Five hundred twenty-five thousand six hundred minutes

Ella è la figlia di una amica di una amica di una amica di mio padre. Ella ha un anno in meno di me, ha intenzione di frequentare il mio stesso Corso di Laurea, e ha intenzione di farlo a Pavia. Ella mi ha contattata mesi fa per avere le prime informazioni necessarie, e domani verrà a Pavia per valutare dal vivo la situazione, e decidere se, effettivamente, immatricolarsi.
Ella sarà mia ospite domani mattina, e, molto presa nel mio ruolo di tutor, io preparo la peroratio per convincerla a fermarsi.

Cara amica e compagna di sventure,
vedrai, ti troverai benissimo a Pavia.

Il clima è mite e a tratti delizioso – a parte che d’inverno la nebbia ti avvolge e il gelo ti assidera, e d’estate l’afa ti stronca e le zanzare pasteggiano con il tuo cadavere.
La viabilità è ottima e il trasporto abbondante – a parte che il 90% di Pavia è vietata al traffico, ed esistono treni assurdi tipo Pavia – Novi Ligure ma non uno straccio di diretto che colleghi Pavia al Piemonte Occidentale.
La città è una fonte inesauribile di cultura e sa valorizzare il suo territorio – a parte che c’è una meravigliosa basilica romanica che si sta sgretolando sotto i nostri occhi, e ancora si sta lì a discutere su come evitare l’irreparabile.
L’interesse per l’ambiente è globale e avanzato – a parte che questa primavera Pavia è stata funestata da un pazzo piromane che bruciava sistematicamente tutti i cassonetti della raccolta differenziata, e che non mi risulta sia poi stato arrestato.
I Pavesi sono onesti cittadini e dall’integerrima morale – a parte che da poco si son intasate le fogne cittadini per un feto morto di cinque mesi buttato in un tombino a casaccio, il che dimostra che, oltre ad essere molto onesti, i Pavesi sono anche alquanto scaltri e abili nell’occultare le loro nefandezze.
I cervelli a Pavia eccellono e sono ottimi e abbondanti – a parte che un anno fa un tizio si è auto-sequestrato per auto-chiedersi il riscatto.
La vita per una ragazza, ancorché sola, è facile e priva di pericoli – a parte che a Garlasco hanno orrendamente ammazzato Chiara Poggi, e ancora adesso non si conosce il colpevole dell’omicidio.
Le possibilità di perdere di vista i propri obiettivi e incamminarsi per una strada sbagliata sono nulle – a parte che nell’ultimo anno c’è il boom di genitori che pagano gli investigatori privati per scoprire se i loro figli studenti fuorisede si drogano, e il più delle volte ricevono un “sì” come risposta.
Gli abitanti autoctoni sono dolci, gentili, sensibili e con uno spiccato senso della famiglia – a parte che giusto due giorni fa un tizio ha accoltellato il fratello, che non lo lasciava giocare con la Play Station.

Nonostante tutto questo, vedrai, ti troverai benissimo a Pavia, e io posso ormai parlare con cognizione di causa. In effetti sono passati trecentossessantacinque giorni ed una manciata d’ore, dal giorno lontano in cui mi sono seduta a questa scrivania e ho buttato giù le mie prime impressioni su questa buffa città che mi ha ospitata e accolta. E a distanza di un anno e qualche ora, mi rendo conto scrivendoti, o cara amica, di essere entrata anch’io nella ghenga.

Un anno fa ero anch’io una matricola dubbiosa, e prendevo per idioti tutti quelli che si affrettavano ad abbracciarmi festanti, e a strillare: “vedrai, ti troverai benissimo a Pavia!”. E’ stato il leit-motiv delle mie prime otto settimane lombarde: me l’ha detto persino la panettiera, ma dimmi te che branco di idioti devono essere questi Pavesi.

Ma domani ci incontreremo, e io ti mostrerò l’Università e i suoi Cortili; e poi, proprio sul momento più bello, quando le difese saranno abbassate e io non me lo aspetterò, me lo sentirò scivolare fuori dalle labbra. “Vedrai, ti troverai benissimo a Pavia!”.

E il peggio è che lo dirò sinceramente, lo dirò con la mente e con il cuore, e allora forse tu faresti meglio a scappare a gambe levate perché ciò dimostra che Pavia ti fa il lavaggio del cervello, e di questo passo rischierai anche tu di ritrovarti fra un anno a contare i giorni dal giorno in cui sei arrivata…
E sono certa che allora lo ripeterai anche tu, e anche tu sinceramente. Vedrai, ti troverai benissimo a Pavia.

____________

Five hundred twenty-five thousand six hundred minutes,
five hundred twenty-five thousand moments so dear.
Five hundred twenty-five thousand six hundred minutes:
how do you measure, measure a year?

In daylights, in sunsets,
in midnights, in cups of coffee,
in inches, in miles,
in laughter, in strife?

In five hundred twenty-five thousand six hundred minutes,
how do you measure a year in the life?

(Seasons of Love)

18 risposte a "Five hundred twenty-five thousand six hundred minutes"

  1. Lucyette

    Ahahahahaha!
    Ah, con me in giro la vedo molto dura, che Pavia riesca a mantenere la sua fama ancora a lungo 😉

    Comunque, oggi, la povera ragazza venne a Pavia e si immatricolò pure.
    Poi andò a cercare una stanza da affittare, e mentre era in piedi davanti alla bacheca degli annunci si vide avvicinare da un ragazzo maschio completamente sconosciuto, che le proponeva di vivere sola con lui in un bilocale.
    Ella rifiutò, e andò in un bar per prendere un té freddo. Lì, un marocchino avvicinò suo padre e gli comunicò (scherzando, direi :P) che sarebbe stato interessato ad acquistarne la figlia: a quanti cammelli la vendeva?

    Forse Pavia sta cercando di ristabilire gli equilibri che io ho disturbato 😛 😛

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  2. Lucyette

    Accidia? Ma quale accidia? Pavia è tutt’altro che accidiosa! Come fate a dire che è accidiosa? Lo dicono tutti… ma quando? Ma come? C’è sempre qualcosa da fare!

    Il festival dei saperi! Ieri suonavano il piano fra i cortili dell’Università! C’erano stand per il Bookcrossing ovunque!
    Le fiere! Quella carina e natalizia di dicembre, quella campionaria che aveva banchi arrivati persino dal Veneto, quella agroalimentare che fra un po’ si ripete, le degustazioni in centro mentre piove come Dio la manda e Pavia rischia l’alluvione! (Ma ci sarà andato qualcuno, mi chiedo? :P)
    Le conferenze, ché volendo partecipare a tutte uno passerebbe fuori un mucchio di sere della sua vita! Le letture dantesche al Ghislieri, e i discorsi di bioetica, e i contributi di professori che vengono in visita!
    Le mostre! E i concerti la sera!
    Le rievocazioni storiche! Il palio del Ticino, la battaglia di Pavia, Belgioioso!
    E poi la gente, tanto per lasciarti sempre con quella suspance che non guasta! I due che menano la ragazza che non ha offerto loro la sigaretta, il pazzo che sventra le fanciulle a Garlasco, il tizio che ti accoltella se non lo fai giocare alla Play-Station… per gli appassionati del genere, un giorno a Pavia è meglio di un anno di thriller! 😛

    Scherzi a parte, tutti i Pavesi dicono che Pavia è una città morta – ma dove? Ma quando? Ma perché?
    A casa mia, tutte queste cose da fare me le sogno – e vengo dalla grande Torino, mica da un buco sperso sui monti…
    O meglio: a casa mia tutte queste cose da fare ci saranno pure, ma su un territorio così vasto non hanno risonanza. E comunque non sempre è facile partecipare, se magari per andare a un concerto devi scarpinare fin dall’altra parte di Torino e ci metti un’ora già solo a far quello.
    Se Pavia è accidiosa, non saprei francamente come definire le altre città che io ho visto… 😛
    Altroché, tenetevela stretta, la vostra bellissima Ticinum! 🙂

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  3. PiccolaKorny

    Però vedo che ti sei affezionata, tutto sommato 😉

    Penso che sia normale, in fondo ci devi stare altri (quattro?) anni e hai cominciato benissimo 😉

    Ora, hai anche una conoscenza in più da indirizzare 😛

    Tanto è tuo destino, quello di fare da cicerone *_* prima agli esami di maturità (un anno dopo), ora questo 😛

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  4. firma

    Un anno dopo[..] "Il giallo ha cambiato Garlasco" è il titolo dell’articolo che Franz K. ha scritto un anno dopo sull’assassinio commesso nel mio paese, prendendo spunto qua e là… Il suo punto di vista è piaciuto ad alcuni, ad altri mol [..]

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  5. Lucyette

    Oh, Antaress, mi consoli: allora non sono l’unica straniera a dire che Pavia è stupenda! Dovremmo farlo sapere anche a tutti questi Pavesi di nascita che non si rendono conto del Paradiso in cui vivono… 😛

    Korny, sì, altri quattro anni da passare a Pavia. Anche se sto già iniziando a dire che magari diventeranno cinque, perché non si sa mai che dopo la laurea sia più facile trovare un contratto a progetto qua piuttosto che non a Torino…
    Anche se sto già iniziando a preoccuparmi al pensiero di quando dovrò lasciare la mia bella casetta e tornare ai piè dei monti…
    Scommetto quanto vuoi che l’ultimo post da Pavia, fra tot. anni, io lo scriverò in lacrime. Sigh, mi ci sono affezionata eccome, miseriaccia, e non era nei miei progetti!

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  6. Lucyette

    Beh, Elen, allora questo post vale anche per te… 😉
    Perché quelle lacrimucce?, Pavia è bellissima! Di certo non ti consiglio di andare a Milano, per dire: io sono scappata dal caos delle città e lo benedico ogni santissima volta che mi affaccio alla finestra e vedo la calma tranquilla di Pavia…

    Beh, Angelfredic, da ammettere che Pavia mi piace al dire che Pavia è splendida anche per questi difetti (sventramenti, aborti clandestini, piromani)… ce ne va ancora, eh! 😛

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  7. Pingback: 31 gennaio « Una penna spuntata

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