I Tempestarii: “folle credenza popolare circa la grandine e il tuono”

Anno del Signore 815: Agobardo, vescovo di Lione, si imbatte in un gruppo di contadini intenti a malmenare quattro sventurati. “Sono Tempestarii”, spiegano i contadini, interpellati: “vanno puniti!”. E giù botte da orbi.

Tornato a casa, Agobardo si siederà allo scrittoio e stenderà un trattatello da recitare alla prima occasione utile, Sulla folle credenza popolare circa la grandine e il tuono. Sì perché “in queste regioni”, come ci spiega Agobardo, “quasi tutti gli uomini – nobili o no, cittadini e contadini, vecchi e giovani – ritengono che la folgore e il tuono possano obbedire al comando degli uomini”.
Uomini che, portatori di sciagura e di alluvione al tempo stesso, chiaramente non sono ben visti nel paese: non solo si prendono le botte che Agobardo aveva potuto osservare, ma se giudicati colpevoli vengono puniti con duecento frustate. In più, hanno l’obbligo di sfilare nei villaggi col capo rasato.

Come facciano questi Tempestarii a provocar tempeste, è cosa più incerta.
Secondo alcuni, fanno un buco per terra e ci versano dentro un paiolo d’acqua; dopo di che, la rimestano recitando formule incantate.
Secondo altri, chiudono un rospo e un ragno in una pentola e aspettano che si compia, non si sa bene come, la magia.
Alcuni assicurano di averli visti annodare e snodare ripetutamente mille laccetti… e di aver immediatamente sentito un tuono rimbombare in lontananza.
Altri ancora sostengono di averli spiati mentre affidavano certe boccette alle perfide streghe: queste, sorvolando i fiumi con le loro scope, vi avrebbero versato dentro le terribili pozioni. Ed ecco, il corso d’acqua avrebbe rotto gli argini di lì a pochi minuti.
Infine c’è chi parla di un regno incantato, la lontana Magonia abitata (intuibilmente) dai maghi, da dove i Tempestarii arriverebbero, navigando nei cieli su vascelli volanti. Tutti i frutti che la pioggia fa andare a male vengono scrupolosamente raccolti dai Tempestarii e ricondotti a un perfetto stato di conservazione, in una sorta di magca razzia. Dopodiché, il carico viene riportato a Magonia, laddove il popolo festante gustano cibo di prima stagione.

Ma che fare, dunque, con queste creature? Come rapportarsi con loro, quando non si riesce a catturarle?
Nel corso dei secoli (ché la credenza popolare ebbe una lunghissima fortuna) ci fu chi tentò sistemi di difesa non-violenta: ad esempio, un amuleto da seppellire nel proprio campo, tale da renderlo immune dai malefici di questi perfidi esseri. Oppure, una condotta morale integerrima, e tutti attenti a non sgarrare a nemmeno uno dei dieci comandamenti: vuoi mica che Chi di dovere non faccia un miracoluccio, se viene minacciato il campo di un così fervente cristiano?
In alternativa, si poteva anche provare la sempre efficace strada del “se non possiamo combatterli, facciamoli amici”. Nel 1563, in Svezia, re Eric XIV aveva mandato mandato una sua delegazione fino a Magonia per arruolare alcuni stregoni a mo’ di truppe mercenarie (…o, quantomeno, così mormoravano le folle). Centinaia di streghe erano state pagate per creare condizioni atmosferiche avverse ai nemici, durante le prime fasi della guerra mossa da Eric contro la Danimarca – e evidentemente ci erano anche riuscite, visto che la Svezia, pochi anni dopo, uscì vincitrice dal duro conflitto.

Agobardo, fortunatamente, non visse così a lungo da assistere allo scempio d’un re cristiano che si allea con stregoni mercenari. Lo scenario gli avrebbe quantomeno fatto inarcare le sopracciglia – se non altro perché, come Agobardo sostiene animatamente, i Tempestarii non esistono! Sono più che altro una sorta di leggenda metropolitana in assenza di metropoli, scrive il prelato: un testimone che assicurava di aver visto un Tempestario, ad esempio, “affermava di dire la verità, esclamava il nome dell’uomo, precisava il momento e il luogo… ma poi confessò di non essere stato presente”.

Insomma, dice il buon vescovo: i Tempestarii non esistono, anche perché, se esistessero, si farebbero ben conoscere e tutti i contadini li osannerebbero. “Ai nostri tempi, talvolta, dopo la mietitura e la vendemmia, abbiamo visto i contadini nell’impossibilità di seminare per via della siccità. Perché non ottenevate che i vostri Tempestarii vi mandassero una tempesta magica a irrigare le terre? In verità, non lo avete mai chiesto loro, non avete mai visto che lo facessero, e nemmeno avete mai sentito dire che lo avessero fatto”.

Ecco: non tanto per far piovere, quanto più per ottenere l’effetto esattamente opposto, mi sa che in questi giorni sarebbe bene andare a farci due chiacchiere, con questi presunti Tempestarii di Magonia.
Qualcuno che si offre per un’ambasciata?


E prima che qualcuno mi faccia notare che c’è un problema di fondo (tipo: e dove cavolo è Magonia?), segnalo che qualche informazione in più sui Tempestarii è contenuta in Medioevo «superstizioso» di Jean-Claude Schmitt, edizioni Laterza.

8 risposte a "I Tempestarii: “folle credenza popolare circa la grandine e il tuono”"

  1. FolleGiocattolaio

    Secondo lei, madamoiselle Lucyette, potrei mai non partecipare a tale ardimentosa impresa?

    Sarà pur vero che il buon vescovo non ci credeva mica…però lasciava pure che bastonassero quegli sventurati…

    P.s – Da grande voglio fare il Tempestario!

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  2. Lucia

    Grazie per la gentil collaborazione, Folle messer Giocattolaio!
    Anche se prima di partire per Magonia, vorrei seguire un po’ il corso degli eventi. Non appena ho scritto questo post, ieri sera, ha smesso di piovere: che anche i maghi siano telematici, e leggano il mio blog? Nel qual caso… molto gentili anche voi, signori maghi: adesso potreste gentilmente spostarvi su… uhm… in Africa, ché c’è siccità?
    Ad ogni buon conto, non so cosa abbia fatto il Vescovo per aiutare i quattro specifici derelitti… ma va detto che poi s’è dato da fare con la redazione della sua omelia, suvvia!
    In compenso… davvero da grande vuoi fare il Tempestario? O.o Reparto approvvigionamento per Magonia?
    Camionista dei maghi?
    Oh beh…

    non-Alice… sì, in effetti costoro paiono essere anche piuttosto dispettosi. Già.

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  3. Lucia

    Eh 😛
    Visto che ti diverte tanto la mia Referrer List, questo l’avevi già visto, sì? 😉

    Comunque, secondo me, il meglio di oggi è stato: battaglia di Lepanto: appunto.
    Vuoi un appunto, o scolaro scansafatiche? Eccoti accontentato: “1571”.

    Basta? 😀

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  4. Lucia

    … anche se entro le cinque del pomeriggio devi aver consegnato il tuo carico di cipolle a Magonia?

    Mah!
    Per mettere in ginocchio il mondo ci va tempo, metodo, organizzazione… non so mica se ci riesci, su e giù per le autostrade del cielo!

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    1. Lucia

      Già il pensiero mi faceva ridere all’epoca, eh, e i commenti di sopra ne sono testimoni.
      Tredici anni e una pandemia più tardi, rispondo a questo commento del tempo che fu mentre aspetto che mi citofoni il Fattorino della Spesa A Domicilio, e la coincidenza mi fa ridere molto.
      E continuo a ribadire che secondo me i Tempestarii son gente che potrebbe mettere in ginocchio il mondo intero se solo lo volesse, ma all’atto pratico si riduce a fare il Fattorino Esselunga per la gente di Magonia che si vuol far consegnare la spesa a domicilio perché non c’ha voglia di uscir di casa.

      Come la mettiamo? 😂

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