No, la Chiesa non ha mai vietato il parto sotto anestesia perché nella Bibbia c’è scritto “partorirai con dolore”

L’articolo con cui parlavo di san Leonardo di Noblac, a cui nel Medioevo fu attribuito il miracolo d’aver graziato la regina di Francia col miracolo di un parto indolore, ha destato nei miei lettori una certa curiosità: “ma come! Allora, la Chiesa non riteneva che partorire senza un dolore fosse qualcosa che andava contro la volontà di Dio?”.

Il riferimento, ovviamente, è a quel celebre passo di Genesi 3,16 in cui Dio punisce Eva dopo il peccato originale con la promessa per cui «moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze; con dolore partorirai i tuoi figli». Una condanna piuttosto netta e dal sapore inappellabile, a fronte della quale (stando a quanto si legge in giro) le Chiese cristiane si sarebbero opposte con violenza al “peccaminoso” malcostume di ricorrere all’analgesia per ridurre il dolore delle donne in travaglio: non è forse vero che, così facendo, le donne infrangono la volontà divina, rifiutando di sopportare quella piccola pena che Iddio ha saggiamente voluto infliggere loro?!

Ehm, no: non è vero.
Non nel senso che io lo ritengo falso, ma nel senso che nessun teologo sano di mente (o nessun teologo in generale, sol per quello) si sognò mai di fare affermazioni di tal tenore nel momento in cui, verso la metà dell’Ottocento, cominciarono a essere sperimentate le prime forme di partoanalgesia. L’idea che una buona cristiana debba rifiutare l’epidurale per ragioni confessionali, sulla base di questo versetto biblico, nasce in decadi recenti in seno all’estremismo protestante, e gradualmente inizia a diffondersi in tutti quei gruppi di fedeli che (indipendentemente dalla confessione praticata) si mostrano inclini a dar retta a chi grida più forte.

Al netto del fatto per cui, ovviamente, ogni donna è libera di partorire come meglio crede e per quanto mi riguarda può anche farsi flagellare a sangue durante il travaglio se lo ritiene: oggettivamente, si sappia che nessuna Chiesa cristiana, in alcun momento della storia, è stata così folle da vietare la partoanalgesia per ragioni confessionali. Questa è oggettivamente una bufala, che potrei persino spingermi a definire una “leggenda nera” per citare una definizione tanto cara all’apologetica: è abbastanza raro che, di un pregiudizio storico, si possa dire a cuor leggero “questa è una fake news inventata ad arte da un anticlericale che aveva in odio la Chiesa”, ma in questo caso sì, lo si può dire a ragion veduta. E si può addirittura fare il nome del responsabile: John William Draper, di per sé uno stimabilissimo scienziato che però, verso la fine della sua carriera, ebbe l’infelice idea di infangare il suo buon nome dando alle stampe una History of the Conflict between Religion and Science (1874) redatta con una metodologia che sarebbe un eufemismo definire “contestabile”.

In quel saggio, Draper sfogava tutto il suo livore antipapista dipingendo la Chiesa di Roma (…ma anche un buon numero di Chiese protestanti, a onor del vero) come un ente bigotto e ripiegato su se stesso, che attraverso i secoli non aveva fatto altro che combattere ogni forma di progresso scientifico. Oggettivamente, le cose non stanno proprio così: e se certamente vi furono, nel corso della Storia, momenti di tensione tra l’establishment scientifico e quello religioso, è un dato di fatto che il lavoro di Draper abbia finito con l’ingigantirli enormemente. Talvolta, addirittura inventando screzi che oggettivamente non sono mai esistiti: come quello appunto secondo cui le Chiese cristiane si sarebbero opposte alla partoanalgesia. Oggettivamente, non c’è nulla di vero in questa storia: ma allora, qual è la storia vera?

James Young Simpson, ritratto nel 1848 da James Archer

La partoanelgesia ha una data di nascita: 19 gennaio 1847. Fu quello in giorno in cui la signora Jane Carstairs, ricoverata presso l’Edinburgh City Lying-In Hospital, fu la prima donna al mondo a sperimentare l’esperienza inedita e miracolosa mettere al mondo sua figlia Wilhelmina senza dover affrontare i dolori del parto: esecutore di tale prodigio fu il dottor James Young Simpson, titolare della cattedra di ostetricia presso la scuola medica di Edimburgo.

In un’epoca in cui le sperimentazioni sugli anestetici stavano cominciando a rivoluzionare la pratica clinica dei chirurghi, l’idea di trovare una sostanza che potesse garantire un travaglio indolore alle partorienti era diventata una vera e propria ossessione per il dottor Simpson. Fino a quel momento, erano due le sostanze anestetiche che erano oggetto di sperimentazione da parte dei chirurgi: l’etere (che è stato comunemente utilizzato fino a non molto tempo fa) e il protossido d’azoto (cui ancor oggi si fa ricorso in molti studi dentistici). Il dottor Simpson, però, riteneva che quei due anestetici non costituissero la scelta migliore nel campo ostetrico: e fu così che il nostro amico si mise in testa di individuare una sostanza alternativa, da poter somministrare in sicurezza alle partorienti. E lo fece trasformandosi in una cavia umana: radunato attorno a sé un gruppetto di colleghi e amici, il giovane dottore cominciò a organizzare nel salotto di casa sua riunioni conviviali durante le quali l’allegra brigata si auto-somministrava sostanze di vario tipo, per vedere l’effetto che avrebbero avuto. Sembrerebbe una coraggiosa sperimentazione clinica; all’atto pratico, questi intraprendenti giovanotti avevano trovato il modo per coniugare lo sballo alla ricerca medica, visto che buona parte delle sostanze utilizzate all’epoca come anestetico avevano anche effetti stupefacenti. Com’è come non è, questi allegri dottori si trovarono una sera a testare su di sé gli effetti del cloroformio, seguendo il consiglio di un amico farmacista: sperimentarono dapprima uno stato di piacevole euforia che si trasformò rapidamente in forte sonnolenza. Quando riaprirono gli occhi, era già mattino: il mattino del 5 novembre 1846, per la precisione.

Da lì in poi, tutto si svolse molto velocemente: i medici compresero immediatamente d’aver individuato una sostanza che aveva buone chance di poter essere impiegata come anestetico. Dopo una rapida sperimentazione su parenti e amiche, Simpson si sentì sufficientemente sicuro di proporre il farmaco alle sue pazienti: nel gennaio 1847, la signora Carstairs divenne per l’appunto la prima donna della storia ad affrontare un travaglio sotto anestesia…  e le Chiese non ebbero assolutamente nulla da ridire.

A informarcene è il dottor Simpson in persona, che nel dicembre dello stesso anno diede alle stampe un opuscoletto che si poneva come Risposta alle obiezioni religiose avanzate contro l’uso degli agenti anestetici in ostetrica e chirurgia. È proprio su questo opuscolo che si basa la bufala secondo cui la Chiesa avrebbe condannato la partoanalgesia, e in effetti è certamente vero che il titolo in sé e per sé potrebbe anche legittimare quest’impressione. In realtà, se non ci si limitasse alla copertina e si avesse la pazienza di leggere anche il contenuto dell’opuscolo si potrebbero scoprire delle cose interessanti. Tipo che:

  1. il libro non si concentrava unicamente sulla partoanalgesia, ma parlava di anestesia in generale;
  2. non era stato scritto per i religiosi, era rivolto al personale sanitario: di fatto, era un vademecum per quei medici che si fossero trovati a dover curare pazienti dalle idee strampalate, che rifiutavano di sottoporsi ad anestesia in virtù di strani scrupoli religiosi, correndo il rischio di rendere inutilmente complicato un intervento chirurgico che si sarebbe potuto svolgere con molta più serenità su un paziente sedato;
  3. il problema affrontato dai medici era proprio questo: ovverosia, lo strambo di turno che partiva per la tangente ritenendo che, se Dio infligge dolore e malattie, sia doveroso per un buon cristiano sopportarli fino a fondo, senza cercare facili escamotage attraverso strani intrugli chimici che oltretutto non hanno nemmeno effetti curativi;
  4. certamente poteva capitare di trovarsi a dover gestire il singolo caso d’un paziente strampalato che arrivava in sala operatoria con strane paranoie. Ma il problema non era generalizzato: a Simpson non risultava che esistessero chiese cristiane che davvero avevano proibito ai loro adepti di far ricorso all’anestesia.

Per contro, le carte del dottor Simpson hanno consegnato alla Storia un’ondata di lettere di sostegno che piovvero sulla scrivania del medico di Edimburgo nei mesi immediatamente successivi alla pubblicazione dell’opuscoletto. A spedirle erano stati una infinità di religiosi anglicani, presbiteriani, dissenzienti ed ebrei (non mi risultano lettere di sostegno da parte del clero di Roma, ma questo probabilmente dipende dal fatto che, nella Scozia di quei tempi, i cattolici costituivano una minoranza abbastanza irrisoria). Frequentemente citata è una lettera con cui Robert Gaye, pastore della Established Church of Northern Ireland, scrisse a Simpson che «potrà forse esserle gratificante sapere che la mia umile opinione, coincidente con quella di tutti i chierici e i medici a cui ho sottoposto il vostro lavoro, è che voi abbiate scritto un opuscolo profondamente interessante su un tema sul quale onestamente fatichiamo a credere che un individuo sano di mente possa avere opinioni diverse dalla vostra»; ma se il reverendo Gaye è passato alla Storia per i toni insolitamente tranchant con cui aveva espresso la sua opinione, le sue idee non erano più radicali rispetto a quelle di molti altri.

Che non vi fosse il minimo ostacolo all’uso dell’anestesia in ambito ostetrico e chirurgico era cosa assolutamente pacifica per tutte le gerarchie ecclesiastiche; e anzi, spiccano per il loro ironico femminismo le osservazioni di George Rapall Noyes, docente di lingua ebraica all’università di Harvard. Alla richiesta di commentare l’innovazione medica alla luce quel passo famoso della Genesi in cui Dio condanna la donna a partorire con dolore, Rapall Noyes fece notare pacatamente che, nel versetto immediatamente successivo, Iddio si rivolge all’uomo con le non meno scoraggianti parole: «maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita». Ergo, a suo giudizio professionale, qualsiasi uomo che si fosse sognato di criticare la partoanalgesia avrebbe, per coerenza, dovuto rinunciare seduta stante alle macchine a vapore e a tutti gli strumenti che avevano meccanicizzato il lavoro in fabbrica e nei campi: se le donne erano tenute a soffrire durante il parto per non venir meno a quella maledizione biblica, in virtù di quale strano privilegio gli uomini ritenevano invece di poter sfuggire alla loro?

Insomma, poco da dire: oggettivamente, non risulta che sia mai esistita una Chiesa cristiana che si è opposta all’uso dell’analgesia per motivazioni bibliche o per altro tipo di scrupoli su base confessionale. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica nello specifico, la Storia non ci ha consegnato obiezioni di alcun tipo; per contro, ha registrato un paio di discorsi risalenti alla metà degli anni Cinquanta in cui papa Pio XII affrontava direttamente la questione specificando che il buon cristiano ha tutto «il diritto di dominare le forze della natura, di utilizzarle al proprio servizio, di mettere dunque a profitto tutte le risorse che essa gli offre per evitare o sopprimere il dolore fisico».

‘nsomma, regà, prendiamone atto e andiamo avanti: no, le Chiese cristiane non hanno mai contestato l’uso dell’anestesia; e quando nel 1853 la regina Vittoria scelse di partorire suo figlio sotto anestesia, nessuno si sognò manco per scherzo di additarla come irreligiosa o di criticare la sua scelta per motivazioni confessionali. Semmai, ci fu un bel po’ di maretta da parte degli operatori sanitari, che ritennero diseducativa la scelta di dare un così grande rilievo pubblico alla terapia cui era stata sottoposta la partoriente: ma in quel caso, le contestazioni furono di natura esclusivamente medica. Perché, paradossalmente, i più grandi detrattori della partoanalgesia erano proprio gli operatori sanitari: o per meglio dire, quella fetta di operatori sanitari che ritenevano eccessivo e sproporzionato l’uso di un anestetico nel corso di un ‘normale’ travaglio.

A.D. Farr, che ha scritto a lungo circa la Early opposition to obstetric anaesthesia, fa notare che «nel XIX secolo la pratica medica utilizzava frequentemente il dolore (e la risposta individuale allo stimolo doloroso) a fini diagnostici, in modalità che il XX secolo giudicherebbe irricevibili; e questo era particolarmente vero per quanto concerneva la pratica ostetrica». Molti professionisti sanitari dicevano, senza mezze misure, che si sarebbero sentiti fortemente spiazzati di fronte a una partoriente stordita dalle droghe che non prova il minimo dolore: ritenevano che il suo stato avrebbe reso molto più difficile comprendere il progresso del travaglio, e anzi avrebbe comportato il rischio concreto di far passare inosservati quei segni di sofferenza “fuori dal normale” che denunciavano la necessità di ricorrere a manipolazioni o interventi esterni per sbloccare la situazione. 

Ci si interrogava anche sugli effetti a lungo termine dell’inalazione di cloroformio (che oggi effettivamente sappiamo essere non esattamente un toccasana per la salute, anche se per ragioni diverse rispetto a quelle che impensierivano i medici di allora). Se le donne che partorivano sotto anestesia sembravano mettere al mondo neonati vitali e perfettamente sani, solo gli anni – si diceva all’epoca – avrebbero potuto confermare che le facoltà mentali dei nascituri non fossero state intaccate dalle droghe che erano state somministrate alla madre. E, in assenza di studi clinici sul tema, era davvero il caso di sottoporre il proprio figlio al rischio di effetti collaterali ancora ignoti, solo per risparmiarsi qualche ora di sofferenza? Molti medici, in coscienza, erano dell’opinione che fosse bene andarci molto cauti: una posizione comprensibile, in certa misura.

Sicuramente più comprensibile di quella che sto per descrivere, quantomeno: perché un buon numero di medici sconsigliava alle pazienti di sottoporsi ad analgesia per scrupoli di natura di morale. E quando dico “morale” non intendo “religiosa”.

V’era il diffuso che timore l’inalazione di cloroformio potesse ingenerare nelle incolpevoli pazienti atteggiamenti e pensieri «lascivi e impropri», sollecitati dal fatto che la donna sotto anestetico avvertiva comunque un senso di ingombro nella zona genitale e, nello stordimento generato dai farmaci, correva il deplorevole rischio di scambiare la testa di suo figlio per un’altra parte anatomica del corpo maschile (no, non sto scherzando). Nel maggio 1847, questi terribili timori sembrarono trasformarsi in certezza agghiacciante nel momento in cui il Lancet diede conto della tragica vicenda vissuta a Parigi da una diciannovenne al suo secondo parto, che a seguito dell’anestesia s’era assopita sognando (cosa orribile a dirsi!) di star compiendo l’atto coniugale con suo marito! Tale storia angosciosa fece gelar le vene e i polsi a buona parte del personale medico: e se qualcuno, a onor del vero, fece notare che non si può pretendere chissà quale virtù da una francese che a diciannove anni s’è già fatta mettere incinta per due volte (le signore britanniche sono gente dabbene, e non s’è mai sentito di una inglese che facesse sogni erotici in travaglio), molti altri medici dichiararono orripilati di non avere la minima intenzione di aver a che fare con partorienti sotto anestesia – ché poi chissà cosa si sognano quelle matte e cosa vanno raccontare ai mariti non appena si svegliano. Ci manca solo.

Ma tutte queste furono comunque obiezioni di breve durata: col passar del tempo, la pratica clinica e la crescente diffusione dell’anestesia contribuirono a rendere evidente alla comunità medica che tutti i terribili pericoli paventati erano in realtà del tutto privi di fondamento. Per fortuna.

I timori a sfondo religioso? Quelli, di fatto, non esistevano proprio, se non nella testa di qualche fissato: «v’erano certamente individui che avevano riserve personali circa l’uso dell’anestesia adducendo motivazioni religiose, ma non possiamo non dare valore alla totale assenza di fonti che attestino obiezioni teologiche avanzate dalle istituzioni ecclesiastiche, o che anche solo siano in grado di testimonianze l’esistenza di un rigetto diffuso, tra la popolazione, motivato da ragioni confessionali. Bisogna perciò concludere che non esistette mai un conflitto formale tra scienza e religione su questo specifico aspetto, e l’intero episodio della Chiesa che s’oppone agli anestetici è da considerarsi nulla più che un artefatto della storiografia».


Per approfondire:

  • Allan Chapman, Physicians, Plagues and Progress. The History of Western Medicine from Antiquity to Antibiotics (Lion Hudson, 2016)
  • Ronald L. Numbers, Galileo Goes to Jail and Other Myths about Science and Religion (Harvard University Press, 2010)
  • A. D. Farr, Religious Opposition to Obstetric Anaesthesia: A Myth?, in: Annals of Science (40/1983)
  • A. D. Farr, Early Opposition to Obstetric Anaesthesia, in: Anaesthesia (35/1980)

19 risposte a "No, la Chiesa non ha mai vietato il parto sotto anestesia perché nella Bibbia c’è scritto “partorirai con dolore”"

  1. Avatar di Whitewolf

    Whitewolf

    Sarà che essendo maschio certe cose non me le riesco a realizzare…ma mi fa ridere l’idea che una testa di neonato sia confusa, sia pure durante l’anestesia, con altre parti inconfondibili per dimensione e soprattutto consistenza.
    Peraltro, avendo io ricevuto l’anestesia per la donazione del midollo, ricordo abbastanza nitidamente solo l’immagine di me dall’alto che sbava. E questo nonostante mi stessero risucchiando un po’ di midollo dal bacino quindi avrei avuto di che pensare…ma appunto, niente.

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      Io non volevo fare battute scontate, ma non riesco a non pensare che solo un maschio con un’alta considerazione di sé potrebbe farsi venire in mente il timore che una partoriente, ancorché stordita dall’anestesia, possa confondersi sulla reale natura dell’ingombro di 50×35 cm che avverte in loco 😂

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        1. Avatar di Lucia Graziano

          Lucia Graziano

          😂😂

          La AI tra l’altro è incredibilmente bacchettona (non avrei detto, ma invece sì). Pensa che ogni tanto censura persino me, per prompt assolutamente innocentissimi: una volta avevo bisogno di farle creare l’immagine di una donna in spiaggia in costume da bagno (‘na roba normalissima, voglio dire) e lei si ostinava a disegnarmela col pareo prendisole perché il costume da bagno era troppo discinto per i suoi gusti. La mia cara AI bigotta 😂

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      1. Avatar di Mercuriade

        Mercuriade

        Sembra incredibile, ma consigliava… il parto in acqua, con erbe emollienti come altea, fieno greco, semi di lino e orzo. Poi, massaggi con olio di rose o di viole e una bevanda anestetica a base di “oxizaccara” (zucchero e aceto) con polvere di menta e assenzio.

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        1. Avatar di Lucia Graziano

          Lucia Graziano

          Davvero, il parto in acqua? Ma al di là di queste raccomandazioni, ci sono evidenze che fosse praticato per davvero in maniera diffusa? E, se sì, si sa quando la pratica è passata di moda? Sono curiosa, non avevo idea e non avrei immaginato, del parto in acqua nel Medioevo 🙂

          In compenso leggevo tempo fa (su una pubblicazione seria, ma poi non ho mai approfondito) che la “moda” contemporanea del parto in acqua deriverebbe dalle intuizioni di un medico sovietico dei tempi dell’URSS (intuizioni anche un po’ fricchettone, sotto certi punti di vista: c’erano anche degli strani presupposti spiritualeggianti in salsa new age, dietro la preferenza per il parto in acqua, anzi in acqua di mare in quel caso specifico. Questo qua era una specie di guru spirituale). Da lì, si sarebbe poi diffusa in Occidente, perché la comunità medica s’è resa conto che in effetti è una tecnica che comporta benefici per la partoriente. Non so se sia vero (presumo di sì, l’avevo letto su una pubblicazione seria, dovrei averla salvata da qualche parte), ma l’avevo trovato abbastanza suggestivo 🙂

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  2. Avatar di Francesca

    Francesca

    Articolo utilissimo da diffondere. Grazie 🌟
    L’attacco del tuo titolo mi aveva fatto pensare ad una recente questione (che ha avuto grande risalto mediatico) nella quale la Congregazione per la Dottrina della Fede _in pratica_ attaccava il discorso all’incirca allo stesso modo, rispondendo:
    “no, nella Chiesa non è cambiato niente su questo argomento”.
    I giornali hanno riportato: “rivoluzione nella Chiesa Cattolica!” 😅
    Insomma… Sembra che oggi non ci siano lettori e interpreti (di documenti) molto più attenti rispetto ad altre epoche…

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  3. Avatar di Sconosciuto

    Anonimo

    Molto interessante, come sempre! Grazie per questo approfondimento.
    Alle lezioni di anestesiologia, nel cdl di ostetricia, il prof ci aveva detto che la chiesa non si oppone alla parto analgesia (addirittura citando Pio XII, e non era affatto un uomo di chiesa), dicendo “se mai qualcuna si facesse problemi” (strano ma vero, essendo io l’unica di chiesa del corso, nessuna mi è venuta poi a rompere le scatole).
    In ogni caso, si possono potenzialmente avere delle obiezioni sulla pratica: si esce automaticamente dalla fisiologia, il travaglio si può prolungare (se fatta troppo presto, mentre se fatta in un momento avanzato di un travaglio un po’ bloccato può sbloccare la situazione -in soldoni), i neonati possono avere un indice di Apgar leggermente più basso (dipende da quando è somministrata l’ultima dose), potrebbe presentare dei rischi (come tutto, del resto!) e altro ancora. Ma ovviamente nessuno si oppone!
    È anche vero che c’è un’importante differenza tra anestesia e analalgesia: la prima toglie tutte le sensazioni e la seconda solo il dolore. Nei primi tentativi si effettuava l’anestesia, che annullava tutto, e portava ad un annullamento dell’esperienza, che poteva portare anche a difficoltà di attaccamento con il neonato.
    Per la preoccupazione confermata dall’articolo del Lancet, esiste, in alcune condizioni di assoluta fisiologia e tranquillità (di solito non succede nei parti ospedalieri), il parto orgasmico. Non è una boutade da hippy, anche se è venuto alla ribalta negli anni ’70, ma è dovuto ai canali nervosi e agli ormoni implicati in entrambi i casi.

    (Io ho rifiutato l’analgesia 😅, non per pare religiose ma perché, tra le varie, non volevo un ago in schiena 🙈🙈 – e ho fatto bene perché sono potuta fuggire prima da quel posto, altrimenti detto ospedale 😉)

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      No ma certo, ovviamente la gestione del proprio parto è per definizione la cosa più intima e individuale che ci sia, e chiaramente ci possono essere mille ragioni per rifiutare l’epidurale, ci mancherebbe. A livello di pratica clinica mi ha sempre incuriosita molto l’anomalia del Regno Unito, dove pare che l’epidurale venga fatta solo in casi “disperati” e la forma più diffusa di analgesia sia il protossido d’azoto. Mboh? D’accordo che l’NHS è strano in generale, ma se hanno scelto di default questa opzione (riservando l’epidurale a chi proprio ne ha bisogno) immagino che anche quella sia una forma di analgesia che funziona decentemente bene, per dire. Non credo che in UK siano tutti dei sadici 😂

      Del parto orgasmico avevo letto anche io. Non conosco nessuna che l’abbia sperimentato, però 😂

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  5. Avatar di ac-comandante

    ac-comandante

    Pure io (che ho abbracciato i “cinque sola” cinque anni fa) sapevo che la storia del divieto del parto indolore era di matrice protestante estremista; noi protestanti “classici” o “storici” chiamiamo questi estremisti “evangelical” o “evangelicali”.
    Hai scritto qualcosa sull’ipotetico divieto cattolico dell’uso delle macchine? Si dice che Gregorio XVI non volesse la ferrovia perchè la reputava qualcosa di demoniaco. O forse perchè invenzione “dei protestanti”.
    (se per questo, avevo trovato che Pio XII avrebbe condannato i bombardamenti a tappeto alleati perchè effettuati “da nazioni protestanti”, anche qui ci sarebbe da chiarire; come ci sarebbe da chiarire se davvero fosse reale che non avrebbe condannato quelli tedeschi sull’Inghilterra)

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    1. Avatar di Ago86

      Ago86

      Tieni:

      Satana su rotaia

      Tra voi delle cinque sòla (in romanesco) di balle ne girano tante. Ne ho trovate una quantità enorme di completamente assurde, ridicole e grottesche, frutto solo di odio.

      Buona compagnia tra compagni di sòle.

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      1. Avatar di Lucia Graziano

        Lucia Graziano

        Io ho letto (coi miei vivi occhi, sulle carte d’archivio da essi stessi firmati) prelati cattolici che lanciavano strali all’orologio dal polso e al cucinino, eh. Ci sono molte fake news a tema ecclesiale, sicuramente, ma dopo aver imparato a conoscere un po’ la Chiesa del passato io non mi sento più di escludere nulla a priori 😂

        Certo, le idee balzane di un singolo (o di gruppi di singoli) non possono essere fatte coincidere con “ciò che dice la Chiesa” in senso generale. I miei pazzi che ce l’avevano con l’orologio da polso non erano il papa e non rappresentavano la Chiesa grazie al cielo (ma così come in questi anni “la Chiesa” non ha mai abbracciato teorie novax, eppure una certa fetta di credenti le ha fatte sue adducendo pure motivazioni pseudoreligiose).

        Quindi non escluderei che qualche cattolico abbia espresso diffidenza nei confronti delle macchine (al netto del fatto che non l’ha mai fatto il papa). Boh? All’idiozia non c’è mai fine eh. Provo ad approfondire, potrebbe essere interessante! 🤔

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