The last enemy that shall be destroyed

E’ morto improvvisamente, in una strada affollata di Londra.
E’ morto improvvisamente, di una morte ingiustificata e ingiusta, quando ancora aveva tutta la vita davanti.
E’ morto improvvisamente, e la sua famiglia ha scelto di donare alla nostra Biblioteca la sua vasta libreria.

Catalogarla tutta – oltre settemila volumi – vuol dire imparare a conoscere quella persona.
Vuol dire entrare in comunione con lei, sfiorare leggera le corde del suo cuore.
Era un medico, psichiatra, ma aveva molti altri interessi oltre la medicina.
Leggeva poesie, amava il cinema, s’interessava di antropologia.  Aveva libri d’arte, e tanti, e di quelli patinati e costosi; gli piaceva la narrativa inglese, ma non rinnegava le sue radici d’Italiano. Dante, Petrarca, Cecco d’Ascoli: erano i suoi autori preferiti.
Leggeva romanzi d’amore – cosa insolita, per un uomo, a ben vedere. Ma erano romanzi d’amore di un certo peso, scritti bene e con maestria sapiente: e, assieme a quelli, romanzi storici, narrativa indiana, e tanto fantasy.
Quando un libro gli piaceva, ne collezionava le diverse edizioni. Li comprava in lingua inglese e italiana, ma li cercava anche nelle ristampe, nelle minime variazioni, nella copertina rigida che poi diventava morbida se il romanzo aveva successo e veniva stampato fra gli economici. Il suo libro preferito era Daisy Bates in the Desert: ne aveva sette versioni, che sono ancora lì, sul nostro scaffale, l’una vicino all’altra.
Coi romanzi di Harry Potter, invece, era stato più moderato: aveva solo le versioni in lingua originale per bambini e adulti, e la traduzione italiana.
Era stato più moderato, sì, ma si vedeva benissimo che comunque li amava. Quelli di J.K. Rowling erano libri vissuti, forse i più vissuti della libreria.
Se li leggeva in poltrona, davanti a una tazza di tè, con una matita dalla punta fine in mano, e forse un quadernetto per gli appunti posato al suo fianco. Sottolineava i passi più importanti, voleva sviscerare a fondo la storia. Ogni evento notevole era segnato accuratamente, con fini glosse a margine: quando nel terzo libro si leggeva per la prima volta il nome di Sirius Black, ad esempio, un punto esclamativo rimandava a pagina 58 della Pietra Filosofale. E, andando a controllare,a quella pagina, si leggeva quell’accenno veloce di Hagrid: “la motocicletta volante l’ho presa da Sirius Black, professor Silente: lui dice che ora non gli serve più”.
Ha studiato in questo modo ogni singola pagina della saga, fino all’ultimo capitolo del Principe Mezzosangue. E poi, improvvisa e impietosa, la morte l’ha portato via.
Nella nostra Biblioteca ora c’è un intero scaffale, destinato ai diciotto volumi di Harry Potter del nostro benefattore.
Diciotto, però, non va bene.
Diciotto vuol dire darla vinta a quella sorte crudele, che uccide un uomo adulto e in piena salute senza valida motivazione.
Diciotto, davvero, è una presa in giro.
E’ per questo che stamattina sono passata dalla libreria e poi ho portato in Biblioteca una copia dei Doni della Morte, catalogandola su quello scaffale e completando la collezione.
La collezione di chi non ha mai saputo se davvero Piton era innocente.

7 risposte a "The last enemy that shall be destroyed"

  1. Denise Cecilia S.

    Sottoscrivo Aerie ed Astrid.
    E cavolo. Wow.

    (I doni della morte potresti leggerglielo tu davanti al fuoco… così… ah, nel frattempo mi è finalmente arrivato dal prestito interbibliotecario La favola di Natale di Guareschi, non vedo l’ora di iniziarlo domani! E che non piova o mi congeli troppo… eheh).

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