Tecniche di conversione: il matrimonio misto

Non era una tecnica inconsueta, quella della conversione “a mezzo matrimonio”.
I matrimoni misti, da che mondo è mondo, sono sempre stati uno dei mezzi attraverso cui religioni, ideologie, stili di vita, più facilmente possono cominciare a influenzare anche il partner che non lo condivideva. Variamente osteggiati o incoraggiati dalle religione (a seconda che la religione tema questa commistione di culture, o speri di poterla sfruttare a suo vantaggio), i matrimoni misti, nel caso dei Cristiani, erano stati “sdoganati” fin da subito.
Pensate alla prima lettera ai Corinzi:

se un fratello ha la moglie pagana e questa acconsente a rimanere con lui, non la ripudi; e una donna che abbia il marito pagano, se questi acconsente a rimanere con lei, non lo ripudi. Il marito pagano, infatti, viene reso santo dalla moglie credente, e la moglie pagana viene resa santa dal marito credente. In caso contrario, i vostri figli sarebbero impuri; invece, adesso sono santi.

Beh, non male.
Sulla carta, è tutto molto lineare: il coniuge cristiano può essere un agevole “grimaldello” con cui aprire a Cristo il cuore del pagano. Con la sua vita retta, la sua testimonianza appassionata, la purezza della sua condotta, il coniuge cristiano può impressionare positivamente i parenti pagani che lo circondano. E quel che è più importante, può influire pesantemente sulla formazione religiosa dei rampolli.

In tutta onestà, e con buona pace di San Paolo, io credo che i tempi siano profondamente mutati: un matrimonio ateo/cristiano che finisce a buon fine, col “soccombere” del non-credente e con tanti pargoletti che vengono tirati su fra oratorio e chiesa, io non riesco proprio a immaginarmelo. Non so cosa ne pensiate voi, ma per me è pura fantascienza.

In compenso, a quanto pare, questa tecnica funzionava discretamente bene nell’Antica Roma, giacché c’è un buon numero di fonti che ci tramanda di conversioni che sono avvenute proprio in tal modo.
Peraltro: va anche detto che la famiglia del Tardo Antico era una famiglia un bel po’ diversa da quella che tendiamo a immaginare oggi.
Giovanni Filoramo (ebbene sì, continuo a saccheggiare il suo libro) spiega molto bene:

quella romana era, infatti, una famiglia estesa, perché finiva per comprendere tutti coloro (dagli schiavi ai liberti ai vari personaggii che ruotavano attorno al pater familias e alle sue attività) che lavoravano all’impresa famigliare.

L’autorità del padre era incontestata e incontestabile, e si esercitava un po’ su tutti i campi. L’educazione dei figli, il trattamento da riservare agli schiavi, le condizioni da porre ai liberti, la formazione dei parenti: tutto quanto dipendeva dal volere insindacabile del pater familias, che portava sulle sue spalle il peso di indirizzare tutto il cammino di questa sua grande famiglia allargata.

Su questo sfondo, si comprende meglio […] il fatto che l’unione matrimoniale poteva rivelarsi un luogo propizio per una conversione collettiva: convertire, ad esempio, il pater familias, significava di fatto la conversione di tutti coloro che facevano parte di questa famiglia estesa (che nei casi delle grandi famiglie poteva comprendere centinaia di persone).

Sì, insomma: tu, cristiana, t’accalappi il potente patrizio, lo sposi, e poi lo converti.
Se t’andava bene, avevi fatto bingo.
Il problema è che non sempre, ahimè, la strategia t’andava bene…

4 risposte a "Tecniche di conversione: il matrimonio misto"

  1. Lidia

    Il mio fidanzato (ateo, e di tradizione protestante) mi ha detto che i nostri figli, visto che per me è importante, saranno battezzati ed educati nella religione cattolica, lui ci sta. Poi però rimane sempre il dubbio se davvero va tutto come pensi; certo è più difficile, non lo nego….e infatti certe volte anche a me qualche dubbio viene. è anche vero che di famiglie cristianissime sfasciatissime ne ho viste molte, dunque, meglio puntare sulla persona che sulla religione e basta. (Ovvio che il bingo è persona + religione; ma non siamo pessimisti; le persone sono meglio di quanto si creda).

    "Mi piace"

    1. Lucia

      …secondo me, tanto dipende dal carattere del partner, posto che non è un cattolico praticante. Anzi, dirò di più: secondo me, un cattolico non praticante e un ateo o un agnostico, sotto questo punto di vista, non fanno neanche tanta differenza, a patto che il non credente non abbia il dente avvelenato contro le religioni.
      Tanto, anche i cattolici tiepidi, i cattolici adulti, i cattolici non praticanti… anche loro, di fatto, vivono in modo abbastanza scristianizzato, sotto molti punti di vista.
      E allora, secondo me, oggi come oggi è quasi meglio un ateo/agnostico rispettoso delle convinzioni religiose altrui, che non un cattolico intiepidito che magari è sempre lì a contestarti “mannò dai, queste sono convinzioni arcaiche, sei fissata: pure io sono cattolico, ma tutte queste fisime non me le faccio!”.

      Forse forse, ora come ora, è paradossalmente meno peggio un ateo rispettoso che un cattolico tiepido che si è costruito un cattolicesimo fai-da-te (siam messi bene, siamo… :-\ )

      Certo che “persona + religione” sarebbe il bingo perfetto, lo dici anche tu; ma non è affatto detto che le cose non possano funzionare anche diversamente…
      Da quel poco che scrivi qui, sul modo in cui il tuo fidanzato rispetta te e le tue scelte, anche le più “difficili”, mi verrebbe da dire – così, a naso – che hai trovato una perla rara 😉

      "Mi piace"

      1. Lidia

        Sì, certo che è una perla rara, ma anche a causa del fatto che la sua storia personale finora non è sempre stata facile. E a volte è un po’ tutto complicato. Comunque il tema magari meglio discuterlo in privato 😉 Buona festa dal mio posto di lavoro, visto che qua ovviamente l’8 è giorno lavorativo (e da noi neanche festa di precetto).

        "Mi piace"

Lascia un commento