Sì, insomma: questi buffi omini che si affannano al banco di lavoro di Babbo Natale, chi li ha inventati? Da dove spuntano?
Beh: presumibilmente, hanno origini remotissime. Sia il folklore scandinavo che quello anglosassone sono pieni di figure simili agli “elfi”, “folletti”, & co. E rientra pure fra le tradizioni scandinave quella di credere che, nei giorni di Natale, dei pestiferi folletti vengano sulla terra a far dispetti agli innocenti e a portar doni a chi gli sta simpatico.
Ve li ricordate, gli Jólasveinar? Peraltro dovrebbero far la loro comparsa proprio domani, alla vigilia di Santa Lucia.
Ma – ci si potrebbe chiedere – quand’è che si fa il passaggio da “folletto dispettoso della tradizione scandinava” a “elfo volenteroso che aiuta Babbo Natale con i giocattoli”?
Si fa (o si sarebbe fatto) nel 1856, a quanto pare – e per mano di Louisa May Alcott, niente popò di meno!
Sì, proprio lei: la famosa autrice di Piccole Donne.
Quando non aveva ancora pubblicato il suo best seller, la Alcott aveva tentato di dare il via alla sua carriera di scrittrice con un romanzo che si intitolava Gli elfi di Natale. Avrebbe dovuto essere illustrato dalla sorella minore May, ed essere pubblicato dall’editore Harper’s…
…che però, mostrando uno scarso fiuto per gli affari, rifiutò di dare alle stampe il libro.
La povera Alcott dovette incassare un due di picche; e, per le sue pubblicazioni successive, decise di cambiare decisamente tono.
Ho cercato maggiori informazioni su questo libro, e non ne ho trovate: per quanto ne so io, è probabile che il libro-nel-cassetto, effettivamente, non sia mai stato pubblicato (nemmeno dopo il successo dell’autrice, intendo). Ovviamente, non si può sapere quale ruolo svolgessero nel romanzo questi elfi di Natale, e ovviamente nulla ci autorizza a immaginarceli come operai al servizio di Santa Claus…
…ma insomma: la Alcott ci aveva provato. Diamogliene atto.
Ma quindi, i poveri elfi?
Se il romanzo dell’Alcott non venne mai dato alle stampe, chi si preoccupò di presentare al mondo i buffi omini?
Se ne occupò il Godey’s Lady’s Book, un periodico statunitense dedicato alle signore, che, nel 1873, dedicava la sua copertina di dicembre a un pacioso Babbo Natale intento a preparare i giocattoli per i bambini.
“In questo modo, ha luogo la preparazione dei giocattoli da distribuire ai piccoli durante il tempo di Natale”, diceva la didascalia.
Sarà stata l’ispirazione fornita ai disegnatori dalla mitologia scandinava; sarà stato un felice colpo di genio; saranno state, forse, le considerazioni socio-economiche che abbiamo fatto ieri… ma, in quella copertina, Babbo Natale era attorniato da un folla di industriosi elfetti, che si davano daffare per preparare i doni destinati ai bimbi.
Fu un successo clamoroso: l’illustrazione fece boom, e i piccoli aiutanti di Babbo Natale si imposero con violenza nell’immaginario collettivo.
E sapete una curiosità? Era stato proprio il Godey’s Lady’s Book a contribuire, nel 1850, a diffondere un’altra moda presso il grande pubblico. In quell’anno, sulla copertina del numero di dicembre, svettava luminoso un… albero di Natale decorato.