Nel presepio – I mestieri

Ammettiamolo: l’immancabile zampognaro del presepe non c’entra assolutamente niente con la Palestina di Gesù.
Zero assoluto.
Nella Betlemme di Gesù non c’erano zampognari, non c’erano caldarrostai, non c’erano vecchi con l’organetto e non c’erano venditrici di struffoli e torrone. Questi personaggi, pur diventati ormai “tipici” di ogni presepe, sono chiaramente un’aggiunta più tarda: un’aggiunta concepita per la prima volta da San Gaetano da Thiene.
Questa innovazione, che nel breve periodo mirava ad attualizzare la nascita di Cristo nell’età contemporanea (a San Gaetano), ha avuto nel lungo termine una conseguenza ancor più evidente: ha spalancato le porte ai… mestieri nel presepio.

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Arrotino (Presepio Orientale)

Avete capito quali statuette intendo, no?
Nel presepio – soprattutto se si tratta di un presepio medio-grande – viene sempre lasciato ampio spazio ai popolani che esercitano un mestiere. Molto spesso, c’è il mercato; altre volte si trovano gli arrotini, gli ombrellai, la bottega del sarto, il negozio del panettiere e così via dicendo. Si tratta di personaggi che non sono mai citati nei Vangeli – nemmanco in quegli apocrifici – e che di per sé risultano pure ridicolmente anacronistici. Come ad esempio questo buffo caso di cacciatore tirolese che torna a casa  giù dai monti dopo aver catturato un bel camoscio.
A Betlemme.
Come no.

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Cacciatore con camoscio (Presepio LEPI)

È superfluo stare a ripetere come ogni statuetta rispecchi almeno in parte la cultura regionale dell’artista che l’ha prodotta: nelle zone alpine troveremo boscaioli che vanno a caccia; nelle zone costiere ci imbatteremo in pescatori che tornano con le reti cariche; nel presepio vercellese, troveremo la mondina che porta alla capanna il riso, e così via dicendo.
Ma ad esempio, io non ho mai visto una statuetta del presepio torinese che riproduca fedelmente un metalmeccanico della FIAT.

Se ci fate caso, tutti i mestieri presenti nel presepio sono attività caratteristiche del passato rurale: artigiani, sartini, ricamatrici, boscaioli. Molti presepi sono ormai diventati una vera e propria “mostra” di antichi mestieri, con suggestive riproduzioni dettagliate di occupazioni domestiche, botteghe, attività artigianali e figure tipiche del luogo.
Calcolando che questi personaggi erano stati inseriti nel presepio col preciso scopo di attualizzarlo, verrebbe da chiedersi perché diamine i presepi d’oggi si siano sclerotizzati in una buffa commistione fra la Palestina di Gesù Cristo e la Napoli cinquecentesca, in un risultato finale senz’altro suggestivo… ma obiettivamente, anche un po’ ridicolo.

Probabilmente – così dicono gli studiosi – la volontà di mantenere tutti questi mestieri di un passato rurale (evitando, ad esempio, di sostituirli coi mestieri d’oggi) è indice di come il nostro presepio sia di fatto l’idealizzazione di un passato ritenuto più bello e più a misura d’uomo, e quindi “più degno” di accogliere il Signore. Come se noi, guardando il presepio, volessimo rispecchiarci in una sorta di età dell’oro (mah…) ormai scomparsa, in cui l’uomo viveva a contatto con la natura in un idillio di amorosi sensi, e le brutture della vita erano magicamente un po’ più lontane (…mah!).

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Una immagine di un passato idillico… portata alle estreme conseguenze (Presepio Anri)

Eppure, NON dobbiamo dimenticare che, in realtà, quando queste statuette sono entrate nel presepe, si trattava di figure assolutamente contemporanee. Vedere uno zampognaro all’interno del presepio, originariamente, suscitava nello spettatore la stessa sorpresa che avremmo, oggi, noi, vedendo nel presepe un colletto bianco con la ventiquattr’ore in mano o uno scienziato che fa analisi chino al microscopio. Lo scopo era proprio quello di impressionare lo spettatore e di catapultarlo “con la violenza” in un mondo in cui Gesù rinasce in mezzo a noi in ogni singolo giorno che Iddio ci manda in terra.

Da non trascurare, poi, il secondo importante messaggio che trasmettono queste statuette: e cioè, che Gesù viene in mezzo a noi, per noi, annunciandosi a noi, quale che sia la nostra occupazione.

Con l’introduzione delle statuette dei mestieri, il presepio smette di essere la raffigurazione di una comunità orante composta da angeli, pastori e magi tutti quanti presi dalla stessa occupazione – e cioè, adorare il Cristo. Quando i mestieri entrano in scena, il panorama si allarga: nel presepe troveremo il pastore che adora il bambinello ma anche l’artigiano che fa il suo onesto lavoro, assieme a una miriade di altri personaggi colti negli atteggiamenti più banali della vita quotidiana (attingere acqua al pozzo, accudire i figli, fare una cenetta romantica al lume di candela). Perché tutti quanti, a buon diritto, hanno il loro posto nel presepio, al cospetto del Signore.

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Scenetta di vita quotidiana (Presepio Landi)

E d’altro canto… senza i banchetti del mercato, i pastori non avrebbero prodotti da portare in dono a Cristo.
Senza l’amore di una coppia che si sposa, non ci sarebbe nessuna Tradizione che porta i figli alla capanna.

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Coppia a tavola (Presepio Landi)


Ogni tanto, ai nostri giorni, qualche parroco ci prova.
Ci prova, dico, ad attualizzare il presepio come aveva fatto San Gaetano: e allora, compaiono fra i pastorelli le tute blu, e i barconi degli immigrati, e i feti messi nella mangiatoia con Gesù Bambino, le tende dei terremotati e le lucciole di strada.
È un allestimento così inconsueto che fa subito notizia e molto spesso viene politicizzato, per la denuncia di carattere sociale e/o bioetico di cui si fa portavoce.

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Un buffissimo esempio di attualizzazione nel Presepio Folkloristico LEPI: la Madonna si protende su Gesù Bambino… tenendo in mano un biberon

Ma in realtà, il vero presepio napoletano era stato concepito per essere esattamente in questo modo. Era stato concepito per accogliere al suo interno bibliotecarie e blogger e impiegati e manager stressati con la ventiquattr’ore al seguito e rom che suonano l’organetto ai lati della strada e mamme che vanno a prendere i bambini all’asilo e gente che si affanna nello shopping pre-natalizio.

Un presepio simile, ai nostri giorni, non passerebbe inosservato. Farebbe notizia.

Ma, in effetti, è proprio questa la reazione che volle suscitare il primo presepio napoletano, una manciata di secoli fa.

10 risposte a "Nel presepio – I mestieri"

  1. marinz

    E’ davvero fantastico… rileggendo le tue parole “rileggo” i presepi, in chiave moderna, che facevamo in chiesa quando ero adolescente… in particolar modo mi ricordo di un universo dove al centro c’era la Terra ed in uno spicchio aperto della Terra c’era Gesù Bambino illuminato

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    1. Lucyette

      Però! Questo sì che era originale! 🙂
      Ma per curiosità (non riesco bene a figuarmelo): c’era solo Gesù Bambino nello spicchio di Terra, o c’erano anche le altre statuette attorno? No, vero?
      Perché non riesco a immaginare dove potessero essere collocale, altrimenti 😉

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      1. marinz

        Solo Gesù Bambino… quando si fanno dei presepi moderni bisogna “sacrificare” qualcosa… in quel caso abbiamo deciso che era solo Lui che ci stava nel contesto… soprattutto perchè il mondo era sospeso e non potevamo farlo troppo grande :oP

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  2. francesca

    Il nostro parroco aveva affidato a me e ad un’amica, studentelle volenterose, il compito di aiutare una anziana catechista a tenere a bada il gruppo dei chierichetti. Un Avvento di (ormai molti) anni fa, lo passammo così a far modellare ai bambini, col Das, delle statuine… di sè stessi.
    I nostri chierichetti finirono così NEL presepe della Chiesa, e fu un grande successo – loro molto fieri, i genitori commossi. Ripensandoci, era stata un’idea niente male 🙂

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    1. Lucyette

      Ma che meraviglia… 🙂
      In effetti era una idea niente affatto male: quasi quasi ci sarebbe da riproporla ad altri parroci e/o educatori che lavorano coi giovani!!
      Occielo: con giovani dotati di una certa manualità – ché se mi mettessi io a modellare una statuetta di me col Das, ne verrebbe fuori una figuretta deforme… O_o

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      1. francesca

        Beh, le statuette le facemmo con l’apposito stampino (allegato al Das, lo faranno ancora). I ragazzini si caratterizzarono con i dettagli (modellando e/o colorando i vestiti, i capelli, gli occhi, ecc.). Non fu arte, ma funzionò 😉 Spero le abbiano tenute per ricordo, perche poi ognuno si portò a casa il suo autoritratto.

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    2. Lucyette

      >.>
      Come non detto: il mio (ex-)parroco della parrocchia di Torino ha avuto la stessa identica idea, apparentemente. Ieri sono andata a Messa e c’era questo enorme presepio (abbastanza bruttarello, devo dire: ma conta l’idea!) in cui ogni ragazzo dell’oratorio aveva raffigurato se stesso fra i pastori. Non col Das, ma attaccando vestiti e lineamenti e braccia a una bottiglietta d’acqua da mezzo litro.
      ‘nsomma: non era il massimo dell’arte, ma a quanto pare è un’idea che gira – e per fortuna! :-))

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    1. Lucyette

      Ussignur! Qui c’è il video, per chi vuole curiosare.

      Diciamo… aehm… che io non sono mai stata molto brava a capire l’arte moderna; mettiamola così… O_o
      Scherzi a parte: la capanna stilizzata fatta con i chiodi della Crocifissione è anche molto bella, ma tutti quegli omini mezzi nudi che ti guardano di sguincio??? A me sembrano proprio abbastanza inquietanti, glom: non è natalizio, tutto ciò!!
      Ma che è? O_o

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