Cos’è davvero il “bacio colombino” (e perché Agostino ritiene moralmente lecito baciare in bocca amici, conoscenti e preti)

Incredibile ma vero: qualche tempo fa, dopo una serie di post sulla castità prematrimoniale secondo il catechismo cattolico, m’è capitato di ricevere delle mail sul tenore di “vorrei fare col mio ragazzo la cosa X (o XXX). Secondo te va bene?”.
Ora (siete liberi di non credermi la ma è la sorprendente verità): una delle domande che più frequentemente mi veniva posta (dagli adolescenti!) è: “è peccaminoso scambiarsi il bacio colombino prima del matrimonio?”.

Ehm…?

La mia prima (e seconda, e terza…) reazione era stata sulle linee di “ma che cavolo sarebbe un bacio colombino?”. Pensavo di essere vittima di un trollaggio di massa, quando ho provato a digitare “bacio colombino” su Google e mi si è aperto tutto un mondo.
A quanto pare, in un certo linguaggio chiesastico, il “bacio colombino” sarebbe il termine utilizzato per indicare una pratica talmente abominevole da non potersi descrivere più esplicitamente, ovverosia (aehm) il bacio sulle labbra. E, a quanto pare, esistono alcuni siti (anche di area cattolica, anche scritti da autori italiani) in cui la pratica del bacio colombino è fermamente condannata prima del matrimonio, a causa degli impulsi animaleschi e insopprimibili che detto bacio finisce con lo scatenare, con l’inevitabile conseguenza che da lì a cinque minuti ti ritrovi automaticamente a rotolarti tra le lenzuola. Ehm.

La buona notizia è che avevo finalmente scoperto cos’era un bacio colombino; la cattiva notizia è che non riuscivo comunque a dare una risposta al mio vero punto di interesse della questione, il quesito sul quale mi sono arrovellata per anni: ma chi diavolo è che ha deciso di chiamare “colombino” il bacio sulle labbra?
Ma soprattutto: perché? Con quale logica? Vuoi alludere al fatto che parliamo di bacio sulle labbra ma non osi definire con parole esplicite una pratica così aberrante? Parlami di “bacio degli amanti”, “bacio romantico”, ma “bacio delle colombe”?

A suo tempo, avevo anche provato a fare qualche ricerca su Google: ero riuscita a risalire indietro nel tempo fino a manuali di morale sessuale di inizio ‘800 stampati in area anglosassone, in cui la pratica deplorevole del “columbine kiss” era per l’appunto condannata come foriera di mille sventure. Prima di quella data, niente (o quantomeno, niente di indicizzato su Google). E io rimanevo lì ad arrovellarmi: ma ‘sto bacio colombino… chi se lo è inventato, e perché?

E poi, qualche tempo fa, la Rivelazione.
Nella sala di lettura di un convento, mi è capitato sotto gli occhi un vecchio numero (4/2014) della Rivista Liturgica, interamente dedicato a Il bacio rituale. Tra culto, cultura e tradizioni.
Immaginate la mia emozione, quando – preso in mano il volumetto per darci un’occhiata curiosa – ho scoperto l’esistenza di un intero capitolo dedicato al bacio colombino nella teologia agostiniana! E… surpise: è qualcosa di completamente diverso da quanto mi aspettavo.

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Illustrazione di Puuung (se non la conoscete, cercatela sui social: i suoi lavori sono deliziosi!)

Insomma, ripartiamo da capo: cosa diamine ‘sto bacio colombino?
Ne parla, tra gli altri, san Paolo, laddove (in 2 Cor 13, 11-13) esorta i fedeli:

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.

Le colombe non sono menzionate, ma fidatevi: come vedremo, stiamo parlando della stessa cosa. E il fatto che san Paolo (non esattamente un lassista in fatto di morale sessuale) esortasse i fedeli a scambiarsi il bacio colombino, perdipiù definendolo “santo”, dovrebbe lasciarci intendere che c’è decisamente qualcosa che non torna nella narrazione che lo vede come causa di tutti i mali.

Ma procediamo con ordine. Innanzi tutto, che è ‘sto bacio santo?
Orbene: numerose fonti testimoniano come, nelle prime comunità cristiane, fosse prassi comune salutare i correligionari con un bacio sulle labbra. Si trattava di un gesto evidentemente privo di connotazioni erotiche: il bacio era visto come segno di comunione tra tutti i fratelli in Cristo, uniti da un legame così totalizzante da portare a questo estremo gesto di affetto e di uguaglianza.
“Uguaglianza”, dico bene: a differenza del bacio sulla fronte, sulle mani, o sui piedi (tutti quanti gesti simbolici ben noti alla cultura antica), il bacio sulle labbra dei cristiani poneva le due parti in una posizione di parità parità assoluta: in fin dei conti, “non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna, perché tutti siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28).

Erano stati i primi cristiani a inventarsi questa bizzarra forma di saluto?
No: Erodoto, per esempio, testimonia che già i Persiani si baciavano sulla bocca con lo scopo di sottolineare suppergiù lo stesso messaggio. E del resto ancor oggi esistono numerose culture in cui un bacio sulle labbra è un normale segno di saluto (pensate anche solo alla Russia).

Al bacio sulle labbra di area cristiana si aggiunge poi, col passar del tempo, un altro significato potente, che nasce e si sviluppa in ambito monastico. In questo caso, il bacio sulle labbra testimonia la piena amicizia con cui i monaci accoglievano nella loro casa qualsiasi bisognoso che avesse bussato alla loro porta.
Siccome (non so voi) io non sarei molto entusiasta all’idea di baciare in bocca un tizio che mi sta antipatico, ecco che l’accogliere il pellegrino con un leggero bacio sulle labbra indicava simbolicamente accettarne (e con gioia!) la presenza all’interno del convento. La Regula Benedicti, per esempio, parla esplicitamente del bacio sulle labbra come un tributo obbligatorio da impartire a chi giunge in monastero (suggerendo comunque al religioso di pregare per qualche istante prima di abbandonarsi a questi convenevoli: “Pacis osculum non prius offeratur nisi oratione praemissa, propter inlusiones diabolicas”).

A un certo punto, il bacio tra correligionari assume un valore così importante da trasformarsi in gesto liturgico a tutti gli effetti. Laddove noi, durante la Messa, ci scambiamo una pudica stretta di mano in “segno di pace”, i primi cristiani si davano un letterale bacio in bocca: fedeli tra fedeli, clero tra clero. Coloro che frequentano la liturgia in forma straordinaria possono ancora godere un’eco di questa antica tradizione nel bizzarro “balletto” che, nelle Messe solenni, i sacerdoti iniziano al momento Pax vobiscum, accennando un fraterno abbraccio e un bacio sulla guancia (…ché sulla bocca era un po’ troppo equivoco, e a un certo punto i liturgisti hanno avuto il buon senso di correre ai ripari).

Bacio della pace
Il momento del “bacio della pace” in una Messa in forma straordinaria

***

Ahò: ‘sta cosa di baciarsi in bocca in segno di uguaglianza e accettazione, se ci pensate, è una roba forte e potente. Vuole dire “fratello mio, io ti bacio sulle labbra; accetto di avere con te un contatto così profondamente intimo perché ti amo di caritas cristiana e riconosco in te un mio prezioso fratello in Cristo”.

Se lo fai seriamente, e credendo davvero a tutto questo, il “bacio santo” delle prime comunità cristiane è un gesto di una potenza dirompente.
Se lo fai solo per convenzione, o trattenendo a malapena il disgusto, o peggio ancora animato da desiderio di lussuria… beh

Agostino di Ippona ci teneva molto che i suoi fedeli comprendessero il significato profondo di questo bacio santo. Già nell’omelia 277, tenuta ai neofiti che erano appena stati battezzati, raccomandava:

quel che esprimono le tue labbra dev’essere nella coscienza; ossia, come le tue labbra si accostano alle labbra del tuo fratello, così il tuo cuore non sia lontano dal suo cuore.

Ma il testo in cui il vescovo riflette più a lungo sull’uso del bacio santo è senz’altro l’Omelia n. 6.
In questo caso, Agostino sta spiegando ai fedeli come mai lo Spirito Santo venga tradizionalmente rappresentato sotto forma di colomba. L’addentellato principale è il testo di Rm 8, 26:

poiché noi non sappiamo cosa chiedere nella preghiera, né come bisogna chiederlo, lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili.

Agostino esorta dunque i cristiani a immaginare lo Spirito come una colomba che dolcemente geme (cioè: tuba) per intercedere in loro favore. 
Notoriamente, la colomba tuba quando è in amore. Un paragone molto calzante: in fin dei conti, lo Spirito Santo non è forse l’amore di Dio, che geme d’amore amandoci e nei cuori dei fedeli infonde un gemito d’amore? Fuor di metafora: non è forse vero che lo Spirito Santo infonde nel cuore dei cristiani un amore capace di elevarli dai bisogni terreni, proiettandoli verso i desideri eterni?

E dunque – scrive Agostino –

non è cosa da poco che lo Spirito Santo ci insegni a gemere: è così che ci fa sentire pellegrini quaggiù e ci insegna a sospirare verso la patria; e questo desiderio ci fa gemere. […] Chi sa di essere esule dal Signore (2 Cor 5, 6), e di non possedere ancora quella perpetua beatitudine che ci è stata promessa, ma di possederla solo nella speranza […]: colui che sa tutto questo, geme. E il suo gemito è buono: è lo Spirito che gli ha insegnato a gemere, è dalla colomba che ha imparato a gemere.

Anzi: ci sarebbe da preoccuparsi, se non albergasse nei cuori dei fedeli questo gemito di nostalgia:

Chi si trova bene in questo mondo (o piuttosto crede di starvi bene), chi si diletta nei piaceri della carne, nell’abbondanza dei beni temporali e in una felicità illusoria, costui ha la voce del corvo; e il corvo gracchia, non geme.
Chi sono i corvi? Quelli che cercano i propri interessi.
Chi sono le colombe? Quelli che cercano gli interessi di Cristo.

Ed è a questo punto che Agostino introduce il concetto di “bacio della colomba”, cioè il bacio casto e affettuoso che si scambiano i cristiani spinti dall’amore reciproco.
Il rapporto tra i fedeli, spiega il vescovo di Ippona, dev’essere sempre improntato al santo amore di due colombe che si “baciano” tubando. Se manca questo sentimento di unione e di affetto puro, allora il bacio che i cristiani si scambiano per saluto non è più un vero bacio: è una grottesca parodia del bacio.
È bugia, è falsità ipocrita, tanto più grave poiché coinvolge un’area e una gestualità così intime. Non è più, insomma, il bacio casto tra due colombe in amore, ma è semmai il morso violento di un corvo che dilania le carni a cui è riuscito ad avvicinarsi con l’inganno.

Esiste anche il bacio dei corvi, ma la loro pace è falsa, mentre quella della colomba è vera.
Non chiunque dice “la pace sia con voi” è da ascoltare come colomba.

Non dimentichiamo che siamo negli anni delle prime grandi eresie, fonte di divisione per eccellenza all’interno della Chiesa – una divisione tanto più insidiosa quanto più l’eresia riesce a “mascherarsi bene”, ponendosi come riforma santa e illuminata. Ma allora,

Come si distingue il bacio del corvo dal bacio della colomba?
Il corvo, quando bacia dilania. E dove dilania, il bacio non può essere simbolo di vera pace: la vera pace è solo quella che posseggono coloro che non dilaniano la Chiesa.

Inoltre, 

I corvi si pascono di cadaveri, cosa che non fa la colomba: essa vive dei frutti della terra, […] non si nutre uccidendo. Quelli che dilaniano la Chiesa si pascono di morti.

Dio è potente: preghiamo affinché ritornino alla vita quelli che sono divorati da costoro e non se ne rendono conto. Molti se ne rendono conto, perciò tornano alla vita; e ogni giorno abbiamo di che rallegrarci nel nome di Cristo per il loro ritorno.

***

‘nsomma, credo proprio di aver ricostruito l’etimo di questo tremendo “bacio colombino”, che, alla prova dei fatti, non c’entra niente con il bacio in bocca (o meglio: è un bacio sulla bocca, ma decisamente privo di ogni connotazione sessuale). Con ogni probabilità, se avete una vita normale, non ne avevate mai sentito parlare, ma ripeto: provate a digitare “bacio colombino” in un motore di ricerca e preparatevi a fare tanto d’occhi per tutto quello che ne verrà fuori.

Ma a conti fatti, e conoscendo ora il significato primigenio di “oscula columbarum” nel testo agostiniano: il bacio colombino è peccaminoso?
Ma proprio per niente: anzi è “santo” per definizione. A patto che sia un vero bacio colombino, naturalmente; ché le sozzerie son capaci a farle anche le peggiori bestie.

15 risposte a "Cos’è davvero il “bacio colombino” (e perché Agostino ritiene moralmente lecito baciare in bocca amici, conoscenti e preti)"

    1. Lucia

      E lo vorrei ben sperare! 😂 😂 😂 😂

      Più che altro non (mi) è chiaro se sia con la lingua il bacio colombino (quello che non si potrebbe dare prima del matrimonio). Alcuni posti lasciano intendere che decisamente sì, altri sembrano intendere che decisamente no, e in area anglosassone (dove si sente più forte l’influenza di certe chiese protestanti che riservano il primo bacio al giorno del matrimonio) si dice che il columbine kiss è da evitarsi indipendentemente, anche se è senza lingua.
      Quest’ultima accezione di bacio colombino indica un gesto di fatto identico a quello del bacio santo…

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  1. marinz

    Anche secondo me il bacio colombino è differente da quello alla francese… come si sa i francesi sono più peccaminosi e hanno una certa propensione “per la lingua” nazionale (difficilmente trovi termini inglesi usati in Francia) 🙂

    In Russia, come in America, è abbastanza diffuso il bacio “colombino” tra parenti soprattutto genitori figli finchè non arrivano alla fase adolescenziale e quindi perdono “quella castità e ingenuità” dei bambini

    Un sorriso 🙂

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    1. Lucia

      Sì, io talvolta il bacio alla francese l’ho trovato citato, in questi vecchi testi di morale, come “maraichinage”, che (per chi mastica un po’ il francese) Wikipedia definisce come

      les rituels de fréquentation et de séduction particuliers qui ont eu cours jusqu’au début du xxe siècle entre les jeunes des deux sexes dans la partie maritime du Marais breton-vendéen (le Pays de Monts), et plus particulièrement la permissivité entourant les relations amoureuses prémaritales des jeunes Maraîchins (habitants du Marais). Le verbe maraîchiner a été parfois utilisé pour désigner la pratique du baiser lingual à laquelle s’adonnaient assidûment les adolescents de cette région

      Sempre da Wikipedia fr apprendo che un certo abate Simmoneau nel 1882 ha duramente condannato questa pratica. https://fr.wikipedia.org/wiki/Mara%C3%AEchinage

      Certo che… io sono l’ultima persona al mondo da cui sentirete dire che “eh ma la Chiesa deve adeguarsi al mondo in materia di morale sessuale”, ma qui veramente stiamo dibattendo su testi di morale di fine ‘800 (se va bene), cioè di un’epoca in cui certe manifestazioni d’affetto erano globalmente considerate socialmente riprovevoli, prima ancora che peccaminose… 😉

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  2. vogliadichiacchiere

    Mi aggancio a questo tuo commento . . . Mia nonna (lombarda doc) aveva questo “vizio” . . . noi nipoti le lasciavamo fare, finchè eravamo piccoli. Ad un certo punto, non ricordo più quando, mi sentivo a disagio e invece di copiarla e porgere le labbra le porgevo la guancia. 😉
    Ho tanti ricordi di mia nonna e questo è uno di quelli tra i più gioiosi. 🙂

    Riguardo alle usanze di una volta, ricordo di aver letto (non chiedermi dove) che una volta (non so se fin dopo la prima o la seconda Guerra Mondiale), ci si poteva baciare (alla francesce e “con passione”) solo nelle stazioni, era tollerato in vista di una lunga separazione . . . altrimenti rientrava nei “reati contro il pudore” o qualcosa del genere! 🙂

    Ciao, Fior

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    1. Lucia

      Wow, curiosa questa del bacio appassionato consentito nelle stazioni!
      Io su questo sono rigidissima, per me sono totalmente off limits tutte le manifestazioni d’affetto fatte su suolo pubblico (PDA direbbero gli americani, Public Display of Affections).
      Altro che baci appassionati alla stazione, io trovo stucchevole persino camminare mano nella mano, pensa un po’ che tristona d’altri tempi… 😉 😉 😉

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      1. Lucia

        Mi ricordo un commento in cui dicevi che al tuo matrimonio, al momento dello scambio della pace, tuo marito aveva fatto per darti un bacio e tu ti eri istintivamente ritratta… LOL 😆

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  3. Michele

    Sapevo del bacio santo. Grazie per questo articolo. Per quanto riguarda il bacio sulle labbra tra parenti, ne sono testimone oculare (sono siciliano, anche se vivo da qualche anno all’ombra della “Madunina”), non solo tra genitori e figli, ma anche tra nonni e nipoti… Non so quale sia l’origine di tale usanza (non proprio tanto diffusa). A me fin da bambino disgustava, quindi non l’ho sperimentato.

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    1. Lucia

      Mah, io razionalmente posso anche immaginare una certa spontaneità dietro al bacio sulle labbra tra adulti e figlioletti/nipotini, nel senso: come a noi viene quasi istintivo baciare sulle labbra il partner (per condivisione unità segno di affetto ecc. ecc.), posso anche immaginare che alcuni possano avvertire spontaneo l’istinto di scambiare lo stesso gesto con il figlio piccolo (del resto, quale categoria di persone al mondo può dirsi “un tutt’uno” se non un genitore con il figlioletto sangue del suo sangue?).
      Sia chiaro, ricevere un bacio bocca da mia mamma disgusterebbe / avrebbe disgustato me, ma forse qui è un più una questione culturale. Ad esempio ci sono tanti bambini a cui fa schifo pensare ai grandi che si baciano in bocca, presumibilmente cambieranno idea col passar del tempo 😉 Ma penso che il nostro disgusto sia influenzato più che altro da fattori culturali.
      In Russia si baciano in bocca così come noi ci stringiamo la mano quando incontriamo un conoscente…

      Però ecco, razionalmente posso immaginare il perché.
      Sotto un certo punto di vista: se è un segno di affetto tra sposi, perché non tra genitori e figli?
      (E lo dico provocatoriamente ripeto, farebbe schifissimo pure a me!)

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  5. Anonimo

    Finalmente qualcosa che mi pare più obbiettivo, ho gradito molto la spiegazione, penso che ci sia molta confusione su questo argomento, e mi è capitato di avere dei ragazzi ( io sono catechista) che mi hanno chiesto sull’ argomento! Grazie

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    1. Lucia Graziano

      Nel 2018 doveva completamente essermi sfuggito questo commento (chiedo scusa!), ma ne approfitto per lasciare una risposta adesso. Cioè, più che una risposta una riflessione.

      Io veramente vorrei capire le dinamiche che fanno sì che dei ragazzi adolescenti nell’Italia del 2000 si facciano venire degli scrupoli di coscienza circa la peccaminosità del bacio colombino, stante che né preti, né catechisti, né educatori hanno mai lanciato crociate contro il bacio colombino e anzi nella maggior parte dei casi cadono dalle nuvole quando lo sentono nominare dai ragazzini.

      Io ci ho dedicato un bel po’ di tempo, a cercare di documentarmi su ‘sto bacio colombino eh, proprio perché Google reindirizzava (e reindirizza) sul mio blog tutti quelli che lo cercano su Google (da quando questo articolo è online, ancor di più, perché sono diventata il primo risultato). Ho interpellato sul tema diversi sacerdoti, catechisti, educatori, insegnanti di scuole cattoliche, e persino un paio di preti attivi nel cosiddetto mondo del “cattolicesimo tradizionalista”: tutti quanti e invariabilmente son cascati dalle nuvole, nessuno ha mai detto “beh in effetti sì, è un tema che tratto spesso di fronte a una platea di adolescenti, conosco molta gente che parla di baci colombini ai ragazzi del post-cresima”.

      Ergo: stante che questi ragazzi NON sentono parlare del bacio colombino in parrocchia, io vorrei davvero capire quali sono esattamente e passo passo le dinamiche che li portano a cercare su Google “il bacio colombino è peccato mortale prima del matrimonio?”.

      E non sto estremizzando, eh. Ho la referrer list piena di chiavi di ricerca di questo tipo.

      Vorrei capire quali sono esattamente le dinamiche e soprattutto troverei anche importante capire quali sono esattamente le dinamiche.

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