La dieta di Santa Ildegarda

Quando uno sciagurato regala alla sua fidanzata un libro contenente istruzioni su come mettersi a dieta, costui viene solitamente defenestrato non prima di essersi beccato un tot. di piatti in testa.
Purtuttavia, quando la fidanzata sono io e il l’Infamante Manualetto s’intitola qualcosa tipo “a dieta con Santa Ildegarda”, ci sono probabilità che il ragazzo non solo la scampi, ma venga pure ringraziato.

***

Scherzi a parte – ebbene sì: esiste questo libretto, edito da Demetra, che s’intitola Le cure di Sant’Ildegarda. La santa a cui ci si riferisce è naturalmente Ildegarda di Bingen, la famosa badessa altomedievale che, di professione, faceva la tuttologa. Poetessa, gemmologa, linguista, consigliera politica, studiosa di medicina, (eccetera eccetera eccetera): Ildegarda di Bingen si è guadagnata da tempo il primo posto nella classifica dei miei miti personali.

Fra le mille altre cose, come dicevo, Ildegarda di Bingen si dilettava anche di medicina. Oltre ad aver ideato vere e proprie terapie per la cura delle malattie più comuni, Ildegarda aveva anche creato quello che, secondo lei, era un efficacissimo sistema per tenersi sempre in salute. La maggior parte dei mali che affliggono l’uomo – sosteneva la badessa – sono conseguenza di un’alimentazione scorretta: o troppo sregolata, o non adatta al tuo organismo, o composta di cibi che di per sé sarebbero anche buoni, ma che tu mangi (o abbini) nel modo scorretto.
Dunque, per conservarsi in un buono stato di salute, è importantissimo – secondo Ildegarda – mangiare cibi sani, cucinati in modo adatto, e portati in tavola nelle quantità più adeguate.

Curiosi di dare un’occhiata a questo “regime alimentare”… in diretta dal Medioevo dei Santi?
A parte l’ovvio disclaimer che le diete vere si fanno dal nutrizionista e che io non mi affiderei a cuor leggero alle istruzioni di una suora del Millecento… beh: ecco a voi, signori e signore,

La dieta di Santa Ildegarda

1) Le qualità nascoste degli alimenti

Voi lo vedete – ve ne rendete conto al primo sguardo – che l’arancia è piena di vitamina C e il merluzzo è ricco di fosforo? Guardando attentamente una vongola, voi siete in grado di capire quanto ferrò c’è lì dentro?
No, vero?
Ecco, appunto. Con sorprendente modernità, Santa Ildegarda aveva ideato una dieta che si muoveva proprio da questo assunto: tutti gli alimenti hanno delle proprietà “segrete”, che rimangono sconosciuti ai più. Noi moderni parliamo di “vitamine” e “minerali”: Ildegarda parlava genericamente di “subtilitas”, riferendosi a quell’insieme di qualità, proprie di un dato alimento, definite “sottili” proprio perché invisibili, quasi infinitesimali.

A onor del vero, sto un po’ giocando sporco: non è che “subtilitas” fosse esattamente il sinonimo medievale di “sostanze nutritive”.
In linea con il pensiero medico dell’epoca, Ildegarda sosteneva che gli alimenti si suddividessero sostanzialmente in quattro tipi: caldi, freddi, secchi o umidi. Si trattava di caratteristiche relative alle qualità nascoste degli alimenti, che potevano anche non avere alcun legame con la loro apparenza esteriore: cioè, non è che il minestrone fosse automaticamente un cibo caldo e umido. Il modo in cui l’alimento si presentava nel piatto non aveva alcun legame con la sua subtilitas.
Scorrendo i testi di Ildegarda, scopriamo ad esempio che i ceci sono caldi, la pera è abbastanza fredda, la prugna è pericolosamente umida e la carne di colombo è fin troppo secca.
Conoscere la subtilitas degli alimenti permetteva di scegliere i cibi più adatti e/o di fare gli abbinamenti corretti: ad esempio, la lattuga è molto fredda e, consumata da sola, potrebbe danneggiare l’organismo: ma se viene marinata con l’aglio diventa un cibo consigliabile e anzi benefico.

2) Un’alimentazione personalizzata

Come sanno ormai anche le capre, una buona dieta, per essere efficace, dovrebbe rigorosamente essere personalizzata. Vale a dire: la dieta che ha apportato benefici a mia mamma potrebbe essere disastrosa per me, e viceversa.
Ad esempio, secondo Ildegarda, le persone adulte in buona salute farebbero bene a mangiare solo una volta al giorno, optando per una colazione esclusivamente liquida, un pasto principale verso mezzogiorno, e, nel caso, una piccola refezione serale “prima che cali il sole”.
I bambini, i ragazzi e gli anziani dovrebbero invece fare una colazione abbondante di prima mattina, per poter iniziare subito la giornata con quello “sprint di energia” che il loro corpo non è ancora (o non è più) in grado di fornir loro in maniera adeguata.


3) Sedersi a tavola con il sorriso

Secondo Ildegarda, una buona parte delle malattie sono causate da un’alimentazione scorretta, e okay: ma la malattia, secondo la badessa renana, non è solo una questione puramente organica. Particolari stati d’animo possono renderci particolarmente cagionevoli: essere cupi, tristi, affannati non giova affatto alla nostra salute.
Come arginare i danni di una giornata storta?
Ad esempio, cercando di sedersi a tavola solo ed esclusivamente con animo sereno, cercando di creare attorno a noi, in sala da pranzo, un ambiente accogliente che induca al relax.
Occhio anche alla temperatura della stanza: se pranziamo troppo vicini al fuoco, poi ci prende un coccolone appena ci alziamo da tavola e andiamo in un ambiente più freddo; se pranziamo in un ambiente troppo freddo, rischiamo di digerire male.


4) Attenzione: solo cibi cotti!

Vi piacciono le fettone di prosciutto crudo, i piatti di sushi, gli antipasti di carne all’albese?
Malissimo, Ildegarda sta inorridendo: dalla sua dieta vanno assolutamente banditi gli alimenti crudi. Una adeguata cottura permette agli alimenti di “spurgarsi” di quegli umori cattivi che, altrimenti, farebbero danni una volta entrati nell’organismo. Con buona pace dei crudisti, consumare cibi crudi affatica la milza e addirittura il cuore (o quantomeno: così sostiene Ildegarda), e ogni boccone che ci entra in bocca dovrebbe assolutamente esser stato cotto in maniera adeguata.

E visto che siamo arrivati all’amaro punto dei “divieti”, ecco altri alimenti dannosissimi che Ildegarda consiglia di bandire in maniera più assoluta: stiamo parlando di salmone, porri, fragole, pesche, lenticchie, carne di maiale, prugne e mirtilli.
Ahimé.

5) E gli ammalati?

Qui, vale a maggior ragione il disclaimer di prima: se siete ammalati fatevi curare dal medico, non da una suora tedesca del Millecento. Però, per dovere di cronaca, Ildegarda ha preparato una dieta ad hoc per aiutare gli ammalati a superare i loro fastidi.
Lasciamo da parte gli ammalati cronici, che abbisogneranno di una dieta specifica composta di alimenti la cui subtilitas contrasta gli effetti del male che li affligge. Prendiamo “un ammalato comune”, un qualsiasi Signor Nessuno che una mattina si sveglia e… patatrac!, ha l’influenza.
Che fare?
Un influenzato con sprezzo del pericolo potrebbe decidere di seguire la terapia di Ildegarda, che prevede una dieta specifica per ogni giorno di malattia.
E infatti…

Primo giorno di malattia: agonizzi a letto senza mangiare. Del resto, argomenta Ildegarda, molto spesso non si ha neanche fame, quando il male è nella fase più acuta, e il digiuno aiuta a depurarsi da quelle sostanze dannose che evidentemente abbondano nel nostro organismo, visto che ci siamo improvvisamente ammalati.
Quindi, digiuno assoluto, con facoltà però di bere liquidi: la bevanda ideale è una tisana al finocchio, ma anche le spremute di frutta possono andar bene se l’ammalato se la sente.
Secondo giorno di malattia: pian pianino, si ricomincia a mangiare. Cose leggere, senza pretese: una minestrina d’avena ché fa tanto bene; qualche biscotto da intingere nella tisana di finocchio, se ti va. Okay anche alle mele cotte o roba del genere.
Terzo giorno di malattia: se tutto va bene dovresti cominciare a migliorare, quindi si può cominciare a servire cibi un po’ più sostanziosi. La tisana di finocchio può esser sostituita con un buon vino; a pranzo, si può mangiare un buon brodo di pollo. Come dessert, la mela cotta.
Quarto giorno di malattia: a questo punto sei ufficialmente in via di guarigione, quindi puoi ricominciare a mangiare normalmente. Sì alla frutta, alle verdure cotte e ad una buona fetta di pane (meglio se di farro o spelta, ché a Ildegarda la farina di grano faceva un po’ schifo). E poi ad maiora, man mano che ti rimetti!

Ma mi raccomando: come si diceva, il miglior rimedio per la malattia è (ovviamente) il non ammalarsi affatto, e la miglior tecnica di prevenzione è quella di avere un animo sereno e quieto, senza angustie…
…e, tendenzialmente, abbracciare con gioia una retta vita cristiana aiuta tantissimo, sotto questo punto di vista!

17 risposte a "La dieta di Santa Ildegarda"

  1. filia ecclesiae

    Quanto mi piace il tuo “signori e signore”! *__*

    In quel libro, che ovviamente vorrei, parla anche dei metodi di cottura adeguata dei vari cibi?
    Chissà perché il “no” ai mirtilli e alle prugne…
    Inutile dire che mi piace tanto questa santa! 🙂

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    1. Lucia

      Ti rispondo subito: le prugne non vanno bene perché “accrescono gli umori amari presenti nel corpo ed eccitano le malattie latenti nell’organismo umano”; quanto ai mirtilli, Ildegarda sostiene che provochino la gotta.
      Per la cronaca, spiego anche il perché degli altri divieti: il salmone indebolisce l’organismo (però le sue lische, triturate e usate a mo’ di dentifricio, proteggono dalla carie), i porri e le fragole sono dei veri e propri veleni (nooo, ma come puoi cassarmi così le fragole?! Buaaaahhh!), le pesche producono troppo muco nello stomaco, le lenticchie indeboliscono l’organismo a livello generale, e la carne di maiale è purulenta (O.o), piena delle schifezze che il maiale ha mangiato chissà dove quand’era vivo, e oltretutto scatena nell’organismo umano pulsioni semi-animalesche che ti portano a fare cose disdicevoli.
      Ohibò.

      Sì, il libro spiega anche in quale modo dovrebbe essere cucinato ogni alimento (senza però darti ricette precise; dice solo cose vaghe tipo “accompagnarlo col tal alimento che ne smorza le proprietà negative” ecc. ecc., la ricetta devi inventartela tu.
      Poi, nella seconda metà del libro, c’è anche una sezione “medica” che non c’entra niente con le diete, e ti parla dei benefici del sonno, dei salassi, della cura con le pietre ecc. ecc. Insomma, tutte le cose di cui aveva parlato Ildegarda nelle sue opere a carattere medico.

      Diciamo che è un libro… divertente, nel senso che, per come espone la materia, sembra quasi che ti proponga la dieta di Ildegarda come un vero regime alimentare che può essere seguito nella vita di tutti i giorni. Ogni tanto “aggiorna” al 2014 la dieta di Ildegarda dicendo cose tipo “ovviamente Ildegarda disapproverebbe anche gli additivi e i coloranti”… insomma, fa un po’ ridere per il modo in cui espone la materia.
      Però i contenuti indubbiamente ci sono, eh! E’ un bel libro, è interessante.

      Però, guarda: se dovessi consigliare un libro di “cucina” di Ildegarda, ne consiglierei assolutamente uno che è un piccolo capolavoro e che è Hildegard von Bingen. Ricette per il corpo e per l’anima. Favoloso! °_°
      Questo qua è proprio un ricettario pieno di ricette BUONISSIME, sono davvero una più buona dell’altra e hanno anche gusti un po’ particolari, molto “tedeschi” e non particolarmente comuni (almeno, non qui in Italia). Ogni ricetta è accompagnata da una breve presentazione “storica” dei suoi ingredienti: non ti contestualizza i vari alimenti nello schema “medico” di Ildegarda… però ti da le ricette vere e proprie, che non è poco 😉
      Diciamo che il libro da cui ho tratto questo post lo consiglierei a uno che è proprio incuriosito dall’impianto medico/nutrizionale; il libro di ricette invece è FAVOLOSO per chi vuole sperimentare in cucina 😀

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      1. Lucia

        Se ti può aiutare nell’opera di corruzione, quello di ricette è piccolino (sono 141 pagine). (Quello di “medicina” invece è un po’ più ingombrante, ma neanche tanto).
        ;-))

        Capisco perfettamente il tuo dramma librario: prossimamente io dovrò portare a Torino tutti i libri che adesso ho a Pavia, e non so LETTERALMENTE dove metterli. Giuro, mi manca materialmente lo spazio! O_o

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  2. ClaudioLXXXI

    Per la cronaca.
    Lo sciagurato in questione, nel mentre impacchettava (male) il libro in questione, NON si poneva minimamente il problema “sto regalando a una donna un libro sulle diete e potrei pentirmene amaramente“.
    Allo sciagurato NON ERA PASSATO MINIMAMENTE PER LA CAPA il pensiero che il regalo potesse essere inteso come a-scopo-di-non-pura-erudizione.

    Ebbe successivamente occasione di scoprire che tale noncuranza non era condivisa dalla restante popolazione maschile, avendo sperimentato almeno tre casi di conoscenti che avendogli chiesto (in cerca di consigli a mo’ di esempio, sventurati loro) “cosa hai regalato alla tua fidanzata?”, avutane l’esatta e sincera risposta, sono SBIANCATI in preda al panico.
    La reazione, per intenderci, che potreste aspettarvi se alla domanda “hai dei progetti per la giornata della memoria?” osaste rispondere una cosa tipo “andrò a graffitare svastiche sul muro della sinagoga sotto gli occhi di un sacco di ebrei amareggiati e iracondi”.

    Nessuno ha più chiesto a quello sciagurato consigli su regali sentimentali.
    Mai.
    Più.

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    1. ago86

      Coraggio: il tuo sacrificio mi ha fatto imparare una cosa da NON fare. Anche io con tutta probabilità mi sarei trovato nella tua stessa situazione, ma grazie a te lo eviterò accuratamente in futuro.

      Grazie, Claudio, per il tuo eroico sacrificio.

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  3. senm_webmrs

    A proposito di librerie, la risposta alle preghiere di una bibliomane è SAPIENS. Nel senso di
    http://www.designxtutti.com/arredamento/mensole-e-librerie/2431/libreria-sapiens-sintesi-h-202-a-colonna-14-mensole-lisint202-detail

    Se cerchi su ebay la pui trovare anche a meno del già contenuto prezzo di listino. Bisogna solo stare attenti che non ti rifilino PTOLOMEO al posto di SAPIENS. Il design e il designer sono gli stessi ma il prezzo è BEN diverso.

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    1. Lucia

      L’avevo già vista, ma sai cosa? Ha l’aria di essere comodissima ma… esteticamente non mi piace proprio per niente 😦 Mi sembra la classica pila di libri ammucchiati sul pavimento… sarà che non ne posso più di vedere libri ammucchiati visto che è da anni che me li trovo tra i piedi 😛
      Grazie mille però!!

      Ora come ora, stiamo progettando qualche piccolo lavoretto in casa, e, fra le varie ipotesi, c’era anche quella di “tappezzare” tutto l’ingresso con un enorme Billy Ikea che partendo dal pavimento e arrivando fino al soffitto ricopra tutta la stanza lasciando vuoto solo lo spazio per aprire la porta di ingresso. Tipo questo, per dire: http://3.bp.blogspot.com/-rHBoYpCuVrY/ULiknpCd4aI/AAAAAAAAEM0/31k2mX1b9Ss/s1600/7318418116140400_KPsmtrje_c.jpg
      Mia mamma dice che verrà fuori un’ammucchiata di libri bruttissima, ma concorda con me nel dire che non ci sono altre soluzioni; a me, l’idea non dispiace nemmeno, esteticamente…
      …vi terrò aggiornati ;-P

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  4. Daniele

    Oggi a dieta si prescrivono verdure… tante verdure… e crude perchè cotte perdono le vitamine. C’è direi un modo di vedere le cose diversamente visto che si parla qui di cuocere per eliminare gli umori cattivi 😛

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    1. Lucia

      Ecco: a tal proposito, signora tecnologa alimentare, ti sfrutto per togliermi una curiosità che mi era venuta proprio in questi giorni a tavola, mentre i miei genitori pasteggiavano serenamente a base di carne cruda (ommammiamiacheschifo) (ma è un piatto tipico piemontese: si prende proprio la carne cruda, tritata o addirittura tagliata a piccole fette, la si condisce con un po’ di aglio e un po’ di olio, e la si mangia) (ho già menzionato che a me fa schifo la sola idea?).

      Ora io mi domando… ma che è ‘sto costume barbaro??
      Cioè: com’è possibile che nel corso dei secoli si sia sviluppato in Piemonte un piatto tipico a base di carne cruda??
      Ma non si prendevano le peggio malattie anche solo al primo boccone, i Piemontesi di qualche secolo fa?
      Eppure è un piatto tipico, quindi si mangiava in Piemonte da molto tempo… sicuramente da ben prima dell’introduzione di tutti i controlli e i trattamenti che hanno reso la carne cruda un prodotto sicuro…

      Davvero: mi son sempre chiesta come sia nata questa usanza barbara 😉 e il tuo commento a questo post ha fatto crescere ancor di più i miei dubbi.
      Cioè, è verissimo: mangiare cibi crudi, una volta, penso che equivalesse quantomeno al prendersi una gastroenterite… e i miei trisnonni si mangiavano carne cruda a pranzo e a cena come se non ci fosse un domani?! O.o

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  5. Daniela

    Ciao volevo chiederti qualche spiegazione in più sul fatto di preferire il farro…
    Ho conosciuto due appassionati di Ildegarda che mi parlavano di un’erba che lei definiva oro per l’intestino…. L’hanno chiamata finocchio di montagna ma succome non sono italiani credo non sia il nome corretto perché non lo trovo da nessuna parte… Puoi aiutarmi? Grazie

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