La Madonna dei mandarini, patrona dei mariuoli

Al termine di un pomeriggio uggioso in cui cercavo ispirazione per un post che commemorasse l’avvio del mese mariano, è apparsa sulla mia home di Facebook una citazione di papa Francesco. Era tratta dal Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti al XXVIII corso sul foro interno organizzato dalla Penitenzieria Apostolica, e tenutosi il 17 marzo 2017. Ebbene: ai partecipanti del corso, il papa raccontava:

Sulla Madonna c’è una leggenda, una tradizione che mi hanno raccontato esiste nel Sud d’Italia: la Madonna dei mandarini.  È una terra dove ci sono tanti mandarini, non è vero? E dicono che sia la patrona dei ladri. Dicono che i ladri vanno a pregare là. E la leggenda – così raccontano – è che i ladri che pregano la Madonna dei mandarini, quando muoiono, c’è la fila davanti a Pietro che ha le chiavi, e apre e lascia passare uno, poi apre e lascia passare un altro; e la Madonna, quando vede uno di questi, gli fa segno di nascondersi; e poi, quando sono passati tutti, Pietro chiude e viene la notte e la Madonna dalla finestra lo chiama e lo fa entrare dalla finestra. È un racconto popolare, ma è tanto bello: perdonare con la Mamma accanto; perdonare con la Madre.

Alla citazione che mi è apparsa su Facebook, seguivano decine di commenti sconcertati: ma come gli passa in testa, al Papa, di dire che la Madonna è la patrona dei ladri?! C’erano pure un paio di meridionali indignati, con argomentazioni sulle linee di: ecco, ci mancava solo il Papa a rafforzare l’immagine del Sud Italia tutto mafia e mandolino.

Detrattori di papa Francesco, non lamentatevi ché vi è ancora andata bene: il Santo Padre avrebbe anche potuto raccontare la leggenda della Madonna ignuda, che, per far entrare i criminali in Paradiso, si leva il reggiseno davanti al Padreterno.
E, anche in quel caso, avrebbe avuto piena ragione.

***

Ovviamente, capisco le perplessità.
‘sta Madonna dei mandarini che intralcia l’operato di san Pietro e poi fa entrare in Paradiso le peggio schiere di criminali, sta pesantemente antipatica pure a me. Ciò non toglie che devozioni simili siano realmente esistite e, in una certa misura, esistano tutt’ora, come residuo di una religiosità popolare molto antica. Che affonda le sue radici nel tardo Medioevo, per la precisione.

Noi moderni abbiamo la tendenza a immaginare il Paradiso come una combriccola di amici che vivono in armonia e beatitudine: c’è Dio onnipotente, c’è la Madonna, ci sono i santi, e ognuno vive in lieta concordia con i suoi “vicini di casa”. Che san Peppino si metta a piantar grane al Padreterno, perché non è d’accordo col suo operato e vuole assolutamente che Dio corregga il tiro, è una visione che non esito a definire aliena dal nostro modo di intendere la Comunione dei Santi.

Che sia aliena a noi è una bella cosa, ma – tenetevi forte – san Peppino che pesta i piedi col Padreterno è stata una delle immagini più care a generazioni di fedeli. I quali non avrebbero minimamente esitato nel confermare: se san Peppino vuole far entrare in Paradiso un ladro suo amico, che san Pietro ha condannato all’Inferno, porca la miseria, Peppino riuscirà a spuntarla!

Non dico che fosse un bene, ma è la realtà dei fatti: quando un uomo medievale si trovava in difficoltà, molto raramente chiedeva aiuto a Dio. Cercava, più concretamente, il proverbiale santo a cui votarsi. Perché, si sa: “i santi ci capiscono meglio”, “sono stati uomini anche loro”, “hanno sofferto come noi”, “e poi quel santo io lo conosco, ho baciato la sua reliquia proprio io personalmente”. In una certa religiosità popolare, in quei tempi, Dio Padre era percepito come un’entità distante, totalmente altra, potenzialmente anche un po’ spietata (è sempre la classica domanda: “se Dio esiste, perché permette il male?”).

Il ragionamento ha pure una sua logica: se Dio ti manda il lutto, la pestilenza, la carestia, l’inondazione, cosa vuoi andare a lamentarti con Dio stesso per criticare le sue stesse decisioni? Acclarato che Dio è sdegnato per i tuoi peccati (sennò non ti faceva morir di peste tutta la famiglia), non converrà forse affidarsi all’aiuto di un qualche intercessore, che magari parte col dente un po’ meno avvelenato? Chiaro: è un modo molto ingenuo di vivere la fede. Ma ingenua era la vita religiosa del popolino, fino a qualche secolo (o decennio?) fa.

Acclarato dunque che Dio può anche essere impietoso (soprattutto quando è preso da santo sdegno per i nostri peccati) sarà bene affidarsi a un intercessore molto potente. I santi patroni sono ok, ma la più potente in assoluto è intuibilmente Maria Vergine, il cui ruolo salvifico era concepito, nel Medioevo, come solo di poco inferiore a quello di Cristo stesso.
E quando  dico “poco”, intendo proprio “poco”. Poco – poco – poco.
Nell’orizzonte mentale dei medievali, era assolutamente plausibile che un individuo, magari condannato all’Inferno da Dio Onnipotente (?), fosse poi salvato in corner per il solo fatto di esser… raccomandato dalla Madonna.

Questa visione della Vergine comincia ad affermarsi nella teologia mariana del XII e XIII secolo; verso la metà del XIV è definitivamente consacrata dallo Speculum humanae salvationis. In questo trattato, che avrà avuto grandissima fortuna, l’infinita misericordia di Maria viene paragonata a un continuo fiotto di latte che sgorga dal suo seno – una immagine che, credeteci o no, ha avuto enorme diffusione nelle arti figurative, suppergiù fino all’epoca della Controriforma. Qui vi propongo uno tra gli esempi meno hard che sono riuscita a trovare, ma è davvero frequente vedere raffigurazioni in cui la Madonna allatta peccatori destinati alla dannazione eterna (!), oppure spruzza schizzi di latte sulle fiamme dell’Inferno per mitigare le sofferenze dei dannati.

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Pedro Machuca, “Madonna delle Grazie”

E al di là dell’imbarazzo che ci prende nel vedere la Madonna in desabillè, uno potrebbe ancor più scandalizzarsi dicendo: wè bella, ma come ti permetti di alleviare le pene dei dannati quando Dio Onnipotente, che sta sopra di te, ha legiferato che i dannati hanno da soffrire?
Ebbene, questo malcostume di romper le uova nel paniere al Padreterno era apparentemente molto diffuso nel Paradiso medievale, giacché esistono anche rappresentazioni di altri santi (ad esempio san Francesco, nel caso che vedete sotto) che si permettono di estrarre i dannati dalle fiamme dell’inferno facendo segno di attaccarsi a uno scapolare, un cingolo, un rosario…

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Anonimo, “San Francesco salva le anime dei peccatori”

Ancor più frequente (ma non molto meno irriverente nei confronti dell’Onnipotente) è la rappresentazione della “Madonna del Mantello”. Anche nota come “Madonna della Mercede”, questa raffigurazione mostra la Vergine Maria nell’atto di spalancare il suo mantello ed accogliervi, al di sotto, i fedeli inginocchiati. Molto carina e molto dolce l’immagine moderna dell’umanità inginocchiata ai piedi di Maria: ma cosa succedeva veramente al di sopra di quel mantello, quando il topos iconografico ha cominciato a svilupparsi?

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“Madonna della Misericordia” di Bartolomeo Caporali. Si noti Dio nell’atto di scagliare tre frecce sull’umanità, protetta dalle schiere dei Santi e dal manto della Vergine

Sopra al mantello di Maria succedeva la qualunque, e la cosa allarmante è che succedeva per mano di Dio Padre. Sono frequentissime le raffigurazioni in cui l’Onnipotente sta per lanciare sull’umanità i suoi dardi e la Vergine pone il suo mantello a protezione degli uomini. E infatti, proprio contro quel mantello si infrangono, ad una ad una, tutte le frecce scagliate da un Dio adirato: i devoti di Maria sono così protetti da una vasta serie di catastrofi e di prove fisiche. Nel celebre affresco della chiesa di San Gimignano, è addirittura il santo patrono ad arrogarsi il diritto di pestare i piedi e dire a Dio: “gnò! Sul mio paese, la pestilenza non ce la mandi!”.

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San Sebastiano protegge dalla pestilenza gli abitanti di San Gimignano

Una visione senza dubbio confortante… ma anche un tantinello ereticale, com’è evidente.
Già il messaggio sotteso non è dei più lineari. Ad aggravar le cose, le rappresentazioni grafiche della Madonna come corredentrice diventano anche alquanto imbarazzanti.

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Gesù e la Madonna intercedono a favore dell’umanità, nell’affresco della chiesa di S. Agostino a San Gimignano (dettaglio)

“Ma che mi rappresenta ‘sta Madonna seminuda che mi sventola il seno davanti agli occhi dell’Onnipotente?”, si chiedevano, comprensibilmente, i prelati che non avevano dimestichezza con questa rappresentazione, inorridendo davanti ad affreschi come quello già citato che troviamo a San Gimignano. Vagliela a spiegare, a uno che non è pratico, la metafora della misericordia come un fiotto di latte fresco che esce dal seno della nostra Madre Misericordiosa. Vaglielo a spiegare, che in questo affresco non siamo di fronte a uno spogliarello, ma stiamo guardando Gesù Cristo e la Madonna che (l’uno indicando la ferita sul costato, l’altra scoprendosi il seno con cui ha nutrito l’Altissimo) sfruttano i “meriti” che hanno accumulato davanti a Dio per ottenere da lui una grazia.
Vaglielo a spiegare, di fronte a un dipinto oggettivamente così ambiguo.
E comunque non è detto che la spiegazione soddisfi l’esterrefatto osservatore; anche perché di questo passo ci si stava pesantemente avvicinando al paradosso di rappresentare Dio come un trio di schizofrenici che litigano tra di loro.

***

Con i dettami della Controriforma, queste visioni scompaiono (quantomeno a livello grafico).
La belligerante Regina dell’Universo con mantello da Superwoman lascia lo spazio a una pia Vergine tutta presa dalle sue attività domestiche di moglie e madre. Anche la raffigurazione dei santi viene tipizzata, mettendo da parte qualsiasi elemento che li possa far apparire “in concorrenza”, o peggio ancora “in lite”, col Padreterno. Quanto a lui, comincia a mostrarsi un po’ più paterno, un po’ più gentile: un po’ meno giudice inflessibile, e un po’ più babbo affettuoso. Ché evidentemente ce n’era bisogno, se si era arrivati agli eccessi di cui sopra.

Ma Maria Superwoman non è mai scomparsa del tutto. Questa visione popolare della Madonna come corredentrice, che con la sua dolcezza materna può mitigare la rigidità del Padre assicurando la salvezza anche a relitti di galera, sopravvive ancora, di tanto in tanto, nella religiosità e nelle devozioni popolari.

E, a quanto pare, anche nelle piantagioni di mandarini che spandono il loro profumo nei campi assolati del Sud Italia.

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Il manto della Madonna (e il suo dolcissimo sguardo materno) in Bartolomeo Caporali: dettaglio

Immagine di copertina: Madonna of the Oranges (Ismail Shammout, 1997; dettaglio)

14 risposte a "La Madonna dei mandarini, patrona dei mariuoli"

  1. Avatar di Gabriele

    Gabriele

    Questo è uno dei post più brillanti ed interessanti che ho letto ultimamente: complimenti! Avanzo persino la proposta di approfondire ulteriormente questi aspetti para-ereticali e addirittura “osè” dell’agiografia (e dell’arte) pre-Riforma…
    Come al solito, brava!

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  2. Avatar di Eva

    Eva

    complimenti per il post!
    Dici “e non va neanche bene rappresentare Dio come un trio di schizofrenici che litigano tra di loro.” e sono d’accordissimo, ci mancherebbe, ma proprio per quello sono un po’ perplessa per la citazione attribuita poco più di un mese fa a papa Francesco dove riprende quella idea:

    https://cruxnow.com/vatican/2017/03/25/woman-knows-read-pope-francis/
    “In the meeting, the pope jokingly likened this to the way the Holy Trinity functions. “Inside the Holy Trinity they’re all arguing behind closed doors,” Cuda says Francis told them, “but on the outside they give the picture of unity.””

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  3. Avatar di Whitewolf

    Whitewolf

    Da San Gimignanese voglio correggerti su una cosa: il santo patrono che deflette le frecce è San Sebastiano, che non è il santo patrono della città. Il patrono è il vescovo di Modena San Geminiano, che secondo una leggenda è apparso sulla porta delle Fonti e ha scacciato Totila dalla città.
    San Sebastiano è si, effettivamente, presente a San Gimignano, ma come semplice “anti peste”, anche se va detto che il dipinto che c’è in Duomo è comunque “bello” (nella sua crudezza).
    Curiosità al volo: gli altri due “santi” sono in realtà beati per la chiesa Cattolica, visto che Santa Fina (Cioè la Beata Fina de’ Ciardi) e Santo Bartolo (Cioè il Beato Bartolo Bonpedoni) hanno un miracolo a testa “confermato” (non ricordo in tutta franchezza quale sia, ma se devo dare retta alle leggende direi la fioritura delle viole per Fina e il miracolo dei fichi per Santo Bartolo).
    Quindi noi Sangimignanesi siamo sfigatissimi: i nostri santi “oriundi” sono solo beati, il santo “con la patente” è adottivo…sarà per questo che siamo ancora un paesino piccolo ostaggio dei turisti?

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  4. Avatar di Francesca

    Francesca

    Grazie per aver linkato poco tempo fa questo articolo che mi ero persa. E che è eccezionale 👍
    La tua conclusione di allora
    “Questa visione popolare della Madonna (…) che (…) può mitigare la rigidità del Padre assicurando la salvezza anche a relitti di galera, sopravvive ancora, di tanto in tanto, nella religiosità e nelle devozioni popolari” –
    ok, d’accordo, ma siamo sicuri che era “solo” religiosità popolare? Intendo dire che – forse – c’è anche una certa radice biblica e una visione ebraica di base (passata nel cristianesimo)… Ad esempio tipicamente espressa da Abramo e da Mosè che “contrattano” con Dio.
    [Secondo me, è solo in tempi recenti che noi ci concentriamo al 90% sui simbolismi e sulle metafore. Non che prima non ci fossero, vedi Agostino!, ma è che (forse) venivano prese in considerazione di pari passo con le narrazioni letterali, terra terra… Tipo Abramo e Mosè che discutono con Dio, appunto).

    Perché faccio ‘sto commento? 😁
    Perché mi piacerebbe conoscere, se c’è – e se per caso ti ci trovassi in mezzo nel mitico corso che stai frequentando a NY – un collegamento, un parallelo, un confronto con il folklore e le devozioni ebraiche dello stesso periodo in cui Maria bloccava bracci divini… Anno più anno meno…

    Grazie. Se e quando sarà 😇

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