L’Editto di Milano risale a qualche mese dopo: siamo all’inizio del 313.
Costantino, dopo aver sconfitto le truppe di Massenzio, è ufficialmente diventato Imperatore della parte ovest dell’Impero. Ad est, nei territori orientali, regna Licino, che è succeduto all’Imperatore Galerio defunto nel 311.
Per rinsaldare l’unione fra questi due nuovi “co-imperatori”, Costantino decide di dare in sposa la sua sorella al “collega” Imperatore d’Oriente. Licino accetta la gustosa offerta, viaggia fino a Milano per incontrare la sua sposa… e, già che c’è, ne approfitta per discutere con Costantino di quella faccenda dei Cristiani.
Ricapitoliamo le puntate precedenti: i Cristiani erano stati sottoposti a una persecuzione durissima inaugurata da Diocleziano; in Occidente, la mattanza era durata poco; in Oriente, sotto il regno di Galerio, era andava avanti per molto più tempo. Nel 311, sul letto di morte, Galerio aveva deciso di emanare un editto di tolleranza per i Cristiani… e, in buona sostanza, ritrovandosi a Milano, Costantino e Licino decidono di ribadire il provvedimento dell’Imperatore morto.
L’Editto di Milano, giustamente, viene considerato importantissimo in prospettiva storica… perché ha avuto la fortuna di essere stato emanato in un momento in cui saliva al potere Costantino, un cristiano, che col suo credo religioso ha dato una brusca svolta alla Storia della Chiesa.
Ma, di per sé, l’Editto di Milano potrebbe essere anche considerato un banale editto di tolleranza: come ne erano stati emanati già tanti, nel corso degli ultimi tre secoli di Storia. Ancor più banalmente, potremmo addirittura definirlo un semplice rescritto dell’editto di Galerio.
Non era – voglio dire – un provvedimento di portata epocale, così innovativo nei suoi contenuti da poter cambiare il corso della Storia. Era un editto di tolleranza abbastanza simile a molti altri che erano già stati approvati nel corso dei secoli, per poi essere aboliti alla persecuzione successiva.
Il corso della Storia, semmai, cambia perché Costantino lo fa cambiare: ma con tutta una serie di leggi a favore della Chiesa emanate successivamente; non per quell’editto in sè. La cosa buffa è proprio questa: in termini assoluti, non è che l’Editto di Milano costituisse chissà quale sconvolgente innovazione; era un provvedimento relativamente soft, come ce n’eran stati tanti già in passato.
Se siete curiosi di leggere il testo, ve lo copio-incollo qui sotto; se invece vi annoiate, ci si rilegge finita la citazione.
Già da tempo, considerando che non deve essere negata la libertà di culto […] avevamo ordinato che anche i cristiani osservassero la fede della propria setta e del proprio culto. Ma poiché pare che furono chiaramente aggiunte molte e diverse condizioni in quel rescritto in cui tale facoltà venne accordata agli stessi, può essere capitato che alcuni di loro, poco dopo, siano stati impediti di osservare tale culto. Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, giungemmo sotto felice auspicio a Milano ed esaminammo tutto quanto riguardava il profitto e l’interesse pubblico, tra le altre cose che parvero essere per molti aspetti vantaggiose a tutti, in primo luogo e soprattutto, abbiamo stabilito di emanare editti con i quali fosse assicurato il rispetto e la venerazione della Divinità: abbiamo, cioè, deciso di dare ai cristiani e a tutti gli altri libera scelta di seguire il culto che volessero, in modo che qualunque potenza divina e celeste esistente possa essere propizia a noi e a tutti coloro che vivono sotto la nostra autorità. Con un ragionamento salutare e rettissimo abbiamo perciò espresso in un decreto la nostra volontà: che non si debba assolutamente negare ad alcuno la facoltà di seguire e scegliere l’osservanza o il culto dei cristiani, e si dia a ciascuno facoltà di applicarsi a quel culto che ritenga adatto a se stesso, in modo che la Divinità possa fornirci in tutto la sua consueta sollecitudine e la sua benevolenza. Fu quindi opportuno dichiarare con un rescritto che questo era ciò che ci piaceva, […] perché tu sappia che abbiamo accordato ai cristiani facoltà libera e assoluta di praticare il loro culto. E se la tua devozione intende che questo è stato da noi accordato loro in modo assoluto, deve intendere che anche agli altri che lo vogliono è stata accordata facoltà di osservare la loro religione e il loro culto […]. Abbiamo fatto questo perché non sembri a nessuno che qualche rito o culto sia stato da noi sminuito in qualche cosa.
Stabiliamo inoltre anche questo in relazione ai cristiani: circa i loro luoghi, dove prima erano soliti adunarsi […], se risultasse che qualcuno li ha comprati, dal nostro fisco o da qualcun altro, devono essere restituiti agli stessi cristiani gratuitamente e senza richieste di compenso, senza alcuna negligenza ed esitazione; e se qualcuno ha ricevuto in dono questi luoghi, li deve restituire al più presto agli stessi cristiani. […] In questo modo, infatti, come si è detto sopra, possa restare in perpetuo stabile la sollecitudine divina dei nostri riguardi da noi già sperimentata in molte occasioni. E perché i termini di questa nostra legge e della nostra benevolenza possano essere portati a conoscenza di tutti, è opportuno che ciò che è stato da noi scritto, pubblicato per tuo ordine, sia esposto ovunque e giunga a conoscenza di tutti, in modo che la legge dovuta a questa nostra generosità non possa sfuggire a nessuno.
Gli inizi – lo ripeto – sono molto “in sordina”; ma, di fatto, dopo l’editto del 313, Costantino approva tutta una serie di esenzioni e decreti e norme decisamente favorevoli alle varie comunità cristiane.
Il Cristianesimo non è la religione di Stato, e la comunità cristiana non è in alcun modo preferita a quelle di altri culti (almeno, sulla carta); in pratica, l’Imperatore comincia ad attribuire alla Chiesa una serie di privilegi economici, giuridici, e sociali, accordati in cambio di funzioni che la Chiesa svolge a vantaggio dello Stato. Per capirci: fosse vissuto ai nostri giorni, Costantino sarebbe stato uno di quelli che sostiene “ma perché far pagare l’IMU alla Chiesa, quando la Chiesa aiuta la res publica con le sue attività assistenziali e socialmente utili?!”.
E quindi, vediamo un po’ cosa combina Costantino, con la sua legislazione a tutto favore della Chiesa. Facciamo un paio d’esempi.
A partire dal 315, le chiese cattoliche si vedono riconoscere il privilegio dell’annona, e cioè la possibilità di poter attingere ai depositi di frumento di proprietà dell’Imperatore. Il frumento lo pagavi, eh, non è che te lo regalassero: ma in momenti di carestia, quando la popolazione dell’Impero faticava a trovare il pane, la possibilità di poter andare a comprare la farina nei grandi “silos” di Costantino dava certamente una sicurezza in più. Nella logica di Costantino, la Chiesa poteva beneficiare di questo sconvolgente privilegio perché tanto s’era visto che, con la sua fissazione per i poveri, il frumento così ottenuto lo ridistribuiva comunque ai più bisognosi.
Poco dopo, la Chiesa ottiene il permesso di ricevere eredità: fino ad allora, eventuali donazioni potevano esser fatte non alla “Chiesa” in genere, ma solo al singolo sacerdote tuo amico. Non si può firmare un lascito testamentario a favore di una società segreta non riconosciuta dallo Stato: implicitamente, con questo passo, la Chiesa diventa un ente giuridico autonomo.
Le comunità cristiane ottengono il diritto di procedere all’affrancamento degli schiavi all’interno delle chiese: un padrone che avesse voluto donare la libertà al suo schiavo avrebbe potuto rivolgersi al vescovo, se non voleva far la cosa presso le corti di giustizia. Contestualmente, le chiese ricevono una capacità giudiziaria: in caso di cristiani in lite fra di loro, la controversia avrebbe potuto essere risolta, in sede giudiziaria, all’interno di una corte di cristiani, avente sede in una chiesa cristiana. Non era una novità assoluta, perché anche gli ebrei godevano di questo privilegio (pensate a Gesù: in prima battuta viene processato dal sinedrio, cioè dal tribunale ebraico gestito da ebrei e per ebrei). Non era una novità assoluta, dicevo, ma era una svolta molto notevole: il vescovo acquista un (limitato) potere giuridico; cresce in ruolo pubblico del clero all’interno dell’Impero.
E poi, Costantino emana tutta una serie di provvedimenti ad hoc, non esplicitamente dedicati alla Chiesa, ma che senz’altro avevano lo scopo di… strizzar l’occhio alla Chiesa.
La domenica viene dichiarata giorno festivo; vengono abolite le leggi di Augusto che tacciavano pesantemente i cittadini celibi: preti e suore che avessero voluto scegliere una vita verginale, avrebbero potuto farlo senza incorrere in alcuna “sanzione”. Il divorzio è reso più difficile; adulterio e prostituzione minorile sono puniti dalla legge. È abolito il supplizio della croce, e anche la pratica di uccidere i condannati a morte facendoli sbranare dalle bestie. Anche grazie a finanziamenti dello Stato, vengono costruite numerosissime chiese nelle più grandi città imperiali; last but non least (dettaglio curioso, per i nostri tempi), ai vescovi della Chiesa viene concesso l’uso delle auto blu.
Davvero!
Quando nel 314 viene convocato il concilio di Arles (e di cosa si discutesse in quel concilio, ve ne parlo un’altra volta), si pone il problema, per i vescovi, di arrivare velocemente in quella cittadina in capo al mondo. Arles non è proprio dietro l’angolo, soprattutto per una Chiesa che era numericamente molto estesa soprattutto nel bacino del Mediterraneo, nel Medio Oriente, e nel Nord Africa.
Costantino, vista l’occasione di bisogno, decide di mettere a disposizione dei vescovi il cursus publicus, e cioè la possibilità (riservata fino al quel momento ai grandi dignitari dell’Impero) di utilizzare le carrozze velocissime dell’Imperatore. ‘nsomma, sì: le auto blu.
***
Ma perché Costantino agiva in maniera così smaccatamente favorevole alla Chiesa di Roma?
Se lo son chiesti in tanti – sia all’epoca, sia in tutti i secoli a venire. Insomma: le scelte di Costantino erano dettate da un oculato machiavellismo politico (forse aveva capito che la Chiesa era una realtà ormai così ingombrante che conveniva tenersela amica)… o erano scelte dettate da una convinzione personale?
Insomma: ci era, o ci faceva?
Fingeva di essere amico dei Cristiani perché gli conveniva politicamente, o era amico dei Cristiani perché davvero era legato a Cristo?
Mah.
Penso che la risposta la conoscano solo Cristo, Costantino, ed eventualmente il suo confessore.
Per molti secoli, la figura di Costantino è stata quasi idolatrata come quella dell’Imperatore Santo. che Dio ha voluto mandare in terra per il grande amore dell’umanità. Negli ultimi secoli, è prevalsa l’interpretazione politica: Costantino era uno stratega astuto, e aveva capito che gli conveniva elevare il rango della Chiesa e tenersela ben stretta dalla sua parte.
Ora come ora, questa lettura moderna è stata nuovamente messa in crisi – nel senso che si tende a dire che… sì, davvero Costantino era un cristiano. Un cristiano sincero, dico; un cristiano con una condotta personale sicuramente molto discutibile… ma, ad ogni modo, un convertito più che sincero.
Siamo realisti: in un’ottica puramente politica, non è che a Costantino convenisse appoggiare la Chiesa così smaccatamente. D’accordo, gli è andata bene, questo appoggio non gli ha nuociuto: ma che ragione avrebbe avuto, di sostenere così tanto una comunità che era stata screditata da decenni (addirittura secoli) di polemica anticristiana? Per tutta la durata dell’ultima violenta persecuzione, la propaganda imperiale aveva detto peste e corna delle comunità cristiane, e i cittadini non-cristiani ci avevano creduto. “Cittadini non-cristiani” che, secondo stime attendibili, erano ancora la stragrande maggioranza: i cristiani, bene o male, non rappresentavano più del 10% della popolazione, all’epoca.
Sì, insomma: se Costantino aveva scelto di ingraziarsi la Chiesa cattolica per ragioni solo politiche… beh: allora, quantomeno, aveva uno strano concetto di “politica”.
No: molto più banalmente, Costantino credeva davvero nella bontà di ciò che stava facendo. Era un convertito: semplicemente, e intimamente.
In fin dei conti, era cresciuto in una famiglia che aveva avuto fin da sempre delle simpatie per il Cristianesimo; inoltre, quando aveva provato a pregare il dio cristiano… beh… come dire: gli era andata bene. Sembrava proprio che il dio cristiano esistesse, e fosse un tipo in gamba, e avesse preso Costantino sotto la sua ala protettrice.
E quindi – si dev’esser detto Costantino – chi me lo fa fare, di non appoggiarlo? Chi me lo fa fare, di non mettermi in gioco al 100% per accontentare questo nuovo Dio che sembra avermi in simpatia?
Pensando a Costantino, nel corso dei secoli, tanti storici hanno provato a dipingerlo come un oscuro stratega, un machiavellico politico, un astuto doppiogiochista, un cercatore di fama perennemente pronto a salire sul carro del vincitore.
Beh, sapete: probabilmente, non è così. Talvolta, la Storia sa essere più banale di come spesso tendiamo a dipingerla. Molto probabilmente, Costantino era un convertito. Un cristiano incerto, traballante, ma comunque convinto e sincero.
Molto banale, forse, ma… tant’è.
ago86
Ma Costantino è venerato come santo oppure no?
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Lucyette
Che io sappia, è venerato come Santo dalla Chiesa ortodossa e dalle Chiese cattoliche orientali, ma nel Martirologio Romano non è (più?) citato (non lo so per certo, ma penso che in origine fosse elencato anche lì; credo che sia stato espunto in una delle successive revisioni del martirologio).
Però ci sono dei fedeli cattolici (di rito orientale) che lo venerano come Santo, sì (è per quello che l’ho messo fra i sant’uomini) 😛
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