Perché facciamo così poca memoria delle epidemie? (Tre anni dopo)

Oggi, 18 marzo, è la giornata nazionale in memoria delle vittime del coronavirus, istituita nel 2021 «al fine di conservare e di rinnovare la memoria di tutte le persone che sono decedute a causa di tale epidemia».

Ma (con l’ovvia esclusione dei doverosi tributi istituzionali), qualcuno di voi ha la percezione che si tratti di una ricorrenza particolarmente sentita dalla popolazione?

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No, la Chiesa non ha inventato san Valentino per soppiantare i Lupercali. Davvero.

Mi metto alla scrivania con la disperata rassegnazione di chi è conscio d’essere voce di uno che grida nel deserto, ma questa cosa va detta a chiare lettere: no, non è vero che la festa di San Valentino fu istituita dalla Chiesa dei primi secoli per soppiantare i riti pagani dei Lupercali.

È sicuramente vero che la Chiesa dei primi secoli cristianizzò molte feste pagane, ma oggettivamente San Valentino non è una di queste.

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Alla ricerca del Natale autentico dei bei vecchi tempi andati

«Festa di èlite allargatasi alle masse, ricevimento per adulti trasformato in party per bambini, ricorrenza pubblica da vivere a livello comunitario poi diventata momento di incontri familiari»: così Judith Flanders descrive l’evoluzione che il Natale ebbe lungo i secoli, sottolineando che forse «è proprio questo ciclo di morte e di rinascita a essere il cuore stesso di Natale».

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Cosa resta dell’amor cortese

“Una primavera precoce, con la freschezza dell’aria che conserva ancora un sentore di neve. Ma una primavera a cui non seguirà l’estate”.

Così, nel 1971, Henri-Irénée Marrou definiva la breve esperienza poetica dei trovatori occitani che per primi cantarono l’amor cortese.

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Gli storici negazionisti per cui la peste del ‘300 non c’è mai stata

Fa ridere, eh?
Messa così, sembra follia assoluta. Chi mai potrebbe dubitare che le disastrose epidemie di peste che hanno flagellato l’Europa fossero qualcosa di diverso da – beh – epidemie di peste?

Un sacco di storici me compresa, fino a qualche anno fa, quando un paio di ricerche scientifiche incontestabili hanno ufficialmente messo fine a ogni possibile forma di scetticismo. Credeteci o no: ma fino al 2010 (o giù di lì) era perfettamente possibile trovare storici (di tutto rispetto) capaci di sostenere tesi negazioniste.

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Perché facciamo così poca memoria delle epidemie?

Le vittime dell’influenza spagnola sono decisamente più numerose delle vittime della Prima Guerra Mondiale. Eppure, esistono ad oggi circa ottantamila libri dedicati alla Grande Guerra e circa quattrocento dedicati alla Spagnola.

Le epidemie tendono ad essere ricordate poco e male dalla memoria storica collettiva. Ma perché succede questo?

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