Laggiù nella ridente Tampa, la seconda edizione della Christian Fashion Week procede con successo.
Le vere e proprie passerelle sono state precedute da una serie di workshop a tema, affidati a varie “fashioniste” cristiane che hanno dato alcuni suggerimenti su come valorizzare il proprio corpo senza necessariamente doversi spogliare. Gli interventi sono stati numerosi ma vi segnalo in particolar modo quello di Shari Braendel, autrice di un libro che ha un titolo che è tutto un programma: Good Girls Don’t Have to Dress Bad.
Perché proprio Shari Braendel, fra tutte le esperte che sono intervenute?
Perché la conoscevo già, perché la adoro, perché ha un sito pieno di risorse e un blog che merita un’occhiata, e perché gestisce una pagina Facebook con cui interagisce con tutti gli utenti, rispondendo ai loro dubbi ad uno ad uno.
Un mito. La amo.
Ma tornando a parlare della vera e propria fashion week… le sfilate, come dicevo, avranno inizio venerdì sera. E mi sembra lecito nutrire aspettative abbastanza alte: fra i diciotto stilisti che approfitteranno della CFW per lanciare la loro collezione primavera-estate, c’è gente mica da poco – abbiamo designer che hanno vinto premi in giro per il mondo, gestiscono business di successo, sono stati ospitati su Vogue…
Ma quindi: cosa dobbiamo aspettarci di vedere sulla passerella?
Sulla mia pagina Facebook stiamo cominciando a farci un’idea, dando un’occhiata alle collezioni passate degli stilisti che sfileranno a breve. Ad ogni modo, dovremmo trovarci di fronte a una serie di proposte letteralmente per tutti i gusti: si passa dalla moda “da tutti i giorni” per arrivare agli abiti da sera, senza dimenticare vestiti da sposa, moda mare, collezioni per uomo e ispirazioni etniche.
Soprattutto, dobbiamo aspettarci delle collezioni sicuramente caste e pudiche, ma al tempo stesso capaci di farci dire “wow!! Ma questo vestito è proprio bello, è affascinante: è sexy!!”.
Sì, “sexy”, proprio così: state sgranando gli occhi, pensando che la parola “sexy” andrebbe rigorosamente bandita durante una sfilata di moda cristiana?
Non la pensa così Jose Gomez, organizzatore ed executive director della Christian Fashion Week, che anzi ci tiene veramente tantissimo a sottolineare quel punto che, evidentemente, è quello che gli sta più a cuore: “moda cristiana” non vuol dire “sacchi di patate per perpetue bruttarelle”.
D’altro canto, le donne cristiane che hanno a cuore la castità e il pudore mica sono tutte quante delle poveracce disturbate, ahò. Sono donne normalissime, con una vita normalissima, che hanno il loro sacrosanto desiderio di essere belle, eleganti, piacenti, fascinose… e anche sexy, nel modo e nel momento giusto: perché no?
E se ci fa strano questo termine, è solo perché l’industria del sesso ce l’ha rubato tempo fa e adesso noi cristiani facciamo fatica a riappropriarcene. O, quantomeno, questa è la teoria di Jose Gomez, che sul sito della CFW ha pubblicato un lungo articolo dedicato proprio a questo tema.
Ve lo propongo in traduzione: le posizioni di Gomez non rispecchiano le mie proprio al 100%… ma per un’alta percentuale, sì.
E voi, che ne pensate?
Una delle discussioni più appassionanti sorte attorno al tavolo di lavoro della Christian Fashion Week, ha riguardato l’uso della parola “sexy”. Fin dal primo momento, il team si è diviso circa il significato del termine: cosa ci trasmette?, che cosa indica?
La parola “sexy” ha un significato molto diverso a seconda del modo in cui intendiamo il linguaggio, la vita e il ruolo che il sex appeal ricopre nella nostra esistenza. Per molti, dare un significato alla parola “sexy” sarebbe stato molto più facile prima di abbracciare determinati standard morali. Dopo la conversione, le gonne tendono ad allungarsi, i vestiti aderenti vengono sostituiti con abiti di una taglia in più, e il sex appeal viene messo da parte perché la cosa più importante, adesso, è trasmettere al prossimo, anche attraverso i nostri abiti, una sensazione di purezza e di moralità.
Ma quindi, che fine fa il sex appeal dei credenti?
Wil, uno dei nostri collaboratori, si sentiva particolarmente a disagio di fronte alla parola “sexy”, a causa dell’accezione in cui viene comunemente usata. Così, abbiamo cercato di approfondire questo aspetto.
Secondo il vocabolario Merriam-Webster, “sexy” indica qualcosa di “sessualmente stimolante o che allude al sesso”. Poi aggiunge una seconda definizione: è sexy ciò che è “generalmente considerato seducente ed invitante”. Era evidente che Wil aveva dei problemi nell’accettare questa definizione: “non mi sentirei per nulla a mio agio nel dire a mia figlia che la trovo sexy”, ci spiegava.
Nella nostra civiltà, il sesso è una gallina dalle uova d’oro. Trascina il marketing, le vendite, l’industria dell’intrattenimento e persino le nostre abitudini personali. È stato calcolato che circa il 30% del traffico Internet ruoti attorno ai siti porno; stando ad alcune statistiche, più del 45% degli uomini utilizza Internet per guardare video porno online. Questo vuol dire che il sesso cattura prepotentemente l’attenzione di qualcosa come il 30-50% della nostra società nel suo complesso. È innegabile che l’uomo sia attratto da ciò che trova provocante… e oserei dire che è stato Dio stesso a “progettarci” in questo modo; sennonché, ovviamente, noi siamo bravissimi a rovinare i doni che ci sono stati dati.
In ogni caso, le Scritture insegnano che un buon cristiano deve imparare a controllare questa parte di sé. Non ci dicono di sopprimerla o di farla scomparire: ci chiedono solo di viverla nel modo adeguato. Del resto, tutti gli eccessi sono pericolosi, soprattutto se cominciano pian piano a controllarci: poco importa che si tratti di sesso, alcool, compagnie cattive, disinteresse per la propria salute. La cosa importante è trovare un equilibrio che ci permetta di restare focalizzati sui nostri obiettivi e che non ci renda schiavi delle nostre ossessioni.
“Trovare un equilibrio” implica che certe cose sono sane… se usate con moderazione. C’è un intero libro della Bibbia interamente dedicato al romanticismo, e persino alla seduzione: i temi affrontati nelle sue pagine sono temi che in tante comunità cristiane non verrebbero mai discussi apertamente e con serenità. Ma resta comunque innegabile che il sesso, il romanticismo, l’erotismo e il sex appeal siano parte della nostra vita – sì, anche della nostra vita cristiana.
Prendiamo un altro libro dell’Antico Testamento, il Libro dei Giudici: al capitolo 21, vediamo le figlie di Silo danzare per gli uomini che poi le hanno prese in spose. È una scena piuttosto sexy – ed è tratta dalla Bibbia!“Sexy”: una parola complicata
Al nostro tavolo di lavoro, siamo convenuti sul fatto che la parola “sexy” ha significati diversi a seconda di chi la pronuncia. Per alcuni, è un sinonimo di “sessualmente eccitante”; altri la usano nell’accezione di “bello ed affascinante”. Non tutti lo percepiscono come un termine strettamente collegato al desiderio o all’atto sessuale… ma, per quanto mi riguarda, non è questo il punto della questione. Non mi interessa scusarmi per l’uso che faccio nel mio lavoro di un termine che non è necessariamente negativo, ma che spesso la nostra società riesce a farci percepire come qualcosa di sporco. La sessualità, il sesso e il sex appeal non sono argomenti osceni di cui parlare vergognosamente appartati nei vicoli deserti all’ora più buia della notte. Semmai, sono una delle idee più splendide che Dio abbia mai avuto, grazie alla quale l’umanità può godere un’infinità di beni che spaziano fra il generare una nuova vita e lo sperimentare un legame unico che lega sempre di più i membri di una coppia.
Per i single, il sex appeal è un rischiamo. È una parte importante del corteggiamento – un modo per attirare un partner che sia effettivamente attratto dal tuo modo di essere e di porti.
In questa fase, vivere il proprio sex appeal senza porsi delle regole è un gioco pericoloso. Non solo ti può portare ad avere seri guai sul piano spirituale: c’è una miriade di altri problemi che possono nascere, se minimizzi il potere che ha il tuo corpo e ti lasci pian piano consumare da esso.
Ma quando incontri qualcuno a cui veramente piaci tu come persona, le cose cominciano a trovare un equilibrio. Quando l’attrazione fisica si accompagna a una vera relazione sentimentale nel senso pieno del termine, allora si può pensare di costruire assieme una vita a due. Ed è questo l’obiettivo a cui miriamo tutti: o no?
E questo mi porta a parlare del ruolo rivestito dal sex appeal dopo le nozze.
Il matrimonio è il luogo della passione senza restrizioni, in cui trova pienezza una sessualità sana e benedetta dal Signore. Nella vita matrimoniale, cambia ovviamente anche il ruolo rivestito dall’attrazione sessuale fra i due coniugi: se prima era un cartellone pubblicitario, adesso è una cartolina; se prima era un enorme poster, adesso si è trasformata in una piccola, intima, foto di famiglia. Ma questa nuova forma di intendere la propria sessualità è qualcosa di meraviglioso. L’attrazione sessuale all’interno di un matrimonio è come una chiacchierata al telefono destinata a non concludersi mai: inizia con i soliti convenevoli superficiali, ma diventa sempre più profonda e senza più significativa man mano che passa il tempo. […]Ritorniamo finalmente in tema
Questo post non vuole essere una serie di consigli in materia sessuale, ma toccare questi temi ci permette di capire meglio quello che Wil sottolineava durante la nostra discussione circa la parola “sexy”. L’essere sexy, in fin dei conti, riguarda ovviamente la nostra sessualità.
Non è l’umanità sia una banda di viscidi pervertiti: è la nostra natura che ci spinge a desiderare ciò che troviamo bello, attraente ed eccitante. Fatta chiarezza su questo punto, possiamo smettere di negare i nostri istinti… e anzi, possiamo cercare di metterli a frutto nel contesto più adatto. Tutti noi vogliamo una vita serena e ricca di gioia; in quanto Cristiani, possiamo anche aggiungere che questo è esattamente l’obiettivo che la Bibbia ci esorta a perseguire. Basta cominciare a leggere i nostri istinti in questa prospettiva, e ci sentiremo improvvisamente liberi di sfruttarli in tutto il loro potenziale.
Alla Christian Fashion Week, vedrete diciassette stilisti mettere in mostra le loro collezioni. Ci saranno dei momenti in cui guarderete l’abito che sfila in passerella e penserete “ma sarei una BOMBA, con questo addosso!”, oppure “wow, ma questo è sexy!!”; o, per gli uomini, “le donne mi morirebbero dietro, se mi presentassi vestito così!”. Ma non preoccupatevi: non vi faremo sgranare gli occhi con vestiti provocanti: non stiamo progettando una passerella che grondi sesso da ogni dove. Non ci saranno trasparenze e non ci sarà biancheria a vista… ma gli spettatori saranno sicuramente ipnotizzati dalla bellezza dei capi, presentati qui per la prima volta da questi stilisti provocatori (sì: provocatori).
Quando vi scoprirete a fare osservazioni come queste guardando gli abiti in passerella, non domandatevi se sia normale avere questi pensieri durante un evento di moda cristiana. Semmai, pensate al contesto migliore in cui potreste esprimere questo lato di voi; chiedetevi se il vestito in passerella è o non è un capo che vi rappresenta. Domandatevi se questo abito riuscirebbe a farvi sentire belle (o anche proprio attraenti) e sicure di voi, senza costringervi a rinunciare a quegli standard morali che vi guidano.
Magari, la risposta non sarà univoca per tutti gli abiti che sfileranno, ma sono certo che tutti gli spettatori potranno trovare qualche proposta, quale spunto, che li soddisfi pienamente. Con collezioni uomo e donna come quelle che sfileranno in passerella, i cristiani possono ritornare a mostrarsi al mondo come persone belle, affascinanti e sexy.
Davvero: non c’è nessun bisogno di trovare un sinonimo. Basta fare l’occhiolino, e dire “…beh: sappiamo tutti in che senso”.
Lidia
Ciao Lucia! Sinceramente, a me non piace molto l’idea di una settimana della moda cristiana. Cioè: bellissima l’idea di una moda modesta (gioco di parole a parte), ma perché cristiana? Io sono abbastanza contraria all’uso indiscriminato dell’aggettivo cristiano in contesti che con la religione c’entrano poco. Per spiegarmi meglio: una moda modesta – noi cristiani crediamo, o almeno dovremmo credere – è buona NON SOLO per i cristiani, bensì per TUTTI. Non c’entra l’essere cristiani o meno, c’entra l’essere uomini e donne (e non sex toys, ecc. ecc.).
Ergo, una moda modesta è bella per tutti! Io preferirei che l’accento fosse su questo, sulla bellezza di una moda che non reifica, non mortifica e via discorrendo. Una moda per atei, cristiani, buddisti e via religionando.
Temo che dietro la settimana cristiana deòòa moda ci sia il solito, vecchio stereotipo “per amare la modestia, la castità, ecc. ecc. devi essere cristiano, altrimenti non capirai mai” (e a dire la verità, a noi cristiani ci piace pure, questo “sentirci speciali”). Ecco, per me questa è una mentalità clericale e auto-ghettizzante che a me dà abbastanza l’orticaria 😉
"Mi piace""Mi piace"