Io, però, i testi principali di San Giovanni Battista De La Salle, a voi preferirei non farli leggere. E non perché siano noiosi – anzi, le sue meditazioni sono di una bellezza assoluta – ma perché questo Santo-insegnante ha scritto soprattutto di pedagogia: e a voi, che ve frega della pedagogia? No: di San Giovanni Battista De La Salle mi piacerebbe far conoscere qualche stralcio di un’opera secondaria, un galateo, tanto per lasciarvi con il sorriso sulle labbra come lui avrebbe voluto.
Ebbene sì: un Santo ha scritto un Galateo. E non perché fosse particolarmente attento alle buone maniere, ma perché era proprio la situazione stessa a richiederlo: la congregazione da lui fondata sul finire del Seicento aveva come scopo l’insegnamento – e, nella Francia del Seicento, fare l’insegnante voleva ancora dire fare un mestiere di tutto rispetto.
Il problema era che Giovanni Battista De La Salle aveva ricevuto una illuminazione un po’ problematica: intanto, doveva insegnare ai poveri, a quei poveri che senza di lui non sarebbero mai entrati in una scuola.
E fin lì…
Il vero problema, però, erano gli insegnanti, nel senso che neanche a loro San Giovanni Battista De La Salle chiedeva la dichiarazione dei redditi, prima di ammetterli nel suo ordine. I Fratelli delle Scuole Cristiane – così si chiamavano e si chiamano i suoi confratelli – erano aperti a tutti, anche a artigiani e contadini: solo che, in una società in cui l’apparenza è tutto, essere un insegnante e comportarsi come un porcaro non era propriamente il modo migliore per essere stimati.
Per cui: per ogni novizio che aspirava a entrare nella Congregazione, formazione spirituale, studi approfonditi, e… corso di buone maniere. Con insegnamenti preziosi come questi.
E’ maleducazione frugare continuamente con le dita nelle narici, e cosa ancor più disgustosa mettere in bocca quello che è stato estratto, o anche solo il dito che vi è stato introdotto. Ciò è causa di disgusto in chi lo vede.
E’ maleducazione pulirsi il naso con la mano nuda passandovela sotto, o usare la manica o gli abiti; come pure è contro la buona creanza pulirselo con due dita gettando il muco a terra, e poi pulirsi le dita sugli abiti.
Non possiamo fare a meno di sputare, […] tuttavia non bisogna abituarsi a sputare frequentemente e senza necessità, perché non è solo cosa sconveniente, ma disturba e mette a disagio i presenti. […]
E’ molto maleducato sputare dalla finestra[…]. Bisogna fare molta attenzione a non sputarsi sugli abiti, né su quelli degli altri: è segno di sporcizia e di sbadataggine. C’è un altro difetto non meno grave dal quale bisogna guardarsi, quello di far arrivare schizzi di saliva sul volto di coloro con cui conversiamo. […] Ciò dà molto fastidio.
Quando vediamo per terra un grosso sputo, dobbiamo subito calpestarlo. Qualora se ne scorgesse uno sugli abiti di qualcuno, non è gentile farglielo notare: […] lo toglieremo noi senza farcene accorgere […].Se qualcuno rendesse a noi questo buon servizio, dobbiamo testimoniargli una riconoscenza tutta particolare.
Grazie, Maestro. Dopo questi preziosi insegnamenti, sento di poter essere una cristiana migliore.
Fermo restando che, se c’è qualche insegnante in ascolto o qualcuno interessato ad approfondire la tematica, Giovanni Battista De La Salle ha ovviamente fatto molto altro, oltre a scrivere di non sputare sulla testa dei passati.
E’ grazie a lui che studiamo in lingua locale e non in Latino. E’ grazie a lui che abbiamo compagni di classe e non un precettore privato.
E’ grazie a lui che gli studenti lavoratori possono usufruire di scuole serali. E’ grazie a lui che è nato il moderno insegnamento tecnico, professionale e commerciale.
E’ grazie a lui che, trecento anni fa, è nato in Francia il prototipo della nostra attuale SISS. Ma questo, ehm, se c’è qualche insegnante in fieri in ascolto, forse facevo meglio a non dirlo.