La triste storia del demone che mal pensò di possedere un carpentiere, non riuscì più a uscirne e non ottenne mai di essere esorcizzato

«Siano maledetti l’ora e il giorno in cui sono entrato in questo corpo!», berciò a un certo punto lo sfortunato demone Isacaron parlando attraverso la bocca di Antoine Gay (che probabilmente si sentì di condividere molto l’esternazione del suo esasperato ospite).

Erano passati ormai più di trent’anni dal giorno lontano in cui Isacaron aveva dato il via a quella che (in teoria, se dovessimo dar credito alle sue lamentele) potremmo etichettare come la possessione demoniaca più sfortunata della Storia; e nonostante le sue disperate richieste d’aiuto (…sì, sue del demone) non si vedeva in fondo al tunnel nemmeno il barlume d’una minuscola speranza. Nonostante il demone avesse portato il suo corpo in giro per mezza Francia per chiedere disperatamente aiuto a tutti gli esorcisti che gli capitavano a tiro, nessuno sembrava minimamente intenzionato a dargli una mano per liberarsi dalla scomoda posizione in cui si trovava, aiutandolo a uscire da quella prigione di carne in cui era rimasto intrappolato.

Questa che state per leggere è la triste storia di Isacaron, il demone che ebbe la pessima idea di infilarsi dentro al corpo di Antoine Gay e, non trovando più il modo di uscirne, ebbe poi a pentirsene molto amaramente.

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Prima di andare avanti, una premessa necessaria: la strana storia di Antoine Gay e della sua bizzarra “possessione” ha attirato su di sé le comprensibili attenzioni di un buon numero di autori, nel corso degli ultimi due secoli. Tra i molti, l’unico (o quasi unico) a ritenere che il comportamento di Antoine fosse realmente attribuibile a una vera possessione demoniaca mi risulta esser stato Léon Cristiani, prolifico autore di testi spirituali che nel 1959 diede alle stampe una raccolta di fatti storici volti a dimostrare la Presenza di Satana nel mondo moderno. Tradotto in Inglese una quindicina d’anni fa e rilanciato dalla rete televisiva cattolica ETWN, il libretto ha dato relativa popolarità alla strana storia di Antoine e del contrariato demone che ne occupava il corpo: insomma, se voleste cercare su Google maggiori informazioni sul personaggio, potreste imbattervi in un certo numero di siti web che guardano a questa storia come a una storia vera. Che è quello che Léon Cristiani scrisse infatti nel suo libro.

Ma, mettiamola così: il fatto che quell’autore sia convinto della veridicità della possessione di Antoine Gay non vuol dire che tutto il resto del mondo abbia dato la medesima lettura a questa storia. Anzi: se (con grande scorno del “suo” demone) il povero Antoine non fu mai esorcizzato, questo dipese proprio dal fatto che nessuno degli esorcisti che esaminarono il suo caso lo credette plausibile. Giusto per mettere fin da subito i puntini sulle I e chiarire la questione fin da subito.

Ma noi, ovviamente, per amor di discussione fingeremo di credere invece a questa storia e prenderemo per buone tutte le informazioni che lo sfortunato demone Isacaron volle fornire, a proposito di questa sua sfortunata possessione. E dunque, sarà bene iniziare dalle basi: innanzi tutto, chi era questo Antoine Gay, e perché gli spiriti inferi ebbero la pessima idea di infilarsi nel suo corpo?

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Lo sfortunato co-protagonista di questa storia (al fianco di Isacaron, vero eroe incompreso della situazione) era un uomo come tanti, come ce ne sono mille altri al mondo. Nato il 31 maggio 1790 nel villaggio francese di Lantenay, non lontano dal confine odierno con la Val d’Aosta, Antoine era un popolano dalla vita normale e ordinaria. In infanzia, aveva ricevuto una modesta istruzione di base; aveva vissuto una normale giovinezza assieme agli altri ragazzi del paese; chiamato a servire la patria col servizio militare, aveva prestato servizio nell’esercito per alcuni anni; messo da parte un gruzzoletto, aveva fatto ritorno nel suo villaggio, intraprendendo il mestiere di carpentiere. Bravo ragazzo, tutto casa e chiesa, attorno ai trent’anni aveva avvertito il desiderio di darsi alla vita religiosa e aveva bussato alla porta dell’abbazia di Notre-Dame d’Aiguebelle, che ben lieta l’aveva accolto. Per poi pentirsene. Nel senso che, dopo mesi di questo idillio, ad Antoine fu garbatamente suggerito di cercare una nuova strada: i monaci trappisti di Aiguebelle non lo ritenevano adatto alla vita religiosa, a motivo di alcune afflizioni nervose (così dissero) che rendevano davvero difficile la convivenza con lui.
Sfido io, che era difficile vivere con Antoine, visto che il poveretto era costretto a dividere il corpo con un demone che ci si era installato dentro dieci anni prima, e senza ricevere la minima gratificazione professionale!

Isacaron ebbe a lamentarsene a lungo, non appena trovò qualcuno che ebbe la decenza di dargli corda e di avviare con lui un dialogo: ma è mai possibile che un cristiano venga posseduto da un demone per più di dieci anni, senza che nessuno se ne accorga e se ne curi? Che davvero, un demone deve sprecare intere decadi della sua esistenza a tormentare e vessare la brava gente, ottenendo come unico riscontro un vago “mah, certo che questo tizio è proprio strano”?!
Apparentemente sì: era questo l’andazzo nell’irreligiosa Francia di inizio XIX secolo. Tormentando con crescente esasperazione il corpo mortale in cui s’era infilato, Isacaron dovette pazientare la bellezza di ventisette anni (francamente troppo persino per gli standard di un essere eterno!) prima di trovare uno straccio di sacerdote che fosse disposto a prendere sul serio la sua presenza.

Lo trovò nella persona di padre Burnoud, un religioso ormai anziano che, fra le altre cose, era stato in passato il superiore religioso dei missionari di La Salette.
Quando il sacerdote, per i casi della vita, si trovò di fronte il povero Antoine, che ormai aveva quarantasette anni e continua a essere animato da quella forte devozione che lo spingeva a frequentare assiduamente chiese e monasteri, il nostro sfortunato amico ormai stava fuori come un balcone mostrava segni di possessione demoniaca che a padre Burnoud sembrarono evidenti.

Anzi, al religioso parve molto strano che nessun altro prima di lui avesse preso in considerazione questa spiegazione, che a lui sembrava l’unica in grado di dare un senso al palese stato di sofferenza in cui versava quel pover’uomo. Per essere certo di non star prendendo un abbaglio, Burnoud lo condusse da un certo dottor Pictet, un medico di sua conoscenza: e dopo una visita accurata, il professionista si trovò a concordare con la diagnosi del religioso. Non gli pareva di scorgere in Antoine gli estremi per diagnosticare una malattia mentale; e diciamo pure che il demone diede un significativo contributo a tale risoluzione, visto che, dopo quella sfiancante attesa, Isacaron si emozionò non poco quando finalmente si trovò dinnanzi a un professionista che era stato convocato apposta per certificarne la presenza. Di fronte al medico, il demone diede spettacolo, contorcendo il corpo di Antoine in posizioni innaturali e orribili e procurandogli convulsioni violente quando ad experimentum venivano lette delle preghiere in Latino tratte dal rituale esorcistico (un indizio eloquente della sua presenza, visto che l’umile carpentiere di Lantenay non conosceva la lingua della Chiesa). Giusto per andare sul sicuro, il demone cominciò anche a parlare per bocca di Antoine con una voce spaventosa e gutturale, offrendo ai presenti un sunto dettagliato della vita del dottor Pictet dai dodici anni in avanti, rivelando «tutti i più intimi segreti del [mio] cuore» e fornendo dettagli circostanziati su fatti «che erano noti solo a Dio, a me e al mio confessore», per citare le parole con cui, di lì a poco, l’imbarazzato medico si trovò a stilare il suo rapporto sulla visita. Anche a proposito di padre Burnoud, la voce infernale «aveva detto numerose cose segrete che l’uomo non avrebbe avuto alcun modo di conoscere» – insomma, agli occhi di quei due, non c’erano più dubbi: Antoine Gay era posseduto, senza ombra di dubbio.

E tanta sicurezza finì per convincere anche il diretto interessato, che a onor del vero fino a quel momento non aveva mai avuto motivo di sospettare una così grave causa per i disturbi che lo affliggevano, ma che a sentire quei professionisti parlarne con tanta convinzione divenne a sua volta fiduciosamente possibilista.
Anche il suo ospite condivideva questo stesso sentimento: francamente stufo di starsene chiuso dentro a quel corpo da tormentare, il demone divenne improvvisamente loquace, dando il via a una serie di fitte conversazioni con padre Burnoud. Si presentò giustappunto come Isacaron, principe di tutti i demoni dell’impurità e della lussuria: inizialmente disse anche di star spartendo il corpo di Antoine con un demone Volpe (propugnatore di menzogna) e un demone Cane (ispiratore d’avarizia), che però subito dopo scompaiono da questa storia. Chissà: forse loro due avevano avuto maggior fortuna ed erano riusciti a scappare da quel corpo?

Isacaron, invece, non trovava la porta d’uscita: a quanto pare, era condannato a permanere in quell’incresciosa situazione finché un esorcista non gli avrebbe permesso d’abbandonare quella prigione di carne, comandandoglielo. E, sottolineando con una certa animosità l’incompetenza globale di tutto il clero, il povero diavolo fece presente di aver preso dimora nel corpo di Antoine da anni e anni ormai, nell’indifferenza generalizzata.

Perché lo aveva fatto? Perché glielo aveva comandato Iddio: «è volontà del Cielo, a cui tutti siamo tenuti a obbedire, che io possegga il corpo di Gay e parli attraverso la sua bocca». O così, quantomeno, disse a uno sconcertato padre Burnoud, aggiungendo pure che, se fosse stato per lui, avrebbe volentieri fatto a meno di quel compito ingrato: eppure, come ripeté diverse volte (e con crescente esasperazione) nel corso degli anni, «è volontà di Colui di fronte al quale si inginocchiano tutti gli angeli del Paradiso che io, Isacaron, che possiedo il corpo di Antoine Gay, debba parlare con le sue labbra, costringere i suoi arti a muoversi, dipingere orribili smorfie sul suo viso, procurargli grida spaventose: un compito che sono costretto a svolgere quotidianamente perché Dio vuole che io dia prova agli uomini che le possessioni demoniache esistono davvero».  E, per inciso, «essere costretto a fare ‘sta cosa è la più grande punizione che Dio potesse infliggermi» (un’affermazione su cui probabilmente anche Antoine si sentiva di concordare).

***

Agli occhi di uno storico della chiesa (ma anche di un religioso ben formato che viveva all’epoca dei fatti), le parole di Isacaron non sembrano del tutto prive di una certa verosimiglianza. Che una possessione potesse essere funzionale a esaltare la maggior gloria di Dio, era un concetto non ignoto alle gerarchie ecclesiastiche; anzi, sono pure esistiti casi eclatanti come quello di Crescentia Höss, una suora francescana morta nel 1744 in odore di santità proprio a motivo della stoica rassegnazione con cui aveva sopportato per anni la presenza di un demone nel suo corpo. Era stata proprio questa bizzarra storia d’un corpo conteso tra cielo e inferno a spingere Benedetto XIV a emanare nel 1745 una direttiva che, in pieno spirito illuministico, invitava i sacerdoti ad andarci molto cauti con le diagnosi di possessione: «è fondamentale discernere prima di tutto se colui di cui si afferma che sia posseduto dal demonio lo sia davvero», aveva scritto il papa; e la Chiesa aveva preso alla lettera le sue parole. A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, molti dei presunti posseduti che venivano portati al cospetto di un esorcista si videro rispediti indietro con un niente di fatto, limitandosi a ricevere un pat-pat sulle spalle, generiche promesse di preghiera e raccomandazioni sulle linee di “non ci pensare e vedrai che passa”, “fai un lavoro manuale che ti stanchi molto e vedrai che inizierai a sentirti meglio”, “sposati con un bravo ragazzo e fai qualche figlio, vedrai che poi queste ugge se ne vanno”.

Insomma: a sentire Isacaron, era stato Dio stesso a volere, comandare e disporre questa possessione, di modo tale che il clero si rendesse conto una buona volta di aver preso un granchio, negando il suo aiuto a gente che ne aveva realmente bisogno in nome di una razionalità malintesa che si traduceva in cautele portate all’eccesso.
E Isacaron, povero diavolo, aveva profuso tutto il suo impegno nel dare il via a una dignitosa possessione con tutti i crismi: non era mica colpa sua, se la gente non gli dava corda! A quel corpo martoriato, poteva far succedere di tutto (convulsioni, bava alla bocca, grugniti, rantoli gutturali, voci nella testa, comportamento erratico, gesticolare strano), ma quei cretini dei preti si limitavano a scuotere il capo e a dire “eh, brutta cosa le malattie mentali”!
Ma forse, questo padre Burnoud, che sembrava un tipo un po’ più centrato, sarebbe stato disposto a organizzare un esorcismo come si deve per liberare Isacaron da questa prigionia ingrata che non portava da nessuna parte?

Probabilmente padre Burnoud l’avrebbe fatto anche volentieri; il problema è che sono relativamente pochi i sacerdoti autorizzati a praticare il ministero dell’esorcismo, e il nostro amico non rientrava nel novero. Sapeva però come muoversi: e infatti, caricò su un carretto il povero Antoine (con lo speranzoso demone Isacaron sempre al seguito) e lo portò all’abbazia trappista di Aiguebelle, quella in cui il posseduto aveva cercato d’entrare anni prima.

Ricordando i trascorsi problematici di quel disagiato, l’abate di Aiguebelle si disse possibilista: col senno di poi, forse sì, una possessione demoniaca avrebbe spiegato molte cose del comportamento di quello strano soggettone. Non se la sentì però di procedere a un esorcismo, e pensò bene di scaricare la patata bollente a un sacerdote di Privas di cui aveva molta fiducia. Antoine (con Isacaron appresso) bussarono alla sua porta qualche giorno dopo, e trascorsero tre settimane nella canonica del sant’uomo: però, nemmeno lui ravvisò i margini per procedere a un esorcismo, e con tanti cari saluti rispedì indietro quel povero diavolo (definizione prezzemolina che va bene un po’ per tutti, vedete voi a chi associarla).

Antoine rientrò nella sua casa di Lione (città in cui viveva ormai da qualche anno) e tentò di tornare alla sua vecchia vita da carpentiere, ma a quel punto la gente era comprensibilmente allarmata: le notizie girano in fretta, quando sono gustose, e ormai era noto a tutti che numerosi sacerdoti avessero scorto tracce di possessione demoniaca in quel tipo strambo. E allora scusa: un posseduto nevrotico che gesticolava, parlava strano e, per inciso, sembrava essere drasticamente peggiorato dopo aver ricevuto quella diagnosi, poteva continuare ad andarsene a zonzo a piede libero portandosi appresso un demone dell’Inferno?!
Tra i vicini di casa, scoppiò una sollevazione popolare. Speranzosamente, il demone Isacaron si illuse che qualche sacerdote sarebbe finalmente venuto in suo soccorso per esorcizzarlo da quel corpo, ma invece no: la soluzione che proposero le autorità fu quella di internare Antoine nell’ospedale di Antiqualle, nel reparto dedicato ai lunatici.

Alcuni sacerdoti, a onor del vero, si interessarono alla sua vicenda: ottennero di farlo uscire dall’ospedale, lo portarono al cospetto del cardinale de Bonald, che era il vescovo della diocesi, e lo supplicarono di tentare un esorcismo. Da dentro alle nari del posseduto, il demone Isacaron trattenne probabilmente il fiato sperando in una rapida risoluzione dei suoi problemi… ma none, neanche il cardinale ritenne che Antoine fosse affetto da qualcosa di diverso rispetto a una malattia mentale.
La visita in vescovado, però, non fu del tutto inutile, ché il prelato aveva quantomeno buoni contatti: con grande scorno di Isacaron e con maggior conforto del suo contenitore, affidò Antoine alle cure di don Marie-Joseph Chiron, un sacerdote della zona che già in passato aveva preso con sé alcuni malati mentali, mostrando per loro un infinito affetto.

E lì, Isacaron ricominciò a sperare.

Perché si rese rapidamente chiaro che don Marie-Joseph stava dalla sua parte, o per meglio dire condivideva col demone il comune obiettivo di farlo uscire una buona volta da quel corpo. Il sacerdote (che pure aveva un’esperienza decennale con i malati mentali) non era affatto convinto che quello di Antoine potesse essere derubricato a un disturbo della mente: più passava il tempo, e più si convinceva che il nostro amico fosse effettivamente posseduto. Nel 1853, decise di accompagnarlo al monastero di Vernet-les-Bains sperando che i religiosi che vi abitavano acconsentissero a tentare un esorcismo una buona volta: e già che c’era, fece una deviazione nel villaggio di Perpignan, dove correva voce che abitasse una madre di famiglia che era posseduta anch’essa. Costei, a quanto pare, correva spesso in mezzo ai campi e a una velocità tale da sembrare sovrumana; ai compaesani pareva addirittura che non calpestasse affatto l’erba su cui passava: un chiaro segno di possessione, ai loro occhi.

La cosa incuriosì don Marie-Joseph, che decise di fare una sosta nella casa della donna per valutare se valesse la pena di fare un ambo e portare anche lei dall’esorcista. Ma le notizie gustose – l’abbiamo detto – circolano rapidamente; e addivenne così che, mentre Antoine e il suo accompagnatore si trovavano nella casa di questa donna, uno sconosciuto bussasse alla porta per dare il suo contributo a questa convention di indemoniati portandosene dietro un’altra: una certa Chiquette, una donna di trentasei anni che abitava in un paese non lontano e che da più di venti era posseduta da un’entità di nome Modeste che si presentava come «demone della stupidità».

Mentre la posseduta maratoneta (che dette l’impressione d’essere solo un’abile runner) seguiva con crescente irritazione lo svolgersi degli incresciosi fatti che prendevano corpo in casa sua, il demone Modeste e il demone Isacaron cominciarono a litigare di brutto. Saltò fuori che i due si conoscevano bene e non si potevano vedere: ambedue condannati a vivere nei corpi mortali in cui erano intrappolati fino al giorno in cui non fosse stato praticato su di loro un esorcismo, diedero via a convulsioni, contorcimenti, sputi, insulti. «Sembravano due cani rabbiosi» ebbe poi a commentare uno sgomento don Marie-Joseph. «Si prendevano a insulti grevi, umiliandosi vicendevolmente», e a un certo punto cominciarono pure «a urlarsi addosso parlando in un linguaggio di cui non capivamo nulla»: «fui spesso costretto a intervenire con la forza, mettendomi in mezzo a loro per evitare che si mettessero le mani addosso». La situazione si calmò non appena Chiquette fu allontanata (e abbandonata al suo destino): interrogato sul perché di tutta ‘sta rabbia, uno scocciatissimo demone Isacaron spiegò a don Marie-Joseph che il litigio era scoppiato per una questione di precedenze; i due demoni si erano messi a discutere su chi fosse il più grande di loro due.

Se lo dice lui sarà pur vero.  Io amo pensare che questi due demoni sfortunati, da decadi intrappolati all’interno di corpi umani dai quali nessuno si degnava di esorcizzarli, abbiano più che altro cominciato a litigare per discutere chi fosse il più incapace dei due, ma suppongo non avremo mai riprova della mia teoria.

In ogni caso, quello sfortunato viaggio non servì assolutamente a niente. I religiosi del monastero si rifiutarono di esorcizzare Antoine, ritenendo che fosse semplicemente pazzo; don Marie-Joseph (vieppiù turbato dopo il litigio infernale a cui aveva assistito) fece un ultimo tentativo ritornando dal vescovo di Lione, ma di nuovo si vide sbattere la porta in faccia: il suo assistito aveva bisogno di cure mediche, se nel caso, ma non di un esorcismo. L’ultima spiaggia per il nostro sfortunato amico, e per tutti i religiosi che avevano a cuore il suo benessere, fu quella di rivolgersi nientemeno che a Jean-Marie Vianney, quel celebre Curato d’Ars di fronte al quale persino le legioni demoniache impallidivano: inizialmente, il futuro santo accettò di praticare un esorcismo, ma si tirò indietro all’ultimo momento per ragioni che non furono mai chiarite.

E diciamo pure che se sei un demone e persino il Curato d’Ars si rifiuta di darti credito, vuol proprio dire che stai facendo male il tuo lavoro. Non incomprensibilmente, il povero Isacaron diede di matto, e negli ultimi anni della vita di Antoine cedette spesso alla violenza (per sette volte il posseduto fu chiuso nella cella preventiva del municipio e per quattro volte finì in prigione). Ma, soprattutto, il povero diavolo cedette all’esasperazione: tutte le volte che vedeva un sacerdote, gli si gettava ai piedi supplicandolo di farlo uscire da quel corpo; e quando Antoine camminava per strada e incrociava un religioso di lontano, gli abitanti di Lione assistevano perplessi al curioso spettacolo del demone che prendeva possesso del suo corpo iniziando a tuonare con voce gutturale: «ehi, sciocco, guarda quell’uomo lì! È un prete! Digli di dire una preghiera per la liberazione dei posseduti, per liberare il tuo corpo dal mio potere!». Ma niente: ormai, il clero di Lione conosceva quello strano soggetto ed era stato istruito a fare orecchie da mercante.

Fu proprio in una di quelle occasioni che il diavolo ormai sull’orlo della crisi di nervi ebbe a sbraitare «maledetta l’ora e il giorno in cui sono entrato in questo corpo!». Poraccio: ma del resto, chi avrebbe potuto immaginare tanta incompetenza?

Contestualmente, anche il povero Antoine sembrò ripiegarsi in un pessimismo esistenziale, anche comprensibile vista la sua situazione la situazione in cui credeva d’essere: «il mondo intero ha deciso di mettersi dalla parte del demone», dichiarò una volta, amaramente, scivolando sempre più in un complesso di persecuzione che rese davvero tormentati gli ultimi anni della sua vita. La sua famiglia d’origine, spaventata dal suo comportamento sempre più erratico, aveva preso le distanze da lui e non gli permetteva di passare del tempo assieme ai suoi nipoti, cosa che gli causava profonda sofferenza; era anche convinto che le sue sorelle gli avessero sottratto delle quote di eredità che gli spettavano a suo diritto, e quando il giudice legiferò a loro favore Antoine lo accusò di essere stato parziale: ma del resto, chi avrebbe voluto difendere i diritti di un malcapitato posseduto dal demonio?

Andò a finire che il diavolo, ormai inerme di fronte a quel desolante status quo, si rassegnò all’idea di dover scendere a patti con la grama realtà in cui si trovava a vivere e abbandonò ogni serio tentativo di fare il suo mestiere. Poiché i sacerdoti cercavano di consolare Antoine dicendogli che c’era certamente uno scopo nelle sue pene, che Dio non manda a nessuno una croce più pesante di quella che possa portare, che le sue sofferenze servivano senza dubbio a edificare il popolo cristiano (e bla bla bla), il demone capì l’antifona e si rassegnò a dare ai sacerdoti quello che volevano – giusto per trovare un’occupazione con cui riempire le sue giornate, probabilmente, altrimenti non se ne capisce il senso.
Iniziò a recitare curiose preghiere (?) sulle linee di «o Dio, infinitamente grande, infinitamente santo, infinitamente giusto, non disprezzarmi fino a tal punto»; «tu sei colui che esisteva prima del tempo, che è e che sarà per sempre, e di cui noi siamo gli schiavi maledetti»: «potessi io piangere lacrime di sangue per compensare le offese che ho la sfortuna di dover commettere contro di te!». Interrogato su che cosa pensasse della Madonna, il povero diavolo scelse la carta dell’onestà fornendo un bignamino di teologia mariana e rispondendo rassegnato che «nessuna lingua può celebrare la Madre di Dio nel modo che merita: nessuna creatura può comprenderne la grandezza, la bontà e il potere. Maria da sola ha più forza che tutti gli angeli, tutte le creature e tutti i santi messi assieme. Coloro i quali rifiutano di credere alla sua verginità, alla sua maternità e alla sua immacolata concezione periranno eternamente».
E quest’ultima fu una affermazione che fece scalpore, perché fu pronunciata qualche anno prima della promulgazione ufficiale del dogma, meritando a Isacaron l’infamante onta di diventare il (co-)protagonista di un testo devozionale dal titolo suggestivo di Le Possédé qui glorifia l’Immaculé. Che, riconosciamolo, non è cosa da tutti.

«Spero se mi scuserete se non vengo sopraffatto dalla meraviglia estatica di fronte al lirismo di un presunto spirito malvagio che non fa altro che ripetere in toni magniloquenti cose che, più modestamente, erano già state scritte mille volte da pastori, predicatori e autori di catechismi» annotava negli anni ’50 il neurologo Jean Lhermitte, che con il suo saggio dedicato a Vrais et faux possédés (Mistici e falsi mistici in pessima traduzione italiana) fu uno tra i primi medici a indagare il profilo clinico dei presunti posseduti attraverso i secoli. A giudizio del professionista, il problema del povero Antoine non si chiamava “possessione” bensì “delirio lucido”; e ben avevano fatto i religiosi (o almeno quelli più in alto nelle gerarchie ecclesiastiche) a non dare corda a un paziente che – di fatto – era un malato mentale, possibilmente da non incoraggiare.

Certo è che il povero Antoine continuò a dirsi posseduto fino alla sua morte, avvenuta nel 1871 alla ragguardevole età di ottantun anni (pure nel corpo di un uomo longevo aveva avuto la jella di installarsi, il povero Isacaron!): stando alla sua testimonianza, aveva condiviso il suo corpo con un demone per buona parte della sua vita.

E speriamo che la sua morte sia stata sufficiente per liberare lui da quell’afflizione… e Isacaron da quel corpo in cui aveva avuto la pessima idea di installarsi, in un infelice giorno di svariate decadi prima!


Per approfondire:

  • Jean Lhermitte, True or False Possession? (Sophia Institute, 2013)
  • Kate Shoup, Ghosts, Possessions, and Unexplained Presences (Cavendish Square)
  • Nicholas Corte, Who Is the Devil? (Sophia Institute, 2013)
  • Francis Young, Possessione. Esorcismo ed esorcisti nella storia della Chiesa Cattolica (Carocci, 2018)

11 risposte a "La triste storia del demone che mal pensò di possedere un carpentiere, non riuscì più a uscirne e non ottenne mai di essere esorcizzato"

  1. Francesca

    Ad un certo punto mi è venuto in mente Geppo il buon diavolo dei fumetti

    Altro spunto che non ho mai approfondito e neanche so se è teologicamente corretto… Cioè: come esistono le gerarchie nel mondo dei santi, per farla breve diciamo i “gradi di santità” … esistono anche quelli dei demoni?… Nel senso: proprio l’idea di un Geppo che, per dirla in maniera sempliciotta e al di là del personaggio del fumetto, certamente starebbe al “limite minimo della cattiveria” per poter essere quello che è. Che poi sia stato quello il caso in questione… Chi lo sa?

    Certo che fa impressione la sofferenza di Antoine, di qualunque natura sia stata. Diciamo pure che… Dal mio punto di vista, ultimamente stai pubblicando con una certa regolarità delle storie che hanno a che fare anche con tematiche sulle quali sono concentrata a fare ricerche da circa 1 anno a questa parte. In brevissima: sono temi sul versante psicologico / psichiatrico riguardanti disturbi (mentali?) che gli esperti ancora dibattono come e quanto siano psico-patologia e come e quanto siano scelte perfettamente consapevoli degli individui in questione (i quali sono in grado di intendere e di volere per qualsiasi tribunale di questa terra, oltre che vivere nella nostra società senza apparire come malati mentali – in quanto sanno “recitare” bene la loro parte in società). Non era certo il caso di Antoine… Però, per l’ennesima volta, mi hai fatto pensare da ulteriori prospettive. Sempre utili. Grazie

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    1. Lucia Graziano

      Uhm… non me ne intendo molto di demonologia cattolica, però ti posso dire che gli esoteristi hanno sicuramente immaginato diversi tipi di gerarchie tra demoni. Ce ne sono numerose e tutte diverse, che variano da scuola a scuola (e che ogni tanto mi capita anche di vedere ri-condivise da pagine cristiane che le interpretano come cosa vera e ufficiale 😅). Direi che più che altro vengono intese come gerarchie di potere (cioè non è che i demoni di basso livello siano delle mezze calzette, poverini 😆). Però onestamente non so se, nella demonologia cattolica (di adesso), sia presente questo concetto, e se sia considerato cosa ufficiale.

      …posso dire che in effetti io troverei ragionevole quantomeno l’ipotizzarlo: se esistono le gerarchie angeliche, riesco a immaginare che anche gli angeli caduti si siano spontaneamente riorganizzati secondo lo stesso tipo di norme “sociali” per così dire… 🤔

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      1. Francesca

        Grazie per la risposta che, tra l’altro, mi ha dato una svegliata sul mio errato paragone precedente. Cioè: il raffronto può (deve) essere fatto con le gerarchie angeliche. Non con la realtà dei santi i quali hanno vissuto anche nella dimensione corporea… Quindi, al massimo, giusto per aggiungere altre eventuali teorie bislacche a ‘sto mondo… Si potrebbero immaginare degli angeli caduti “diversamente” (?diversamente caduti? LOL . A varie intensità di ribellione originaria ?), ma NON un demone che applica “gradi diversi di cattiveria” (come fossero azioni umane peccaminose. Perché non possono essere cose del genere).

        Insomma, spero di non aver fatto un discorso peggiore del primo 🙄

        I demoni “mezze calzette di basso livello” (che non esistono) è un’espressione davvero efficace.

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  2. ac-comandante

    Uno dei motivi per cui mi sono convertito al protestantesimo valdese è stato proprio relativo ad un esorcismo. Sì, avevano voluto dichiararmi irregolare ai sacramenti per impedirmi di lavorare con una cooperativa cattolica; per tornare “regolare” avevano tirato fuori anche l’esorcismo (e, ho saputo poi, anche con altri tiravano fuori questa idea). Non ho proprio risposto “alla Eduardo”

    https://www.youtube.com/watch?v=cuKoosiS6Ag

    ma poco ci è mancato.

    Sorvolo su come abbiano trovato il modo di mettermi in situazione canonica irregolare, dico solo che era l’unico modo che avessero perchè non sono sposato solo civilmente, non convivevo more uxorio (adesso sì! :p ) e non sono massone.

    Ma nella dottrina sulle possessioni (quando fossero tali) il diavolo una volta dentro un corpo è come un topo in trappola?

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  3. Francesca

    @ac-comandante

    Lascio le risposte più sopra a Lucia. Faccio un commento a parte, solo per darti il mio punto di vista (che è appunto solo il mio punto di vista, una mia opinione su quello che hai scritto).

    Prima risposta: no, non credo che sia “dottrina delle possessioni”. Dal racconto (della presunta e dubbia possessione) risulta come una precisa volontà di Dio. Come in Giobbe, per capirci. Non c’erano infatti motivi “dottrinari” che spiegassero ciò che accadde a Giobbe. La dottrina cattolica è semplicemente che tutte le creature sono sottomesse a Dio, inclusi gli spiriti maligni.

    Sul tuo “esorcismo”. Mi dispiace che tu sia incappato in quella situazione. Presumo anche di conoscere il gruppo (cattolico) al quale probabilmente ti riferisci. O meglio: ne conosco un paio (di gruppi cattolici) in cui “allegramente” ci sono laici che decidono e talvolta pure fanno “esorcismi” . Ovviamente sono assolutamente illegittimi… E non so dirti se si possa configurare anche il sacrilegio… In ogni caso, presumo (continuo a presumere) che ti abbiano proposto le cosiddette “preghiere di liberazione” – che non sono esattamente un esorcismo… Ma fatto sta che in certi gruppi ci sono dei leader laici che si atteggiano ad esorcisti. E lo lasciano credere ai malcapitati.

    Sarà inutile dirti che la Chiesa da anni, da decenni, da sempre, tenta di fare pulizia di certe ciarlatanerie interne ? Sarà pure inutile, ma te lo dico. Una strada possibile (per la singola persona vittima di ciarlataneria – se questa avviene in un gruppo ufficialmente autorizzato dalla Chiesa) è fare un buon report al vescovo della diocesi interessata. O anche magari solo chiedere appuntamento per una chiacchierata tra amici e fratelli… Perché, il fatto è: una tua situazione eventualmente irregolare (se anche lo fosse stata davvero e tu comunque scrivi che non lo era) rispetto ai sacramenti NON c’entra un cavolo con il suggerirti o perfino importi un esorcismo.

    Alla fine, posso capire l’esasperazione tua – perché conosco di persona anche altre situazioni del genere. Anche di peggio,per dirla tutta. E posso anche capire perché, tra esasperazione e confusione, una persona fa prima ad emigrare verso i protestanti… Del tipo: fatemi almeno respirare un po’!

    Per quanto mi riguarda, prima di tornare cattolica, posso dire di essere diventata, per un paio di decadi dopo l’adolescenza, una specie di… esperta di religioni mondiali 😂😁 . È per questo che adesso per me l’ecumenismo e il dialogo interreligioso non ha segreti . LOL 😂 …Però seguivo sempre il Papa. Il “mio” Papa è stato Giovanni Paolo II… E in generale ho sempre amato i Papi. Praticamente… Potrei dire di essere stata una Protestante Papista, una Buddista Papista, una Varia&Eventuale Papista. Me ne sono resa conto (di questo strano fatto del mio affetto per i Papi) dopo che sono tornata cattolica – “tornata” nel senso che sono rientrata consapevolmente nella Chiesa Cattolica. È stato durante il pontificato di Benedetto XVI (e francamente non capivo perché tanta gente ce l’avesse con lui 🤔 … Poi, col tempo, ho capito il fatto della politicizzazione che la gente fa dei nostri Papi)

    Uuuufff, credo di aver scritto un predicozzo sul blog di Lucia. Invio? Invio, dai. Shalom

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    1. ac-comandante

      Non sapevo dell’esistenza di questi gruppi… di esorcismo libero.

      Nel mio caso, come ad avermi messo in situazione irregolare, a proporre l’esorcismo è stata proprio la curia vescovile, dopo una serie lunghissima di quelle che ora ritengo reiterate prese in giro. Fra cui ora metto anche la propsta dell’esorcismo. Quando l’ho raccontata ai protestanti, non davano l’impressione di aver sentito una novità. A ridere non sono scoppiati, ma il sorrisetto è sfuggito. 😛

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      1. Francesca

        A questo punto l’ingarbuglio di Antoine non sembra più tanto una roba di altri tempi.

        In parole povere tu dici che un Tizio della Curia, o sedicente tale

        1 – ti dichiara (o ti fa credere di averti dichiarato) in situazione irregolare per impedirti l’accesso ai sacramenti

        2 – ti propone esorcismo per riammetterti ai sacramenti e soprattutto per darti un lavoro (ma saresti rimasto comunque in situazione irregolare rispetto ai sacramenti se tale eri stato dichiarato, a torto o a ragione)

        A me sembra tanto la storia di una truffa in piena regola. Non ci sono tante altre spiegazioni

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            1. Francesca

              @ac-com

              Hai fornito almeno 3 indizi del fatto che tu sia incappato nelle maglie di un qualche sistema truffaldino…

              Uno. Dici che anche altre persone avrebbero ricevuto la stessa proposta di sottoporsi ad un (fantomatico?) esorcismo. Cioè, vedi: non è che di norma la Chiesa proponga alla gente esorcismi a destra e a manca con tanta facilità. Anzi.

              Due. Anche i valdesi sembravano conoscere la storia che evidentemente girava nella tua zona e non ha coinvolto solo te.

              Tre. Queste persone cercavano di legare la tua possibilità di lavorare con la tua (sempre minacciabile da loro) “regolarità” di vita cattolica. E non mi risulta che dovessi fare il catechista. Ergo: assomiglia più ad una trappola sempre pronta ad essere usata contro di te (pena la perdita del lavoro).

              Suggerisco la lettura di un paio di articoli comparsi su Aleteia riguardanti le problematiche settarie dei giorni nostri che si possono sviluppare (in modo parassitario) intorno alla Chiesa.

              https://it.aleteia.org/2016/02/05/ci-possono-essere-sette-allinterno-della-chiesa

              https://it.aleteia.org/2017/06/26/discernimento-carismi-movimenti-fenomeni-cattolicesimo

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            2. Lucia Graziano

              Sì, ecco, anche io rimango davvero fortemente perplessa da questa storia, non perché non ci creda ma perché c’è davvero qualcosa di molto bizzarro e che non torna (a voler usare un eufemismo). Tra l’altro, dicevi una volta che da queste stesse persone ti era stato detto che tu avevi commesso un peccato talmente grave da non poter essere rimesso nemmeno dal papa? Ellamiseria, e che è? 😂 Cioè, seriamente fatico a immaginarlo.

              Concordo con Francesca nel dire che:

              1. non è che la Chiesa di norma proponga esorcismi così a casaccio (anzi, mi risulta che anche oggi ci sia da fare una certa trafila prima di arrivare da un esorcista, a garantire che ci si è già sottoposti ad attenzioni mediche che hanno escluso una malattia mentale), anzi ogni tanto si sente la lamentela per cui i “tempi di attesa” per un esorcismo, diciamo così 😅, sono troppo lunghi e che la gente che davvero ne ha bisogno si scontra con una eccessiva burocrazia. Quindi la facilità con cui invece lo proponevano a te come acqua di rose lascia quantomeno perplessi;
              2. io ho lavorato in ambiente cattolico per la grossa parte della mia vita lavorativa, talvolta attingendo addirittura ai fondi dell’8×1000 (per dire l’ufficialità della cosa), e non una singola volta mi è stato chiesto di presentare il “certificato di buon cristiano” (che esiste, viene erogato dalle parrocchie per altre necessità, ma a me non è mai stato chiesto in ambito lavorativo). Poi la selezione del personale è una cosa molto soggettiva e per carità, ci può anche stare, che il singolo datore di lavoro faccia le sue valutazioni e preferisca assegnare il posto a uno che è cattolico praticante, però diciamo che subordinare l’assunzione alla buona condotta cristiana del dipendente non è la norma. Se fosse stata la norma, penso che il 90% dei miei colleghi avrebbe dovuto essere licenziato seduta stante.

              Aggiungo amaramente anche che, purtroppo, avendo giustappunto lavorato in ambiente cattolico per la grossa parte della mia vita, posso dire che lo schifo che ho visto in ambienti di lavoro cattolici trova raramente paralleli altrove. Non ovunque, ovviamente (e ci mancherebbe altro!); ma quando ti capita l’ambiente di lavoro che è cattolico ma anche schifoso, ci sono ottime chance che lo schifo raggiunga vette notevolissime, proprio per quella strana commistione tra vita di fede e vita professionale che crea anche degli strani contocircuiti mentali, e nel datore di lavoro e nel dipendente (“lo sottopago ma non è un problema perché Dio lo vuole!”; “oddio, se provo astio per il capo sto peccando di mancanza di fiducia verso un prete?”).

              Quindi (purtroppo) (e ovviamente non conoscendo nulla della situazione), io sospetto francamente che qui il problema fosse legato in primis alla sfera lavorativa. Da lì a cascata è derivato tutto il resto.

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              1. ac-comandante

                Sì, quelle persone erano nel clero locale. Sì, mi hanno detto, per impedirmi di riprovarci a chiedere di lavorare lì, che ero in situazione irregolare e che qualunque peccato avessi commesso non potevo essere perdonato nemmeno dal papa. Mi avevano ovviamente detto che, facendo la comunione dopo la prima “notifica” di irregolarità, mi sarei macchiato di profanazione. Aggiungo che hanno pure cercato (qui senza successo) di dare un riscontro civilistico alla cosa aizzandomi contro la PS! Quando ho chiesto se si potesse tornare “regolari” hanno cominciato a porre decine di problemi, fino ad arrivare alla proposta di esorcismo. E lì stava per partire o’ pernacchio!

                Ovvio che ho cominciato a pormi “alcune domande” e, quando le ho esposte ad un amico che conosco da quasi quarant’anni, questi mi ha detto che ormai la pensavo come i protestanti (lui non lo è) e che forse mi conveniva provare ad andar da loro. Forse scherzava, ma l’ho preso maledettamente sul serio. Ci sono andato davvero, coi protestanti. 😛

                E, sì, la reazione dei protestanti alle mie parole indicavano che la storia dell’esorcismo l’avevano già sentita in altre occasioni.

                Alla mia prima santa cena mi sono sentito come se con questo puccioso aggegino

                http://www.oocities.org/capecanaveral/hangar/2848/skyhawk.jpg

                avessi mollato sulla curia due bombe da mezza tonnellata settate per passare l’edificio e scoppiare solo arrivate in cantina! Oggi direi “stile Gaza”. 👿

                @Lucia: avrei da chiedere una cosa sulle Scritture e la Rivelazione: noi protestanti abbiamo il sola scriptura, la Rivelazione è avvenuta solo tramite gli autori dei libri della Bibbia. È vero che invece i cattolici ritengono che la RIvelazione sia proseguita dopo AT e NT nelle parole dei Padri della Chiesa e dei papi? E che è per questo che molti “ultracattolici” dicono che il latino sia una lingua sacra.

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              2. ac-comandante

                Aggiungo ancora una cosa: talora le immagini nei commenti prendono, talora no, anche se le modalità di inserimento sono le stesse. Mi par di avere a che fare con un gatto, che notoriamente fa quel che vuole.

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