Tre infallibili tecniche medievali per scoprire se la donna che ami è ancora vergine

Scordatevi la scena del lenzuolo macchiato di sangue che viene steso fuori dal balcone dopo la prima notte di nozze. Quella ci fu davvero, ma in epoche più tarde: gli uomini del Medioevo erano dell’idea che non si dovesse dare troppo peso alla questione del sanguinamento, visto e considerato il fatto che ci sono mille-e-un modi per simularlo in modo convincente. I medici dell’epoca mettevano anche in guardia dalle tecniche più frequentemente utilizzate per ostentare una purezza in realtà perduta: la strada più banale era quella di fissare il matrimonio in una data che combaciasse con gli ultimi giorni del sanguinamento mestruale (ma «il sangue che deriva dalla corruzione della verginità arriva in quantità molto minori rispetto al sangue mensile, ed è di colore molto più chiaro» avvisava nel ‘200 Guglielmo da Saliceto). Ma esistevano anche tecniche più ingegnose, che passavano dal “infilare in loco un budello animale ripieno di sangue, sperando che si rompa al momento giusto” al “infilare in loro una sanguisuga poche ore prima del matrimonio, contando sul fatto che, durante la consumazione, l’attrito farà saltare la crosticina ancora fresca che avrà appena cominciato a formarsi sul luogo del salasso”.

Suppongo, dopotutto, che una donna debba fare ciò che una donna deve fare.

Certo, ci sarebbe stata la possibilità di sottoporre la fanciulla a una visita ginecologica prima del matrimonio, in modo tale da far valutare la sua integrità fisica. Alcune famiglie lo facevano davvero, ma guadagnandosi gli sguardi di disapprovazione di molti medici e di numerose autorità ecclesiastiche: gli intellettuali più assennati la ritenevano una pratica eccessivamente invasiva e, soprattutto, globalmente inutile, visto ci va ben poco a trovare una levatrice compiacente, corrompendola per farle dichiarare il falso. E comunque – sottolineavano fior fior di moralisti – l’integrità fisica della fanciulla non coincide necessariamente con la sua integrità morale: un esame ginecologico ben fatto poteva tutt’al più assicurare che la ragazza non fosse già stata messa incinta da qualcun altro, ma di certo non permetteva di fare valutazioni sulla sua condotta sessuale in senso più ampio. Detto brutalmente: ci son mille modi per fornicare e comportarsi da donnaccia anche salvaguardando l’integrità del proprio imene.

E, in realtà, v’erano anche delle motivazioni scientifiche che spingevano molti medici a dubitare della reale utilità di questi tipi d’esame. Strano ma vero: nel Medioevo, non tutti erano convinti della reale esistenza dell’imene (e anzi, ancora nel XVI e nel XVII secolo le aule universitarie ospitarono vivaci discussioni su questo tema). All’epoca, era socialmente atteso che una donna emettesse sangue durante il suo primo rapporto sessuale, ma il fenomeno poteva anche essere attribuito a cause diverse dalla rottura dell’imene; e infatti, la famosa “prova del lenzuolo insanguinato” cominciò a diffondersi solo nel momento in cui la comunità medica internazionale trovò finalmente consenso unanime circa la reale esistenza della membrana, avendo cura di informarne la popolazione.

Ma allora: se le visite ginecologiche erano da prendere con le pinze, se il sanguinamento dopo il primo rapporto sessuale poteva essere facilmente falsificato e se in ogni caso era cosa buona e giusta smascherare le finte vergini che ingannavano i loro sposi, come era possibile giungere a questo agognato risultato?

Ecco a voi tre metodologie imbattibili, in diretta dai testi medici del Medioevo.

1. La prima volta di una donna vergine deve fare un male boia. A lui.  

Se ne diceva assolutamente convinto Guglielmo da Saliceto, chirurgo piacentino del XIII secolo. Nel suo trattato De secretis mulierum, il medico non usava mezze misure: il primo rapporto sessuale con una donna vergine deve necessariamente essere doloroso anche per l’uomo che lo conduce, perché egli si troverà costretto a doversi fare largo in uno spazio che, per sua natura, è molto stretto e poco elastico (insomma, il problema non è una membrana: è proprio una questione di circonferenze, come quando cerchi di infilarti al dito un anello troppo stretto).

Gradualmente, il corpo femminile s’adatterà per venire incontro ai bisogni dello sposo, allargandosi e ammorbidendosi (e preparandosi del resto a far passare un intero neonato attraverso quello stesso spazio). Ma il primissimo rapporto sessuale con una donna vergine dovrebbe procurare una apprezzabile dose di dolore fisico anche al suo malcapitato partner: e se ciò non accadeva, c’era motivo di sospettare che la donna fosse già stata deflorata. Parola di chirurgo!  

2. Se non sente gli odori, è probabilmente vergine

(…anche se, nel dubbio, prima di andarci a letto, un tampone per il Covid io glielo farei fare).

Una delle più bizzarre tecniche per determinare la verginità di una fanciulla suggeriva di sottoporla a suffumigi, costringendola a respirare sostanze molto odorose – tipo il carbone. Non viene mai spiegato con esattezza perché questa roba avrebbe dovuto funzionare: ma v’era l’idea diffusa che una donna ancora vergine non sarebbe stata in grado di sentire gli odori che venivano vaporizzati attorno a lei nell’aria. Se invece li sentiva (o se negava di sentirli, ma si mostrava chiaramente infastidita a causa dell’afrore intenso), si poteva essere ragionevolmente certi circa la sua perduta verginità. A endorsare questo metodo, fra i molti, fu Niccolò Falcucci nell’Italia del ‘400, ma in realtà capitava con una certa frequenza che i suffumigi di sostanze particolarmente odorose fossero utilizzati per questo tipo d’indagine (e, con tecniche leggermente diverse, per verificare uno stato di gravidanza).

3. Se fa “pppssshhtt” quando urina, quella sì che è una brava ragazza!

Ma se proprio volete essere sicuri circa l’integrità fisica della vostra promessa sposa, adottare questo metodo imbattibile suggerito da Guglielmo di Saliceto: accompagnatela al bagno e poi appostatevi fuori dalla porta, per sentire che rumore fa la sua pipì. Quella delle donne vergini emette «un sibilo sottile» nel momento in cui esce dal loro corpo, mentre quella di una fanciulla che ha già conosciuto uomo si limita a scendere senza far rumore.

Se poi aveste modo di impossessarvi del pitale in cui s’è prodotta la fanciulla sibilante, potreste confermare i vostri sospetti con una accurata analisi delle urine. A detta del nostro Guglielmo, l’urina di una donna vergine è «lucida e chiara», spesso tendente al bianco. Al contrario, c’è di che inquietarsi se la ragazza che si dice pura emette urine torbide: nella stragrande maggioranza dei casi, ciò vuol dire che la donna ha recentemente avuto un rapporto sessuale, non è rimasta incinta, e ora il suo corpo sta espellendo per quella via i residui del seme maschile che è stato depositato in lei.

Ahò: Guglielmo di Saliceto ne era molto convinto. E anzi, citava anche un altro tratto che può talvolta assumere l’urina delle donne vergini: in alcuni casi, il liquido è così puro e limpido da diventare scintillante.

Ecco: se lei, quando va al bagno, sibila più d’un serpente a sonagli producendo chiare, fresche e dolci acque che scintillano alla luce solare, non esitate nemmeno un attimo. È una donna da sposare!


Per approfondire: Kathleen Coyne Kelly, Performing Virginity and Testing Chastity in the Middle Ages (Taylor and Francis, 2002)

8 risposte a "Tre infallibili tecniche medievali per scoprire se la donna che ami è ancora vergine"

    1. Lucia Graziano

      Uh, grazie mille! Davvero interessante sentire il commento di un medico.

      Certo che… dirò una cosa forte, ma penso che, se fossi stata in quel contesto, io probabilmente avrei optato per le sanguisughe (argh) 😅 Altri metodi citati mi sembrano davvero molto rischiosi: ad esempio, non ho idea di quale sia l’effetto ottico del bolo armeno utilizzato nel modo che viene descritto nel video, ma davvero poteva ingannare un marito sospettoso?

      No, ho deciso. Meglio una scelta drastica ma efficace: io sono del partito sanguisuga 😂

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    1. Lucia Graziano

      Non conosco la risposta, ma mi sono fugacemente chiesta se, in quelle aree socio-culturali in cui questa teoria era nota e diffusa, la cosa possa aver contribuito almeno in parte a preservare le donne vergini dallo stupro e dalla prostituzione (o meglio: se, nel mercato della prostituzione, ci fosse meno gente disposta a pagare un extra pur di deflorare una ragazza ancora vergine, come invece è capitato in altre epoche storiche).

      In effetti, se i medici ti dicono che andare con una donna vergine fa un male boia, chi te lo fa fare di complicarti la vita?

      Per contro, provo grande inquietudine pensando a quelle povere spose il cui marito NON sentiva male la prima notte di nozze 😅😅😅

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  1. Francesca

    Quella degli odori è strana… Peccato che non dicano il motivo. Con mentalità odierna io direi il contrario: un giovane olfatto è più sensibile di un naso attempato che ha passato tanti malanni… E di conseguenza farei il parallelo con altre parti del corpo. Però evidentemente il ragionamento medievale seguiva tutt’altra strada…

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    1. Lucia Graziano

      Quella degli odori è strana anche per me, sì. Ne parlavo su Facebook con una lettrice che mi aveva chiesto maggiori dettagli, e avevo commentato così:

      __________

      Da DOVE originasse esattamente [la teoria] non credo che si sappia, cioè non credo che esista un passo specifico dei testi medici che dice “ecco qui le ragioni anatomiche per cui questa cosa dovrebbe funzionare”. Però ti posso dire che, globalmente, i testi medici medievali davano l’impressione di considerare il corpo femminile come un qualcosa in cui tutti gli orifizi sono in diretta comunicazione tra di loro (infatti anche il terzo metodo, per dire, implica che il seme maschile depositato nel canale vaginale riesca in qualche modo a “fare il giro” e a uscire dall’uretra). In questo si contesto, anche le narici e il canale vaginale erano probabilmente intesi come due elementi in comunicazione tra di loro.
      Ciò detto, e pur ammettendo per amor di discussione questa strampalata teoria anatomica 😛 a me istintivamente verrebbe da trarre le considerazioni esattamente opposte: cioè, la donna non più vergine non sente gli odori perché si disperdono uscendo dall’altro buco mentre la donna ancora vergine li sente essendo “tappata” laggiù (LOL 😂). Una spiegazione *esatta* del perché le cose dovessero funzionare al contrario, a me non è mai capitata di leggerla quindi non credo sia mai stata data formalmente da un medico medievale.

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      1. Francesca

        Òh! Non sono una storica e non ho strumenti adeguati per poter verificare ciò che ti dirò… Ma te la butto là!

        La tua spiegazione ha dato il via ad un ragionamento a cascata… Anche perché mentre leggevo la tua risposta mi è apparsa un’immagine/concetto che mi aveva colpita qualche tempo fa mentre guardavo una celebrazione mariana (bellissima) in Terra Santa.
        Cerco di farla breve-breve.
        Mi sono detta,
        Primo: se i medici non si prendono il disturbo di spiegare forse significa che per i medievali la cosa è talmente scontata che non serve neanche spiegare.
        Secondo: la tua esposizione “idraulica” nonché colorita (“tappata” 😂 ) mi ha fatto esclamare sul momento: e se quello fosse il tappo di tutti i tappi? Il tappo principale?
        Terzo: nel Medioevo, saprai meglio di me, esiste una cosa (riguardante orti e giardini) chiamata Hortus Conclusus.
        Quarto: mi risulta che tale concetto ad un certo punto e da qualche parte viene associato alla verginità di Maria. (È questo il dato che mi era venuto in mente a causa della celebrazione in Terra Santa della Madonna o Signora dell’Orto Concluso – che è effettivamente “signora” di un certo orto/convento che si chiama così, e allo stesso tempo l’orto-giardino costituisce in metafora l’immagine di lei).
        Quinto: l’associazione di concetti nasce – dicono – da un versetto del Cantico dei Cantici (4,12)
        “Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata”.

        Concludo: se riportiamo il tutto ad una ragazza medievale… Quel giardino sigillato (sigillato dappertutto, in ogni suo buco o collegamento idraulico) rimane tale finché qualcuno non lo apre.

        Che te ne pare?
        È vagamente possibile applicare questo teorema?

        Grazie sempre per il tuo lavoro!

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