Gli orsacchiotti e Joseph Ratzinger: storia di un amore niente affatto segreto

Ma guardate che carino.
Il Papa, dico; non l’orsetto.
Guardate come sorride, con l’espressione goduta di un bambino, mentre accarezza la pelliccia morbida di quell’orsacchiotto bianco che gli è stato appena regalato.

Papa Benedetto XVI saluta un orsacchiotto che gli è stato appena regalato dalla figlia del Presidente del Messico, in visita a Città del Vaticano. 4 giugno 2007 (AP Photo/Danilo Schiavella, POOL)

Sorrisi di circostanza, mi direte?
Ti trovi davanti a una bambina che ti regala un orsacchiotto, e mica puoi buttarlo via dicendo “e mo’ che me ne faccio di ‘sto gioco per bambini?”.
Beh… molto probabilmente, no.
Forse non lo sapete e forse non l’avreste mai nemmeno immaginato. Eppure, a detta di chi davvero lo conosce a fondo, Benedetto XVI ha una vera e propria passione per gli orsacchiotti di peluche…

Tutto comincia a Marktl am Inn, in un novembre imprecisato dell’inizio degli anni ’30. Qui c’è un problema di credibilità delle fonti storiche a cui non sono riuscita a trovare soluzione: Georg Ratzinger sostiene che l’episodio che vi sto per raccontare sia successo nel 1928, ma evidentemente si tratta di un refuso: nel 1928, Joseph Ratzinger era decisamente troppo piccolo per poter essere il protagonista della storia. Un’amica di famiglia colloca l’episodio nell’Avvento del 1930, quando Ratzinger aveva due anni…. ma insomma, non è questo il punto. Il punto sta nel fatto che siamo nella cittadina di Marktl am Inn, all’inizio dell’Avvento, forse nel 1930 o forse poco dopo.

A Marktl c’era l’emporio Lechner, un negozio che vendeva un po’ di tutto e che praticamente si trovava di fronte a noi. Oggi lì c’è una farmacia.

A parlare è Georg Ratzinger, fratello maggiore di Joseph di un gioiellino di libro autobiografico che è davvero interessante e godibilissimo.

Durante l’Avvento ci passavamo sempre davanti, mia sorella a destra, io a sinistra, e Joseph, che non poteva ancora uscire da solo, in mezzo: guardavamo la merce esposta nella vetrina addobbata a festa.
In mezzo a rami di pino, carta dorata e fili d’argento, potevamo vedere i giocattoli desiderati dai bambini. Quello che piaceva di più a mio fratello era un orsetto, che guardava tutto ammirato. Andavamo lì tutti i giorni, con ogni tempo, ma lui era quello più affezionato. Gli sarebbe piaciuto così tanto tenerlo in braccio!
Un giorno, la padrona del negozio, una signora molto gentile, ci invitò a entrare e ci rivelò il suo nome: Teddy!

L’emporio Lechner, in una foto d’epoca

Il piccolo futuro papa stravedeva per Teddy.
Il piccolo futuro papa si era follemente innamorato di un orsacchiotto di peluche.
Basterebbe già questo per intenerirmi, ma la storia prosegue ancora:

Un giorno, però, poco prima di Natale, scoprimmo che il peluche era scomparso. Joseph pianse amaramente: “Non c’è più!”. Cercammo di consolarlo, ma era troppo triste.

Potete forse immaginare l’epilogo della vicenda, ma è ancor più bello sentirsela raccontare da chi quel giorno era presente:

Poi arrivò il 25 dicembre e la distribuzione dei doni.
Quando mio fratello entrò nella stanza tutta decorata in cui si trovava l’albero addobbato, rise forte per la felicità: infatti, insieme ai regali per noi bambini aveva visto l’orsetto tanto desiderato. Glielo aveva portato Gesù Bambino.
Fu la gioia più grande della sua giovane vita.

E non si trattava – come dire – di un amore passeggero. Per tutta quanta la sua infanzia, il piccolo Ratzinger è letteralmente andato pazzo per pupazzetti ed orsacchiotti:

Quando eravamo più piccoli, mio fratello trovava sotto l’albero soprattutto animaletti di stoffa […]: ebbe anche la sorpresa di un secondo orsacchiotto, poi di un cavallo, di un’anatra e di un cane. Gli piacevano molto gli animali, e i nostri genitori lo sapevano e lo accontentavano.
Una volta, però, Gesù Bambino gli portò un trenino.

E dovevano essere degli orsacchiotti veramente fortunati, quelli che avevano avuto la ventura di capitare in casa Ratzinger. A differenza di tanti “colleghi” tenuti in minor considerazione dai padroncini, parrebbe che a loro non sia mai successo di esser relegati in soffitta per far spazio a nuovi giochi nella stanza di un bambino ormai diventato adolescente. In occasione della visita compiuta da papa Benedetto XVI nella città di Regensburg, il signor Franz-Xaver Zeiser, che abitava vicino ai Ratzinger quando Joseph era un adolescente, ha rivelato ai giornalisti una deliziosa chicca inedita del suo rapporto col pontefice. Quando Franz-Xaver era un bambino piccolo, il nostro Joseph, che all’epoca era un adolescente,

aveva un gigantesco orso di peluche, e lo usava spesso per farmi degli scherzi e spaventarmi. Un giorno decisi che ne avevo abbastanza, e organizzai una vendetta. [Nascosi un grosso martello davanti alla casa dei Ratzinger; e] quando Joseph mi si fece incontro col suo orso, io corsi a prendere il martello. E poi rimanemmo immobili, in un lungo faccia a faccia; io che mostravo minacciosamente il mio martello, e lui che faceva lo stesso col suo orso di peluche. Alla fine, entrambi posammo le nostre armi, e tutto finì lì.

Orsacchiotti da combattimento, nelle mani del pontefice.
Orsacchiotti che, incredibile ma vero, hanno seguito Joseph Ratzinger in tutte le tappe della sua vita. Vi giuro che non è un fotomontaggio: in questa fotografia, scattata da Gianni Giansanti quando Joseph Ratzinger era ancora un semplice arcivescovo, il futuro papa chiese esplicitamente di farsi ritrarre in uno scatto scherzoso di questo tenore:

Ph: Gianni Giansanti

Non tutti i vescovi avrebbero piacere di finire sul giornale diocesano seduti affianco di un orsacchiotto (!); sol per questo, non tutti i papi sarebbero disposti a farsi filmare (oltretutto, dopo pochissimi mesi dall’elezione) mentre “giocano” pubblicamente con orsacchiotti devoti.

E invece, come racconteranno i giornalisti che nel 2005 erano presenti a un’udienza generale nella quale il papa aveva ricevuto la visita di un certo numero di ammalati,

Si avvicinò una ragazzina, che avrà avuto nove o dieci anni, la mano stretta in quella di sua mamma, e abbracciata a un orso di peluche. Aveva i capelli molto corti, e la faccia gonfia per le medicine.
Il Papa guardò la bimba dritto negli occhi, e tracciò un segno della croce sulla sua fronte. Poi, senza la minima esitazione, si abbassò e benedì l’orsacchiotto nello stesso modo.

A questo punto non stupisce neanche più ascoltare la testimonianza di Thaddaeus Kuehnel, un vecchio amico di famiglia che, nel 2006, fu invitato a prender parte alla visita del Papa nelle sue terre bavaresi, ed ebbe occasione di trascorrere qualche giorno nello stesso stabile in cui dormiva anche il Pontefice.

A Papa Ratzinger, all’inizio di quella visita, era stato regalato un orsacchiotto di peluche con le fattezze di una guardia svizzera, prodotto in edizione limitata da un’azienda che ha sede in quelle zone.

Il papa riceve in dono un orsacchiotto a forma di guardia svizzera, prodotto dalla ditta Hermann


E… beh: ci stupiamo ancora?
A detta di chi ha soggiornato con Ratzinger in quei giorni, il papa aveva voluto che l’orsacchiotto di peluche fosse messo a guardia della sua camera da letto, mentre lui dormiva. E così, un orsacchiotto di peluche a forma di guarda svizzera passò alcuni notti a vegliare senza sosta la porta della camera da letto oltre la quale riposava Benedetto XVI.

***

È divertente notare come gli orsacchiotti di peluche siano stati in qualche modo il leitmotiv della vita di Joseph Ratzinger. Non lo dico io: lo dice suo fratello, in quello splendido libretto che vi ho consigliato in apertura.
Non è mai stato un mistero che Joseph Ratzinger fosse in qualche modo un grande amante degli orsacchiotti: in fin dei conti, il papa aveva piazzato un orsacchiotto nel suo stemma, in omaggio a una vecchia leggenda agiografica che avevo commentato qui. La leggenda parla di san Corbiniano, primo arcivescovo di Monaco e Frisinga, il quale, in viaggio per Roma, subisce l’attacco di un grosso orso bruno. L’orso sbrana il cavallo del santo, impedendogli apparentemente di proseguire il suo lungo viaggio. Ma, miracolosamente, capisce di dover porre rimedio al suo misfatto: e allora si carica in spalla il bagaglio del santo vescovo, accompagnandolo fino a Roma al posto del suo destriero.

Georg Ratzinger si riferisce proprio a questo episodio, quando ci racconta che suo fratello, ormai prossimo alla pensione,

voleva restare a vivere a Roma, ma tornare spesso in patria per lunghi periodi, in modo da poter stare insieme. Inoltre aveva intenzione di scrivere ancora qualche altro testo e completare altri lavori già iniziati. Giovanni Paolo II, però, non lo lasciava andare […]. Poi arrivò il conclave, che mise fine a tutti i suoi progetti per il futuro.

In questo modo, l’orso di san Corbiniano, che come arcivescovo di Monaco e Frisinga aveva già usato nello stemma, diventò davvero il simbolo del suo cammino. È divertente notare come questo animale abbia svolto sempre un ruolo importante nella sua vita. Nel 1928 a Marktl c’era stato il peluche in vetrina di cui si era innamorato e che poi aveva ricevuto in regalo a Natale, e in seguito un altro, un po’ più grande. Era davvero molto affezionato a quei pupazzi, tanto che in famiglia occupavano un posto molto importante, ci erano simpatici.

Poi nella storia è comparso un altro orso, che però all’inizio non aveva una parte molto bella, perché sbranava il cavallo del santo. Questi lo aveva rimproverato così severamente che l’animale si era sentito in colpa e aveva portato il bagaglio al suo posto. Questo bel racconto è anche una metafora della vita di mio fratello che, come arcivescovo di Monaco e Frisinga, non era solo il successore del patrono di quelle città, ma anche il primo dei suoi discendenti ad essere chiamato a Roma […]. L’orso ha riottenuto la sua libertà, ma deve portare il peso che il buon Dio gli ha assegnato, fino alla fine.
Il fardello, però, è benefico!

Un’orsacchiotto della Hermann, prodotto in edizione limitata per l’ottantesimo compleanno di Papa Benedetto, festeggia il compleanno del Pontefice e riprende il parallelismo fra Joseph Ratzinger e San Corbiniano

18 risposte a "Gli orsacchiotti e Joseph Ratzinger: storia di un amore niente affatto segreto"

  1. Ilaria

    Ma davvero, che tenerooo (il Papa)! Adesso non mi sento più tanto strana, a me di notte fa la guardia il mio cagnolino di peluche Pucci, ora gli dirò che un suo cugino orsetto ha fatto la guardia al Papa 😉 Comunque qua, ridendo e scherzando, va a finire che anche quest’anno la profezia della barca di San Pietro non si rivela poi così peregrina…

    "Mi piace"

    1. Lucyette

      Mi hai tolto le parole di bocca, Ilaria: non so perché mi son dimenticata di aggiungere questa “chicca” qui nei commenti, ma… ci pensavo proprio mentre scrivevo!!

      Per chi non si ricordasse: cercando di interpretare le forme apparse nella mia bottiglia nel solito giochino della barca di San Pietro, Ilaria commentava, il 30 giugno di quest’anno: “vedo anch’io il peluche […] Però… il tipo che te lo porge, a dirla tutta, sai chi mi sembra, ma così da subito, di primo acchito? Il papa. Sarà il copricapo, sarà la posa ieratica, a me sembra il papa”.

      Il 10 luglio, dice Anobii, cominciavo a leggere l’autobiografia di Georg Ratzinger… e mi si apriva un mondo, mentre scoprivo la passione del Papa per i peluche.
      @__@
      L’avevo notato subito, e avevo fatto tanto d’occhi… :-DD

      Funziona, ‘sto giochino, eh! :-PP

      "Mi piace"

      1. Lucyette

        Tu l’hai letto, quindi (il libro di Georg Ratzinger)?
        Ma vero che è fantastico?!
        Non so perché non abbia avuto il successo che meritava: quando ne parlo in giro, (magari anche con gente che ha una certa simpatia dichiarata per Papa Benedetto), quasi nessuno dice di conoscerlo… e anche su Anobii ce l’ha pochissima gente, a quanto pare!
        Però è bellissimo, bellissimo veramente… 🙂

        "Mi piace"

  2. Emilia

    Non sapevo affatto di questa passione orsacchiottesco-papale fin dall’infanzia!
    Alla fine ho fatto bene a linkarti le foto dell’orsetto-papa e della guardia svizzera, tempo fa.

    "Mi piace"

  3. rosenuovomondo

    Beh l’orsacchiotto di peluche, Teddy, è una di quelle cose che fanno stare bene. Anch emio nipote, treenne, quando vuole andare a casa, dice andiamo da Teddy che è l’orso che io la figliola e il marito gli abbiamo regalato per il battesimo con al collo la sua prima catenina. catenina che la sua mamma ha opportunamente messo da parte per il futuro e orso che da allora è il suo compagno di coccole. Per tutti penso sia il simbolo di tenerezza e dolcezza… dunque l’espressione del Papa per me è davvero di sincera . Un sorriso davvero sereno di fronte a un bel dono significativo più di mille cose preziose

    "Mi piace"

    1. Lucyette

      🙂
      Sai che invece la mia passione per gli orsacchiotti è relativamente recente?
      Da piccola avevo molti peluche ma li schifavo abbastanza, preferivo di gran lunga le bambole (con grande disperazione dei miei genitori, che invece adoravano da sempre gli orsacchiotti e si sentivano… traditi dal sangue del loro sangue 😉 Niente da fare, non mi piacevano: preferivo i pupazzi “antropomorfi”. Per me è proprio una passione recente (ma proprio degli ultimi quattro-cinque anni, non di più): non ho mai avuto il classico orsacchiotto tipo il Teddy di tuo nipote… ero anomala fin da piccola 😀

      "Mi piace"

  4. AlphaT

    Inutile dire che questo articolo mi ha deliziato. Il mio orsacchiotto però lo saluto solo ogni tanto, non ci faccio lunghi discorsi. La mia povera mamma, lei sì faceva parlare gatti e peluche…
    Ho trovato un altro motivo per essere un Ratzingeriano; come quando, una settimana prima del conclave, volevo farmi una maglietta colla foto del futuro papa… senza sapere che era gattofilo ed orsacchiottofilo.

    "Mi piace"

    1. Lucyette

      Immaginavo che avresti gradito… 😉

      Sai, neanche mia mamma (per parlare di un’altra appassionata di orsi) ha l’abitudine di fare lunghe chiacchierate assieme a loro. Giustamente, lei afferma: “sai com’è, sono un po’ orsi… sono tipi di poche parole…”.

      ;-))

      "Mi piace"

  5. ediaco

    il libro è molto bello, ce l’ho anch’io!
    Invece oggi sull’Osservatore Romano don Georg parla dell’amore di Benedetto XVI per i pesciolini del giardino… 🙂

    "Mi piace"

  6. Pingback: Il Grande Quiz per Ognissanti. Le risposte! | Una penna spuntata

  7. Pingback: Interludio « Una penna spuntata

  8. Pingback: Prendi una pazza, un Papa emerito e un orsacchiotto… | Una penna spuntata

  9. Pingback: Il Coso del Mistero, 5 | Una penna spuntata

  10. Pingback: Il santo e l’orso: una amicizia agiografica con un perché – Una penna spuntata

Scrivi una risposta a Lucyette Cancella risposta