I Cavalieri di San Lazzaro: intrepidi crociati lebbrosi, a Gerusalemme

Nella serie TV A Discovery of Witches (a mio giudizio francamente rinunciabile, ma ehi: magari voi avete gusti diversi!), il love-interest della protagonista è l’immancabile vampiro affascinante e tenebroso dal passato tormentato. Fra le altre cose, costui è anche Gran Maestro dei Cavalieri di San Lazzaro, che lo spettatore apprende essere un ordine militare fondato ai tempi delle Crociate per la salvaguardia di tutti i vampiri, “morti viventi” proprio come il Lazzaro di evangelica memoria (e ingiustamente discriminati dagli umani).

Se avete seguito il telefilm, vi sorprenderà forse venire a sapere che i Cavalieri di San Lazzaro sono esistiti davvero: naturalmente, non hanno mai avuto a che fare con i vampiri… e nemmeno con l’uomo che Gesù fece risorgere a Betania, a onor del vero. Il Lazzaro a cui era dedicato il loro ordine era quello citato nella parabola evangelica del ricco Epulone (Lc 16, 19-31): era, cioè, il mendicante coperto di piaghe che inutilmente chiedeva al vicino di casa il permesso di potersi sfamare con gli avanzi dei suoi pranzi sontuosi. Alla sua morte, Lazzaro finì in Paradiso e da lì ebbe modo di ascoltare le preghiere disperate di Epulone, che a causa della sua malvagità bruciava tra le fiamme dell’Inferno: la giustizia divina è retta e non perdona.
Ed è proprio a questo Lazzaro (cioè, a un individuo gravemente malato che chiedeva disperatamente un po’ di compassione) che, nel Medioevo, furono dedicati i lazzaretti per gli appestati: nessuno voleva rischiare di macchiarsi delle stesse colpe che avevano condannato alla dannazione eterna il perfido Epulone. Ed è a quello stesso Lazzaro che, per analogia, furono dedicati i lebbrosari gestiti da un ordine cavalleresco che addirittura ne portava il nome: i Cavalieri di San Lazzaro, per l’appunto.

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Questo è uno dei rari casi in cui lo storico può togliersi lo sfizio di esordire con un incipit dal sapore romanzesco: “le origini di questo ordine cavalleresco sono avvolte nel mistero”.
Ma mica per altro: è che le fonti archivistiche capaci di darci informazioni sui Cavalieri di San Lazzaro sono state distrutte quasi integralmente. Nel 1299, di fronte all’inarrestabile avanzata degli eserciti nemici che ormai accerchiavano la Terra Santa, i membri dell’ordine cavalleresco si adoperarono per trasferire in fretta e furia i loro archivi nella tranquilla Francia, sicuramente più adatta per custodire in sicurezza documenti di tal valore. Ma, poiché la fortuna è cieca ma la jella ci vede benissimo, nel 1441 un incendio scoppiò nel convento francese distruggendo in poche ore l’intero corpus documentario (l’unica fonte che sarebbe veramente in grado di raccontarci nel dettaglio la storia di questo ordine). E se, per fortuna, è riuscita a conservarsi e a giungere fino a noi la documentazione prodotta nel tardo Medioevo e nelle prime decadi dell’età moderna, sono letteralmente avvolti nel mistero i primi secoli di vita dell’Ordine dei Cavalieri di San Lazzaro: tutto ciò su cui possono basarsi gli storici è la copia di alcuni documenti, che (in ordine sparso e in maniera probabilmente incompleta) erano stati trascritti in un codice oggi noto come Cartulario di Torino.

Ed è proprio questa fonte a testimoniarci, nel 1142, l’esistenza di una chiesa e un lebbrosario dedicati a san Lazzaro, attivi presso le mura di Gerusalemme, non lontano dalla porta nord, e gestiti dall’ordine cavalleresco che portava il medesimo nome. A quali attività in particolare si dedicassero i lebbrosi ricoverati nella struttura, questo non viene detto dal documento; ma un indizio importante ci arriva da una raccolta di leggi compilate nel Regno di Gerusalemme attorno all’anno 1200: lì si legge che, qualora un cavaliere crociato fosse caduto vittima della lebbra, sarebbe stato suo preciso dovere ritirarsi e abbandonare i suoi commilitoni e ogni normale contesto di vita comunitaria onde evitare di spargere il contagio. Se lo desiderava, avrebbe però avuto la possibilità di bussare alla porta del Cavalieri di San Lazzaro e unirsi al loro ordine per continuare a imbracciare le armi, finché il suo stato di salute glielo avrebbe permesso. Sì, perché (incredibile ma vero) quello dei Lazzariti era un ordine militare a tutti gli effetti: interamente composto da lebbrosi, ma non per questo meno temibile. Anzi.

Conferma di questa affermazione si trova anche nell’aggiornamento trecentesco della Regola templare. Stando a quanto prescrivevano le norme, qualora un cavaliere del Tempio si fosse scoperto affetto dalla lebbra avrebbe ricevuto l’ordine tassativo di lasciare immediatamente i locali in cui viveva con i suoi confratelli. A questo punto, si sarebbero aperte davanti a lui due possibili strade: una, quella di ritirarsi a vita privata curandosi secondo le sue possibilità, magari all’interno della sua abitazione e circondato dell’affetto dei suoi cari; due: quella di unirsi ai Cavalieri di San Lazzaro, indossando da quel momento le loro insegne nel momento di scendere in battaglia. I Templari avrebbero avuto cura di versare ai Lazzariti una quota mensile con cui coprire i costi di mantenimento del loro confratello e avrebbero provveduto a farsi carico di tutte le spese necessarie per armarlo, equipaggiarlo e curarne la cavalcatura.

Insomma: quella di cavaliere di San Lazzaro non era solamente una carica onorifica che veniva data, a mo’ di contentino, a quel valoroso combattente che purtroppo s’era ammalato diventando inabile al lavoro. Fintanto che le loro condizioni di salute permettevano loro di montare a cavallo e imbracciare un’arma, i cavalieri di San Lazzero scendevano veramente in campo, combattendo con valore… e anche con una certa ferocia. Le truppe nemiche tendevano a provare una certa angoscia quando scorgevano sul campo di battaglia le insegne di questo ordine cavalleresco, notoriamente composto da individui affetti da una malattia che li avrebbe pian piano condotti alla morte tra sofferenze inimmaginabili. Diciamo che un militare che scende in campo con questi presupposti non è esattamente quel tipo di individuo che batte in ritirata o cerca di evitare i pericoli perché mosso da spirito di autoconservazione: non irragionevolmente, i cavalieri di San Lazzaro si ammantavano della sinistra fama di chi è pronto a tutto perché ha nulla da perdere.
E non si trattava solamente di propaganda. Nel 1244, l’ordine cavalleresco fu decimato nel corso di una battaglia particolarmente sanguinosa nella quale i cavalieri di San Lazzaro combatterono con feroce determinazione; nel 1253, papa Innocenzo IV dovette autorizzare i membri dell’ordine a venir meno a uno dei punti chiave della loro Regola, permettendo loro di eleggere come Gran Maestro anche un individuo non lebbroso se la cosa fosse parsa necessaria. Lo strappo alla regola era stato reso necessario dal fatto che l’ordine era stato più che dimezzato nel corso della settima crociata, durante la quale avevano perso la vita tutti i membri di maggiore esperienza; qualora i pochi superstiti non fossero riusciti a trovare tra di loro un candidato idoneo a ricoprire ruoli apicali, davanti a loro s’apriva la possibilità di cercare, eccezionalmente, un aiuto esterno.

…o, al limite, di aspettare con pazienza, attendendo che la lebbra contagiasse un qualche pezzo grosso, il che (apparentemente) succedeva con frequenza.
Quello dei crociati che contraevano la malattia in Terra Santa doveva essere un problema ben diffuso, se qualcuno aveva addirittura sentito l’esigenza di creare un ordine cavalleresco esclusivamente dedicato a loro; perdipiù, anche le fonti arabe parlano con scherno dei cavalieri cristiani che vengono falciati dalla lebbra cadendo come foglie, quasi fossero vittime di un castigo celeste. E questo è un dettaglio che gli storici della medicina trovano incredibilmente affascinante: sembra di star contemplando un ritratto della Terra Santa in cui, per qualche misteriosa ragione, la lebbra colpisce molto più che in Europa e si accanisce con particolare cattiveria sui viaggiatori provenienti dall’Occidente. Del resto, è emblematico il caso di Baldovino, il re cristiano sfigurato dalla malattia che poté governare Gerusalemme per lunghi anni senza che nessuno si turbasse troppo al pensiero di avere un re lebbroso che (pur con tutte le dovute cautele) conduce vita attiva scendendo in battaglia, firmando trattati e incontrando funzionari: uno scenario che sarebbe davvero difficile immaginare nell’occidente europeo, là dove una diagnosi di lebbra coincideva sostanzialmente con la morte sociale.
Ma, con ogni evidenza, la percezione della malattia era ben diversa in Terra Santa. Forse perché il morbo era così diffuso da aver permesso alla popolazione di assuefarsi?

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Naturalmente, la lebbra non curata non è quel tipo di malattia con la quale si può pensare di convivere senza troppi problemi. E, naturalmente, non tutti i cavalieri di San Lazzaro avevano la fortuna di morire in battaglia in un momento in cui le loro condizioni di salute permettevano loro di condurre una vita relativamente normale: quando la malattia si impossessava del loro corpo al punto da rendere impossibile (o comunque inopportuno) un loro impegno militare, i militi deponevano la spada e si trasformavano in infermieri, prendendosi cura dei loro confratelli ormai così malati da non potersi più alzare da letto. E così, nel ritiro di una vita di servizio e di preghiera, si preparavano a loro volta alla morte: che sarebbe inevitabilmente arrivata anche per loro, di lì a poco.

E fu proprio in virtù di questa funzione assistenziale (del resto inevitabile per un ordine cavalleresco che aveva la caratteristica di accogliere solo membri malati!) che papa Innocenzo, nel 1489, propose ai Cavalieri di San Lazzaro di fondersi con gli Ospitalieri di San Giovanni, un altro ordine cavalleresco sorto ai tempi delle Crociate e ormai bisognoso di trovare nuove funzioni, conclusasi l’epoca delle guerre di religione in Terra Santa.
Se gli Ospitalieri sarebbero stati ben lieti di unirsi ai Lazzariti (che, nel frattempo, avevano fondato conventi anche in Francia, Italia, Svizzera, Ungheria e Inghilterra, accumulando un patrimonio immobiliare di tutto rispetto), i Cavalieri di San Lazzaro si opposero con fermezza, non trovando vantaggiosa né desiderabile quella fusione. E il papa li ascoltò, chiudendo con un “niente di fatto” quel progetto di accorpamento; i Cavalieri di San Lazzaro sopravvissero come ente autonomo fino al 1572, quando, scendendo a più miti consigli, accettarono di buon grado l’idea di fondersi con un ordine dalle origini sufficientemente nobili da sembrar lor accattivante. Era l’Ordine di San Maurizio, creato qualche tempo prima da una famiglia nobiliare proveniente dalla Francia meridionale che in quel periodo stava cominciando a imporsi sul panorama internazionale, con una intraprendenza che già lasciava presagire grandi cose.

Quella famiglia portava il nome di “Casa Savoia”, ed effettivamente costituì per i Lazzariti il porto sicuro in cui approdare con la certezza di non veder disperdere la loro memoria: oggigiorno, non sono in molti a conoscere la storia dei Cavalieri di San Lazzaro; ma forse è più alto il numero di chi conosce l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, che per secoli fu considerato uno dei più importanti ordini dinastici, in seno a quella famiglia che avrebbe espresso i re d’Italia. A ben vedere, l’Ordine che fu fondato da Casa Savoia sopravvive ancor oggi nella Repubblica Italiana, inquadrato ai sensi della legge come ente ospedaliero. E a Torino, città che fu culla (o forse meglio “scuola materna”) di Casa Savoia, esiste ancor oggi un ospedale pubblico che è direttamente collegato a questo antico ordine: è l’Ospedale Mauriziano, uno dei principali centri medici della città. Poeticamente, qualcuno potrebbe anche definirlo “tutto ciò che resta di quegli intrepidi crociati lebbrosi della Gerusalemme duecentesca”.


Per approfondire: Timothy S. Miller e John Nesbitt, Walking Corpses. Leprosy in Byzantium and the Medieval West (Cornell University Press, 2014). E chi invece fosse appassionato di Storia patria e volesse approfondire le vicende dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro: ecco a voi una pagina piuttosto esaustiva sul sito della Treccani.

5 risposte a "I Cavalieri di San Lazzaro: intrepidi crociati lebbrosi, a Gerusalemme"

  1. Anonimo

    Molto interessante come sempre! Ho scoperto questa serie tv (e libri) molto recentemente, quindi mi piace specialmente trovare un tuo post su questo argomento. Concordo che la premessa è più affascinante che la realizzazione, ma amo le serie tv con streghe, vampiri e magie varie, e se addirittura compare la Bodleian e una storica a lavorare su manoscritti…

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    1. Lucia Graziano

      Eh! 😂
      Ma io infatti l’ho guardata proprio per questo e con enormi aspettative. Una storica della magia (dell’alchimia, vabbeh) alle prese con un manoscritto misterioso, che si divide tra Oxford e l’Imperial College (a un certo punto compare anche lui), ovverosia due dei centri in cui io stessa ho studiato storia della magia…!
      Però, all’atto pratico, è andata a finire che la serie non mi è piaciuta un granché (in effetti non è il mio genere, e probabilmente non l’avrei nemmeno iniziata se non fosse stato per la protagonista :P). A mio personale giudizio migliora nella seconda stagione, e in effetti mi è rimasta la curiosità di leggere prima o poi i libri perché quella season mi ha fatto venire il sospetto che l’adattamento televisivo possa aver penalizzato molto una trama forse più complessa!

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  2. 𝕬𝖗𝖈𝖆𝖉𝖎𝖔🌀𝕷𝖚𝖒𝖊

    mi sorprende qualcuno tratti questo argomento. Aggiungo che secondo alcune versioni l’ordine dei cavalieri di San Lazzaro precedette tutti gli altri, ed anzi fornì il prototipo poi imitato dai successivi ordini monastico/militari. Data la mia poca indole romantica nei confronti della storia, suppongo che ciò che vi si scorse di brillante nell’idea fosse la gran quantità di lasciti donazioni ed eredità che l’ordine riusciva ad incamerare in poco tempo vista la esclusiva frequentazione di gente dalla vita breve. Curiosamente ci sono anche voci che l’ordine sorse in ambito ortodosso, e non cattolico.
    E’ poi tutta da esplorare l’influenza storica e politica che ebbe l’ordine nel meridione italiano, dove si radicò dopo la ritirata dalla Terra Santa sopravvivendo sino ai tempi attuali

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  3. Ago86

    Sai dove ho scoperto l’esistenza dell’ordine dei Lazzariti? In un videogioco!

    Più precisamente, in una MOD creata da un gruppo di programmatori amatoriali italiani, che modificarono Medieval II Total War creandone una versione storicamente molto più accurata: Bellum Crucis.

    A volte si trova divulgazione storica nei posti più impensati!

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