La pestilenza era arrivata come un soffio condotto dal vento, così insidioso che nessuno poteva davvero sentirsi al sicuro.
C’era chi mormorava che fossero stati i conquistadores a portarla dalle terre al di là del mare, fors’anche allo scopo deliberato di sterminare i nativi per potersi impadronire più agevolmente delle loro terre. A dirla tutta, la teoria appariva francamente calunniosa agli operosi abitanti di Tlaxcala, la regione che aveva fin da subito deciso di allearsi con Hernán Cortés per fare fronte unico contro i comuni nemici Aztechi e che da quella insolita partnership aveva tratto mille benefici e solo minimi svantaggi.
Quindi, chissà: forse avevano ragione quegli altri che sostenevano che la malattia fosse un flagello celeste, scagliato sulla terra dagli dèi del luogo, adontati per la rapidità con cui i loro fedeli li stavano abbandonando a favore del dio dei conquistadores. O forse era vera la spiegazione di chi puntava il dito su uno sfavorevole allineamento astrale, sulla sfortuna pura e semplice, sui miasmi di aria fetida che fuoruscivano dalle spaccature della terra: certo è che la peste vaiolosa era calata sulla regione arroventando i corpi, e che le città facevano fatica a smaltire i loro morti.
Fu in quei tempi che Juan Diego, un pastore residente nel villaggio di Xiloxochtla, si mise in cammino verso il fiume Zahuapan, la cui acqua – si diceva – forse conservava ancora i poteri curativi delle divinità antiche che un tempo abitavano la zona. Una brocca stretta al petto, il volto scavato dalle notti insonni, e nel cuore la disperazione di chi, per dare una speranza ai suoi parenti, sarebbe pronto a tutto, persino a rinnegare il dio nel cui nome era stato battezzato e che per anni aveva servito fedelmente facendo il sacrestano, Juan Diego stava scendendo il versante occidentale del Cerro de San Lorenzo, facendoci strada tra i fitti pini ocote.
E fu proprio lì, nel cuore di quel bosco, che la vide.
Non era una donna normale, né era fatta di carne e di sangue: anzi, la sua pelle sembrava emanare una luce leggera che si spandeva tutt’intorno.
“Dio ti conservi, figlio mio. Dove vai?”, gli chiese lei con una voce intrisa di infinita dolcezza. E Juan Diego le rispose, con il cuore che gli martellava in petto: spiegò che era lì per prendere l’acqua del fiume sacro e portarla ai suoi cari, che erano divorati dalle febbri; e la donna scosse lentamente il capo, sorridendogli di un sorriso materno e comprensivo. Pronunciò solo due parole: “segui me”.
E lo condusse tra gli alberi di ocote, fino a una gola nascosta dalla roccia: lì sgorgava una sorgente di acqua limpidissima che Juan Diego, pur esperto di quelle zone, non aveva mai notato prima. “Quest’acqua guarisce”, gli spiegò la donna. “Una sola goccia può restituire la salute, non solo alla tua famiglia ma a tutti quelli che la berranno. Il mio cuore non sopporta la sofferenza. E allora bevi, figlio mio: e porta, e guarisci. Ma prima, ascolta”, gli disse, sollevando una mano per richiamare la sua attenzione alle più alte cose: “quando tornerai in città, va’ dai frati del convento e dì loro che in questo bosco troveranno la mia effige. Se la porteranno alla cappella di San Lorenzo, io stessa manifesterò le mie perfezioni”.
Juan Diego, col cuore che sembrava volergli esplodere in petto, promise che l’avrebbe fatto; e mentre la donna si allontanava, riempì la sua brocca alla sorgente.
E l’acqua fece ciò che era stato detto: guarì i suoi; poi guarì altri; e poi guarì tutto il villaggio.
Il giorno seguente, il pastore bussò alla porta del convento e riferì ai frati quanto era accaduto.
I religiosi lo interrogarono tre volte, lo sommersero di domande allo scopo dichiarato di metterlo in difficoltà… e infine dovettero ammettere a se stessi che doveva esserci qualcosa di vero nella stramba storia raccontata da quel bovaro, che nemmeno una volta s’era contraddetto o aveva esitato nel narrare l’accaduto. Decisero di seguirlo fino al bosco di ocote, là dove l’uomo sosteneva che la donna si fosse manifestata; e a loro s’unirono decine degli abitanti del villaggio, smaniosi di vedere dove si trovasse quella fonte d’acqua che aveva curato tutti i loro mali.
E, quando tutti si trovarono nel pieno del bosco: ecco, contemplarono il prodigio. Un ocote stava bruciando, completamente avvolto dalle fiamme, dalle radici fin su alle fronde; ma il fuoco era immobile, come congelato nel gesto stesso dell’incendiare. Non c’era fumo, non c’era il calore: c’era solo un’esplosione di luce, come quando si guarda il sole in un quadro.
L’indomani, i francescani tornarono. Le fiamme erano svanite: il tronco dell’ocote era annerito ma intatto. Sotto gli occhi del padre guardiano, un giovane abbatté l’albero, e… nel cuore del pino, come se fosse stata custodita solamente da un sottile strato di corteccia, trovarono una immagine della Vergine a grandezza naturale, intagliata nello stesso legno d’ocote che le aveva fatto da scrigno.
Il padre guardiano ordinò che la statua fosse condotta in città attraverso la più solenne delle processioni: dispose che gli indios che erano lì presenti tagliassero rami di ocote e le facessero strada così come i cittadini di Gerusalemme avevano fatto coi rami di palma per accogliere l’arrivo di Gesù. Seguivano i frati, che al canto delle litanie trasportavano la statua su una portantina che era stata costruita col legno del boschetto.
La chiesa di San Lorenzo spalancò le sue porte e, con buona pace del santo bruciato sulla graticola, la statua del martire fu rimossa dalla nicchia per lasciare un posto di riguardo alla Signora che aveva fatto arretrare la peste con una sola goccia: era il 12 maggio 1541, e da lì la sacra effige si mosse solamente per ricevere una più acconcia sistemazione all’interno della chiesa che fu prontamente costruita per accoglierla. Ancor oggi il santuario di Nostra Signora di Ocotlán si erge, splendido nel suo ridondante stile churrigueresco, sulla collina di fronte la città di Tlaxcala, nella zona centrale del Messico.
***
Praticamente sconosciuta qui in Europa (onestamente: voi avevate mai sentito questa storia? Io no), la Madonna di Ocotlán è invece amatissima dalle genti messicane, seconda in popolarità solo alla Vergine di Guadalupe. Benvoluta sempre, viene festeggiata in modo particolare nel primo e terzo lunedì di maggio, quando l’effige lignea viene rimossa dalla nicchia e portata in processione; e del tenore dei festeggiamenti che si tengono in quei giorni, oggi vi dà conto anche Mani di pasta frolla proponendovi sul suo blog la ricetta d’una bevanda che viene tradizionalmente consumata in quei frangenti.
Dal canto mio, meglio sarà ch’io mi dedichi piuttosto a qualche breve approfondimento sul contesto socio-culturale in cui ebbe luogo l’apparizione. La prima stesura (giunta fino a noi) di un resoconto dettagliato dei fatti è decisamente tarda, a dire poco: se la Vergine si mostra a Juan Diego nel 1541, è solo in occasione del duecentesimo anniversario dell’apparizione che la vicenda viene messa per iscritto da un certo Loaizaga, cappellano della chiesa che custodiva la sacra effige. Abbiamo però buone ragioni per credere che Loaizaga non stesse lavorando (troppo) di fantasia: esistono testimonianze risalenti a tutto il secolo precedente a dimostrare che, effettivamente, una devozione a una (non meglio precisata) Madonna di Ocotlán esisteva per davvero, nella zona di Tlaxcala.
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In lotta feroce con gli Aztechi da ben prima che Colombo sbarcasse sulle coste americane, i Tlaxcaltechi avevano accolto come una manna dal cielo l’arrivo di quegli strani navigatori dalla pelle chiara che promettevano protezione militare e armi più potenti a chiunque fosse stato disposto ad allearsi con loro. Il popolo di Tlaxcala fece fronte unico con Cortés per combattere il comune nemico azteco, stringendo coi conquistadores un rapporto di proficua collaborazione che facilitò di molto il lavoro dei frati che vennero inviati nel Nuovo Mondo per convertire quelle genti così servizievoli. Nel 1524, i doce franciscanos rimasti celebri nella memoria locale giunsero in Messico e furono amichevolmente accolti nel palazzo di Maxixcatzin, uno dei più importanti leader della comunità nativa della zona; entro una quindicina d’anni, i religiosi erano già riusciti nella loro impresa di distruggere i templi e gli idoli pagani, di edificare chiese cattoliche al loro posto e di imporre profondi cambiamenti sociali a una popolazione che non era ancora convertita in maniera uniforme… ma già andava per la buona strada.
Fu, in quel caso, un’evangelizzazione singolarmente rapida, per quanto colpevole di quella che oggi probabilmente definiremmo “appropriazione culturale”. Ci spiega Hugo Nutini nel suo studio su Syncretism and Acculturation, un articolo ormai datato (1976) ma non per questo da buttare: «i frati compresero fin dall’inizio […] che, per quanto ci si potesse dar da fare nella costruzione di chiese e nella creazione di un clima socio-politico adatto a trasmettere la dottrina cattolica, il successo della missione evangelizzatrice sarebbe dipeso in ultima istanza dalla corretta comprensione della religione indigena, così da individuare dei punti di contatto che potessero essere spiegati ai Tlaxcaltechi in modo diretto ed efficace».
Là dove, in altri tempi e in altri luoghi della Storia, i missionari avevano deciso di fare tabula rasa della religione antica per poi costruire su terra vergine le fondamenta della loro Chiesa, i francescani del Messico decisero spesso di sovrascrivere, se non addirittura di reinterpretare. E, in tal senso, sarebbe miope parlare della Madonna di Ocotlán senza far notare che, quando la Vergine si manifestava a Juan Diego, «sul promontorio di Ocotlán, a sud della piccola valle in cui si trova la città, sorgeva un santuario dedicato al culto della dea Xochiquetzalli, protettrice delle arti, dei fiori e dei giochi. Si trattava probabilmente della divinità più venerata nell’area di Tlaxcala», e «le festività associate al culto di Xochiquetzalli si caratterizzavano per un’interessante convergenza con le feste primaverili che nell’Europa cristiana venivano celebrate nel mese dei fiori e che a partire dal Medioevo avevano cominciato a essere collegate alla Vergine Maria».
«In quanto patrona delle arti e dei fiori, Xochiquetzalli era una divinità benevola. Secondo la tradizione, si manifestava a individui particolarmente meritevoli comparendo all’interno di un albero di pino ocote in fiamme, concedendo al fortunato tutto ciò che lui avrebbe osato chiederle. […] Si tratta di un fatto importante, che i frati dovevano certamente conoscere quando promossero la continuazione del culto di Xochiquetzalli nel culto della Vergine di Ocotlán».
Qualcuno dei miei lettori potrebbe forse essere tentato di derubricare queste notiziole a provocazioni da antropologo ideologizzato, volte magari mettere in ridicolo la fede cristiana. Ecco, no, non è proprio così: nel senso che le somiglianze tra la Vergine di Ocotlán e la dea Xochiquetzalli erano così evidenti da balzare all’occhio anche ai religiosi dei secoli passati. Nel 1747, il francescano Martín Sarmiento de Hojacastro osservava candidamente che «l’apparizione della Vergine a Juan Diego fu un evento provvidenziale che aiutò immensamente i frati nella conversione e nella catechizzazione degli indigeni, giacché la Vergine Maria, nella sua bontà, scelse di apparire a Juan Diego in un modo che fosse facilmente comprensibile non solo per lui, ma per l’intera popolazione indigena. Lo sguardo di fra’ Martín», continua Nutini, «è così acuto da permettergli di affermare che, sebbene lui non sia del tutto certo se Juan Diego abbia realmente visto e parlato con la Vergine Maria, e non magari con qualche altro spirito del passato pagano (il frate non menziona specificamente Xochiquetzalli), ciò non ha davvero importanza. Infatti, se anche gli indigeni, nel rendere omaggio all’apparizione, hanno in mente qualcosa che non è del tutto cristiano (per essere espliciti: se hanno stanno confondendo la Vergine con Xochiquetzalli), alla fine tutto sarà loro chiaro, e comprenderanno veramente cosa rappresenti la Vergine Maria».
Correva l’anno 1747, a dimostrare una volta in più, con questa strana storia, che la Storia sa come sorprendere.
Per approfondire:
Hugo G. Nutini, Syncretism and Acculturation: The Historical Development of the Cult of the Patron Saint in Tlaxcala, Mexico (1519-1670), in: Ethnology (3/1976)
Francesca
@Lucia. Non in topic con l’articolo qua sopra ma in topic con i tuoi campi di indagine.
Forse il seguente evento potrebbe essere di tuo interesse… Non so.
Ti linko la breve presentazione / spiegazione di Jimmy Akin riguardo il suo intervento all’interno dello stesso + una panoramica storica a beneficio degli ascoltatori.
https://youtu.be/nPIzjBn2GOM?si=yYdP5Wc9-f5pQbgz
[ Video: Our online Christian Parapsychologist 50th Anniversary Conference will be held on Saturday 28th June.
Matt Arnold talks to Jimmy Akin about his talk at the conference – Spirit Communication: A Fresh Appraisal ]
p.s. ….certo, la mia curiosità sarebbe anche sapere se tu concordi con la panoramica storica generale fornita da Jimmy Akin. Io direi di sì… Però appunto, non so se questo è esattamente il tuo approccio o se tu lo inquadreresti diversamente.
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Lucia Graziano
…ok. Dopo circa un anno che non voglio definire “tremendo” perché le disgrazie vere della vita sono altre, però insomma impegnativo 😅, finalmente sto recuperando tutti i video (interessantissimi e bellissimi, mi scuso davvero per non aver avuto il tempo di vederli prima!) che mi hai linkato in questo periodo. Grazie mille! Per inciso, dopo aver visto questo sono già sulla pagina del Rhine Education Center per vedere quali sono i corsi tenuti da Jimmy Akin 😂
Dunque, sì: con la panoramica storica generale, io concordo abbastanza. E dico di più, facendo i classici tre esempi che faccio sempre quando si parla di questi temi:
E stiamo parlando di fatti MOLTO vicini a noi storicamente, non di eventi riportati da cronisti medievali che dici “e vabbeh, vivevano in un mondo così lontano dal nostro che è impossibile fare seri paragoni”. In due di questi casi, le apparizioni pseudo-spiritiche non hanno pregiudicato il processo di canonizzazione del santo; nel terzo caso, al vescovo di Roma è andato benissimo che in una chiesa della sua diocesi sul Lungotevere venisse allestita ‘sta collezione di reperti semi-horror (a vederla coi nostri occhi moderni). E ripeto, stiamo parlando di cose successe centocinquant’anni fa o giù di lì.
Quindi sì, penso sia innegabile che, fino a praticamente l’altroieri, la Chiesa cattolica avesse sul tema una sensibilità molto “aperta” e, tra l’altro, radicalmente diversa rispetto a quella attuale (sono convinta che se io andassi da un prete a dirgli “ehi, l’anima purgante del mio amico morto mi è apparsa nottetempo per dirmi delle cose!”, come aveva fatto a suo tempo don Bosco, mi verrebbe probabilmente consigliato di parlare con un esorcista perché quella non era di certo l’anima del tuo amico).
A differenza di Jimmy Akin, io probabilmente non ricorrerei ai termini di “parapsicologia” e di “spiritismo” per descrivere questi fenomeni (quelli che la Chiesa cattolica contemplava come possibili) perché ho l’impressione che questi due termini siano ormai troppo strettamente associate alle dottrine dello spiritismo propriamente detto (quello che nasce a fine ‘800 e poi fa il boom a inizio ‘900). E quello sì, aveva effettivamente dei contenuti non compatibili con la teologia cattolica; penso anche (anche se non ho mai approfondito) che sia stata proprio la diffusione dello spiritismo “eretico” a spingere la Chiesa a fare un netto dietrofront su tutte quella manifestazioni che fino a poco prima aveva tollerato se non incoraggiato. Come a voler prendere le distanze da una filosofia/religione in rapida espansione (all’epoca) e del tutto incompatibile col cattolicesimo.
Però, che fino a fine ‘800 (che è praticamente l’altroieri) queste cose fossero assolutamente contemplate e persino considerate segno di santità manifesta… cioè, è abbastanza incontestabile, ecco 😐
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Francesca
Ciao Lucia, rieccomi 😇 . Avevo ricevuto e letto praticamente subito la tua risposta ma in quel momento, in quei giorni e nei giorni a seguire… ero io a trovarmi in periodo impegnativo 🥴
Ora finalmente un po’ più “calmina” per poter rispondere e soprattutto ringraziarti per la tua cura nella risposta, molto apprezzata.
Dunque: number 1, 2 and 3 . Credo di avere appreso quei fatti, negli anni, proprio da te. I primi 2 sono sicura (e quell’episodio di Don Bosco era pure nel libretto di “halloween cattolico” che avevi creato a suo tempo). Sul terzo non ricordo bene perché l’ho letto un po’ in giro da più fonti in rete.
A quei fatti ne aggiungerei un altro, abbastanza recente (un ritorno e una rivalutazione della tematica? Maybe) . L’ho scoperto solo un paio di giorni fa e mi son detta Lo devo dire a Lucia 😄 …che magari lo conosce già àvoglia 😁 beh, comunque: sfogliando un librettino con le principali preghiere cattoliche redatto di recente e dato alle stampe da edizioni San Paolo trovo alla fine anche qualche preghiera “aggiunta” a quelle tradizionali… Tutto ok per tutti gli autori, molto conosciuti (esempio Papa Francesco) eccetto una suora che non conoscevo affatto. Quindi faccio qualche ricerca online e trovo una storia interessante che si ricollega al discorso che stavamo facendo (ci sono anche due libri disponibili su amazon che si aggiungono alla mia lista utopistica ma speranzosa). Per darti un’idea eccoti il link con il racconto (scritto) di un paio di episodi su sr Erminia Brunetti che presumo essere estratti da uno di quei libri… (ma il sito non dice niente sulla fonte purtroppo) . Comunque:
https://share.google/XEv4y0mOs5FH9NBq2
“intanto la consorella, spaventata, cercava di fuggire dalla finestra”
(nota: capisco la consorella… Mi sono fatta una risata …mentre pensavo che forse avrei reagito allo stesso modo… Cioè: l’expertise ce l’aveva suor Brunetti e tutti intorno a lei, a quanto pare, riconoscevano i fenomeni che le accadevano e le sue capacità nel gestirli… Ma altre persone che ci capitavano “per caso” mica potevano sempre sapere cosa fare in certi frangenti).
Ok. E questa era una info che volevo passarti nel caso la volessi valutare.
Su Jimmy Akin e quella parte (è solo una parte) dei suoi interessi che ha sviluppato anche professionalmente (con la sua fetta di fedelissimi che lo seguono in quel settore più specifico – che non coinvolge solo cattolici o solo cristiani o solo credenti) magari aggiungo qualcosa più tardi 🙂 .
Intanto: GRAZIE ☺️
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Francesca
Intermezzo sulle torte di mele nel medioevo. Sempre di recente sono incappata in questo youtuber. Il suo racconto sta tra lo storico e il romanzato con qualche battutina simpatica. Da notare: pronuncia benissimo i termini non inglesi. Altra annotazione: tra i commenti c’è chi dice di ricordare bene i propri nonni che nello Yorkshire chiamavano (ancora) “spice” lo zucchero… Mentre altri commentatori contestano a ‘sto youtuber il fatto che lo zucchero fosse considerato spezia in tempi antichi…
In ogni caso… Ho trovato MOLTO interessante questa presentazione, inclusa la prova in cucina e l’assaggio 😄 . E di nuovo mi ha ricordato te e la tua amica che realizza le ricette in collaborazione
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Francesca
Aggiungo:
cheesecake papale di zucca. Epoca più vicina a noi. Ricetta vera / documentata (o almeno, non ho motivi per dubitare, vista la facilità di reperibilità dei documenti e della loro interpretazione, in questo caso)
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Francesca
@Lucia. Su Jimmy Akin
“A differenza di Jimmy Akin, io probabilmente non ricorrerei ai termini di “parapsicologia” e di “spiritismo” per descrivere questi fenomeni (quelli che la Chiesa cattolica contemplava come possibili) perché ho l’impressione che questi due termini siano ormai troppo strettamente associate alle dottrine dello spiritismo propriamente detto (quello che nasce a fine ‘800 e poi fa il boom a inizio ‘900)”.
Sulla terminologia di Jimmy ci sarebbe un’osservazione da fare, ma tieni presente che io non ne so abbastanza (cioè seguo Jimmy nel suo lavoro più tipico che è quello di referente da decenni per Catholic Answers, più lo stesso lavoro che fa anche “in proprio” con il suo sito e canale più recenti).
Invece, per l’ambito della “parapsicologia” [ che è uno dei suoi maggiori interessi di studio dopo il suo lavoro e missione principali come laico cattolico ] una relazione diretta con cristianesimo e cattolicesimo non sono sempre presenti – pur privilegiando egli come cattolico gli studi (“indipendenti”) sull’immortalità e la vita delle anime post mortem.
La mia prima osservazione: un’espressione di sicuro scelta da lui personalmente è Mysterious World, e ci ha intitolato un settore del suo canale, molto seguito, nel quale si occupa di fenomeni “strani”, sufficientemente documentabili ma non necessariamente e non sempre collegati al cristianesimo. Si tratta di un ambito in cui Jimmy si caratterizza per essere in generale abbastanza scettico (compresi i fatti strani “religiosi” di cui si occupasse). Questo suo rigore diventa naturalmente una garanzia quando per alcuni fatti si pronuncia dicendo che secondo lui c’è abbastanza per poter dire che ci sia “qualcosa” (di bene o di male) negli eventi analizzati.
La mia seconda osservazione: ad un certo punto della sua vita è entrato a far parte di quell’Associazione (o Centro) di parapsicologia (aconfessionale) che era già esistente di suo e già con le sue proprie regole, terminologie e linguaggi. La sua scelta [questo lo so perché l’ho udito da lui] è stata fatta sulla base della rigorosità scientifica dei metodi utilizzati dall’Associazione, nella quale una delle finalità è proporsi al mondo scientifico per entrarci finalmente un giorno in modo legittimo a tutti gli effetti dimostrando che essi utilizzano solo ed esclusivamente parametri scientifici. In altre parole, penso che per Jimmy l’importante sia questo e che possa sorvolare sulla terminologia (casomai non la condividesse). L’altra sottolineatura è che ho seguito un esperimento al quale ha collaborato con il Centro (nota: ne ho seguito uno solo) il quale mi ha confermato di nuovo, se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, che il sig. Akin è… Più rigoroso e più scettico perfino rispetto ai parametri già rigorosi che gli sono imposti lì.
Per dire: se nella dottrina, nella teologia cattolica, nell’esegesi biblica e nell’apologetica il nostro è abbastanza pignolo in fatto di terminologia… Entrando in campo più “laico” in quell’associazione aconfessionale mi sembra di poter interpretare che ha accettato la terminologia e i linguaggi che ha trovato, privilegiando le procedure scientifiche che andava cercando e i fatti di cui si occupano (cioè non si occupano di parapsicologia di ogni “sentito dire”, se non per confutarla in breve, senza pietà). Mia opinione e mia interpretazione.
(…) “termini siano ormai troppo strettamente associate alle dottrine dello spiritismo propriamente detto (quello che nasce a fine ‘800 e poi fa il boom a inizio ‘900).
E quello sì, aveva effettivamente dei contenuti non compatibili con la teologia cattolica; penso anche (anche se non ho mai approfondito) che sia stata proprio la diffusione dello spiritismo “eretico” a spingere la Chiesa a fare un netto dietrofront su tutte quella manifestazioni che fino a poco prima aveva tollerato se non incoraggiato. Come a voler prendere le distanze da una filosofia/religione in rapida espansione (all’epoca) e del tutto incompatibile col cattolicesimo”.
Ne so MOLTO meno di te, ma a naso mi pare che la storia sia proprio questa. E d’altra parte… In molti ambienti il problema non così raro è ancora OGGI quello (cioè: ancora in troppi casi attuali non solo la persona senza istruzione cattolica ma anche gente apparentemente più “colta” la puoi trovare dalla cartomante, dalla generica “medium” o da personaggi che associano bibliomanzia & varie pratiche non trovando essi niente di strano rispetto alla pratica della fede cattolica).
“Però, che fino a fine ‘800 (che è praticamente l’altroieri) queste cose fossero assolutamente contemplate e persino considerate segno di santità manifesta… cioè, è abbastanza incontestabile, ecco”
Mi piacerebbe sapere il “giudizio” e la “gestione” delle doti di suor Erminia Brunetti da parte della Chiesa. Facendo brevi ricerche online non ho trovato indicazioni. Però c’è scritto che nel 1996 è morta “in odore di santità”.
Tuttavia vorrei sapere se anche la Chiesa concorda con tale affermazione. Potrebbe essere un segnale… in qualche modo.
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Francesca
Aggiornamento. Appena pubblicato il video con la registrazione dell’intervento di J Akin alla conferenza di cui si parlava più sopra
Non l’ho ancora visto ma mi fido e te lo linko in caso fossi interessata
p.s. sono abbastanza curiosa anch’io di sentire l’approccio adottato in questo caso e contesto
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