No, la Chiesa non ha inventato san Valentino per soppiantare i Lupercali. Davvero.

Mi metto alla scrivania con la disperata rassegnazione di chi è conscio d’essere voce di uno che grida nel deserto. Eppure, metti caso che nel deserto ci sia qualche locusta d’ampie vedute che è disposta a mettere in discussione tutte le sue certezze: costei potrebbe forse beneficiare del post che sto scrivendo. Anche se temo che le locuste non abbiano l’abitudine di consultare i blog.

Diciamolo a chiare lettere: no, non è vero che la festa di San Valentino fu istituita dalla Chiesa dei primi secoli per soppiantare i riti pagani dei Lupercali. È sicuramente vero che la Chiesa dei primi secoli cristianizzò molte feste pagane, e personalmente tendo a trovare francamente risibili gli sforzi di quegli apologeti che si industriano a dire il contrario, spesso a costo di negare l’evidenza (e chissà poi perché. Anche in una prospettiva confessionale, non mi pare mica che ci sia da vergognarsi). Però San Valentino ha oggettivamente una storia a parte: di feste cristiane che furono create per soppiantare riti pagani è pieno il nostro calendario, ma San Valentino non è una di queste.

E vi dirò di più: la Chiesa medievale riteneva che fosse un’altra, la festa di febbraio che era stata inventata ad hoc per soppiantare i Lupercali. Cerchiamo di andare un po’ più a fondo nella questione, immaginando una conversazione tra Una Che Grida nel Deserto e una Locusta di Larghe Vedute.

***

Locusta di Larghe Vedute: Ma come! I Lupercali! L’antica festa pagana a base di nudità rituale, con gestualità volta a propiziare la fertilità femminile! Vuoi negare che esista una continuità fra ‘sta roba pagana e i rituali di accoppiamento che voialtri umani state preparando per stasera, con cioccolatini a forma di cuore e mazzi di rose rosse?

Una Che Grida nel Deserto: E che ti devo dire, locusta mia. Si vede che verso metà febbraio gli umani cominciano a sentire la primavera e sentono il bisogno antropologico di strapparsi i vestiti di dosso. Sì, nego che vi sia una continuità tra i Lupercali dell’Antica Roma e la festa di San Valentino, per la valida ragione che la ricorrenza del 14 febbraio comincia a essere associata all’amore solamente nel XIV secolo, e oltretutto solo in Inghilterra (e non altrove). Come me li giustifichi, un silenzio più che millenario e un balzo chilometrico oltre il Canale della Manica, per una tradizione che veniva anticamente praticata a Roma, sul colle del Palatino, e che secondo la tua interpretazione riemerge 1000-e-passa anni dopo nell’Inghilterra sudorientale, così senza motivo, de botto e senza senso?
Se si vuole seriamente fare storiografia, funziona che si tende a dar per buona l’ipotesi più economica (in questo caso: San Valentino e i Lupercali non sono collegati), e che se qualcuno vuole sostenere una tesi che non si basa sull’ipotesi più economica è a suo carico trovare prove a sostegno delle sue affermazioni. In questo caso, si fa tanto parlare sui social circa una parentela tra San Valentino e i Lupercalia, ma di prove serie non ne sono state portate mai.

Locusta di Larghe Vedute: Sono confusa. San Valentino è un santo del IV secolo, vissuto proprio nel periodo in cui il cristianesimo cominciava a soppiantare la religione pagana. Se, non appena lui è morto, qualcuno ha cominciato a scrivere nelle sue agiografie la storiella del vescovo che celebrava i matrimoni di quegli innamorati la cui relazione era osteggiata dalle famiglie, per mettere i genitori di fronte al fatto compiuto…

Una Che Grida nel Deserto: Noooope! “Non appena lui è morto”, nessuno al mondo s’è sognato di inserire nelle agiografie di san Valentino questa storiella. E sai perché ci vuole davvero un niente a smontare questa tua affermazione?

Locusta di Larghe Vedute: Ohibò, mi cogli impreparata.

Una Che Grida nel Deserto: Intanto, perché le agiografie dei primi secoli si sono conservate, in molteplici copie, e non c’è scritto dentro nulla di neanche lontanamente simile. Non si parla di fidanzamenti ostacolati e non si parla di amore in generale: il tema sentimentale non è proprio presente, in nessuna delle possibili declinazioni. Di fidanzati, manco l’ombra.
Ma soprattutto: nei primi secoli, non erano i ministri di culto a celebrare i matrimoni. I cristiani non si sposavano in chiesa; era proprio inesistente la liturgia matrimoniale. Si sposavano davanti al notaio, contraendo un atto civile a tutti gli effetti. Dopo, al massimo, e solo se ne sentivano il bisogno, andavano dal prete per chiedergli di benedire la famiglia nascente. Ma la cosa non aveva alcun effetto civile, non costituiva “il matrimonio”, e non avrebbe minimamente risolto il problema degli ipotetici fidanzati che san Valentino avrebbe sposato contro il volere delle famiglie. A quelli, se proprio, sarebbe servito un notaio compiacente. Un prete poteva solo fargli pat-pat sulla spalla, in quell’epoca.

Locusta di Larghe Vedute: Eh ma allora? La leggenda di San Valentino che sposa gli innamorati, da dove spunta?

Una Che Grida nel Deserto: Nasce nel XVII secolo: epoca in cui, in molte aree del mondo, la festa del 14 febbraio era già stata associata all’amore. E, naturalmente, epoca in cui la prassi di sposarsi in chiesa era più che ampiamente consolidata e la gente non trovava nulla di strano nella storia edificante del buon vescovo che sposa gli innamorati ostacolati. La diocesi di Terni spiega anche che, sebbene la leggenda fosse seicentesca, a darle particolare vigore fu un ritrovamento archeologico del 1911. Scavi archeologici condotti nella zona di Terni portarono alla luce la tomba di un uomo e una donna che erano stati sepolti assieme, entrambi indossando un bracciale nuziale. Alla gente dell’epoca piacque tantissimo fantasticare sulla loro identità, divertendosi a immaginarli come i due innamorati che san Valentino aveva unito in matrimonio e che evidentemente erano morti di lì a poco, magari perché vittime di una persecuzione anticristiana. Fu soprattutto quell’evento a dare forte diffusione alla leggenda.

Locusta di Larghe Vedute: Ma scusa. E allora vorresti credere che la gente si è inventata ‘sta associazione tra san Valentino e gli innamorati così a muzzo? E che le agiografie a tema son venute dopo? Ma ti pare logico?

Una Che Grida nel Deserto: In effetti non tanto, cioè gli agiologi concordano nel dire che ci sono alcuni passi poco chiari in questa intera storia. Ne avevo parlato più diffusamente in quest’altro post, che cerca di fare il punto sul dibattito storiografico sulla questione e che secondo me mi è ben riuscito: leggilo, se ti interessa il tema.
Certo è che, nel 1382, Geoffrey Chaucher componeva un poema nel quale scriveva che «nel giorno di san Valentino, gli uccelli scelgono il loro compagno per la stagione», e che un corpus documentario contenente la corrispondenza di una famiglia del Norfolk del XV secolo testimonia che, almeno in quella zona dell’Inghilterra, la tradizione di associare all’amore la data del 14 febbraio era effettivamente nota e diffusa negli anni ’70 del Quattrocento. E di questo corpus ho parlato altrove, in un altro articolo secondo me piuttosto ben riuscito.
Onestamente, non si capisce bene come sia nata questa usanza. Le più antiche fonti in nostro possesso sembrano farne una questione principalmente climatica, sottolineando che verso la metà di febbraio la natura si risveglia e gli uccellini cominciano a formare le loro coppie. È possibile che quella del 14 febbraio sia stata inizialmente scelta come data convenzionale per indicare un periodo di metà mese (anche se, onestamente, è solo una delle ipotesi).

Locusta di Larghe Vedute: Non ti credo! Per me, è una cristianizzazione del rito pagano dei Lupercali.

Una Che Grida nel Deserto: E daje. Guarda, ne parlavo qualche settimana fa anche in uno dei miei articoli su Aleteia. Questa teoria non è proprio plausibile, e sai perché? Perché lungo tutto il corso del Medioevo e della prima età moderna, gli storici ritenevano che fosse un’altra la festa liturgica nata come cristianizzazione dei Lupercali.

Locusta di Larghe Vedute: Non capisco.

Una Che Grida nel Deserto: Fino al XVII secolo circa, c’era la comune convinzione che fosse la festa della Candelora, quella del 2 febbraio, a essere sorta come cristianizzazione dei Lupercali. Come se la Chiesa avesse voluto porre l’accento sulla Purificazione della Beata Vergine Maria, e dunque sulla compostezza ordinata di una famiglia “come Dio comanda”, per contrappore la sobrietà di quel nucleo familiare al disordine dei riti pagani orgiastici. L’idea veniva attribuita a papa Gelasio, in realtà senza fondamento: è certamente vero che papa Gelasio, nel V secolo, spese parole dure nei confronti dei Lupercali lamentandosi di come persino i cristiani continuassero a festeggiarli, ma la festa della Candelora era nota già da almeno un secolo a Gerusalemme, dove s’era probabilmente originata. Però questa falsa attribuzione (che comunque io ho ancora ritrovato su un’enciclopedia pubblicata in Austria nel 1857, per dire…) è comunque interessante, perché ci dimostra che lungo tutto il corso del Medioevo nessuno si sognò di associare San Valentino ai Lupercali! L’associazione è molto, molto più tarda.

Locusta di Larghe Vedute: Sono confusa. E allora chi se la sarebbe inventata, questa associazione? Perché dovrai ammettere che è un’associazione convincente!

Una Che Grida nel Deserto: Ammetto senza fatica che è un’associazione molto seducente, e anche molto verosimile se non approfondisci un po’ la Storia.
Ma, per rispondere alla tua domanda, in questo caso abbiamo nome e cognome del colpevole. È Alban Butler, sacerdote e agiografo inglese che tra il 1756 e il 1759 diede alle stampe un trattato monumentale titolato The Lives of the Fathers, Martyrs and Other Principal Saints, che ancor oggi è un testo immancabile per tutti gli storici dell’agiologia. È fra quelle pagine, per la prima volta in assoluto, che si trova la nozione di San Valentino come festa istituita per sostituire il costume pagano dei Lupercali.
Da notare peraltro che Butler non fa riferimento alla leggenda di san Valentino come ausiliatore dei fidanzati infelici, quella che va per la maggiore ai giorni nostri. Lui si riferisce piuttosto alla tradizione (effettivamente molto in voga nella sua Inghilterra) di scambiarsi lettere d’amore e piccoli biglietti d’auguri il 14 febbraio.
Questa specifica consuetudine, secondo lui, è la cristianizzazione di un’antica usanza pagana che gli Antichi Romani ponevano in essere nel giorno dei Lupercali (e che in realtà non è storicamente attestata), ovverosia quella di scrivere su piccoli foglietti il nome della fanciulla che volevano sedurre, facendolo poi bruciare su una pira per infiammare il cuore di lei in una sorta di magia d’amore portata avanti mediante l’invocazione di divinità pagane.
A questa specifica consuetudine, secondo Butler, si contrappose la Chiesa dei primi secoli, invitando i cristiani ad abbandonare questa pratica e a sedurre le proprie donne utilizzando mezzi umani. Tipo: invece di fare riti strani scrivendo nomi su bigliettini, scrivi su ‘sti biglietti parole d’amore e d’affetto e poi consegnali direttamente alla donna che ami, lasciando che il corteggiamento faccia il suo corso.
Sia chiaro: non c’è nulla di vero nella ricostruzione di Butler, e nessuno nell’Antica Roma faceva ‘sta roba il 14 febbraio. Ma resta il fatto che nessuno prima lui aveva pensato di tracciare un legame tra la festa di San Valentino e i Lupercali. L’enorme popolarità della sua opera contribuì ahinoi a diffondere la falsa convinzione.

Locusta di Larghe Vedute: Mh. Quindi la tua tesi è che tutto deriva dalle fake news messe in giro da un visionario pazzo?

Una Che Grida nel Deserto: Beh, non vorrei che adesso tu iniziassi a pensare a Butler come al primo idiota di passaggio. La sua opera fu lodevole per molti versi e ancor oggi viene utilizzata con profitto dagli studiosi. Però in questo caso sì: o perché era in cattiva fede, o per un reale fraintendimento, fu lui il primo a collegare San Valentino ai Lupercali.
O quantomeno, anche in questo caso vale il criterio metodologico di sostenere la spiegazione più economica. E la spiegazione più economica è che, ad oggi, non sono note altre attestazioni di questa convinzione prima di Butler; e come immaginerai bene, gli storici le hanno cercate in lungo e in largo. Ma niente.

Locusta di Larghe Vedute: Sono sbacalita dalla sorpresa. Le mie certezze vacillano. Non so che dire.

Una Che Grida nel Deserto: E allora continuerò a parlare io, raccontandoti quest’ultimo dettaglio, rilevante.
Il curatore della penultima edizione critica dell’opera di Alban Butler (ovverosia Herbert Thurston, agiologo di grande fama e di ancor maggiore esperienza) ha fatto notare che alcune tradizioni magico-folkloristiche simili a quella descritta da Butler sono esistite per davvero, nella Storia. Non venivano portate avanti dagli Antichi Romani durante i Lupercali, ma effettivamente intrattenevano molti adolescenti della prima età moderna, proprio nel giorno di San Valentino (che, ti ricordo, fin dal tardo Medioevo era stato associato alla festa dell’amore).
E ci furono, effettivamente, alcuni santi che presero posizione contro questa pratica. Per citare un caso celebre, san Francesco di Sales la sanzionò con durezza nel 1603, non appena divenne vescovo di Annecy. Effettivamente, ai suoi tempi, la pratica veniva portata avanti dai ragazzi della diocesi ogni 14 febbraio (del resto, il mio blog è pieno di resoconti di gente che faceva “piccole magie d’amore” in determinati giorni del calendario: all’epoca, erano giochi adolescenziali che andavano molto di moda). Ed effettivamente san Francesco di Sales sanzionò questo passatempo negli stessi modi che Butler attribuì erroneamente a imprecisati vescovi dei primi secoli – vietandolo con fermezza e invitando i giovani a scrivere lettere d’amore alle ragazze, e non strani bigliettini col retrogusto di voodoo.
Difficile dire, a questo punto, se quello di Butler sia stato un errore in buona fede, magari causato da un falso ricordo o da appunti poco ordinati, o se l’autore abbia deliberatamente detto il falso per chissà quale suo motivo, prendendo ispirazione da questa storia.
Ma, onestamente, la comunità accademica internazionale oggigiorno è abbastanza convinta di poter sostenere queste affermazioni: che l’usanza di festeggiare l’amore a San Valentino nacque nel tardo Medioevo nell’Inghilterra sudorientale (e certo non prima, e comunque non a Roma); che non nacque come cristianizzazione di una festa pagana di cui ormai s’era persa la memoria (soprattutto in Inghilterra); che il primo collegamento tra San Valentino e i Lupercali risale alla metà del XVIII secolo e che sono di poco antecedenti anche le leggende che lo vogliono protettore degli innamorati; e che se c’è un vescovo che davvero sanzionò i rituali dal sapore paganeggiante che venivano portati avanti il 14 febbraio, costui fu san Francesco di Sales a inizio Seicento, prendendosela con un costume dei giovani della zona.

Locusta di Larghe Vedute: Whoaaaaa. Non mi azzardo nemmeno a ribattere, perché mi sembra che tu sia oggettivamente più informata di me. Ma guarda te che storia!!!

Una Che Grida nel Deserto: Grazie, amica locusta. Avessero il tuo stesso atteggiamento intellettuale anche gli ominidi su Internet, il mondo sarebbe un posto migliore. Magari raccontala un po’ un giro, se puoi, questa storia. Metti che riusciamo a far chiarezza almeno nel mondo delle locuste?


La locusta, comunque, essendo savia ed assennata, mi ha correttamente chiesto un po’ di bibliografia per poter verificare le mie affermazioni. Questa è quella che le ho mandato:

  • Henry Ansgard Kelly, Chaucer and the Cult of Saint Valentine (Brill, 1986)
  • Jack B. Oruch, St. Valentine, Chaucer, and Spring in February (Speculum, vol. 56, n. 3, 1981)
  • Usi e costumi di tutti i popoli dell’Universo (Biblioteca Nazionale Austriaca, 1857)
  • Butler’s Lives of the Saints, edizione critica a cura di Herbert Thurston e Donald Attwater (1956; riedita ancora più recentemente a cura di David Hugh Farmer e Paul Butler)

5 risposte a "No, la Chiesa non ha inventato san Valentino per soppiantare i Lupercali. Davvero."

  1. Blumudus

    Credevo nulla potesse battere, nel mio senso di simpatetico straniamento, una locusta che dice “Ohibò, mi cogli impreparata”, ma poi la tapina usa un termine per me nuovo, dichiarandosi “sbacalita” e a quel punto ha vinto lei.
    Detto questo, a questo punto dopo vari controlli direi che si tratti di un falso ricordo: ero convinto che ci fosse stato un altro San Valentino che aveva in effetti in qualche modo aiutato degli innamorati, e non quello più famoso del 14 febbraio… ma probabilmente ho sovrapposto nella testa qualche storia differente.
    Ma ti comunico che è la prima volta, a mia memoria, che sento San Valentino collegato ai Lupercali. Sarà che non me ne sono mai interessato…

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  2. Umberta Mesina

    A me risultava che fosse il Carnevale ad aver sostituito i Lupercali.
    Secondo me, da qualche parte c’è un omino che inventa le notizie e che si è lasciato prendere la mano dalla sua tecnica inventiva.
    Potrebbe anche essere una donnina, naturalmente.

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