Noël!

Per tutti i Torinesi in linea: in questo periodo natalizio, il (sempre ottimo) Borgo Medievale organizza una serie di (sempre interessanti) iniziative rivolte, idealmente, a un immenso bacino d’utenza: turisti acculturati, famiglie con bambini, amanti dell’arte e del Medio Evo… insomma: ce n’è per tutti.
Per gli appassionati di Storia, o di musica, o meglio ancora di ambo le cose, c’è un appuntamento particolarmente interessante il 6 gennaio. Alle ore 16, un coro specializzato in canti medievali delizierà (gratuitamente) il pubblico con una serie di carole natalizie in diretta dal Medio Evo.
Non vi racconto tutto questo perché sono stata sponsorizzata dal Borgo Medievale; molto più banalmente, le stesse melodie erano state protagoniste di una mostra che si era tenuta a Torino nelle feste dell’anno scorso. All’epoca, avevo avuto modo di visitarla… e, come si suol dire, mi ero appuntata mentalmente di farci un post ad hoc, alla prima occasione utile.

***

Carole natalizie tardomedievali, dicevamo.
Se pensiamo alle canzoncine di Natale, ci viene subito in mente qualcosa tipo “Jingle Bells” o “White Christmas” – ma, ovviamente, le canzoni natalizie esistevano già diversi secoli orsono.
In particolar modo, esisteva in Francia un certo tipo di musica natalizia che – nomen omen – si chiamava noël. Non è chiaro quale sia la “patria” di questi canti: sicuramente, hanno avuto una grande diffusione in Francia; ma ci sono forti indizi che ci portano a pensare che i noël siano nati proprio da queste parti, nelle terre che anticamente appartenevano ai Savoia. Ad esempio, il più antico autore noto di testi noelici, il francescano Jehan Tisserand, era originario di Bourg-en-Bresse, cittadina francese tenuta in alto conto dalla dinastia regnante; una delle più antiche raccolte (a noi pervenuta) di questi canti apparteneva a Carlotta di Savoia (1441-1483). È ragionevole pensare che questa tipologia di canti possa essere entrata a far parte del “corredo nuziale” di tutte quelle giovani di Casa Savoia che, promesse in sposa a un qualche nobile straniero, traslocavano oltralpe. Potrebbe essere proprio in questo modo che i noël, originariamente “sabaudi”, sono poi arrivati in Francia.

Ma cosa sono, questi noël?
Cos’hanno, di così particolare, rispetto a centinaia di altre canzoncine natalizie, alle quali non ho mai pensato di dedicare un post?
È la melodia, a colpire. Il ritmo, il tono, la musica.

I noël – capiamoci – non sono i soliti “canti da Messa” che venivano intonati in chiesa nella notte di Natale. Alle orecchie di noi moderni abituati all’hard rock e al ritmo della pop-music, la melodia dei noël potrà anche sembrare un po’ noiosa – ma, per i canoni medievali, queste canzoni avevano un ritmo insolitamente sostenuto e allegro (oltre ad essere scritte, spesso, in lingua volgare). Diciamo che fra i noël e le canzoni “da chiesa” c’era la stessa differenza che ci può essere adesso fra Jingle Bells e Astro del Ciel, con la sola precisazione che anche i noël erano canti ad argomento religioso. Descrivevano la nascita di Cristo e la scenetta “del presepe”, calcando particolarmente la mano sulla gioia indescrivibile provata dai pastori. ‘nsomma: una specie di Jingle Bells in cui ci si affretta sullo slittino perché bisogna andare a Betlemme, per capirci.

I noël erano cantati nelle case, nelle strade, nei locali “laici” in cui si riuniva molta gente; e la loro melodia (è stato proprio questo, a colpirmi profondamente) era sempre di origine profana. Il testo di ispirazione evangelica era cantato su arie popolari leggere (come se noi prendessimo le parole dell’angelo ai pastori e ci mettessimo a cantarle sulla musica di Lady Gaga) – e questo, non solo per meglio esprimere il messaggio di gioia che si intendeva mandare agli uomini. No: le canzoni natalizie del Tardo Medio Evo riecheggiavano le musiche dei canti popolari di argomento profano anche perché “chi ha offeso il Signore cantando arie licenziose si serva di quelle stesse melodie per lodarlo e per riconoscere il proprio peccato”, come spiegava un compositore francese di metà Seicento.

E onestamente: voi non lo trovate un messaggio bellissimo?
Non vi sembra un’idea incantevole, quella di “cristianizzare” e innalzare moralmente anche le canzoni popolari da ballo o da osteria, in maniera tale che ogni singolo aspetto della vita umana possa rifulgere e gridare di gioia per la venuta di Cristo, che è nato per noi?
Non è un messaggio bellissimo e curioso, se ci pensate?

Nel concerto natalizio del 2011, la corale giovanile della Scuola di Musica
di Fiesole intona il noël “Puer Nobis Nascitur”

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