Torri costiere: gli occhi del Mediterraneo

Torre Santa Maria – Caposaldo antibarbaresco, si leggeva, un po’ a fatica, sulla targhetta scolorita dalla salsedine che qualcuno aveva piantato sui grigi mattoni di quel torrione medievale. Che poi medievale non era affatto, avrei scoperto anni più tardi con un pizzico di delusione: era stata costruita a metà cinquecento, poco prima che la battaglia di Lepanto calmasse – per un po’ – le acque nel Mediterraneo.

Agli occhi di me bambina, la Torre Santa Maria – Caposaldo antibarbaresco esercitava un fascino come poche altre cose al mondo. Se ne stava lì, in mezzo a palazzoni anni sessanta, nel bel mezzo del golfo in cui trascorrevo tutte le mie estati. Sembrava così incredibilmente fuori posto, tra file di ombrelloni e bazar di cianfrusaglie per turisti. Eppure c’era, e portava con sé l’eco di un’epoca così lontana da risultare persino difficile a immaginarsi: un’epoca in cui qualcuno montava di vedetta su ‘sto piccolo torrione vista mare, fremendo al pensiero di poter scorgere in lontananza vele nemiche pronte all’attacco. Incredibile davvero, per me bambina, questo pensiero.: nel mio Paesello delle Vacanze?!

Ce ne sono moltissimi, di questi caposaldi, lungo tutte le coste italiane. Ce ne sono moltissimi, ma molti meno di quanti ve ne fossero negli “anni d’oro” della pirateria nel Mediterraneo: molti di questi torrioni, nel corso dei secoli, sono caduti o sono stati abbattuti – vuoi per l’incuria, vuoi per eventi bellici, vuoi perché adesso sono fortunatamente inutili. Eppure, per diversi secoli, le torri costiere hanno puntellato tutte le spiagge del Mediterraneo, e, se in questo momento mi leggete da sotto all’ombrellone, provate a fare una ricerca su Google: sono sicura che ce n’è ancora una lì da qualche parte, non troppo lontano da dove siete voi.

Il (sempre ottimo) Medioevo Dossier attualmente in edicola, dedicato a Come funzionava il Medioevo (Mille anni di Rivoluzioni Tecnologiche) offre un lungo approfondimento su queste rudimentali strutture difensive. Poiché l’ho trovato curioso (e poiché, ripeto, se siete in vacanza al mare, ci sono alte chance che voi possiate fare una giratella verso la torre più vicina), ho deciso di condividere con voi quello che ho imparato.

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La Torre di San Vero Milis, in Sardegna. Foto da Internet evidentemente scattata un po’ di tempo fa, perché nel frattempo ne è crollato un pezzo.

Partiamo dal presupposto che, se sei un uomo medievale e scopri che una nave pirata sta facendo rotta verso casa tua, la cosa più concretamente utile che puoi fare è, grosso modo, recitare un’Ave Maria.
I cannoni non esistevano ancora – e comunque, anche quando hanno cominciato a esistere, non avevano certo chissà quale gran gittata. Non è che ci affondavi una nave ancora al largo. Contro i nemici si poteva tutt’al più rivolgere la balestra: un’arma micidiale, sì… ma solo se la puntavi addosso a un nemico distante un centinaio di metri al massimo. ‘nsomma, siamo realisti: se nel Medioevo o nella prima età moderna ti vedevi una nave pirata che faceva rotta sulla tua costa, l’unica strategia difensiva era: recitare un Pater Ave Gloria e prepararsi a respingere l’assalto una volta che i malviventi fossero arrivati a terra.

Quantomeno si poteva cercare di mettere in salvo la popolazione, toh. Triste a dirsi, ma queste torri costiere avevano sostanzialmente l’unico reale scopo di segnalare alla popolazione inerme la presenza di navi sospette, in modo tale da sollecitarne la fuga nell’entroterra.

Verso la metà del ‘200, queste strutture cominciano a spuntare come funghi da Sud a Nord, lungo tutta la costa italiana. Sono dislocate a poca distanza l’una dall’altra, in modo tale che ogni torre avesse sempre ben visibile la precedente e la successiva, come tanti anelli di una lunga catena. Vengono erette in prossimità dei centri abitati da tutelare, e/o nei punti che garantivano maggiore visibilità e/o che meglio si sarebbero prestati ad un attracco. Avevano una struttura estremamente basic, senza fronzoli: una banalissima torre a base circolare, che diventerà quadrata nel momento in cui, inventata la polvere da sparo, le navi pirata cominceranno a dotarsi di cannoni. Da allora, le torri cominciano a farsi squadrate, per esporsi “di spigolo” all’artiglieria nemica e contenere i danni.

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Torre Scola a Porto Venere, più che una torre d’avvistamento un vero e proprio fortino sul mare in grado di ospitare fino a dieci cannoni. Foto da Internet

Una delle cose che mi ha sempre lasciata interdetta su queste torri è la loro altezza. Cioè, più che altro la loro bassezza: capisco che nel Medioevo non potevi costruire un grattacielo ma in realtà invece sì: chiunque abbia visitato Pavia o Bologna, per dirne due, sa benissimo che le torri medievali potevano raggiungere altezze considerevoli.
E invece no: ‘ste torri d’avvistamento sono alte sì e no come una casetta a due piani.

Non mi capacitavo di quale utilità pratica potessero avere ‘ste torrette pigmee (non farmi credere che al secondo piano di una casa ti si sposta poi così tanto la linea dell’orizzonte!). Adesso mi sento in pace col modo dopo che Medioevo Dossier mi ha spiegato che in effetti l’altezza della torre non aveva alcuno scopo pratico ai fini dell’avvistamento in sé. La vedetta di turno avrebbe anche potuto mettersi a scrutare l’orizzonte dalla spiaggia con un mojito in mano, non era quello il punto: la sua posizione sopraelevata gli sarebbe tornata utile più tardi, nel corso dell’inevitabile assalto via terra. Allora sì che gli avrebbe fatto comodo essere in un luogo rialzato-ma-non-troppo, da cui quadrellare i nemici ormai sotto tiro.

Spaccato di Torre Levola Terracina

Uno spaccato di Torre Clementina, a Terracina. Esiste ancora adesso, e, se vi interessa, è in vendita.

Il basamento della torre ospitava spesso una cisterna di raccolta per l’acqua piovana, ché si sa mai. Sopra di esso, stavano due-tre piani, collegati tra di loro da scale a pioli facili da rimuovere in caso di assedio. E poi, in cima, sul “tetto” della torre, stava la cosiddetta “piazza d’armi”, armata di balestre (e, successivamente, cannoni). Lì, da aprile a novembre, le vedette montavano di guardia, ventiquattr’ore su ventiquattro.

Avvistata una nave sospetta o battente bandiera nemica, lanciavano innanzi tutto delle segnalazioni ottiche alle torri vicine, diffondendo di paese in paese, lungo tutta la costa, il panico lo stato di preallarme. Il baluginio di un braciere (nelle ore notturne) o l’innalzarsi di una colonna di fumo (nelle ore di luce) rendeva immediatamente chiaro che la vedetta aveva avvistato qualcosa: un fuoco (o un fumo) per ogni nave avvistata all’orizzonte. Se le navi erano più di tre, il fuoco (o il fumo) veniva fatto roteare… e che Dio ce la mandi buona.

Erano segnali convenzionali utilizzati in tutto il Mediterraneo e la cui origine si perde nella notte dei tempi. E mentre le torri vicine, ricevuta la segnalazione, rispondevano accendendo a loro volta i loro fuochi, per un passaparola che in breve tempo avrebbe fatto il giro di tutta la costa, ecco che la torre d’avvistamento che per prima aveva lanciato d’allarme procedeva alla fase 2 del suo lavoro: un allarme acustico (un corno, una campana) per segnalare alla popolazione il pericolo imminente. Le cupe note di allarme – cui presto facevano eco i rintocchi dei campanili, di chiesa in chiesa, fino all’entroterra – raggiungevano la popolazione ovunque si trovasse e in qualsiasi occupazione fosse presa in quel momento. Il messaggio era uno, e chiaro: prendete le vostre cose e, finché potete, mettetevi in salvo.

Non sono affatto esperta di storia della pirateria, ma Wikipedia sembra molto sicura di sé nel dirmi che queste torri d’avvistamento furono in uso praticamente fino all’altroieri: a quanto pare, la parola “fine” alle scorrerie nel Mediterraneo fu scritta solo nel 1830 (!!), quando la colonizzazione francese del Maghreb stroncò con la forza ogni forma di pirateria. Naturalmente, per allora, i tempi erano già cambiati, e la popolazione costiera non era più così inerme e così alla mercé di Dio come una volta. Però…

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Torre Pali, a Lecce. Foto da Internet

Sulla Torre Santa Maria – Caposaldo antibarbaresco ho ancora fatto in tempo a salirci, una volta, da piccina. Non so se tecnicamente fosse concesso avventurarsi lì sopra, ma sicuramente non c’erano segnali espliciti di divieto (come, invece, giustamente, ci sono adesso). Ricordo di aver salito, tenendo per mano mio papà, tanti gradini di mattoni, stretti e scivolosi, in mezzo a cui l’erba era cresciuta. Sono salita sul cucuzzolo della torre, ho mosso qualche passo su quella che – wow – tecnicamente si chiamava la piazza d’armi (e adesso pare esser diventato una specie di bagno pubblico per gabbiani), e ho lanciato un’occhiata alla linea dell’orizzonte, tutta speranzosa di avvistare qualcosa di rilevante.
Ovviamente non ho visto un tubo, né men che meno un veliero pirata: quante delusioni, nella mia giovane vita. Però è rimasta – e si fa ricordare ancora adesso – l’emozione: chissà quante ne ha viste, chissà quante ne potrebbe raccontare, quella vecchia torre.

Torre Santa Maria

La “mia” torre. Foto da Internet

Se volete vivere anche voi una analoga emozione, ripeto, provate a googlare: negli ultimi anni, alcune Regioni hanno messo in piedi degli interessanti programmi di valorizzazione per questi beni architettonici, anche in chiave turistica.

Ve ne segnalo, ad esempio, uno attivo in Salento e un altro nella Costiera Amalfitana. A suo modo, anche la Regione Sardegna ha cominciato a predisporre uno strumento utile ai turisti, mappando tutte le torri presenti sulla sua costa (anche se non è, ad oggi, un percorso turistico vero e proprio e strutturato).
È pur sempre uno spunto per una giornata al mare che non sia solamente spiaggia & ombrellone!

11 risposte a "Torri costiere: gli occhi del Mediterraneo"

  1. marinz

    Quella di porto Cesareo la conosco bene essendoci stato un paio di volte molti anni fa… quella zona è piena di queste torrette di avvistamento. Anche verso Palinuro, e Paola in Calabria, mi ricordo che ce ne erano diverse…
    Comunque leggendoti mi è venuto in mente il Signore degli Anelli dove queste torri, posto sul crinale delle montagne, servivano per richiamare gli alleati in modo che accorressero in soccorso di chi avesse avuto bisogno

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    1. Lucia

      E beh, ma penso che questi mezzi di segnalazione fossero davvero tanto in voga. Del resto, senza telefono e senza telegrafo e senza altro, cosa fai?
      Diciamo che le torri costiere hanno un loro fascino perché sono sul mare e perché, sai, i pirati sono diventati leggendari; però, di per sè… erano molto comuni come supporti di segnalazione e avvistamento, direi!

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      1. Laurie

        se non sbaglio, anche ne “il Conte di Montecristo” di Dumas si parla di comunicazioni visive a distanza fatte (mi pare) da torri di segnalazione (o simili) e Montecristo corrompe uno degli addetti per far passare una comunicazione sbagliata in modo da rovinare uno dei suoi nemici e consumare così la sua vendetta…

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  2. Anna Bernasconi Art

    Bel consiglio e bell’articolo, chiaro e simpatico!
    Mi hai fatto pensare ad alcune torri dell’antico “limes” difensivo che conosco qua in zona (Varese e dintorni)… diciamo di googolare anche a chi si trova nell’entroterra, ce n’è per tutti, dappertutto!
    Un saluto e arrivederci. ☺

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