario a 3 rotaie per due scartamenti sopra, già una sfida di suo, per chi ha un lavoro senza orari (sono un elettricista in società con altri due, il nome che mi sono messo viene dal mio lavoro) è ancora più dura.

    PS: ma è vero che era stato Mussolini più che il Papa a vietare o quasi di fare l’albero di Natale? Tanti anziani che ho conosciuto mi hanno detto di averlo cominciato ad allestire dopo il 1945.

    Buon natale

    "Mi piace"

    1. Avatar di Sconosciuto

      Anonimo

      Sperimentatore elettronico? Rara avis! Anche io, nel mio piccolo, anni (tanti) fa, grazie a Nuova Elettronica. Ma adesso, perfino qui a Roma, è diventata un’impresa trovare i componenti, addirittura i condensatori, i diodi e le resistenze. Giustamente: nelle apparecchiature elettroniche di adesso, se si guastano le butti via direttamente; se esiste la “scheda” di ricambio, ti costa i 9/10 dell’intero apparecchio. Io ho ancora una decina di valvole termoioniche, belle grosse, che quantomeno “si accendono”. Asperro una decina d’anni e poi me le vendo con Sotheby’s.

      "Mi piace"

      1. Avatar di ac-comandante

        ac-comandante

        Aspetto una decina d’anni e poi me le vendo con Sotheby’s.

        Potrebbe essere meno ironico di quel che pensi: la maggior parte delle valvole in commercio sono prodotte in Russia. Con le sanzioni che hanno messo, non è così assurdo che i prezzi vadano alle stelle, a meno che non saltino fuori produttori cinesi (le EL 88 sono fatte in Cina). Nuova Elettronica… quest’anno è il decennale dal suo fallimento. Io le ho tutte dal 1979, più alcune precedenti trovate dopo, tranne l’ultima.
        Qui in zona (io abito a Monfalcone) c’è un buon negozio a Trieste, un pomeriggio libero ed è fatta. Ove avessi dei problemi, la ditta può anche acquistare da colossi come RS o Distrelec, ma non penso serva.
        Per il movimento della piattaforma a settore (ted. Segmentdrehscheibe) mi servono un servo per aeromodelli (da Futura Elettronica), un NE 555, tre trimmer multigiri, alcuni condensatori e resistenze, un connettore a pettine per il servo e una basetta millefori per montarceli. Collegando uno dei tre trimmer piuttosto di uno degli altri, la piattaforma dovrebbe muoversi in automatico, a destra o a sinstra come serve. Ho già progettato tutto.
        Se per questo ho già in casa anche tutto il legname per il plastichetto ma il tempo… ehm… 😳
        Invece il circuito LED per la stella moraviana in plexiglas… semplifico e modifico una economica catena di luci natalizie, ho capito come funziona e come domarla. Fare la stella sarà più dura, quello è lavoro meccanico.

        "Mi piace"

Scrivi una risposta a Lucia Graziano Cancella risposta