La misteriosa storia di Pomponia Grecina

Chissà cosa direbbe Pomponia Grecina, matrona romana di nobili natali, se sapesse che, a duemila anni dalla sua morte, si continua ostinatamente a parlare di lei, nonostante i suoi sforzi per sparire nell’oblio.
Eppure, la cosa è in un certo senso inevitabile: la sua Storia (quella con la S maiuscola) sembra fatta apposta per trasformarsi nella trama di un romanzo, di quelle che mandano in solluchero poeti e letterati.
E infatti, Pomponia (nella sua versione “romanzata”) è una delle protagoniste di Quo Vadis.

Pomponia Grecina


Ché poi, dobbiamo essere sinceri: la Storia storicamente provata di Pomponia, al netto delle supposizioni, è piuttosto scarna.
Tutto si riduce a una veloce nota di cronaca riportata da Tacito nei suoi Annali: a un certo punto, l’autore romano romano ci informa del fatto che, nell’anno 55/56 d.C.,

Pomponia Grecina, nobile dama e moglie di Aulo Plauzio, il quale aveva meritato il trionfo per la sua vittoria sui Britanni, fu accusata di appartenere a una religione straniera e sottoposta al giudizio di suo marito. Questi, secondo l’antica usanza, tenne giudizio sulle qualità, sulla vita e sulla fama di sua moglie in presenza di tutta la parentela, e la dichiarò innocente.

 Tacito prosegue annotando laconicamente che

questa Pomponia visse a lungo e in perenne cordoglio: dopo la morte di Giulia, figlia di Druso, trascorse quarant’anni in lutto. Finché regnò Claudio non le accadde nulla di male, poi [sotto il regno di Nerone, N.d.R.] fu anche oggetto di onore

e ciò sicuramente grazie al giudizio di suo marito, che dichiarandola innocente e prosciogliendola da ogni accusa l’aveva resa una donna rispettabile.

E fin lì, uno potrebbe prendere atto della cosa e proseguire oltre con la sua vita.
Però, è abbastanza difficile che uno storico passi oltre con tanta facilità: perché questa Storia – obiettivamente – offre troppe suggestioni, per non trasformarsi hic et nunc in una vicenda da romanzo….

***

Nella ridda di ipotesi che riguardano Pomponia, abbiamo un unico dato di fatto: attorno al 55 dopo Cristo, la donna viene accusata di appartenere a una religione straniera.
Questo fa automaticamente di Pomponia una cristiana?
Certamente no: di “religioni straniere” ce n’erano millemila, nella Roma Imperiale. Però però, è fin troppo suggestiva l’ipotesi di una Pomponia convertita al cristianesimo: siamo, in fin dei conti, nel 55 d.C.; entro quella data, il Vangelo aveva già cominciato a diffondersi nella Città Eterna (secondo la tradizione, Pietro arrivò a Roma attorno all’anno 42).
E quindi, perché non fantasticare su una Pomponia che ha abbandonato la religione paterna e ha scelto di vivere secondo la Buona Novella? Quanto a tempistica, “ci siamo”.
Son solo fantasticherie, ci mancherebbe: però, sono fantasticherie con una certa plausibilità.

C’è poi un altro dettaglio che manda in solluchero gli storici: e cioè un’iscrizione rinvenuta nelle catacombe cristiane di san Callisto e più o meno coeva  all’epoca dei fatti, grazie alla quale veniamo informati che in quel luogo hanno trovato riposo le spoglie mortali di Pomponio Grecino.
Chi sia costui, non ne abbiamo la più pallida idea; pur tuttavia, vien difficile pensare che non ci sia alcun legame tra il Pomponio Grecino sepolto come cristiano nelle catacombe e la Pomponia Grecina processata perché aderente a una religione straniera.
Se l’assonanza riguardasse solo il nome gentilizio, si potrebbe senz’altro pensare a un banale caso di omonimia; ma se accanto al nome gentilizio troviamo anche un cognomen, peraltro così caratteristico, comincia a diventare davvero difficile ipotizzare una coincidenza. Con ogni probabilità, Pomponia Grecina e Pomponio Grecino erano imparentati: quello sepolto nelle catacombe cristiane era presumibilmente un nipote della matrona romana di cui parla Tacito.

Il fatto che avesse un parente cristiano è sufficiente per farci concludere che anche Pomponia fosse una cristiana in pectore?
Evidentemente no: però, capite bene che la fantasia dello storico è ormai così sovraeccitata da fare voli pindarici… arrivando peraltro a interrogarsi, fra le altre cose, sulle reali intenzioni del marito di Pomponia.

Sì, perché, se ci pensate, ‘sto uomo ha un comportamento strano forte. In presenza di dicerie sul conto di sua moglie, lui (invece di metterle a tacere) si prende la briga di istituire un vero e proprio processo contro di lei… per poi dichiararla innocente?
Sembra quasi che il marito abbia agito in questo modo per mettere sua moglie al riparo da qualsiasi accusa futura, come a voler tacitare sul nascere le dicerie che stavano cominciando a diffondersi sul suo conto.
Ma allora, il marito era compiacente? O forse addirittura… complice?

***

C’è poi un’altra singolarissima coincidenza, per la gioia degli storici che si sono appassionati al caso.
Pomponia Grecina – a quanto ci dice Tacito – passò gran parte della sua vita in un perenne stato di cordoglio, portando il lutto per la morte di una tal Giulia. Benissimo, “ci sta”; ma a questo punto verrebbe da chiedersi: e chi diamine era, questa defunta Giulia?

Giulia, tanto per cominciare, era una parente di Pomponia. Ma non una parente strettissima (chessò: una figlia, una sorella… ché uno potrebbe anche capire il cordoglio perpertuo). No, era una parente relativamente lontana: una cugina, discendente dall’imperatore Tiberio, fatta assassinare nel 43 d.C.
Si era trattato di un omicidio mosso da ragioni politiche; dunque, un delitto particolarmente vile. A onor del vero è anche capitato, nel corso della Storia, che dopo episodi di questa gravità alcuni personaggi abbiano deciso di portare platealmente il lutto per tutto il resto della vita, come a dire “io non dimentico l’affronto che avete fatto alla mia famiglia”. Se vogliamo, era anche un modo per tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica e influenzarla a proprio vantaggio.
Dunque, non deve stupirci più di tanto l’idea di una matrona romana che passa tutta la sua vita in gramaglie per ricordare l’uccisione di una lontana parente…

…però, ahò: un po’, deve stupirci comunque.
Nel senso che non è che fosse proprio la prassi, un comportamento di questo tipo. Tant’è vero che è passato alla Storia in virtù della sua bizzarria: Tacito lo considera così rilevante da parlarne negli Annali.

E se il lutto fosse stato solo una scusa?, fantasticano gli studiosi.
Ovverosia: e se Pomponia avesse “sfruttato” la morte di sua cugina come scusa per scomparire dalla vita pubblica, sottraendosi così a tutte quelle incombenze “da matrona” che erano difficilmente compatibili con la vita di nascondimento e mortificazioni che veniva suggerita ai primi cristiani?

Sotto questo punto di vista, risulta incredibilmente suggestiva la circostanza per cui Pomponia si vela a lutto nel 43 d.C., alla morte di sua cugina… ma anche a pochi mesi dall’inizio della predicazione romana di San Pietro, arrivato nell’Urbe nell’anno 42.
Solo una coincidenza? Probabilmente sì; però, le coincidenze cominciano ad essere tante e suggestive, e lo studioso comincia inevitabilmente a fantasticare.
E, sia chiaro: “lo studioso” non sono io. Ci sono intere generazioni di storici che si son divertiti a far supposizioni sulle vicende di Pomponia. Io, qui, mi limito a un “relata refero”.

***

E arrivato a questo punto, lo studioso rischia pure di farsi scappare un sorriso a trentadue denti, nel momento in cui viene a sapere un ultimo, bizzarro dettaglio sulla vita di Pomponia.

Noi non sappiamo se Pomponia Grecina abbia mai vissuto nel sontuoso palazzo nei pressi del monte Celio, che da anni apparteneva ai suoi parenti. La sua famiglia, del resto, era enorme: Pomponia magari abitava da tutt’altra parte, e nel palazzo nei pressi del Celio ci aveva messo piede una o due volte in vita sua.

Però.

Però, sembra davvero che la Storia voglia giocarci uno dei suoi scherzi, nel momento in cui veniamo a sapere che, nel 65 d.C., Plauzio Laterano, nipote di Pomponia, viene giustiziato per ragioni politiche dall’imperatore Nerone, che ne incamera tutti i beni. Tra i quali figura anche il famoso palazzo nei pressi del monte Celio – che, passando da imperatore a imperatore, resta nel possesso dell’augusto fino all’epoca di Costantino il Grande. Il quale, dopo la sua conversione al cristianesimo, decide di demolire il palazzo e donare alla Chiesa di Roma l’appezzamento di terreno su cui sorgeva originariamente la villa, affinché la comunità cristiana potesse edificarvi la sua prima basilica.

E così, sui territori appartenuti un tempo a Plauzio Laterano, prendeva vita l’arcibasilica papale di San Giovanni in Laterano, “Madre e Capo di tutte le chiese della città e del mondo”.

Roma - Piazza San Giovanni in Laterano

Ripeto: non sappiamo se Pomponia abbia effettivamente mai vissuto nel palazzo di Laterano. Di certo, non è irragionevole pensare che ci abbia passato del tempo prima di andare in sposa… ma visto che stiamo fantasticando, fantastichiamo per bene: immaginiamo che Pomponia ci sia proprio vissuta, da bambina, in quel palazzo di famiglia.

E se davvero Pomponia fosse stata una delle prime romane a convertirsi alla religione del Vangelo… non è straordinariamente affascinante immaginare che la casa in cui “è cresciuta” sia diventata, a distanza di secoli, la sede del vescovo di Roma?

6 risposte a "La misteriosa storia di Pomponia Grecina"

    1. Lucia

      Sta avendo un sacco di condivisioni, questo post! (Insomma, “un sacco”… decisamente più della media dei miei post, ecco)
      :-O

      E dire che non sapevo nemmeno se pubblicarlo o no, perché tutto sommato mi sembrava un po’ una storia curiosa ma tutto sommato basata sul niente…

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  1. Mercuriade

    Non si sottolineera` mai abbastanza l’importantissimo ruolo delle donne all’interno delle prime comunità cristiane, che per giunta erano composte in grandissima parte da donne. E pensare che, a sentire storici come Eva Cantarella, il Cristianesimo dovrebbe aver segnato un passo indietro nell’autonomia e nell’emancipazione femminile…

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    1. Laura Zaccaro

      A sentire anche solo la gente per strada, se è per questo. L’altro giorno una persona in un commento su You Tube mi ha chiesto come faccio io che sono donna a seguire una religione che lede i miei stessi diritti. E mi ha assalito lo sconforto più totale…

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